| inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:20
Fotografia da "imbotare bagaroni" alla faccia di tutti. da me non prende più un soldo ma non perchè fotoritocca ecc.ecc. ma perchè mi sento preso per il culo dal pressapochismo del soggetto. Abbinavo la fotografia del tipo alla fotografia classica con diapositive, inquadro, espongo, scatto, se sbaglio qualcosa cestino. Invece molto probabilmente ci saranno tantissime sue foto, anche in dia poi stampate, ritoccate, ritagliate, riaggiustate. Forse sono stato un ingenuo ma mi è cascato dalle palle |
| inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:21
Assolutamente ambguo il messaggio tra le righe di Roberta Valtorta di quello che dovrebbe essere il fotografo. Ma può dipendere dal fatto che questo breve video è decontestualizzato. si sottintede che il VERO fotografo non dovrebbe rielaborare. Solo i tempi bui dello scatta/consegna il rullino e prendi le stampe, vedono un fotografo che non elabora dopo lo scatto. La natura stessa della fotografia è ritocco ed elaborazione dall'origine della fotografia stessa, quando si ritoccava al carboncino. Si mettevano in evidenza particolarsi sfocati o mossi, come gli occhi, rendendoli incisi e fermi, ma a matita o a china. Li si ridisegnava nelle fotografie dei morti per mettere l'immagine nelle lapidi. Si rielaborava sotto l'ingranditore con ballette di cotone e con processi di viraggio in solarizzazione o in iperbagni. La fotografia è elaborazione postuma allo scatto. é bene chiarire questo. è il fotoreportage che ha carattere documentale che deve per forza limitare la propria estrosità-arte per non trasformare il ritorno documentale in pop-art. |
| inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:25
“ _ è mai possibile che un fotografo del suo livello porti a termine immagini per il pubblico che presentino una lavorazione in camera chiara così scadente? _ la mia produzione è centrata sul senso dell'immagine, un errore di colore, o un taglio ad un piede o un palo mal clonato è del tutto insignificante nella mia fotografia che è atta a comunicare e non a passare sotto il microscopio o il macrospopio se volete. Quello che per me conta è il messaggio comunicativo che non è certo inficiato dalle imperfezioni rilevabili probabilmente solo da chi sa apprezzare/notare solo quelle . come vedere, un bel limone in bocca a tutti coloro che si appigliano alla grossolaneria della post produzione (quando c'è stata), lo si può mettere in modo nobile e tranquillo, senza che la grandezza del fotografo sia minimamente intaccata. „ AHAHAHAHA se l'ha detto davvero lui, vince il campionato di mirror climbing... altro che limoni in bocca   |
| inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:27
non l'ha detto lui. Mi sono inventato un'ipotetica domanda e una ipotetica risposta. Solo per dimostrare che la questione elaborato malfatto è irrilevante. quello che è rilevante è "che genere di fotografia faccio?" |
| inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:27
@Ironluke: sono d'accordo. Pare che nessuo sembri curarsi del ragazzo che palleggia, nonostante sia il "fulcro" dell'azione. Come dicevo, son congetture che noi con i mezzi che abbiamo a disposizione non possiamo verificare, ma bisogna ammettere che è strano (stessa cosa per la somiglianza dei due ragazzi, per quanto ne sappiamo potrebbero anche essere fratelli gemelli eh...). Leggendo tra i commenti che giravano su Facebook pare che la foto di Cuba fosse stata segnalata a Magnum da qualcuno, motivo per il quale poi sparì dal sito. @Perbo: grazie. Se è vero che McCurry sia diventato un "brand", è anche possibile che concretamente non sia più lui a controllare ciò che viene fatto ad ogni passo, ma delegato ad altri responsabili fidati (più o meno validi...). Sta di fatto che come ogni buon CEO insegna, se uno dei tuoi collaboratori sgarra (e qua non parlo del ritoccatore maldestro ma di chi ne ha approvato il lavoro) e l'immagine dell'azienda ne risente, la responsabilità, alla fine, ricade comunque su di te, specialmente se questa porta il tuo nome... |
user39791 | inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:30
Ooo, continuo citandola. Nel momento attuale la fotografia conferma le sue due anime di sempre: da un lato la realizzazione dell'immagine a partire dalla realtà visibile, quando questa sa offrire forti elementi di riflessione e situazioni valide anche sul piano concettuale; dall'altro la costruzione di realtà fortemente impregnate di finzione, che vengono allestite per poi essere fotografate, a sottolineare una sorta di 'insufficienza' della realtà così com'è in termini narrativi e progettuali. Nei processi di elaborazione dell'opera di molti autori spesso queste due soluzioni si mescolano rafforzandosi a vicenda, a indicare che i concetti di realtà e di finzione sono fra loro vicinissimi. Troviamo questo anche in ricerche fotografiche che affrontano un tema in se stesso carico di significati e, diremo, di figure, quale è quello dei rifiuti, delle cose o delle persone abbandonate, degli oggetti distrutti e superati nella loro funzione, dei luoghi divenuti obsoleti (il tema delle rovine che, da tempo prediletto dagli artisti, si trasformano nella nostra complicata contemporaneità in macerie - ricorriamo al titolo di un libro di Marc Augè). Così, spesso, nella fotografia contemporanea troviamo scenari veri che paiono allestiti e situazioni di finzione che potrebbero essere vere. Così è il nostro mondo. |
| inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:31
“ (stessa cosa per la somiglianza dei due ragazzi, per quanto ne sappiamo potrebbero anche essere fratelli gemelli eh...). „ ho notato questa cosa subito, ma l'orecchio è differente. Potrebbero essere due gemelli, due fratelli, o anche un unico soggetto con orecchie assimmetriche. Illazioni... “ Così, spesso, nella fotografia contemporanea troviamo scenari veri che paiono allestiti e situazioni di finzione che potrebbero essere vere. Così è il nostro mondo. „ verissimo questo e ancora più drammatico. si può costruire la scena da zero, dove i disperati non sono altro che attori. La contraffazione in pp non serve. La contraffazione avviene all'origine. |
user39791 | inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:39
“ La contraffazione in pp non serve. La contraffazione avviene all'origine. „ Volevo arrivare qua. Un tibro clone maldestro potrebbe esser ben più veritiero di una contraffazione in origine perfetta. |
| inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:48
Comunque io su una rivista (digital camera) dicevano che Mccurry la faceva e dichiarava che all'epoca della pellicola si usava coprire certe parti della foto per rendere piu chiare o scure quelle parti |
| inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:50
Ops ho saltato certe parole. Sulla rivista ho letto un articolo in cui dicevano....... |
| inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:52
L'importante di tutta questa discussione non è il pettegolezzo ma l'etica. Occorre allocare alla giusta misura una rappresentazione offerta al pubblico. Non è accettabile credere di andare a vedere un documentario mentre si tratta di un fantasy, tutto qui. |
| inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:54
“ L'importante di tutta questa discussione non è il pettegolezzo ma l'etica. Occorre allocare alla giusta misura una rappresentazione offerta al pubblico. Non è accettabile credere di andare a vedere un documentario mentre si tratta di un fantasy, tutto qui. „ +1 |
| inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:56
“ Comunque io su una rivista (digital camera) dicevano che Mccurry la faceva e dichiarava che all'epoca della pellicola si usava coprire certe parti della foto per rendere piu chiare o scure quelle parti „ Si tratta di mascherature e bruciature, e non sono mai state un problema. Quello che nel fotogiornalismo è inaccettabile e di cui si parla qui, come avrai visto anche dalle foto proposte all'inizio di questa seconda parte della discussione, è rimuovere o spostare o aggiungere arbitrariamente elementi nella foto. |
| inviato il 01 Maggio 2016 ore 15:57
“ L'importante di tutta questa discussione non è il pettegolezzo ma l'etica. Occorre allocare alla giusta misura una rappresentazione offerta al pubblico. Non è accettabile credere di andare a vedere un documentario mentre si tratta di un fantasy, tutto qui. „ +2 Comunque anche i documentari video sono infarciti di forzature non sempre rappresentative della realtà |
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