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Possiamo ( ancora ) parlare di street photography?


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avatarsenior
inviato il 22 Novembre 2021 ore 22:34

mi è sembrato adatto al post se avete voglia

Ho avuto voglia.. MrGreen
Grazie. Ho provato a proporre alcuni anni fa alcune foto concettuali su tre forum diversi e tutti e tre sono stati etichettati come non inerenti la fotografia. MrGreen
Se mai dovessi riprovarci terrò bene a mente il link.
Classica:

www.flickr.com/photos/streetphotography/15271756730/in/dateposted/

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 0:01

Il linguaggio.
Ogni forma espressiva ( Arte? ) ha il proprio. Ma esistono due tipi di linguaggio: uno ha l'inyento di comunicare e cerca di assicurarsi l'intellegibilità; l'altro non se ne interessa e tende a postulare soltanto ciò che l'Autore prova in se stesso, indipendentemente da chi legge/guarda/ascolta, si tratta, come si suol dire, di uno 'sfogatoio'. Legittimo, intendiamoci.
Mi rifaccio ( perdonate la citazione autobiografica, ma è funzionale al discorso ) alla mia esperienza professionale. Ho fatto, di mestiere, il musicista, ovvero ho suonato il violino e, poi, la viola per 40 anni in un'orchestra lirico-sinfonica, in orchestra da camera, in quartetto, trio, quintetto, ecc. Vi assicuro che ho avuto modo di suonare di tutto, da Vivaldi a Stockhausen, da Bach a Luigi Nono, da Rossini a Wagner...E ho maturato una riflessione: o si 'capisce' o non si 'capisce'. Il pubblico, alla fine, percepisce ciò che vale, ciò che è destinato a restare e ciò che, invece, dura un sol giorno e poi viene dimenticato.
Credo che lo stesso valga per la Fotograifa, dato che ne stiamo parlando.
Che cosa rimane? Ciò che è chiaro, ciò che parla la lingua universale, ciò che, quando guardo, risuona in me perché è essenzialmente UMANO, anzi umanistico. Si può essere attuali e comunicativi anche parlando chiaro, innovativi anche con una sintassi già utilizzata. Il classico ' 'o famo strano' implode in se stesso e non lascia il segno, anche per un fotoamatore semplice e poco smaliziato. Lo sperimentale resta sperimentale fino a quando non viene accolto e compreso dallo sguardo di una persona comune. Feininger dice che ilprimo requisito di una foto che funziona è la sua leggibilità inequivocabile.
Voglio dire che, chi sa, sa anche dire. Chi non ha niente dentro, camuffa i balbettii sconclusionati con una cortina fumogena di inutili astrusità atteggiate.
Scusate la prolissità.

avatarjunior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 1:42

Intervengo in punta di piedi, perché, nonostante sia un amante del genere fotografico qui discusso, sono anche consapevole della mia negligenza verso il suo studio (visivo e autorevole). Sono sempre stato molto attratto da ciò che sviluppa la vita nelle strade, da ciò che mostra oppure nasconde, da come le persone possano dare emotività diverse a spazi diversi. Quando posso, nel poco tempo che ho, dedicarmi alla street (dandone per buona la sua connotazione più diffusa) sono molte di più le foto che NON scatto di quelle CHE scatto. Spesso mi sento inconsciamente bloccato da problemi etici, oppure dalla difficoltà nel rendere elegante un quadro difficile (per quadro ovviamente intendo un soggetto e il suo contesto). A volte è solamente la timidezza. Però è innegabile che fare oggi una buona street sia diventato difficile. Innanzitutto per tutti i problemi (ipotetici) legati alla privacy. E poi perché si è diffusa maggiormente un'estetica che a mio avviso sembra troppo "perfettina", la preferirei più sporca e ruvida. Visto che le strade delle nostre città raccontano molti cambiamenti sociali, spesso sgradevoli, ma segno dei tempi, anche la sua fotografia di riferimento dovrebbe tradurre questi cambiamenti in immagini, come testimonianza.

user213929
avatar
inviato il 23 Novembre 2021 ore 2:23

Esempio : www.juzaphoto.com/galleria.php?t=4101004&srt=data&show2=1&l=it

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 2:38

Il linguaggio.
Ogni forma espressiva ( Arte? ) ha il proprio. Ma esistono due tipi di linguaggio: uno ha l'inyento di comunicare e cerca di assicurarsi l'intellegibilità; l'altro non se ne interessa e tende a postulare soltanto ciò che l'Autore prova in se stesso, indipendentemente da chi legge/guarda/ascolta, si tratta, come si suol dire, di uno 'sfogatoio'. Legittimo, intendiamoci.
Mi rifaccio ( perdonate la citazione autobiografica, ma è funzionale al discorso ) alla mia esperienza professionale. Ho fatto, di mestiere, il musicista, ovvero ho suonato il violino e, poi, la viola per 40 anni in un'orchestra lirico-sinfonica, in orchestra da camera, in quartetto, trio, quintetto, ecc. Vi assicuro che ho avuto modo di suonare di tutto, da Vivaldi a Stockhausen, da Bach a Luigi Nono, da Rossini a Wagner...E ho maturato una riflessione: o si 'capisce' o non si 'capisce'. Il pubblico, alla fine, percepisce ciò che vale, ciò che è destinato a restare e ciò che, invece, dura un sol giorno e poi viene dimenticato.
Credo che lo stesso valga per la Fotograifa, dato che ne stiamo parlando.
Che cosa rimane? Ciò che è chiaro, ciò che parla la lingua universale, ciò che, quando guardo, risuona in me perché è essenzialmente UMANO, anzi umanistico. Si può essere attuali e comunicativi anche parlando chiaro, innovativi anche con una sintassi già utilizzata. Il classico ' 'o famo strano' implode in se stesso e non lascia il segno, anche per un fotoamatore semplice e poco smaliziato. Lo sperimentale resta sperimentale fino a quando non viene accolto e compreso dallo sguardo di una persona comune. Feininger dice che ilprimo requisito di una foto che funziona è la sua leggibilità inequivocabile.
Voglio dire che, chi sa, sa anche dire. Chi non ha niente dentro, camuffa i balbettii sconclusionati con una cortina fumogena di inutili astrusità atteggiate.
Scusate la prolissità.


Scusami se te lo dico, ma si vede che hai fatto il musicista di mestiere Sorriso
Senza voler intavolare un discorso a parte (che richiederebbe un altro topic), stai dicendo che qualunque forma artistica deve raggiungere un linguaggio universalmente intelligibile per "restare". E fin qui ok (anche se è chiaro che le cose che restano sono determinate anche da fattori concomitanti, non semplicemente -e non per forza- dal valore o dall'intelligibilità della "cosa in sé"). Ma evidenziarlo come se fosse necessariamente un pregio e dire sostanzialmente che chi fa ricerca disinteressata ai consensi di massa rimane intrappolato nei suoi sperimentalismi astrusi senza sbocco, è un ragionamento pericoloso.
Dovremmo buttare nel cesso tutta quell'arte che non si presta all'accessibilità e all'immediatezza?
Quando un linguaggio viene inglobato sul piano sociale bisogna ricercare altrove, altrimenti non scuote più niente ma si tende solo a consolidare concetti e mentalità che invece l'arte dovrebbe minare, se non vuol diventare qualcosa di consolatorio e accomodante. Tu che che hai suonato contemporanea per tanti anni lo saprai benissimo quanta gente va a sentire i classiconi tipo Bach, Mozart, Vivaldi ecc. con l'atteggiamento del parvenu che sa già cosa vuole sentire e magari se ascoltano (anche solo) uno Stockhausen già fanno più fatica (e siamo nel 2021...).
Ovviamente ci sono i problemi e le contraddizioni inerenti alla questione linguaggio, ma forse non è il caso di dilungarsi...

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 6:07

"Dovremmo buttare nel cesso tutta quell'arte che non si presta all'accessibilità e all'immediatezza?"... assolutamente no, semplicemente non si è ancora pronti per comprenderla. Se davvero è arte prima o poi qualcuno la porterà alla luce.

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 6:24

"le strade delle nostre città raccontano molti cambiamenti sociali" per questo la si può raccontare all'infinito. Si tratta semplicemente di immortalare dei frammenti di vita quotidiana è lo si può fare in tanti modi.

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 7:10

il dilemma non è tra innovazione e rispetto delle regole, e neanche tra rappresentazione del mondo interiore o rappresentazione del mondo esteriore, ma il problema è avere qualcosa da dire in fotografia.
Se si intende la fotografia come mero esercizio ricreativo, tipo fare trekking, andare a pesca o andare in bici, è bello andare in strada, scattare mille foto e trovarne dieci decenti e un paio "wow". Se si intende la fotografia come espressione personale forse questa impostazione è un po' limitante e rischia di produrre nell'osservatore noia e rifiuto. A meno che l'osservatore non sia a sua volta un fotografo, interessato più all'estetica dell'immagine che ha davanti e ai trucchetti che al contenuto.

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 8:42

@Rombro: da cosa si vede che ho fatto il musicista di mestiere? Non conosco solo le note e il pentagramma. La laurea in lettere classiche mi ha fornito qualche strumento per organizzare un pensiero compiuto.
Ma non è questo il punto.
Chi nega la doverosa legittimità della sperimentazione?? Non io di certo.
Temo tu abbia frainteso buona parte di ciò che ho scritto, ma resto a disposizione per chiarire.

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 9:10

Complimenti Paolo. Trovo molto costruttivo il tuo dialogare. Domandi, proponi, ascolti. È l'approccio più aperto per un dialogo. Un tempo un grande giornalista disse un'iperbole, se vogliamo un ossimoro anche ma in parte reale e divertente: gli uomini intelligenti fanno domande, gli ignoranti danno le risposte...

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 9:11

La storia dell'arte è sempre stata e sarà sempre un percorso continuo e incessante di innovazione. Ma la storia stessa poi decreta sempre chi nell'innovazione è stato un artista, chi ha avuto qualcosa da dire espressivamente oppure no

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 9:12

Paolo, non so…
Sono d'accordo sulla "universalità" dei capolavori. Non vorrei però che passasse la convinzione che vale solo ciò che "è compreso da tutti".
Perché questo genera omologazione dei prodotti "artistici" mentre si sa che in ogni campo dell'arte ci sono state figure che hanno anticipato una visione del mondo che è stata compresa da (quasi) tutti solo molto tempo dopo.

user33434
avatar
inviato il 23 Novembre 2021 ore 9:18

esistono due tipi di linguaggio: uno ha l'inyento di comunicare e cerca di assicurarsi l'intellegibilità; l'altro non se ne interessa e tende a postulare soltanto ciò che l'Autore prova in se stesso, indipendentemente da chi legge/guarda/ascolta, si tratta, come si suol dire, di uno 'sfogatoio'. Legittimo, intendiamoci.
Mi rifaccio ( perdonate la citazione autobiografica, ma è funzionale al discorso ) alla mia esperienza professionale. Ho fatto, di mestiere, il musicista, ovvero ho suonato il violino e, poi, la viola per 40 anni in un'orchestra lirico-sinfonica, in orchestra da camera, in quartetto, trio, quintetto, ecc. Vi assicuro che ho avuto modo di suonare di tutto, da Vivaldi a Stockhausen, da Bach a Luigi Nono, da Rossini a Wagner...E ho maturato una riflessione: o si 'capisce' o non si 'capisce'. Il pubblico, alla fine, percepisce ciò che vale, ciò che è destinato a restare e ciò che, invece, dura un sol giorno e poi viene dimenticato.
Credo che lo stesso valga per la Fotograifa, dato che ne stiamo parlando.
Che cosa rimane? Ciò che è chiaro, ciò che parla la lingua universale, ciò che, quando guardo, risuona in me perché è essenzialmente UMANO, anzi umanistico. Si può essere attuali e comunicativi anche parlando chiaro, innovativi anche con una sintassi già utilizzata. Il classico ' 'o famo strano' implode in se stesso e non lascia il segno, anche per un fotoamatore semplice e poco smaliziato. Lo sperimentale resta sperimentale fino a quando non viene accolto e compreso dallo sguardo di una persona comune. Feininger dice che ilprimo requisito di una foto che funziona è la sua leggibilità inequivocabile.

Anche io musicista, stessa famiglia ma al registro più distante dal tuo, ho lavorato poco in formazioni con repertorio classico/barocco nonostante sia la mia formazione e mi sono orientato maggiormente verso il mondo della musica jazz. Condivido in pieno ciò che hai scritto e con tutto il rispetto che si deve alle avanguardie e alle sperimentazioni, soprattutto dal punto di vista storico, credo che nel 2021 possano essere guardate con la dovuta distanza.

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 9:19

Visto che le strade delle nostre città raccontano molti cambiamenti sociali, spesso sgradevoli, ma segno dei tempi, anche la sua fotografia di riferimento dovrebbe tradurre questi cambiamenti in immagini, come testimonianza.

Antonio, qui tu poni il tema dell'utilità della fotografia (e di ogni espressione artistica) al di là del suo valore estetico.
Può (e deve) l'arte contribuire ad un'evoluzione umana e sociale? È un argomento che per me ha una grande importanza.
Ma credo che oggi abbia poco seguito…

avatarsenior
inviato il 23 Novembre 2021 ore 9:23

@Ale: la leggibilità è una cosa; la comprensibilità è altro. Io parlo di leggibilità chiara. Certo che la comprensibilità può arrivare dopo, o non arrivare mai completamente: pensiamo a grandi capolavori; chi può dire di averli sondati fino in fondo? Forse la loro grandezza sta nella loro inesauribilita'.
Per me l' ideale sarebbe una produzione compresa e gustate da tutti, perché questo significherebbe che tutti sono istruiti ed educati al bello e al vero. Ma è un' utopia.

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