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Fotografi a caccia di premi


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avatarsupporter
inviato il 05 Febbraio 2018 ore 23:25

Motofoto: una cosa é avere coraggio di andare controvento e sperimentare. Una cosa é avere paura e lasciarsi portare dal vento e adattarsi. Io credo che fare reportage in funzione della possibilità di vendere sia farsi portare dal vento oggi. E credo deleterio che una società democratica non si assicuri che fare il reporter sia un mestiere attrattivo. Come dovrebbe essere il maestro elementare o il medico.

Ma se questo non accade bisogna avere il coraggio di cambiare il mestiere. Come avrà fatto chi vendeva i flipper e non si é magari messo a vendere macchine da gioco. Bene allora fare workshop. Persino meglio lanciarsi nei premi, soggetto di questo topic.
Male snaturare il reportage.

Un pensiero di un individuo ovviamente.

avatarsenior
inviato il 05 Febbraio 2018 ore 23:30

Motofoto, disponibilissimo per ogni tipo di curiosità!

avatarsupporter
inviato il 05 Febbraio 2018 ore 23:43

Alessandro: con il rispetto per la persona oltre al fotografo. La questione é sempre ristretta ai ritratti. McCurry fu criticato perché mentre lui divenne famoso la donna afgana ebbe vita poco felice: il fotografo trasse beneficio, il soggetto no. I soggetti che fotografiamo sono come libri di cui prendiamo diritti di autore anche se di quel libro abbiamo assicurato la stampa, ma abbiamo scritto un pezzetto solo di storia. Ora, loro non sempre sono in grado di capire tutto questo. Se una delle tue foto finisce su National Geographic come è accaduto e diventa famosa puoi scommettere che il soggetto sia edotto e ancora favorevole? Il tema non é solo il genere ma anche la capacità di valutare una liberatoria o un consenso da parte di soggetti che non sempre hanno mezzi conoscitivi pari ai nostri, a mio avviso. È un tema non banale. Tu hai scelto di raccontare e ispirato molti fotografi. Se non l'avessi fatto sarebbe stata una perdita. Ma facendolo percorri una strada stretta che chi fa paesaggi o naturalistica non è costretto a percorrere

avatarsenior
inviato il 06 Febbraio 2018 ore 0:15

Certo Fabrizio, però credo che il tema da te sollevato, per quanto non banale ed importantissimo, sia un discorso completamente diverso dal tema della discussione. Non che non ne voglia parlare, ma forse qua siamo fuori tema e so che ci sono delle regole.

Ovviamente sono parole che mi sono posto, motivo per cui nel tempo ho sviluppato un concetto nel mio modo di fotografare, che è quello di fotografare il bello e cercare di dare una dignità e bellezza ad ogni mio soggetto, che sia mio padre, un mio amico o una persona conosciuta per strada.
Un altro aspetto che incide molto è che da noi (in Italia) l essere fotografati è vissuto malissimo, abbiamo un brutto rapporto con la fotografia, mentre ci sono popoli o culture che si mettono in fila per essere fotografati e per fotografarti, ma (aggiungo purtroppo) come spesso accade pensiamo che esista solo la nostra cultura e che il nostro modo di pensare sia unico e giusto, ponendo sempre il nostro giudizio al di sopra di tutto e tutti.
queste sono tutte mie considerazioni PERSONALISSIME, che possono essere assolutamente non condivisibili.

avatarsupporter
inviato il 06 Febbraio 2018 ore 6:18

Alessandro due commenti alla tua risposta di cui ti ringrazio.
Uno: mi sono permesso di sollecitare una riflessione proprio perché tendo a credere che McCurry come Adams NON abbia minimamente anticipato cosa sarebbe successo quando ha PUBBLICATO il suo scatto. Questo perché é molto difficile prevedere la portata di qualsiasi comunicazione.
E questo avveniva prima della rete, che rende la comunicazione di successo virale e di impatto incomparabilmente superiore. Per dirne una, Obama non sarebbe stato Obama prima della rete, con elevata probabilità.
Ora se il fotografo non riesce a fare quel calcolo ma è indotto da un sistema di incentivi a cercare quel risultato - ad esempio correttamente Emanuele ha disegnato questa piattaforma integrando anche quel sistema di incentivi dando a tutti noi la possibilità di avere visibilità- mi chiedo: è lecito pensare che quando otteniamo il consenso di soggetti molto lontani da questa vita virtuale non possiamo presumere che siano consapevoli dell'esposizione che la loro figura avrà nel tempo, soprattutto quando noi siamo bravi a rappresentarla e comunicarla? Secondo me non è un caso e non è irrazionale che in Italia non si lascino fotografare e in quegli angoli del mondo si.

avatarsupporter
inviato il 06 Febbraio 2018 ore 6:30

Due. Secondo me non sto portando fuori tema la discussione: il tema é, nel mio percepito di questa discussione, come ad oggi gli incentivi (es concorsi) inducono alcuni fotografi che magari hanno un'etica in cui altri non si riconoscono (elemento squisitamente soggettivo) a comportamenti eticamente discutibili (discutibili non riprovevoli in assoluto).
Se leggo l'articolo originariamente linkato e guardo la foto postata all'inizio io deduco questo: pur di fare una foto di impatto, si induce il ragazzo fotografato a prestarsi a un'esposizione mediatica potenzialmente elevata, senza che ne sia forse consapevole, in cambio di quel momento di gloria e, forse, di un compenso che ha un valore economico minimo rispetto al ritorno sull'investimento che il fotografo ne potrebbe ritrarre.
Va bene fare così o va male?
Credo sia anche di questo che stiamo discutendo alla fine e sono d'accordo non ci sia risposta univoca di qui il valore di un confronto

avatarsenior
inviato il 06 Febbraio 2018 ore 17:39

Vero, ma vale un po' per tutta la street, io penso che se la foto non è offensiva o lede in qualche modo l'immagine della persona ritratta non sia un comportamento eticamente discutibile.
Vorrei portare un esempio perchè sono curioso del confronto anche se diverso da quello posto fino ad ora, come considerate le foto di Gardin sui manicomi?
radiofuorionda.com/wp/wp-content/uploads/2012/08/mdc62.jpg?w=300

Non credo che i malati fossero consapevoli che la loro immagine sarebbe stata in futuro usata per un libro
www.ibs.it/manicomi-psichiatria-e-antipsichiatria-nelle-immagini-libro

anche se non si può discutere l'importanza che quel lavoro ebbe
Non sto dicendo che Gardin fosse a caccia di premi, però volevo riallacciarmi al dubbio sollevato da Fabriziozerbiniphotography

avatarsenior
inviato il 06 Febbraio 2018 ore 17:58

Il caso di "quelle" foto scattate nei manicomi (ovvero scattate in "quel" particolare momento storico) è quello che ha denunciato le condizioni in cui vivevano i malati e questo, che ne fossero consapevoli oppure no, credo sia stato il più grande compenso che potesse giungergli da parte dei due fotografi in questione.

avatarsenior
inviato il 06 Febbraio 2018 ore 18:17

Premettendo che concordo, però la legge Basaglia è stata approvata, ma quelle foto viaggiano ancora nelle mostre e nei libri, se parliamo di sfruttamento dell'immagine estremizzando vale anche per questo caso.
Ovvio che il fotografo è un lavoro e non si vive di sola gloria.
Volevo appunto portare la discussione in un ambito diverso da quello amatoriale

avatarsenior
inviato il 06 Febbraio 2018 ore 18:43

In effetti qui si prospetta una situazione paradossale se paragonata a quella dell'articolo linkato all'inizio della discussione: sempre di soggetti in posa si tratta, ma con una consapevolezza ben diversa e, soprattutto, con un interesse "calcolato" in un caso, ma nemmeno immaginato nell'altro.

avatarsenior
inviato il 06 Febbraio 2018 ore 21:38

Lo sfruttamento lucroso della pietà e della sofferenza è sempre esistito. La fotografia non fa eccezione.

Naturalmente la mia è solo una semplice e personale opinione. ;-)

avatarsupporter
inviato il 06 Febbraio 2018 ore 22:22

Labirint qui arriviamo a un vero classico. Il Principe: il fine che giustifica i mezzi.
Sono molto vicino alla disabilità cognitiva e ti dico: non riuscirei mai a scattare nè a pubblicare una foto come quella di Gardin perché per me è un atto di suprema arroganza nel senso puro del termine. Scegliere per un altro ciò che è bene per lui. Ma trovo di valore la sua opera. Sicuramente sono due reazioni non coerenti tra loro che spiegano la tensione che provo davanti all'immagine. Di pancia, alla fine l'immagine di Gardin mi lascia un senso di volontà di denuncia e non mi infastidisce. Ad essere onesti bisognerebbe vedere il risultato dello shooting al ragazzo del treno per giudicare anche quella in funzione del messaggio che il fotografo riesce a passare

avatarsenior
inviato il 07 Febbraio 2018 ore 9:02

La differenza, per il soggetto, è che probabilmente il ragazzo del treno si mette in posa per racimolare qualcosa; ho l'impressione che in zone come il sud-est asiatico quella di mettersi in posa per i fotografi sia diventata ormai una vera "professione" alternativa (quanto meno alternativa alla fame); insomma, proprio qualcosa di simile ai Centurioni al Colosseo, quindi in quei casi si sta finendo di fatto per fotografare stereotipi di cose che non ci sono più

avatarsenior
inviato il 07 Febbraio 2018 ore 9:26

Guarda sono stato in corea da poco e posso dire che non hanno problemi anzi molto spesso si divertono a mettersi in posa soprattutto i ragazzini, mi è capitato spesso che vedendomi scattare si divertissero a inventare pose divertenti e non lo facevano di certo per avere qualche euro

avatarsenior
inviato il 07 Febbraio 2018 ore 10:21

Beh, credo sia un po' diversa la situazione dei ragazzini che lo fanno per gioco da quella dei pescatori che pagaiano col piede quando ci sono i turisti con fotocamera al collo e col motore quando vanno a pesca sul serio (non ricordo in quale altro 3d c'era proprio questo caso)

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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