| inviato il 21 Gennaio 2018 ore 9:47
Però un ritratto è un'interpretazione della realtà, quindi si giunge alla conclusione che la realtà esiste ma non si può percepire. Tutto è falso, realtà compresa, e viviamo in un mondo di bugie. Già la percezione della luce è parziale rispetto alla radiazione nella sua totalità... |
| inviato il 21 Gennaio 2018 ore 10:07
Parziale e falso non sono esattamente la stessa cosa, lo diventano solo se non si ammette la parzialità e la si vuol far passare per il tutto |
| inviato il 21 Gennaio 2018 ore 10:13
Vero. Ma se non avessimo conoscenza dell'esistenza degli ultravioletti e degli infrarossi avremmo un'idea falsa della luce., no? |
| inviato il 21 Gennaio 2018 ore 11:08
La chiamerei "un'idea sbagliata"; il concetto di falso, secondo me, presuppone un'intenzionalità negativa piuttosto che la semplice ignoranza. Credo che la differenza non sia da sottovalutare: ci sono idee sbagliate che hanno comunque generato metodi e sistemi tuttora utilizzabili (vedi le pratiche di navigazione basate sul movimento apparente delle stelle e nate dall'ipotesi geocentrica dell'Universo). Questo significa che in un caso (l'ignoranza e perciò l'idea sbagliata) abbiamo comunque la tensione alla conoscenza di ciò che è reale, ecco perché genera metodi che mantengono validità, mentre nell'altro (l'intenzionalità e perciò il falso) abbiamo l'obiettivo di stravolgere la realtà e mistificarla, qualunque essa sia. |
| inviato il 21 Gennaio 2018 ore 11:17
In effetti la terminologia da me adottata non è corretta. Ottima analisi. Ma, in sintesi, quanto influisce la percezione parziale della realtà sulla sua piena comprensione? La nuova ruga sul viso, vista solo agli infrarossi, avrebbe connotato diverso e diversamente preoccupante...chissà, forse sarebbe pure gradita. (mero esempio, sia chiaro) |
| inviato il 21 Gennaio 2018 ore 11:58
La percezione parziale ci segue da quando è iniziata la nostra evoluzione; siamo probabilmente adattati a questo e a percepire con "interessato stupore" ogni nuovo frammento di conoscenza/scoperta. La piena comprensione è la naturale tensione del nostro intelletto, ma il sale della vita non è forse la scoperta? Forse è un bene che non si arrivi mai alla piena comprensione, altrimenti sai che noia!?! |
| inviato il 21 Gennaio 2018 ore 13:15
quanto chiamate falso e/o parziale è sostituibile in questo caso con un altro termine: umano. tutto ciò che ci riguarda è fondato su idee non esatte, o parzialmente esatte quindi inesatte. questo è fantastico ed è una legge universale che riguarda tutti, anche al di fuori del Nostro pianeta. tutto si fonda su certe approssimazioni, l'importante è che l'idea sia valida, e valida significa che è correlabile con altre idee (inesatte) con le quali si può arrivare ad un costrutto caratterizzato dalla natura di coloro che lo realizzano. è sempre così, sia a livelli alti sia a livelli più bassi. Un castoro ha il preconcetto che se sente scrosciare l'acqua in un punto della sua diga significa che c'è una perdita in corso. Lui va e aggiunge cumuli per tapparla. è un'idea certamente sbagliata ma funziona (non con l'altoparlante). così hanno messo un altoparlante in un punto qualsiasi, che generava scroscio d'acqua, ed il castoro "ha sbagliato" e ha messo cumuli di fango e legni per tappare la faglia (faglia che non c'era). Per noi è la stessa cosa, non cambia nulla. ci muoviamo ed agiamo in base ai nostri costrutti mentali, con errori ed approssimazioni. L'errore e l'approssimazione è alla base di qualsiasi evoluzione, e l'evoluzione racchiude in sè sempre la natura della specie che evolve, quindi tali idee inesatte sono nella natura umana se ci riferiamo a noi stessi. |
| inviato il 21 Gennaio 2018 ore 21:44
“ Tutto è falso, realtà compresa, e viviamo in un mondo di bugie. „ Mi hai appena ricordato che siamo in campagna elettorale |
| inviato il 22 Gennaio 2018 ore 7:44
Comunque, per chi volesse approfondire, qui c'è una paginetta utile (poche righe, sul serio ) sul concetto di realtà. Il nostro obiettivo, molto più umile, rimane quello di collocare la fotografia tra le attività in grado di modificare la nostra percezione della "realtà" qualsiasi cosa quest'ultima sia, e abbiamo iniziato con l'esplorare come essa (la fotografia) interviene sulla nostra percezione del "tempo". |
| inviato il 22 Gennaio 2018 ore 8:30
Quello tra il tempo e la fotografia credo sia da sempre un rapporto conflittuale, perché la fotografia avrebbe (almeno nel nostro pensiero) l'ardire di fermare il cammino del tempo, un po' come Gilgamesh che distrugge le pietre infisse sulla spiaggia e che tracciavano la rotta della "barca solare", nel tentativo di impedire al Dio Sole di intraprendere il suo viaggio giornaliero (metafora del tentativo di fermare il tempo; e con Gilgamesh siamo addirittura tra il III e il IV millennio a.C.), ma il tempo si prende la rivincita obbligando la fotografia a ritrarre non un istante infinitesimale e senza tempo, ma un lasso più o meno lungo in funzione della quantità di luce che illumina la scena. Il tempo e la luce, quindi, sono le due facce della stessa medaglia, i due termini del medesimo problema. Una foto "mossa" ci sembra irreale, ma anche il ritratto ottocentesco, con la testa del soggetto retta da un poggiatesta nascosto che la manteneva immobile durante il lungo scatto, non scherza in fatto di irrealtà percepita. Ecco allora l'elaborazione di tecniche, vedi il panning, per cercare di rappresentare contemporaneamente il tempo e l'istante senza tempo. |
| inviato il 22 Gennaio 2018 ore 9:12
Chissà se Haas pensava più al tempo o a quanto era incazzato perché la sua Kodachrome arrivava al massimo a 64 ASA? Titarenko di certo per il tempo ha un'ossessione. Haas goo.gl/images/QkwnsP Titarenko goo.gl/images/2q9ya3 |
| inviato il 22 Gennaio 2018 ore 10:18
Direi che l'immagine di Haas che hai linkato privilegia assolutamente il tempo negando l'istante: nessun contorno o particolare è riconoscibile, la scena la ricostruiamo mentalmente grazie ai colori e al movimento delle masse indistinte; è nell'opera di Titarenko, che di immagini come quella ne ha scattate parecchie, che vedo piuttosto l'intenzione di conciliare le due cose: è un panning al contrario, ma sempre con l'intenzione di ritrarre contemporaneamente l'istante (con i contorni e i particolari ben riconoscibili) e il movimento del tempo. P.S. è solo un mio parere, ovviamente |
| inviato il 22 Gennaio 2018 ore 12:13
Ragazzi, non è che se vedo un torero mosso e/o pesantemente postprodotto penso al tempo, mentre se lo congelo con 1/1000 e lo stabilizzatore allora no, eh! Se mi vedo da piccolo non è che la foto deve essere sfocata per essere evocativa, lo è già di suo. |
| inviato il 22 Gennaio 2018 ore 12:29
Mah, il concetto di tempo in fotografia io lo vedo parecchio come applicazione o negazione del concetto di "istantanea". Il discorso delle vecchie foto che richiamano il tempo passato è una stratificazione di significato che non dipende dal fotografo |
| inviato il 22 Gennaio 2018 ore 13:21
Non dipende dal fotografo, su questo siamo d'accordo |
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