| inviato il 13 Giugno 2020 ore 23:18
Kondor....... sostituire il cielo è un inganno per chi guarda la foto e pensa che sia stata fatta da te e ti fa i complimenti A meno che non sia una elaborazione grafica per una pubblicità. |
| inviato il 13 Giugno 2020 ore 23:21
@RobertMarc capisco, no allora se si intende un cielo non tuo, concordo, è un inganno bello e buono |
| inviato il 13 Giugno 2020 ore 23:27
Ma io parlo in generale per sdrammatizzare, questa settimana sono stato occupato e ho seguito pochissimo il gioco e non ho letto quasi niente e quel poco che ho letto mi ha fatto passare la voglia di leggere il resto quindi non so neanche che è successo esattamente e neanche lo voglio sapere posso solo dire che una tale tensione non s'è mai vista nel gioco PP.....allora sempre per sdrammatizzare mi domando se è a causa della luna piena, dello stress accumulato durante il confinamento o chissa cos'altro....speriamo che passa e la concordia riviene.....e dire che fino adesso è sempre stato un'oasi di pace, tolleranza e fruttuosi scambi d'opinione.... |
| inviato il 13 Giugno 2020 ore 23:33
Voto per la luna piena |
| inviato il 13 Giugno 2020 ore 23:36
“ Volevo sapere, se ne avete voglia, i vostri pareri, la vostra linea di pensiero, come siete arrivati a preferire reale o irreale, o un equilibrio tra i due... „ Io parto dal presupposto che ci sia una linea continua senza interruzione fra l'idea del risultato, lo scatto, la postproduzione, la presentazione, la valutazione del risultato (è coerente all'idea iniziale?). Questo è quello che a mio modesto parere deve fare il fotografo, agendo di conseguenza coerentemente nei vari passaggi, che sono tutti collegati e contribuiscono al risultato finale. Personalmente, se in generale faccio sicuramente parte di chi propende per il realismo, mi capita non raramente di voler spingere pesantemente la post in certi miei scatti. Dipende dal soggetto e dal risultato a cui miro. Non cerco di far sì che le mie foto si "assomiglino tutte" o "siano riconducibili con certezza a me". Preferisco di gran lunga saper adattare stile e soluzioni visive alle necessità narrative che devo affrontare. Qui nel GPP però è tutto diverso.... Perché noi interveniamo "a metà strada", quando lo scatto è già fatto, sapendo poco o nulla delle originali intenzioni dell'autore. E' chiaro quindi che ogni interpretazione non può che essere soggettiva. E' un po' come tuffarsi dal trampolino nel buio... La piscina sarà piena...? La cosa interessante di questo gioco, sia da giudice sia da partecipante, sta a mio parere nel vedere la varietà delle interpretazioni a partire dallo stesso pugno di pixel. Se tutte le interpretazioni sono soggettive, lo sono altrettanto i giudizi. Questo proprio perché siamo fuori da una catena coerente idea-scatto-post-valutazione, che permetterebbe di avere un metro per giudicare la riuscita o meno di un'elaborazione. E' quindi molto ingenuo affermare nel nostro contesto che una post è giusta e una è sbagliata. Al massimo posso dire: questa a me piace e questa no. Ognuno vada dove lo porta la sua sensibilità. |
| inviato il 13 Giugno 2020 ore 23:52
@Ale Z molto interessante... Vista così mi piace e quindi in realtà è semplice: tutto dipende dall'idea che ho prima di scattare e se il risultato finale rispecchia quell'idea. Grazie |
| inviato il 14 Giugno 2020 ore 6:29
questo è solo un gioco (tra l'altro non vale la pena incazzarsi) che comporta la postproduzione di un'immagine non scattata e non sentita da noi, per cui si possono anche stravolgere i colori, mettere pupazzi, cornici e quant'altro o "seguire l'emozione". Ma se uno poco poco volesse proporre in un ambito professionale o comunque serio una foto postprodotta in maniera giocosa imparerebbe la lezione a forza di porte sui denti. Partiamo da una banalità: nella postproduzione il risultato finale non può mai essere esattamente uguale alla scena ripresa, su questo non ci piove. Però secondo me deve cercare di avvicinarsi. Perché? Perché la riuscita di una fotografia si basa su una serie di indizi che innescano reazioni nello spettatore: tra di esse l'emotività gioca un ruolo, ma è fondamentale anche la fiducia che quella foto sia credibile, che il fotografo non ti stia rifilando il pacco. Ogni tanto postproduco con quelle piccole "deviazioni" che vengono normalmente concesse, tolgo la cartaccia, tolgo il palo, tolgo la persona fuori posto. Eppure queste elaborazioni, magari durate ore di lavoro, le scarto sempre. Non funzionano, si vede che sono finte, non trasmettono quanto le foto non elaborate: e non solo a me, anche a gli altri che vedono le foto, anche se non si accorgono di niente. Invece le foto che funzionano sono quasi sempre quelle in cui la geometria della composizione, la luce presente e il mood emotivo dell'immagine vanno a braccetto. E' per questo che non mi piace fare diventare diurna una foto notturna o aprire eccessivamente le ombre o stravolgere le luci o i colori. E così riesco bene o male a portare a casa un risultato accettabile. E imparo anche a riconoscere le situazioni, la luce e il momento, e a non fotografare se non c'è la foto o se c'è una luce che non mi piace e che richiederebbe ore di aggiustamenti in camera chiara che stravolgerebbero totalmente il senso emotivo e luminoso del momento. In questo modo ho solo il problema di riconoscere la situazione fotografica, senza che mi si aggiunga anche l'altro enorme problema di come interpretarla in postproduzione. La foto di Giuseppe è esemplare in questo senso. Sono stato criticato per aver aperto il cielo, e per carità, ci può stare. Il problema è che quel cielo né Giuseppe né nessuno di noi fosse stato lì in quel momento lo avrebbe visto rosso vermiglio, perché per quel colore sarebbero servite delle condizioni meteo più estreme (né tantomeno nessuno avrebbe visto il suolo chiaro). Nella velocità di fruizione del web il cielo "vero" non attrae, non porta like, mentre il cielo supercaricato, sottoesposto, magari con nuvoloni aggiunti porta consensi: ricordo un memorabile thread qui su juza sul perché i cieli bianchi risultassero poco interessanti, come ricordo i peana per luminar che consente con un click di cambiare cielo. Io credo che un fotografo non si possa rassegnare all'idea che le propria foto, belle o brutte che siano, possano essere viste e giudicate in un istante, consumate nell'attimo di un like o di una condivisione che non lascia alcuna traccia, neanche nella memoria di chi lo mette. Questo è quello che vale per me: poi ogni persona e ogni contesto sociale si dà le proprie regole. Ma quello che può andare bene nel gioco PP di Juza o in un circolo fotografico di periferia potrebbe non andare bene per l'editor di una rivista o per un cliente sofisticato che fiuta la cialtronata. |
| inviato il 14 Giugno 2020 ore 8:23
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| inviato il 14 Giugno 2020 ore 9:27
Quoto Alez condivido in toto |
| inviato il 14 Giugno 2020 ore 9:54
@MarcoP hai centrato il punto, in ambito professionale le foto devono già essere buone. Fermo restando il concetto di "buona foto" in maniera elementare e cioè non può essere mal esposta o sfocata o avere uno sfondo sbagliato nel caso di scontorno etc. Insomma non è che il post producer deve morire perché tu fotografo hai "sbagliato" lo scatto ma vuoi usare proprio quella. Vai a rifarla e basta. Prima però deve essere accordato dove vogliamo arrivare ed è quella la parte davvero difficile . Forse lo scatto del dilettante, termine inteso in senso positivo eh, può essere così, di passaggio, tanto per provare, vedo un tramonto e faccio lo scatto. Il fotoamatore evoluto paesaggista o il professionista in questo caso si sarebbe armato di filtri digradanti, avrebbe fatto un hdr oppure una serie di scatti a fuoco controllato. Tornando a questa immagine, benedetta immagine, dal basso della mia esperienza, poca e difettata, l'unico che può dire qualcosa su ciò che ha realmente visto, tace, deve tacere e sorride sotto i baffi (ce li hai i baffi Giusé? ). Ma per cortesia non ergiamoci giudici quando non è il nostro turno. Se vogliamo dire la nostra opinione, andiamo nella galleria apposita ed esprimiamola, altrimenti stappiamo una birretta o un buon chianti e godiamo della bella compagnia che siamo. |
| inviato il 14 Giugno 2020 ore 9:55
“ ma è fondamentale anche la fiducia che quella foto sia credibile, che il fotografo non ti stia rifilando il pacco. „ Questo riconduce ad un interminabile dibattito mai concluso, fatto in sedi ben più accreditate di un forum amatoriale, su quanto sia ammissibile spingere la postproduzione in fotografie che devono "raccontare un fatto accaduto". Al di là del divieto assoluto di togliere/aggiungere qualcosa, presente nelle linee guida di tutte le grandi agenzie e nei regolamenti dei concorsi internazionali, c'è anche molta discussione sul limite da rispettare nella semplice applicazione di contrasto, saturazione e clarity, la cui forzatura (criticatissima e ridicolizzata) è una delle scorciatoie più banali per arrivare al risultato "di successo". Cfr: nppa.org/node/35533 |
| inviato il 14 Giugno 2020 ore 9:57
“ Pure io quoto AleZ, non ho letto cos'a scritto ma come siamo spesso d'accordo gli faccio fiducia a occhi chiusi „ Grazie. Ti offro da bere. |
| inviato il 14 Giugno 2020 ore 10:07
“ Ma per cortesia non ergiamoci giudici quando non è il nostro turno. „ Stra-condivido.... |
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