| inviato il 07 Aprile 2017 ore 11:53
Buh, ormai diventa persino difficile risponderti, tanto è imbarazzante la tua incapacità di vedere la complessità dei problemi reali. Vediamo di partire dai fondamentali: l'attuale produzione agricola mondiale sarebbe sufficiente a sfamare una quantità di persone compresa tra 1,25 e 1,50 volte la popolazione attuale del pianeta; quindi, buona parte del prodotto è in eccedenza e dovrebbe costituire uno spreco non redditizio; questa percentuale aumenta se consideriamo che una parte della popolazione non ha accesso a quella produzione. Una soluzione semplicistica, come quelle che proponi tu, sarebbe quella di ridurre semplicemente la produzione. Perché non avviene? Perché i produttori riescono a trarre profitto anche dall'eccesso di produzione. In che modo ci riescono? Rispondi a questa domanda e forse riusciremo a mettere in piedi una discussione seria. Comunque ci vuole un bel fegato a sparare cose tipo “ non ho mai negato la storia dell'uomo, posto che non esiste una Storia incontrovertibilmente vera checché ne possiate pensare e dimostrare, „ : nella prima parte della frase fai un'affermazione e nella seconda parte la smentisci, dicendo praticamente che non neghi la storia dell'uomo, ma che non credi agli elementi che la dimostrano. Bell'esempio di coerenza! O forse non sei nemmeno in grado di capire il senso di quello che tu stesso scrivi? |
| inviato il 07 Aprile 2017 ore 12:29
Dati FAO che ho visto qualche anno fa sostenevano che l'attuale produzione agroalimentare sarebbe sufficiente a nutrire correttamente 12 MLD di persone. Su 6,5-7MLD di individui viventi ce ne sono ca. 1MLD sottoalimentati, 4-4,5 MLD con alientazione dal sufficiente al corretto, 1-1,5 sovralimentati tra il rischiooso e il patologico (un dato su tutti, si calcola che circa il 70% della popolazione USA sia destinata all'obesità). Le popolazioni con l'alimentazione più adeguata non sono, come uno potrebbe pensare, quelle dei paesi ricchi e sviluppati, ma quelle delle aree del mondo in via di sviuppo. Un cinese mangia incomparabilmente meglio di uno statunitense, un turco mangi assolutamente meglio di un tedesco o un danese (popolo che detiene il triste record mondiale delle morti per trombosi coronarica). Correggere questa cultura dell'eccesso, determinata da un circolo vizioso che coinvolge abitudini alimentari poco sane, sistemi produttivi e distributivi in cui lo spreco fa economia, ma anche forti squilibri geopolitici tra produzione e consumo di alimenti (se Africa e America Latina conservano ancora ampie sacche di carenza alimentare non è pensabile che altre zone del mondo producano per loro e regalino alimenti. Oltre che antieconomico, è un sistema di scarsa garanzia sanitaria riguardo a manipolazine, trasporto e conservazine dei cibi). Nel contesto di una normalizzazione dei flussi complessivi di derrate alimentari ci potrebbe benissimo stare la voce allevamento, nel rispetto della sua funzione originale di "nobilitatore di scarti". Secondo me questi sono discorsi di strategia politica, che vanno promossi e attuati con le leve che la politica ha a disposizioone, cioè la modulaizone e l'indirizzo delle scelte economiche per mezzo degli strumenti generali dell'economia politica (fiscalità, normativa, incentivi nel senso dell'utilità sociale, ecc...). E' vellleitario e illusorio vedere soluzioni altrove: tutti i discorsi tipo "se la gente smettese di mangiare carne..." riconducono al milanesissimo "se el nonù el gh'èeva el trolly, el fèva el tramvai in sù la linea dùdes!!". In primis, perchè contraddicono il cammino dell'evoluzione della specie umana. |
| inviato il 07 Aprile 2017 ore 12:42
Buh, ancora una volta stai dando via del tuo. Qui ci sono alcune persone che stanno esponendo opinioni variegate e portano dati e riferimenti a sostegno. Poi c'è uno, uno solo (indovina chi...?) che non ha ancora esposto un dato o un argomento verificabile a sostegno delle sue tesi, ma in compensoo fa gli esamini agli altri. Come? Riportando tre frammenti di un discorso, del tutto decontestualizzati, ponendoli in (spesso pretesa) contraddizione tra loro e terminando con la domandina tagliente (...!?) "Ecco qa, come la mettiamo?" Te l'hanno detto e mi associo: se vuoi prendere parte a una discussione costruttiva e serena, smetti di attaccare a testa bassa tutto quello che dicono gli altri, mettiti in discussione alla pari con tutti e porta magari qualche argomento positivo a sostegno di quanto affermi, invece di venire qui in continuazione a fare affermazioni apodittiche e autoreferenziali sulle tue idee e sul tuo comprendonio e a insultare chiunque ti contraddica. Perchè al di la delle dispute epistolari, se rileggi tutto il tread non trovi uno, dico uno, spunto positivo e critico portato da te. Sono...quante? 11 pagine che ripeti ossessivamente "Le cose sono come dico io, voi fate dei ragionamenti deliranti". Spero che tu sia così solo nel web. Se è lo stesso nella vita di tutti i giorni, o sei molto potente, o sei veramente grande e grosso oppure hai il porto d'armi... |
| inviato il 07 Aprile 2017 ore 23:21
Aggiungiamo una piccola simulazione. Dunque, al mondi siamo 6,5 MLD (malcontati...) 1 MLD sono sottoalimentati, stimiamo che consumino cibo per 800.000 (sprechi compresi) 4 MLD (stiamo bassi) sono alimentati correttamente, consumano cibo per 4.5 MLD (un po' di sprechi, qualche inefficienza di filiera...è un surplus del 12.5% mica iperboli). In totale fa che la parte "povera" de mondo sono 5 MLD di persone e consumano cibo per 5.3 MLD, con un'inefficienza complessiva del 6%. Teniamoci forte!! Il rimanente 1,5 MLD di persone ricche consuma cibo per.... 6,7 MLD!!! . Inefficienza del...310%!!! Ecco, messa giù così ha un'altro ...mi verrebbe di dire sapore, ma ODORE rende di più l'idea!! Magari si capiscono tante cose: l'allevamento non è qualcosa di insostenibile, è insostenibile il complesso di processi e sperequazioni che vengono mantenuti (certo, l'allevamento intensivo ne fa parte, ma non è certo il problema principale). Sono sciocchezze conclamate anche tanti discorsi pseudoambientalisti e pseudoumanitari che si sentono. Qualche tempo fa ho sentito un obnubilato (solo così mi viene da chiamarlo) che sosteneva che fosse immorale sottrarre terreno all'agricoltura per impiantare pannelli solari: ma cosa crede, che la soluzione dei problemi del mondo sia produrre cibo per 15 MLD di persone? Qui da noi, che siamo già eccedentari del 300%? Che soddisfazione c'è, nello sprecare ancora più risorse alimentari per poi morire soffocati dalle centrali termoelettriche? La conclusione? Ha ragione non una, ma cento volte Daniele quando dice che per elaborare delle strategie risolutive bisogna prima di tutto saper leggere la complessità e vedere la concatenazione dei problemi. Se si guarda l'albero senza vedere il bosco, alla fine ci si trova a fermare l'acqua con le mani: la respingi col palmo, ma ti scappa da tutte le altre parti. E l'approccio etico a queste problematiche, per quanto commendevole, l'ho sempre visto sterile: non ho mai visto un problema di portata sociale risolto con gli appelli alle persone di buona volontà. Certo, l'opinione pubblica e il consenso collettivo hanno un peso importantissimo, ma finchè non si tramutano in soluzioni dall'alto non se ne esce. |
| inviato il 09 Aprile 2017 ore 16:13
Nessuno riuscirà ad abbattere l'ultimo albero, a quel punto non ci sarà più nessuno per farlo. Ma la FAO non doveva occuparsi di dare da mangiare a chi non ne ha? E perché fa solo statistiche e basta? Da quando facevo le elementari sentivo parlare di sta FAO che doveva aiutare i bambini poveri a nutrirsi, e invece? A distanza di 35 anni le cose sono peggiorate, e non di poco. E niente.... l'Uomo è quello che è, l'ingordigia di pochi fa fare la fame a molti. La sete di soldi e potere di pochi fa assetare i molti. Metteteci qualsiasi poveraccio a capo di una multinazionale o agenzia internazionale, e la natura umana emergerà inesorabilmente. Questo è l'Uomo. |
| inviato il 09 Aprile 2017 ore 16:39
"E niente.... l'Uomo è quello che è, l'ingordigia di pochi fa fare la fame a molti. La sete di soldi e potere di pochi fa assetare i molti. Metteteci qualsiasi poveraccio a capo di una multinazionale o agenzia internazionale, e la natura umana emergerà inesorabilmente. Questo è l'Uomo." Tu hai azioni di società quotate in borsa? O hai fondi di investimento? O anche solo un fondo pensione integrativo? Perché se la risposta è SI ti faccio notare che anche tu, indirettamente magari, sei responsabile, perché i capi delle multinazionali devono rendere conto agli azionisti, a chi li rappresenta e ai fondi d'investimento, assicurando certi risultati economici. Pensateci la prossima volta che scegliete come investire i vostri risparmi. |
| inviato il 09 Aprile 2017 ore 17:56
Tra un po' non sono nemmeno padrone delle mutande che indosso... E quindi? Cosa vorrebbe dire? Che la FAO o chicchessia può fare quello che vuole indiscriminatamente e insindacabilmente? O dovrebbero fare il lavoro per il quale sono state costituite? Se poi lo fanno in maniera oltremodo speculativa e in barba a qualsiasi etica professionale o morale, non è compito mio bacchettarli o redarguirli, ci sono leggi, regolamenti e comportamenti che devono essere controllati dagli organi preposti. io mi occupo di tutt'altro |
| inviato il 09 Aprile 2017 ore 18:03
Ovviamente ho preso spunto da quello che hai detto ma la domanda non era rivolta solo a te, ma è qualcosa su cui tutti dovremmo riflettere |
| inviato il 09 Aprile 2017 ore 18:07
Certo, grazie per averlo specificato |
| inviato il 10 Aprile 2017 ore 9:56
Leggevo su una pubblicazione di Niles Eldredge, paleontologo e coautore della teoria degli "equilibri punteggiati", che alcuni studiosi sostengono che la popolazione umana dovrebbe stabilizzarsi quando raggiungerà una consistenza di circa 12 miliardi di individui; i segnali di ciò sarebbero già visibili nel rallentamento della crescita nella società occidentale. Questo scaturisce dalla considerazione che la consistenza numerica di ciascuna specie è dovuta al rapporto tra le pressioni esercitate dai vari ecosistemi che la ospitano e le "nicchie ecologiche" (cioè i modi di occupare quel determinato ecosistema) che le diverse popolazioni di quella specie occupano. C'è però una differenza sostanziale tra i modi di occupazione del territorio, da parte di qualunque altra specie, piuttosto che da parte dell'uomo "moderno" (cioè dell'uomo dalla Rivoluzione Industriale in poi): mentre le altre specie continuano a occupare il territorio in modo discontinuo, ovvero con popolazioni che, adattandosi ai singoli ecosistemi, finiscono per risultare relativamente (talora tassativamente) isolate le une dalle altre, l'uomo moderno ha attivato un tale sistema di relazioni e scambi a livello globale, da trasformare il pianeta nel suo "ecosistema unico". Quando questo processo sarà definitivamente concluso, l'ecosistema globale dovrebbe finalmente riprendere ad esercitare le classiche pressioni per contenere la popolazione (divenuta nel frattempo altrettanto "unica") che lo occupa. Questo però comporta alcune incognite di non poco conto e che nascondono pericoli notevoli (perché ogni previsione non riesce comunque a tener conto di tutte le variabili che la cultura umana è potenzialmente in grado di introdurre prima che il processo si concluda): una riguarda la sorte che toccherà a molte altre specie (animali o vegetali, poco importa) e alle risorse del pianeta che l'uomo sta consumando a ritmi che non potranno durare a lungo; un'altra riguarda invece tutte quelle popolazioni umane per cosi dire "residue" dal precedente sistema, cioè non ancora inserite nel sistema globalizzato (Terzo Mondo, popolazioni di cacciatori-raccoglitori residue come quelle amazzoniche ecc.). Riguardo a queste popolazioni, se ci si dovrà stabilizzare a 12 miliardi, che si fa: si riesce velocemente a "globalizzarle" (economicamente e culturalmente) in modo che rallenti anche il loro tasso di crescita, o "semplicisticamente" verranno eliminate? Confesso che questa incognita, oltre al fatto che non mi riesce di postulare una possibile risposta, mi solleva un tantino i capelli sulla testa! |
user14286 | inviato il 10 Aprile 2017 ore 12:36
“ Metteteci qualsiasi poveraccio a capo di una multinazionale o agenzia internazionale, e la natura umana emergerà inesorabilmente. Questo è l'Uomo. „ Esattamente: marcio dentro. ( l' 1% della popolazione mondiale detiene il 90% della ricchezza globale: meditate gente, meditate...). |
| inviato il 10 Aprile 2017 ore 14:01
Non solo la ricchezza.. Pure il potere, che è peggio Ma nemmeno quell1% riuscirà ad abbattere l'ultimo albero Moriranno prima come noi squattrinati, al limite ci penserà ad abbatterlo un umilissimo e modestissimo, e poverissimo,.... Castoro |
| inviato il 10 Aprile 2017 ore 14:29
Anche le più catastrofistiche teorie del "lui peggio di me", "homo homini lupus", "si stava meglio quando si stava peggio" e via di questo passo, hanno una fondamentale identità di presupposti con religioni, superstizioni e teorie idealistiche di qualsiasi matrice e ispirazione: una visione preconcetta dell'uomo. Se ci liberiamo da questo limite (opinione personalissima, per un cattolico la sua visione preconcetta dell'uomo è patrimonio culturale e valore fondante) crollano anche tutti i sistemi ottimistici o pessimistici di previsione. La storia si sviluppa per rivoluzioni, i cambiamenti sono costituiti da soluzioni di continuo e non da evoluzioni conservative. La logica dell'estrapolazione può servire a prevedere gli scenari storici finchè non si verifica un fatto rivoluzionario, da li in avanti si azzera tutto perchè cambiano le logiche, ci sono mutazioni qualitative e non semplicemente quantitative. Consideriamo che l'uomo è quello che è, sia nelle sue caratterizzazioni animali che in quelle culturali, perchè questo complesso di determinazioni formali è stato funzionale al progresso economico e al miglioramento della specie. Nel momento in cui lo scenario globale, quindi le regole di interazione, cambierà, cambierà anche l'uomo. Il fatto che siano sempre più stridenti le contraddizioni insite in un certo modo di essere, vuol dire solo che tale modo di essere è sempre meno sostenibile e che il cambiamento si avvicina. La storia ci dice che è sempre stato così. |
| inviato il 10 Aprile 2017 ore 16:32
Un'altra visione preconcetta è quella di considerare la "cultura" sempre e comunque come espressione di positività (mi veniva "positivismo", ma poi ci saremmo addentrati nei meandri della filosofia) etica, evolutiva ecc., mentre fondamentalmente è una forma di adattamento non strettamente biologico, con tutto il suo potenziale di fallimenti, storture e cambi di rotta come qualunque altro approccio adattivo all'esistenza. |
| inviato il 10 Aprile 2017 ore 17:17
La cultura è concetto generico e neutro. Tanto per esemplificare una possibile definizione, non necessariamente LA definizione: it.wikipedia.org/wiki/Cultura E' un contenitore, la qualità e la condivisibilità la fanno i contenuti di cui lo si riempie. Come entità a se stante, nei suoi termini più generici, non è nulla e può essere tutto e il contrario, non è caratterizzata a meno di specificazioni. |
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