user33434 | inviato il 16 Marzo 2020 ore 9:17
Pisolomau non ho parole, mi dispiace moltissimo. Scusate ma dopo aver letto questa cosa esco da questa pur interessante discussione. Un caro saluto a tutti |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 9:50
"…….come possiamo oggi definire la 'fotografia' soprattutto quella amatoriale? Come distinguere una fotografia da un'immagine? Ma soprattutto come è cambiato, e con quali impatti sul mondo della fotografia amatoriale, il linguaggio fotografico con l'avvento dell'era digitale? Siamo ancora fotografi o solo banali e miseri produttori di immagini desolatamente ammucchiate e disperse sui social media?" Non è cambiato assolutamente nulla concettualmente con il cambio del catturatore d'immagine, da film a sensore, come non è cambiato assolutamente nulla nel linguaggio fotografico. Il cambio c'è stato solo e soltanto nelle prestazioni e velocità d'uso dell'Hardware, estremamente più elevate di un tempo. Facendo un paragone automobilistico, oggi guidiamo automobili mediamente migliori e molto più veloci di un tempo: il digitale ha dato la Ferrari a tutti, ma questo richiede molta maggior destrezza nella guida rispetto ad un tempo, e non tutti ce la fanno a guidarla bene quella Ferrari. Detta in altre parole, se uno era un miccio a pellicola, resta sempre un miccio anche in digitale, mentre se uno era bravo a pellicola, non è affatto detto che lo sia anche in digitale, perché imparare a guidare bene nel mondo digitale richiede molta più preparazione che a pellicola, e molti questa preparazione non ce l'hanno, nemmeno da lontano. Il che significa che il digitale ha trasformato in micci anche parte della gente che era brava a pellicola. Risultato finale : c'è un sacco di micci più di un tempo, ma veramente una enormità più del tempo della pellicola, che schiacciano solo dei bottoni, e molti, moltissimi meno di un tempo che fanno delle Fotografie ........Mala Tempora Currunt! |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 10:13
questa poi... Ribalterei del tutto il tuo assunto, Pollastrin: chi era capace a pellicola lo resta anche in digitale, con un brevissimo tempo di adattamento al nuovo mezzo... assolutamente... anzi di solito chi viene dall'analogico ha sviluppato una sensibilità cromatica e tonale che lo tiene al riparo dai più comuni errori del digitale (ne elenco alcuni: ipersaturazione, ipersharpening, ipercompensazione, hdr, fotomontaggi ad mentula canis ecc.). Tra l'altro questa tua idea è in contrasto con l'affermazione iniziale che il linguaggio fotografico non sia cambiato: se fosse vero, allora perché chi sapeva parlare la vecchia lingua analogica farebbe fatica in quella digitale, se la lingua è la stessa? |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 10:17
Pisolomau, leggo solo adesso e ti capisco. Mentre scriviamo intorno a noi accade di tutto, anche quel che non vorremmo. Un abbraccio. |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 10:35
Condoglianze. Non è questo il luogo consono per farle, purtuttavia fa parte del nostro preciso momento storico. Tornando a noi Marco, secondo me Pollastrin si riferisce al fatto che difficilmente il fotografo arrivato dall'analogico, anche molto bravo, sa gestire i colori in post ed arriva a risultati dello stesso livello in digitale. Un esempio su tutti è Webb... Andato totalmente in crisi con l'avvento del digitale, una crisi dovuta al fatto che pensava di fare le stesse foto ma gli venivano diverse da come voleva. |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 10:42
“ ....mentre se uno era bravo a pellicola, non è affatto detto che lo sia anche in digitale, perché imparare a guidare bene nel mondo digitale richiede molta più preparazione che a pellicola, e molti questa preparazione non ce l'hanno, nemmeno da lontano. „ Fermo restando l'importanza della PP su RAW nella fotografia digitale, secondo me la sopravvaluti e soprattutto sopravvaluti la preparazione necessaria per usare bene un convertitore RAW. Non saprei se le numerose immagini con una PP esagerata siano più il risultato di una scarsa conoscenza del software di PP o piuttosto di una esagerata voglia di modificare e migliorare (risultato spesso non raggiunto) una foto da parte di chi sa usare il software al 100%. |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 10:51
le scelte di postproduzione si basano sulla propria cultura visiva, saranno tanto più convincenti quanto più il livello di cultura visiva è alto... non sopravvaluterei eccessivamente il peso della parte tecnica della postproduzione. Ignoravo le difficoltà di Webb in digitale. Non penso che col digitale si possa riuscire, anche con tutta la post del mondo, a simulare la resa della pellicola, però se uno vuole si adatta alla nuova resa e impara a sfruttarla... poi non credo che Webb non sia in grado di trovare un buon postproduttore che lo aiuti a trovare un risultato simile a quello desiderato. |
user90373 | inviato il 16 Marzo 2020 ore 11:02
Sono due treni diversi che portano in stazioni differenti. Ognuno poi è libero di salire sul Freccia Rossa o sul Trenino del Bernina. Di scegliere l'alta velocità o lo scartamento ridotto. |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 11:02
".. chi era capace a pellicola lo resta anche in digitale, con un brevissimo tempo di adattamento al nuovo mezzo... " No, ma proprio no, questo è quello che ho visto io. E' proprio sull'adattamento che casca l'asino, soprattutto per quelli più attempati. Io ho un contorno di conoscenti amanti della fotografia che posso definire molto vasto, sono sicuramente diverse decine, che hanno attrezzatura seria e fanno foto da molti anni, ben prima dell'avvento del digitale. E molti dei quali, sicuramente la grandissima parte, non ce la fa a fare del fotoritocco fatto bene, non hanno saputo rimettersi in gioco, non hanno voglia di rimettersi in gioco a studiare, etc, ed ha visto un grave decadimento delle loro stampe, tanto che una discreta parte è ritornata alla pellicola. Per linguaggio fotografico io intendo parlare con le immagini, ossia comporle bene, esporle bene, stamparle bene, e dare un messaggio chiaro all'osservatore. Se non sai più stamparle bene perché non sai come gestirti sia l'hardware che il software (stampanti, driver della stampante professionale, che è un bel programma pure lui, software di fotoritocco, profili colore, profili ICC di stampa, profondità di bits, etc) tu non sai più parlare quel linguaggio. Detta più semplicemente, il linguaggio non è cambiato, ma tu col digitale hai perso la voce. A pellicola, molte di quelle decine di persone stampavano bene, mentre in digitale, tra tutta quella gente, io che stampa a mio giudizio bene ne è rimasto 1 (uno), ed il resto è mediocrità di bassa lega, quando, ripeto, a pellicola stampavano bene. |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 11:08
Beh uno potrebbe scegliere di tornare alla pellicola semplicemente perché non gli è piaciuto il digitale |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 11:13
teoricamente il fotografo che viene dall'analogico dovrebbe avere + rigore e logicamente non si farebbe trascinare in PP azzardate o poco reali, tutto ciò a vantaggio di una visione tradizionale che si mantiene aggrappata ad una riproduzione naturale dello scatto. Viceversa e poi mi accorgo che molti autori, anche qui su juza, pur avendo una buona/ottima capacità di racconto unita ad un ottimo tasso di creatività con il digitale si sfogano con B&N tirati al max o colori alquanto surreali nei quali immettono un tasso di fantasia notevole, il linguaggio in certi casi si alimenta della grande capacità/possibilità del digitale di stravolgere cromie e toni a piacimento come un gioco creativo che esula dalla dizione "fotografia" per diventare via via grafica. |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 11:37
NO ragazzi non sto parlando di PP ma di gestione del COLORE!!!!!!! sono due cose COMPLETAMENTE differenti “ Ignoravo le difficoltà di Webb in digitale. Non penso che col digitale si possa riuscire, anche con tutta la post del mondo, a simulare la resa della pellicola, però se uno vuole si adatta alla nuova resa e impara a sfruttarla... poi non credo che Webb non sia in grado di trovare un buon postproduttore che lo aiuti a trovare un risultato simile a quello desiderato. „ Infatti all fine ha fatto così e forse l'ha pure cambiato ultimamente. Mi ricordo un incontro in cui gli feci proprio questa domanda, e mi rispose sorridendo che non poteva che dirmi che "il suo modo di scattare e il suo linguiaggio" era rimasto uguale, ma dal suo sguardo capii che lo "doveva dire" e non, che fosse vero. |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 11:52
Chi viene dalla stampa a pellicola fatta bene e non dalla pellicola conosce meglio come fare bene il fotoritocco per quanto concerne la gradazione della dinamica, i toni luminosi, sa applicare delle leggi fondamentali, tipo il chiaro allontana, lo scuro avvicina, etc. Chi viene dal colore a pellicola, se lo faceva bene, qualcosa gli vale anche in digitale, altrimenti no, perché gli ignoranti in colore compravano il negativo colore e/o le diapositive, scattavano e mandavano al laboratorio, dunque nessun valore aggiunto da parte loro. Se invece scattavano bene a colore anche a pellicola (filtri di correzione del WB in luce naturale, gelatine colorate col flash, etc ) e stampavano a colori con testa dicroica, allora anche in digitale sono avvantaggiati sul colore. Comunque, anche a gente che sa fare bene le fotografie, prova un po' a chiedergli: - che cosa è un RAW, in 3 parole 3? - quante e come passate di sharpening sono obbligatorie per stampare bene? - che cosa è un intento di rendering, e quale usare e quando? - Quale spazio colore usare e quando in relazione al profilo ICC di stampa? Queste 4 semplicissime, ovvie, domande, ammazzano il 99,999 % della gente che usa il digitale oggi. |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 11:59
“ Comunque, anche a gente che sa fare bene le fotografie, prova un po' a chiedergli: - che cosa è un RAW, in 3 parole 3? - quante e come passate di sharpening sono obbligatorie per stampare bene? - che cosa è un intento di rendering, e quale usare e quando? - Quale spazio colore usare e quando in relazione al profilo ICC di stampa? „ Escludi che esista un buon stampatore che sa rispondere benissimo alle ultime tre domande e che sia più probabile, visto che lo fa di lavoro, che ottenga risultati migliori di chi stampa da solo? Mi risulta che molti fotografi che espongono in mostre abbiano il loro stampatore di fiducia. |
| inviato il 16 Marzo 2020 ore 12:25
“ Mi risulta che molti fotografi che espongono in mostre abbiano il loro stampatore di fiducia. „ artisti di un certo calibro che se lo possono permettere si e gli conviene pure, se oltre che essere artisti e promuovere la loro attività come tali devono anche stampare . . . |
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