| inviato il 04 Aprile 2019 ore 10:20
Il merito di campagne come Me Too è stato proprio quello di far comprendere come non debbano esistere zone franche in cui personaggi che detengono il potere possano muoversi a loro piacimento per molestare persone loro impiegate o comunque psicologicamente in una posizione di subordinazione. Non so se Terry Richardson sia colpevole o meno (e sono garantista), però il suo caso, obiettivamente preso, è un ottimo esempio di quanto sopra. Ringrazio Filiberto per aver posto questa importante problematica. Pur adorando l'estetica di autori come Helmut Newton o Bob Carlos Clarke (di cui ho anche una stampa originale, presa a Londra), non la seguo più tanto sotto quel profilo, proprio perché questi hanno veicolato spesso (per fortuna, da quei grandi artisti che erano, non sempre) una visione stereotipata e reificata dell'universo femminile che porta con sé un modello culturale patriarcale; modello che, ahimè, esiste a tutt'oggi. |
user39791 | inviato il 04 Aprile 2019 ore 10:31
Credo che tutti e due abbiano la tendenza a vivere una vita di eccessi, senza la paura di mischiarsi in situazioni estreme. Ho letto in rete che sono anche amici. Questa attitudine a mio avviso traspare anche nelle loro fotografie. |
| inviato il 04 Aprile 2019 ore 10:34
Sono rimasto indietro e mi avete preceduto citando Terry Richardson che anche secondo me come fotografo ha valore prossimo a zero, vedendo le sue foto mi sembra di stare al cospetto del lavoro di un ubriaco che scatta a caso o, ad essere benevolo, ad un furbetto che vuol scandalizzare in maniera facile. Con D'Agata l'unica cosa comune può essere forse la presenza esplicita dell'elemento sessuale ma affrontata con ben diversa "arte" e finalità tra i due. Anche con la Goldin vedo poca comunanza se non forse e a volte l'uso del flash. L'unica finalità che pare abbia Richardson sia quella di pucciare il biscotto con la modella a quanto riferito da molte di esse che si rifiutano di lavorarci. A parte queste considerazioni c'è tutto altro stile in D'Agata (che non conoscevo e mi baso quindi sulle veloci impressioni ricevute guardando la rete soprattutto le 78 foto sul sito Magnum). Tornado alle affermazioni di D'Agata citato da Fil, a me ha colpito molto l'affermazione: “ Le mie immagini non raccontano storie, ma l'essenza della vita. „ mi ha colpito perché quello della "storia" ormai sembra un refrain, una parola d'ordine, una password necessaria per presentare qualsiasi lavoro fotografico anche usandola a sproposito o anche quando è semplice sinonimo per quello che si è sempre fatto chiamandolo reportage. Vai su Instagram e ci sono le storie, vai su Facebook e ci trovi le storie, ti arriva la pubblicità della Canon per mail e ti invitano a pubblicare le tue storie, vai alla presentazione della mirrorless e ci trovi il reporter italiano che proietta il suo lavoro, però viene presentato come uno che proietta delle storie. Allora fa piacere leggere di qualcuno che fa foto ma non racconta storie (o dice di non raccontarle). Sul discorso della verità e della bellezza, mi sorge un parallelo con il concetto greco di Kaloskagathos, bello e buono, e mi riporta ad es. a due libri di Luigi Zoja, il primo intitolato "Giustizia e bellezza" ed il secondo dedicato specificamente alla fotografia "Vedere il vero e il falso". In tutto questo si ritrova il quesito se sia eticamente possibile (o lecito) scindere verità dalla bellezza. Può esistere il bello dove c'è falsità? |
| inviato il 04 Aprile 2019 ore 10:43
Piccolo fuori tema: sono stato a fare una visita veloce al museo della fotografia di Losanna, il museo dell'Elysèe. Appena avrò un attimo vi racconterò, si, insomma, farò una... storia... tipo tipo |
| inviato il 04 Aprile 2019 ore 10:51
Ho visitato il museo della fotografia a Berlino, con l'ampia sezione dedicata a Newton; c'era pure una mostra di Mario Testino, il grande fotografo peruviano, con impressionanti gigantografie a colori. Successivamente quest'ultimo è stato accusato da 18 persone di molestie sui set fotografici... |
user39791 | inviato il 04 Aprile 2019 ore 12:27
“ mi ha colpito perché quello della "storia" ormai sembra un refrain, una parola d'ordine, una password necessaria per presentare qualsiasi lavoro fotografico anche usandola a sproposito o anche quando è semplice sinonimo per quello che si è sempre fatto chiamandolo reportage. „ Concordo, anche se il reportage lo vedo più come una documentazione fedele di fatti ben identificabili. Il racconto fotografico (raccontare storie) può essere un qualcosa di disgiunto dalla documentazione fedele della realtà. Anche se qua si cade nel solito tranello della documentazione fedele della realtà, perchè il fotografo sceglie sempre cosa e come raccontare di ciò che gli sta davanti. “ Può esistere il bello dove c'è falsità? „ Mi viene in mente una famosa frase di Keats: "La bellezza è verità, la verità bellezza, questo è tutto ciò che voi sapete in terra, e tutto ciò che vi abbisogna di sapere." Se bellezza è verità, la bellezza può stare anche nella falsità? Mi verrebbe da dire che esiste una estetica del falso, è un discorso complesso che mi piacerebbe approfondire assieme. |
| inviato il 04 Aprile 2019 ore 14:53
Andrea: improvvisando un breve ( e spero non maldestro ) sillogismo, il kalòskagathòs contiene in sé l'agathòs, cioè il buono, che è la manifestazione del bene, il quale, a sua volta ( e non solo in una visione giudaico-cristiana, però per nulla moralistica ) può essere soltanto in ciò che è vero. La falsità, se la consideriamo negazione del vero, non può essere ( o condurre al ) bene e, per associazione, al bello. Non so se condividi. |
user39791 | inviato il 04 Aprile 2019 ore 17:41
Magari. |
| inviato il 04 Aprile 2019 ore 17:52
Matteo si fa ancora in tempo, però Magnum è Magnum "It's not how a photographer looks at the world that is important. It's their intimate relationship with it. " - Antoine d'Agata 100% d'accordo |
| inviato il 04 Aprile 2019 ore 19:04
@ Paolo Longo : sì il sillogismo è quello che sta a fondamento dell'ideale ellenico della kaolkagathia e che viene assunto a fondamento di queste teorizzazioni sull'impossibilità di produrre il"bello" separatamente dal "buono". Naturalmente a mio avviso ci troviamo di fronte ad una certa dose di idealizzazione filosofica o di astrattezza. Come quando si parla di democrazia, se pensiamo che il termine è nato nel periodo ellenico e pensiamo alla realtà politica delle città elleniche in quel periodo constatiamo che la realtà dei fatti era profondamente antidemocratica. |
| inviato il 05 Aprile 2019 ore 15:00
Ciao Filiberto e tutti gli altri, ho scoperto solo due giorni fa questo bel topic ed i cinque che sono preceduti, nel tempo che è intercorso me li sono letti tutti, grazie per avermi fatto scoprire fotografi di cui ignoravo l'esistenza! |
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