| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 9:38
“ Ed è una opportunità che di rado ad un fotoamatore, per quanto evoluto, è offerta. „ Questo lo condivido appieno. È anche per questo che la conclusione del ragionamento di Smargiassi quotato sopra la trovo ... un po' troppo dogmatica, francamente. Troppo consequenziale, troppo "forzatamente logica", per come è esposta. Quello con cui concordo e che può spesso esser vero è che il dilettante punti alla "emozione facile", ma ci sono delle volte in cui ci sta proprio bene un certo "effetto" (che sia il tipo di post, la composizione o il soggetto stesso), anzi a volte ho visto commentare anche qui su Juza in giro per le gallerie che una certa foto "richiedesse" proprio un certo tipo di composizione (verticale piuttosto che orizzontale, ad es.) o un certo tipo di post. E non è che per questo la foto diventa kitsch automaticamente, ecco. |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 9:50
Giuste considerazion mi pare, Loiety. “ Da una parte delle volte la foto ad effetto, diciamo puramente grafico ed estetico od emozionale, risulta essere necessaria, credo anche per chi questa attività la fa per lavoro. „ In effetti Smargiassi parla del dilettante, perché ove ci sia necessità le logiche possono essere del tutto differenti, e giustamente, è spesso più naturale parlare di marketing. Solitamente il gusto medio di specifici target è molto distante se non opposto da quello di un appassionato (in ogni campo più o meno) o di un "addetto ai lavori", e se vuoi vendere, devi essere convincente per il tuo target. Anche questo ha le sue eccezioni, ma solitamente una foto che ha natura commerciale è buona prima di tutto se vende e soddisfa committente e cliente finale. Poi (e questa se ben capisco è la seconda parte del tuo ragionamento), può esserci un kitsch (o scegliamo la parola che vogliamo) perseguito intenzionalmente, con una chiara idea comunicativa e concettuale, che può essere tutt'altro che mediocre. E Smargiassi per primo lo esclude subito dal ragionamento che fa seguire, come è giusto che sia Proprio per evitare gli assolutismi, vale la pena di ricordare ancora che quello di Smargiassi appare come un ragionamento di principio. E che traducendolo in pratica va tarato caso per caso, come ogni principio. |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 9:52
“ ...per questo che la conclusione del ragionamento di Smargiassi quotato sopra la trovo ... un po' troppo dogmatica... „ Cosa in specifico, Blackbird? |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 10:02
Mi sono espresso da cane, lo so! È solo che mi torna poco la conclusione di quella catena di "quindi -> quindi -> quindi", è quella che trovo un po' forzata... Lui se ho capito bene sostiene: "il dilettante cerca l'emozione a tutti i costi, sennò per lui una foto non è una foto, e per farlo ci infila sempre quegli effetti che secondo lui dovrebbero dare quell'emozione". Ecco, questa è la cosa che penso sia eccessivamente dogmatica (ripeto, sempre se ho capito bene quel che intende). |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 10:14
Ah, ho capito il riferimento Blackbird. Letta alla lettera sono d'accordo con te: dire "il dilettante cerca" lascia intendere che ci si riferisca a tutti, sempre e dovunque (cosa di per sé implausibile), dire che "ci infila sempre quegli effetti che secondo lui..." idem, significa tutti e tutte le volte, sempre. E' chiaro che siamo nel terreno della generalizzazione e che, presa letteralmente, la cosa non può essere che in assoluto contestabile. Come tutte le generalizzazioni del resto: "i negozianti fanno...", "i notai sono...." e via così. Noam Chomsky se non erro c'ha fatto un trattato su questo Tuttavia (parere mio ovviamente) nel contesto complessivo, leggendo cioè tutto l'articolo e inquadrandolo un minimo nello stato di cose che ci si presenta, usando magari un minimo di filtro, io credo riesca a rendere un'idea che sbagliata assolutamente non è. |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 10:16
Teniamo presente che per il dilettante la fotografia è anche divertimento, è quindi abbastanza logico che si focalizzi fondamentalmente sull'emozione (e sulla foto ricordo), altrimenti la sua produzione vedrebbe un drastico calo e, in proporzione, anche un calo del divertimento. Lo sperimento in continuazione quando esco con la fotocamera nello zaino: al rientro opero una selezione già "spietata", ma qualcosa salvo sempre e mi rendo conto che gran parte di questo materiale non ha una valenza maggiore dei palchi di cervo e capriolo che i tanti cacciatori di zona appendono sulle pareti del soggiorno. |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 10:18
Vero. Poi dopo aver scritto (sempre dopo, sempre! ) ho riletto tutto in fila l'articolo ed effettivamente il senso che pare volergli dare è diverso, più blando... e meno estremista! Che ci vuoi fare, è il potere dell'estrapolare parti dal testo! Porta quasi sempre a travisare! (però se ci pensi è lo stesso identico potere che ha... il fotografare! Estrarre un fotogramma dal mondo che ci sta intorno, escludendo quello che c'è fuori da quel fotogramma! ) EDIT@ Daniele “ per il dilettante la fotografia è anche divertimento, è quindi abbastanza logico che si focalizzi fondamentalmente sull'emozione „ E anche su questo è difficile non essere d'accordo! |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 10:26
“ Teniamo presente che per il dilettante la fotografia è anche divertimento, è quindi abbastanza logico che si focalizzi fondamentalmente sull'emozione (e sulla foto ricordo), altrimenti la sua produzione vedrebbe un drastico calo e, in proporzione, anche un calo del divertimento. „ Per una volta non sono d'accordo Daniele O meglio, hai ragione se si da per socntata una cosa: ovvero cosa vuol dire divertimento. Che il dilettante voglia divertirsi è giusto, sano, sacrosanto. Ma lo scenario sociale e culturale cambia parecchio (in molte persone) l'idea di cosa divertimento possa essere. Ti faccio un esmpio concreto: quando io ho cominciato, la curiosità maggiore era probabilmente nella luce. Smanettare facendomi prestare qualche obsoleta lampada da studio, improvvisare fondali, scoprire le ombre... Mi divertivo così. E certamente dipendeva dalle influenze che ricevevo, dagli input che sentivo nell'aria (o pià semplicemente che arrivavano da amici e riviste). Dubito fosse una scelta del tutto libera e mia. Quindi, pensiero personale, fare le cose per divertimento se si tratta di un hobby è naturale. Definire poi cosa possa essere il divertimento è altra cosa. Così come, d'altro canto, palesare certe "ambizioni" pubbliche dice anche che oltre al divertimento si vuole qualcosa di più, e la si vuole dall'esterno |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 10:27
“ però se ci pensi è lo stesso identico potere che ha... il fotografare „ Considerazione acuta, che meriterebbe un topic ad hoc |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 10:29
La fotografia è anche divertimento, è quindi abbastanza logico che si focalizzi fondamentalmente sull'emozione (e sulla foto ricordo) In effetti questa osservazione è essenziale e la dobbiamo ricordare sempre, che dovrebbe renderci molto più morbidi e usare molto di più i toni di grigio nell'esprimere giudizi. |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 11:53
Mentre l'arte invece...... ? |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 12:02
Ma vedi Francesco, il fatto è che dilettante, in qualunque campo, è un termine che contiene per sua natura una quantità di sfumature molto maggiore che non artista o professionista; ti faccio un esempio che mi è molto vicino: il collezionismo di minerali. Tra i collezionisti ci trovi quelli a cui piace indagare l'oggetto della propria passione fino a farsi una cultura quasi scientifica (con quella passione io sono arrivato persino a lavorare come Tecnico di laboratorio scientifico in un museo geologico, nonostante una Laurea in Architettura), ma ci trovi anche quelli che si fermano, legittimamente, all'ammirazione della bellezza di forme e colori degli oggetti che si trovano in mano; anzi, spesso sono i secondi quelli che mettono in piedi le collezioni più appariscenti e appaganti dal punto di vista di un'estetica unicamente visiva (secondo il pensiero di Duchamp ). Prima o poi, però, entrambe le categorie sentiranno il bisogno di mostrare la propria collezione ad altri, e qui ti do ragione sul fatto che oltre al divertimento si vuole qualcosa di più, ma mentre il collezionista può scegliere chi invitare a casa propria per vedere e parlare di quella collezione, quindi può mantenere la cosa tra persone che hanno la medesima visione e livello di fruizione, il fotografo attualmente non può che ricorrere alla pubblicazione delle sue immagini su quelle stesse piattaforme che vengono visitate anche da chi ha una visione diametralmente opposta alla sua. Ne consegue che anche se il suo intento non è quello di mettersi sul medesimo piano dell'artista vero, lascierà sempre e comunque questo dubbio nell'osservatore. E qui personalizzo il problema; io sono un sostenitore dell'idea di Duchamp secondo cui l'artista dovrebbe cercare un'estetica che non sia puramente visiva, ma che arrivi anche alla mente, che provochi qualcosa di più di una semplice emozione. Ora io so di non essere capace di usare il linguaggio fotografico in modo così profondo, e non mi passa per l'anticamera del cervello di credermi artista, però pubblico alcune mie foto sul medesimo sito dove pubblicano personaggi che a padroneggiare quel linguaggio ci riescono eccome. Ogni volta mi chiedo: la pubblico ugualmente questa foto? I primi tempi pubblicavo più frequentemente; sapevo di avere carenze tecniche e speravo di ricevere (e li ho ricevuti) quei giudizi e quei confronti che mi aiutassero a migliorare almeno da quel punto di vista, ma nell'ultimo anno e mezzo ho iniziato a diradare le pubblicazioni proprio perché mi sembra di essere nella posizione di insinuare quel dubbio di cui sopra. Che faccio, smetto di pubblicare foto? Non è una domanda retorica, è quella che mi sto facendo seriamente da tempo; d'altra parte ritengo che piattaforme più social vedano un uso tipicamente "discorsivo" delle immagini, per raccontarsi fatti quotidiani, e non è nemmeno questo il mio intento: che faccio? Insomma, la posizione del fotoamatore che sa di non essere un artista o un narratore, ma che non è nemmeno uno che usa la fotografia per dire agli amici di essere appena tornato dal supermercato, non è una posizione facile. |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 12:08
“ Mentre l'arte invece...... ? „ Riferito a cosa Alessandro? |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 12:22
“ Ma vedi Francesco, il fatto è che dilettante, in qualunque campo, è un termine che contiene per sua natura una quantità di sfumature molto maggiore che non artista o professionista „ Certamente Daniele. E per questo anche in questo topic si è ripetuto molte volte che, dato un principio, poi ci sono le cose specifiche, che hanno sfumature. Tuttavia mi pare che la figura indicata da Smargiassi abbia un connotato sufficientemente specifico. Io probabilmente sarò troppo semplice, ma penso che un tizio appassionato di ceramica ci metta passione e impegno, per arrivare a fare qualcosa di buono. Ognuno a modo suo, mettiamoci pure mille e mille variabili. Ma fa qualcosa e possiamo immaginare che trae soddisfazione dal farla bene. Se poi gli basta farla a capocchia fatti suoi, è chiaro. Chi dice niente? Basta che non si aspetti che qualcuno esperto gli dica "che bravo ceramicaro che sei". Tutto torna, sempre. Immagino che un appassionato, quando gli arrivano pareri da chi è esperto, "ne sa", ha qualche titolo minimo, è normale che li vagli e, nel caso e se pensa ne valga la pena, li faccia suoi. Di questo si parla. Quando ero giovane, fotografi "bravi" mi suggerivano delle cose, e non era necessario spaccare il capello in quattro: a volte erano oro, altre volte non lo erano. A volte le fonti erano fortemente ispiratrici altre no. Credo sia normale nella vita. Ma ripeto, come punto fermo io terrei il fatto che immagino che un appassionato, tanto più se partecipa a contest, firma le foto e quant'altro, abbia voglia di "far bene". E pur senza prendere per oro colato tutto, farebbe bene a essere permeabile alle idee, che magari qualcosa che meriti attenzione qua e là c'è. Mentre mi pare che molto spesso la chiusura a riccio prevalga. Poi vogliamo ribadire che ognuno è libero e fa quello che vuole? Si. Possiamo farne conseguire che ognuno, altrettanto, può trovare kitsch un certo modo di fare fotografia? Pure. |
| inviato il 13 Gennaio 2020 ore 12:37
Beh, io stesso ho nelle mie gallerie immagini che riterrei kitsch se dovessi presentarle in qualche veste più concreta; in fondo erano esercizi per capire approcci particolari (vedi Marc Adamus), anzi, mi meraviglia il fatto che siano tuttora tra le mie immagini più visualizzate e con i maggiori consensi. Poi però, ognuno deve anche percepire il proprio limite, che prima o poi si manifesta indipendentemente dagli input che riceve e che nel tempo ha fatto suoi |
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