user86191 | inviato il 21 Dicembre 2018 ore 17:09
casso ancora qui a discutere di vergogna per una foto, me lo volete rovinare a pippe il ragazzo ascolta me, fatti una birra doppio malto e vedrai come scatti senza imbarazzo |
user33434 | inviato il 21 Dicembre 2018 ore 17:45
@Savino Fatto ovviamente ma per furto visto che mentre menava ha cercato di prendersi prima il borsello e poi si è accontentato degli occhiali da sole che erano volati via. L'aspetto positivo è che almeno la denuncia è corredata da una foto |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 17:55
Grande Fiammifero Non si può discutere solo se vende di più Sony, Canon o Nikon |
| inviato il 21 Dicembre 2018 ore 18:40
“ Se posso permettermi, è cambiato il fatto che mentre prima le persone usavano un po' di buon senso (da entrambe le parti, ossia da quella di chi scatta e da quella di chi è fotografato), e non c'erano particolari problemi (perché nel 99,999% dei casi la foto non finiva esposta ovunque o non faceva parte del calendario Pirelli, per dire...). „ No prima erano diversi i rapporti sociali, chi aveva la macchina fotografica era solitamente un benestante se non direttamente ricco chi non l'aveva stava messo male e non aveva diritti, sì dal '41 c'era la 663 ma non ce lo vedo un bracciante vincere una causa contro un conte magari suo "padrone", le cose sono un po' cambiate nel secondo dopoguerra con la diffusione di massa della fotografia, in quel periodo si facevano più meno le stesse foto, il decalogo di Gilardi è del 1976, si fotografavano le pozzanghere con riflesso il Colosseo, la morosa che al mare faceva la ruota con i capelli, il barbone sulla soglia della morte, lo zingaro felice, le solite foto di nudo alla moglie, quelle finiva sulla rubrica autoscatto di "Le ore" con la pecetta nera sugli occhi... nulla di diverso da oggi... cambiava solo la diffusione delle fotografie, all'epoca si presentavano al circolo fotografico in mostre che quando andava bene venivano viste da una ventina di persone di cui 10 soci, 5 parenti, 4 amici e un passante annoiato ora con Facebook Instagram vengono viste, secondo percorsi del tutto imprevedibili, anche da migliaia di persone.... |
user55404 | inviato il 21 Dicembre 2018 ore 19:52
Sansivero... denuncia di furto? Mhh per quel che ne so, il furto con violenza si chiama Rapina! A quel tizio gli è andata davvero bene... |
user33434 | inviato il 21 Dicembre 2018 ore 20:29
“ il furto con violenza si chiama Rapina „ Esatto |
| inviato il 22 Dicembre 2018 ore 8:26
Il problema non è fotografare un disagiato ma il perchè. Quando c'è un senso a ciò che immortaliamo con la fotocamera non vedo dove sia il problema l'importante è tutelare la dignità della persona ritratta (se parliamo di scatto rubato) ma soprattutto l'utilizzo che né viene fatto dell'immagine.Questo è un discorso generico che riguarda gli scatti rubati in genere. Per cortesia non parlate di moralismo. I moralisti sono i primi peccatori. |
| inviato il 22 Dicembre 2018 ore 8:57
Se fotografo esseri umani, preferisco le donne, per due ragioni. La seconda è che sono antropologicamente meno portate alla violenza. I maschi sono più bellicosi; ma in genere tutto si risolve spiegando le ragioni dello scatto, mostrandolo e, nei casi più cruenti, cancellandolo. Gli africani sono tra i più irascibili. Comprensibilmente, vista la loro situazione talvolta legalmente precaria, e non per colpa loro (io sto con Antigone e Medea). Però, forse la cosa più spiacevole che mi sia capitata riguarda una donna. Un otto di marzo. Spiacevole perché l'alterco non era con persona sconosciuta (quindi più doloroso), perché riguardava la mia dimensione identitaria "di genere", e anche il mio "agire politico". Una ragazza parlava al microfono ad una manifestazione, arringava la folla. Quanto di più pubblico ci possa essere. Sollevo la macchina per fotografare; lei si fa schermo con la mano, come a dire: non voglio; io abbasso la macchina; lei abbassa la mano; io, a tradimento, repente, sollevo di nuovo e fotografo. Con un sorriso, come a dire: ti ho gabbata! Forse pensava che fossi del New York Times e non l'infimo tra i fotografi; forse aveva paura che la mamma la vedesse in prima pagina mentre doveva invece stare a scuola. Comunque mi sarebbe bastato dicesse: "No, guarda, cancella!", e avrei cancellato. E invece sono stato aggredito, ma non da lei: da un'altra (che conoscevo), e come si conviene avvenga in una manifestazione femminista: con tutto l'armamentario di epiteti contro il maschio violento, prevaricatore e stupratore. Dapprima ho cercato di spiegare che non sarebbero state pubblicate, che potevo cancellare seduta stante... Ma non è servito ad arginare il fiume di insulti. Ed è finita a sfanculate reciproche. Però, perché sotto sotto sono un ragazzo sensibile, ne ho sofferto molto. Parlando più in generale, dire che "i disagiati", chiamiamoli così, non vadano fotografati a prescindere, costituisce addirittura una discriminazione nei loro confronti (ci arroghiamo il diritto di definirli tali?! e in base a quali parametri?) perché chiunque ha diritto (anche il più benestante) a preservare la sua "privacy", ed ogni fotografia può essere contemporaneamente considerata sia un atto affatto innocente, sia una violenza, un'intrusione. Alla fine, tanto rumore per nulla. Solo usare buon senso. |
| inviato il 22 Dicembre 2018 ore 9:47
Sono volontario in un centro accoglienza per senza fissa dimora. Nn si deve per nulla al mondo violare la loro privacy. Spesso hanno dei conflitti familiari e scelgono l'emarginazione e nn vogliono giustamente essere ripresi. A volte capita che qualche nuovo volontario prende stupidamente il cell per fare foto ed io in modo molto "convincente" glielo faccio rimettere in tasca. Raga nn scherzate |
| inviato il 22 Dicembre 2018 ore 21:34
il problema di questa situazioni é che se se vai incontro alla gente (tutta la gente, non sono quelli in difficoltà) senza sapere perché o senza uno scopo preciso diventi facilmente un'intruso, fare questo tipo di foto (o anche peggio come dici tu) implica un lavoro su se stessi, sulla propria pratica, motivazione e leggittimita, sono foto che non s'improvvisano cosi : tieni mi alzo una mattina e vado a fotografare il tipo che dorme sotto i ponti...per fare che? se lo sai non dovresti avere scrupoli di coscenza. questo é il primo punto, il secondo come dicono Mirkopetrovic, Lordcasco, ecc...é che in se stesse queste situazioni non fanno più notizia né fatto di società, quinsi se vuoi fare questo tipo di scatti devi avere veramente qualcosa di nuovo da dire, una ragione particolare che giustifica il fatto di propinarci ancora foto del genere... |
user158139 | inviato il 22 Dicembre 2018 ore 21:52
“ lei si fa schermo con la mano, come a dire: non voglio; io abbasso la macchina; lei abbassa la mano; io, a tradimento, repente, sollevo di nuovo e fotografo „ “ sono stato aggredito, ma non da lei: da un'altra (che conoscevo), e come si conviene avvenga in una manifestazione femminista: con tutto l'armamentario di epiteti contro il maschio violento, prevaricatore e stupratore „ Prevaricatore lo sei stato, in effetti: tu stesso avevi correttamente interpretato un diniego e hai comunque proceduto, peraltro con l'inganno. In un consesso maschile ti saresti preso qualche sberla, giustamente. |
user90373 | inviato il 22 Dicembre 2018 ore 22:23
Insisto su una questione: è possibile, da parte del soggetto, risalire all'autore di uno scatto "indesiderato" che lo veda protagonista? Lo chiedo perchè, a quanto ho capito, al momento "dell'infrazione" non è possibile far cancellare le immagini ne chiedere le generalità del fotografatore e, tantomeno, passare ad argomentazioni "solide". Al malcapitato non resta che aspettare di ritrovarsi esposto in qualche forum dove solitamente si usano dei fantasiosi soprannomi di circostanza e, a questo punto, chessifà dovessivà? |
| inviato il 22 Dicembre 2018 ore 22:25
“ Prevaricatore lo sei stato, in effetti: tu stesso avevi correttamente interpretato un diniego e hai comunque proceduto, peraltro con l'inganno. In un consesso maschile ti saresti preso qualche sberla, giustamente. „ Mah... Ti ricordo che parlava ad un microfono nell'ambito di una pubblica manifestazione... Mica glielo aveva ordinato il dottore di farlo! E se lo fai, a quale titolo puoi pretendere di non essere fotografata? Se rimaniamo dialoganti, e me lo chiedi, io, essendo pure che raramente ne caccio fuori un capolavoro, la cancello tranquillamente; ma se mi insulti come fossi il Mostro di Firenze (e non mi insultò lei bensì una terza persona), la foto non la cancello, e, se credi, mi porti in tribunale. Che poi ci siano dei bruti che anche per molto meno passino alle mani non ci piove. Ma questo dimostra solo che l'Età della pietra era l'altro ieri. |
| inviato il 22 Dicembre 2018 ore 23:48
Spero che le questioni legali non vi distolgano dalla foto di street la legge non é poi cosi restrittiva se si rispetta la dignità umana e qualche altre piccole regole...e poi bisogna pur prendere qualche rischio per testimoniare della nostra epoca, ci sono fotografi che rischiano scalando montagne e altri fotografando per strada...i posteri ci saranno riconoscenti...immaginatevi un"epoca senza foto prrchè vietato o troppo complicato... |
| inviato il 23 Dicembre 2018 ore 8:09
Condivido quanto scritto da Leo. |
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