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Andrea io credo che la grandezza di quel film vada ricercata nella notevole capacità di trasmettere quello che è il nodo centrale del film: il disagio profondo del protagonista. È un film che al di là degli aspetti prettamente tecnici e forse anche di una disamina razionale, si regge su un'interpretazione incredibile del protagonista. Protagonista che è il film. Ecco io se proprio dovessi avere una perplessità è su questo. È un film che si riduce al protagonista. Ma ci vuole coraggio anche per questa scelta e la performance è tale che non importa ed è qui che ci trovo la sua grandezza. Forse la tua è una prospettiva “troppo” razionale. Per quello ti suggerivo il rosso robusto… Non prenderla come una critica perché non lo è
“ a me le "americanate" su Netflix non piacciono, ma ho apprezzato parecchio, e per molti motivi, Joker. Un po' come la Grande Bellezza, è un film polarizzante: c'è chi lo ha amato, e chi lo odia. Una frase come la tua, cmq, la trovo davvero fuori luogo (oltre che sbagliata) ;) „
A parte che ho stemperato con un (amaro) sorriso, ma la frase sbagliata quale sarebbe? Non si tratta di film polarizzante: personalmente mi capita (forse una volta all'anno) di cedere e guardare una di ste robe che hanno tanto hype sui social, giusto per aggiornare un po' il disgusto. A me ha anche divertito (che non è -necessariamente- segno di stima e apprezzamento). E finché si parla di fotografia e tecnicismi lascio anche perdere...ma non ha niente di diverso dall'approccio "americano": prendere le sfighe e i disagi del protagonista e sprofondarli nella retorica sociale facendo leva sull'empatia emotiva che lo spettatore medio dovrebbe provare per seguire il percorso che ha portato a tutta la sequela di eventi jokeriani. E ne ho anche la nausea di questo atteggiamento stantio per cui si vuole far passare la "trasversalità" come apertura mentale. Perché nella maggior parte dei casi nasconde solamente una mancanza di ricerca. È una questione di linguaggio che sta a monte dei film "in sé". Probabilmente quelli come Biga hanno il poster di Breaking Bad o non vedono l'ora che esca la seconda stagione di Squid Game
Biga, rimanendo in tema di cinema narrativo, visto che il disagio di Joker ti ha colpito tanto, prova a guardarti (se lo trovi) Der Freie Wille. Poi mi dici se una cosa come Joker non ti sembra una barzelletta.
L'ho già segnalato in un'altra discussione, ricopio il messaggio qui.
Su RaiPlay ho visto " Sulla infinitezza " di Roy Andersson, un film strano e affascinante che consiglio a tutti quelli che amano la "bella fotografia" nel cinema. Infatti si tratta di una serie di scene fisse, interni ed esterni, illuminate in modo diffuso, uniforme, quasi fossero quadri, e alcune mi hanno ricordato i dipinti di Edward Hopper. Spesso mi sono chiesto come abbiano fatto a illuminare in quel modo tutto il set, che a volte è una sola stanza ma in altre è immenso (ad es. la ragazza con la valigia che scende dal treno). Sono scene molto corte, alcune mute mentre in altre il dialogo si limita a una frase o due, spesso banali conversazioni quotidiane, o al contrario mini drammi che si consumano in un attimo di smarrimento. Ho pensato a " Centuria " di Giorgio Manganelli, una raccolta di cento racconti che occupano al massimo una pagina o due, o a " Commercial Album " dei Residents, un disco con 40 brani lunghi ognuno esattamente un minuto. All'inizio mi sono chiesto " ma è cinema? " poi ho smesso di chiedermelo e mi sono fatto prendere dalla bellezza della rappresentazione, qualunque cosa fosse: fotografia, film, letteratura, teatro...
Mi è venuto in mente Ashes and snow (per quel che riguarda la fotografia) che probabilmente non conoscono in molti. Il tipo che l'ha girato è anche fotografo, tra l'altro.
" Un piccione seduto sul ramo medita sull'esistenza ". È un film che mi è molto piaciuto. Ovviamente siamo su registri espressivi diversissimi da film come Joker. Impensabile approcciarsi allo stesso modo
“ Ashes and snow”. Ho visto ora al volo il trailer e sembra molto interessante
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