| inviato il 07 Marzo 2019 ore 16:28
@Ettore Perazzetta: “ Allora non sarò mai un artista, perchè son convinto che il mondo possa far benissimo a meno delle mie "comunicazioni compulsive". IMHO. „ Il "mondo" non ha bisogno di nessuno, ma tutti possono dare un piccolo contributo in qualche ambito, fotografia compresa. |
| inviato il 07 Marzo 2019 ore 16:39
“ Detto altrimenti: come cercate voi di raggiungere il "vostro stile" fotografico? „ Probabilmente questa domanda andrebbe collegata a tutti i discorsi sull'importanza o meno di avere un progetto; in effetti, se è facile vedere unitarietà all'interno di un progetto (sempre parlando di autori di un certo peso), è più difficile percepire il medesimo stile in progetti diversi dello stesso autore. Trovo che sia vero che la fotografia concede alla reale natura del soggetto più spazio di quanto le venga concesso da altre forme artistiche; l'astrazione pura in fotografia non è possibile, se non fotografando un quadro astratto, ma allora stiamo facendo un'interpretazione o semplice documentazione? L'interpretazione da parte del fotografo assume spesso i connotati di un dialogo col soggetto inquadrato, più che non quelli di un monologo in cui è il solo autore a raccontare; però anche proporre un dialogo sensato e ben riuscito è tutt'altro che facile, altrimenti saremmo tutti ottimi conduttori televisivi |
| inviato il 07 Marzo 2019 ore 16:54
“ Invece voglio porre un accento sul termine ossessione declinato in modo positivo. Da una ossessione può nascere un forte stile personale. Anzi credo che tutti i grandi artisti sono ossessionati dal loro lavoro. „ Tutti-tutti non saprei, però molti, forse la maggior parte, lo sono di sicuro. Poi non in tutti il dato autobiografico ed emotivo è immediatamente percepibile nella propria opera; anzi quella di alcuni è caratterizzata proprio da questo distacco. Tra i pittori del '900 un esempio particolarmente significativo è rappresentato da Piet Mondrian*. Ovviamente il discorso sarebbe molto più ampio e si dovrebbe considerare il background di questo artista e in particolare l'influenza della Teosofia su di lui e altri artisti olandesi orbitanti intorno al gruppo "De Stijl". Ma comunque è evidente il suo distacco dal fattore emotivo. Sarebbe però errato affermare che Monrian non fosse "ossessionato dal suo lavoro", anzi la sua biografia ci dimostra che gli ha dedicato l'intera sua esistenza. Se dobbiamo considerare un artista del Rinascimento, direi che Piero della Francesca è particolarmente rappresentativo quale esempio di trascendenza da ogni immediatezza emotiva. Su ciò Bernard Berenson ha scritto pagine memorabili: appuntidistoriadellarte.blogspot.com/2014/02/berenson-piero-e-larte-no * Se la memoria non mi inganna, un tempo Filiberto aveva un suo quadro come avatar. |
user39791 | inviato il 07 Marzo 2019 ore 17:18
Che memoria Roberto. Mondrian è uno dei miei artisti preferiti. Ti cito una sua frase. Cosa voglio esprimere con la mia opera? Niente di diverso da quello che ogni artista cerca: raggiungere l'armonia tramite l'equilibrio dei rapporti fra le linee, colori e superfici. Solo in modo più nitido e forte. Se questa non è un'ossessione cosa mai può essere. |
| inviato il 07 Marzo 2019 ore 17:19
Io alle superiori avevo il prof di Disegno Tecnico che ci faceva fare le campiture di motivi a piastrelle alla Piet Mondrian! Che ricordi mi avete fatto tirar fuori! Fine OT :) |
| inviato il 07 Marzo 2019 ore 17:30
Forse ho le idee non molto chiare ma faccio distinzione tra insegnamento è critico d'arte. |
| inviato il 07 Marzo 2019 ore 17:36
Non so se Crewdson possa considerarsi un esempio di ossessione nell'accezione proposta da Filiberto. Certamente è un 'visionario', un attento regista per la teatralità della sua Fotografia. ( Ossessione; dal latino ob-sidere, stare seduto accanto a qualcuno in modo da isolarlo dagli altri ) Per me ossessione è un'inesauribile sete di perseguire un obiettivo ( anche positivo ), che però diventa totalizzante. Ad alti livelli artistici può essere un obiettivo complesso, di ampio respiro, niente a che fare con, ad es. "non accetto che nelle mie foto i tagli lascino gli angoli senza i vertici completi" o pignolerie del genere. Ossessione è: non avrò pace fino a quando non avrò raggiunto quella chiarezza espressiva che mi permette di dire ciò che veramente ho in mente e in animo. |
| inviato il 07 Marzo 2019 ore 17:51
"Forse ho le idee non molto chiare ma faccio distinzione tra insegnamento e critico d'arte". Lo penso anch'io.... |
| inviato il 07 Marzo 2019 ore 17:56
“ Ti cito una sua frase. Cosa voglio esprimere con la mia opera? Niente di diverso da quello che ogni artista cerca: raggiungere l'armonia tramite l'equilibrio dei rapporti fra le linee, colori e superfici. Solo in modo più nitido e forte. Se questa non è un'ossessione cosa mai può essere. „ Ottima citazione che inquadra molto bene la poetica di Mondrian. A questo punto racconto un anedoto su di lui, che ho sentito in un documentario su Jackson Pollock che viene periodicamente ritrasmesso su Sky Arte. Siamo a New York ai primi anni '40 e Peggy Guggenheim si reca per la prima volta nell'apartamento-studio di Pollock accompagnata da Mondrian, che si era stabilito in questa città nel 1940 e vi sarebbe morto di polmonite ne '44, dopo aver dipinto i suoi memorabili quadri della serie "boogie-woogie". La Peggy guarda i dipinti in silenzio, poi uscita dalla casa, parlando con Mondrian, li definisce "scarabocchi". Mondrian e Pollock avevano in comune solo il fatto di essere astrattisti, per il resto difficile immaginare due personalità artistiche (e non solo artistiche) più antitetiche; riguardo allo stile compositivo ma soprattutto riguardo alla temperatura emotiva che si manifesta esplicitamente nelle opere di Pollock. Eppure Mondrian ribatte: "ma... sai Peggy... da molto tempo dei quadri non mi trasmettevano un'emozione così forte..." Peggy teneva in altissima considrazione il giudizio di Mondrian e quindi quelle parole le misero la pulce nell'orecchio riguardo agli "scarabocchi" che aveva appena visto. La successiva importanza della relazione tra Pollock e la Guggenheim e del patrocinio di costei per la corrente degli "espressionisti astratti" è storia nota. |
user39791 | inviato il 07 Marzo 2019 ore 18:54
@ Roberto come suol dirsi i casi della vita! @ Paolo ti cito un brano da una intervista a Crewdson, la sua ossessione (almeno quella che percepisco) è quella di cogliere l'alienazione che avvolge gli aspetti quotidiani della nostra vita. www.vogue.it/fotografia/interviste/2016/01/08/gregory-crewdson “ Da artista che ruolo ha l'ossessione e l'essere ossessivi? L'ossessione è il motore dell'intero processo. L'ossessione di scattare foto fa parte di ogni aspetto del processo, è l'unica ragione che lo spiega e giustifica. È la ricerca di qualcosa di leggermente rimosso, lontano da te „ |
user39791 | inviato il 07 Marzo 2019 ore 19:04
“ "Forse ho le idee non molto chiare ma faccio distinzione tra insegnamento e critico d'arte". Lo penso anch'io.... „ Fare il fotografo e fare il critico d'arte sono due mestieri diversi, come fare il musicista e il critico musicale. Questo non impedisce a nessuno dei due di usare una reflex o di suonare un violino. Però sono due campi ben distinti. Ci sono però molti fotografi famosi che si confrontati con la storia della fotografia, o comunque con argomenti di fotografia, a livello cattedratico. |
| inviato il 07 Marzo 2019 ore 20:24
“ Io invece credo che l'ossessione sia la malattia terminale dei grandi artistiMrGreen.... „ Ossessione è la parola chiave. Senza ossessione non esiste arte. |
| inviato il 07 Marzo 2019 ore 20:29
"Ci sono però molti fotografi famosi che si confrontati con la storia della fotografia, o comunque con argomenti di fotografia, a livello cattedratico."... sicuramente e non lo metto in dubbio (Oliviero Toscani ad esempio) ma resto sempre dall'idea che sono due cose separate. |
| inviato il 07 Marzo 2019 ore 22:18
Per ossessione possiamo anche intendere la spinta espressiva che diventa una ragione di vita e sicuramente è un elemento presente nella vita di molti artisti. Ma nelle pagine della Sontag si parla di un fenomeno più circoscritto che lei definisce "ossessione tematica", per la quale un fotografo che ad es. passasse tutta la sua vita a fotografare comignoli avrebbe uno stile facilmente riconoscibile, sempre che non ne esista un secondo che cerchi di fare la stessa cosa. Tempo fa mi ero divertito a fare un giochetto fotografico: raccoglievo quattro foto di soggetto simile, spesso era facile trovarne tre di uno stesso autore ed una quarta di un autore diverso e poi invitavo a trovare la foto dell'autore intruso (per dirla tutta baravo un po' perché delle tre foto dello stesso autore ne sceglievo una leggermente discordante dalle altre onde rendere più difficile individuare l'intruso). Questo esercizio era in certo qual modo volto a rendere ragione alle affermazioni della Sontag riguardanti lo stile. La questione dello stile è molto diversa invece in pittura dove c'è un segno manuale, quasi una firma, una grafia, a rendere più facile un'attribuzione . |
| inviato il 07 Marzo 2019 ore 22:46
Interessante questo 'giochetto', Andrea. Non è poi così superficiale, anzi ! E' vero che nel raccontare un medesimo soggetto ( variazioni sul tema ) c'è lo stile dell'autore e al tempo stesso c'è ogni tanto qualche 'dissonanza'. |
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