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Leggere una fotografia


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avatarsenior
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 14:13

Non pubblico le mie foto, come qualsiasi altra informazione su di me, per motivi di privacy. Non ho alcun account sui social network, e credo già di aver dato troppe indicazioni sul mio conto in questo forum.
Eeeek!!!
Sei un agente segreto? Cool Scusa se ti ho tirato in ballo! Cool

user158139
avatar
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 14:23

No, Fabrizio, non ho motivi specifici per mantenere riservata la mia identità. MrGreen

avatarjunior
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 15:14

Non sono d'accordo: vale per la fotografia ciò che vale per le altre arti figurative. La critica d'arte segue un approccio sistematico e strutturato, Terry Barrett ha dedicato una vita alla sistematizzazione della critica dell'arte contemporanea e i suoi scritti sono molto interessanti.


Anche in questo caso non sono d'accordo. Distinguerei l'aspetto edonistico o emotivo da quello culturale: comprendere un'opera d'arte (cosa significhi, quale sia lo scopo dell'autore, come l'abbia perseguito - da un punto di vista creativo e tecnico - e in quale misura l'abbia ottenuto) è questione diversa dal ricavarne piacere o emozioni. Esattamente come nel caso della musica che hai citato.


Sono perfettamente d'accordo.
Credo inoltre che la nostra società soffra di questo relativismo emozionale, per cui il valore di ogni espressione è perennemente incentrato su ciò che l'espressione artistica/politica/musicale ecc. suscita nel fruitore, a livello emozionale e edonistico.

Quante volte si sente, questo artista è molto bravo, ma non "mi trasmette nulla".

L'impianto culturale che può circondare un'opera è sempre molto relativizzato. Così come la necessaria cultura che è fondamentale possedere per poter giudicare alcunchè.

Io credo che viviamo in un tramonto del senso critico, che non significa giudicare negativamente un'opera , proprio come dice Berrett, quanto di saper vedere, cogliere, descrivere, contestualizzare.

Una società violentemente rapida ha deciso che per la "collettività" il relativisimo egocentrico è più "funzionale" serve meglio per non "rallentare".

Ciò che MI piace è BELLO, ciò che non MI piace è SPAZZATURA.
Ciò che è PER ME meglio è BUONO in generale.
Ciò che PER ME è peggio è CATTIVO in generale.

Come la Musica a mio parere è diventata intrattenimento musicale.
Così la Fotografia è divenuta sempre più immagine.






avatarsenior
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 15:32

"I sentimenti sono guide all'interpretazione
Le emozioni svolgono un ruolo centrale nell'interpretazione delle opere d'arte e nella comprensione del mondo. Riguardo alle emozioni nell'interpretazione dell'arte, afferma Goodman; "L'opera d'arte è catturata attraverso i sentimenti e attraverso i sensi. L'intorpidimento emotivo qui si disattiva definitivamente se non completamente come la cecità e la sordità ... l'emozione nell'esperienza estetica è un mezzo per discernere quali proprietà ed esperienze possiede." Non conoscendo né Terry Barrett né l'inglese mi avvalgo di quello che si scrive su Wikipedia, traducendolo cum grano salis col traduttore di google.
Detto ciò son d'accordo che per conoscere un'opera, non va isolata dal contesto della produzione dell'artista:
"L'approccio di Terry Barrett può essere riassunto da parole che sono al centro del titolo del suo libro: riflettere, domandare e rispondere. Riflettere su ciò che vede letteralmente e metaforicamente, basandosi su esperienze e conoscenze precedenti, costruisce per T. B. un'interpretazione che articola verbalmente - questa è la sua risposta all'opera d'arte."
per la "collettività" il relativisimo egocentrico è più "funzionale" serve meglio per non "rallentare".
D'accordo!

avatarsenior
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 15:43

Ora Boustrophedon tocca a te fornirci un link d'esempio (una foto) su cui possiamo ragionare, se vuoi. ;-)

avatarsenior
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 15:56

@Marco Palomar.
per comune e antica frequentazione forumistica


Posso chiedere dove?

user158139
avatar
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 15:57

Un attimo, non riesco a farla visualizzare.

Niente, non riesco a trovare una versione linkabile. Si tratta dell'apicoltore di Avedon.

www.richardmunnphotography.com/interview/the-face-series-richard-avedo

avatarsenior
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 16:11

Sì, ottimo avevo trovato anch'io questa.

avatarsenior
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 16:20

"In questo (a sinistra), sente il pungiglione delle api. Lui sente dolore. Accetta la sofferenza - come un martire cristiano. Ma nell'altro (a destra), si rimuove in modo buddhista. È ignaro del pungiglione. Questo è il potere dell'immagine per me. Parla più direttamente alla mia comprensione di come sopportare, di come prevalere ".
'Avedon at Work nell'Ovest americano' di Laura Wilson

Quindi, cosa c'è di diverso tra i due ritratti? Cosa stava vedendo Richard Avedon?

"Se copriamo gli occhi e la fronte, vediamo che dalla parte superiore degli zigomi l'espressione è quasi identica in ogni immagine. C'è, tuttavia, una leggera differenza in quanto il mento nell'immagine a sinistra è leggermente tirante verso l'alto e gli angoli delle labbra si allungano leggermente sul viso. Il sollevamento del mento ha un leggero effetto sul labbro inferiore e gli angoli delle labbra cambiano leggermente le guance, che sono leggermente più piene nella figura a sinistra che a destra. Poiché sono così leggeri, dobbiamo davvero guardare le sopracciglia per dare un senso a questa espressione, e l'interpretazione di Avedon di entrambi.

La più grande differenza tra i due ritratti sono le sopracciglia e il loro effetto risultante sulla fronte. Nell'immagine a sinistra le sopracciglia si sollevano e si uniscono, creando profonde pieghe verticali e orizzontali nella fronte.
Questa è una chiara indicazione, come si evince dalla ricerca del dott. Paul Ekman, della tristezza, accanto al chiaro atto di concentrazione che viene fatto da Fischer.
Questa azione nelle sopracciglia manca nel ritratto a destra, e così comunica la facilità di Fischer con la situazione, ancora una volta, insieme al suo sforzo concentrato."


avatarsenior
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 16:25

L'analisi è perfetta ma il significato finale? La sofferenza? La foto di Scianna è di più facile lettura ma è per questo meno valida, perché troppo comunicativa?

avatarsenior
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 16:36

Ed ecco perchè dico sempre che è più utile commentare, ai fini di imparare e, successivamente crescere, che ricevere commenti.
Intanto perchè posso scegliere l'interlucutore.
Poi perchè posso scegliere l'immagine, la miriade di immagini che ci sono!
Altro che un piccolo port pesonale di 50 scatti!


beh, quando vai ad una lettura portfolio (di qualsiasi tipo) scegli l'interlocutore. Se fai ritratti di moda o simili, senti Condé Nast, non magari un editore come 0-100ed.
Però la scelta delle immagini va fatta, non puoi portare la tua opera omnia.
E mi raccomando, scegliete bene le letture portfolio.

avatarsenior
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 16:38

Sono perfettamente d'accordo.
Credo inoltre che la nostra società soffra di questo relativismo emozionale, per cui il valore di ogni espressione è perennemente incentrato su ciò che l'espressione artistica/politica/musicale ecc. suscita nel fruitore, a livello emozionale e edonistico.


verissimo, ed è un discreto problema.

"ah, quella foto mi ha fatto emozionare, allora è valida".
Vabbè, soliti discorsi.

user158139
avatar
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 17:12

Quella foto dell'apicoltore fa parte di un progetto di Avedon, diretto a ritrarre le persone ordinarie, che fanno lavori apparentemente ordinari, ma in effetti straordinari.

Il messaggio mi sembra chiaro: c'è chi convive con situazioni che sarebbero terrorizzanti per molti di noi (immaginate di essere al posto del tizio), senza per questo assurgere ad eroe. Sul sito della Avedon Foundation c'è solo il secondo ritratto, ma credo che il confronto tra i due sia illuminante.

avatarsenior
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 17:21

Credo che il discorso abbia preso una piega diversa dall'intenzione iniziale.
La critica di un'immagine fotografica è una cosa differente dalla semplice lettura: mentre la prima è bene lasciarla ai critici e segue delle sue regole specifiche, la seconda è alla portata di molti fotografi (non tutti) e richiede più che altro gusto, pazienza e cultura.
Il mio non era un inno al relativismo edonostico, magari pure reaganiano, ma la constatazione della complessità dei percorsi che portano alla lettura di un'immagine: anche due fotografi super-colti, con le stesse letture, potranno avere giudizi differenti di una stessa immagine. Inevitabilmente entra in gioco il vissuto, che è cosa ben diversa dal mi piace-non mi piace, ma è quella cosa per cui una foto al mare a me può emozionare come una foto di montagna può lasciarmi del tutto indifferente. La fotografia è una forma di narrazione il cui più grande potere è quello evocativo. (ps: ovviamente ritengo inaccettabile e sentimentale giudicare una foto in base alle emozioni che riesce a trasmettere, ma altrettanto credo che con il vissuto personale occorra fare i conti)
Il problema è che la lettura dell'immagine è un esercizio necessario, che ciascuno dovrebbe imparare a praticare, soprattutto sulle proprie foto. Non è un caso che moltissime associazioni, scuole e circoli fotografici organizzano degli incontri di lettura dell'immagine, quasi una forma di rieducazione. Bombardati da milioni di immagini urlanti, siamo mediamente incapaci di riconoscere il valore e la costruzione di una fotografia e di andare oltre quel sempre più piccolo fremito del "wow" che ce le fa preferire istantaneamente quando sono in un contesto con altre migliaia. La capacità evocativa dell'immagine fotografica viene totalmente bloccata da questa modalità di fruizione che dura centesimi di secondo; la foto diventa pornografica, mera ostentazione di mercanzia, calligrafica, appiattita sul referente. E qui entrano in gioco i cliché fotografici che, piano piano, si allontanano dalla forza dell'archetipo e diventano puri manierismi privi di forza espressiva. Fanno parte del problema i social, i forum come questo, dove si è portati a mettere i "mi piace" per ottenerne in cambio altri e, comunque, non si è riusciti a trovare una forma realmente efficace per esprimere la famosa "critica costruttiva". Anche perché la critica dovrebbe essere, al contrario, distruttiva. Quando io vedo l'ennesimo foto di una sposa con velo gigantesco ripresa da dietro in controluce con l'ultra-wide, magari tecnicamente perfetta, non mi viene di fare nessuna critica costruttiva: se fossi uno degli sposi gli tirerei dietro un cavalletto. Il problema è cosa si vuole dire con le foto e, soprattutto, se realmente si ha voglia di dire qualcosa o, più semplicemente, di attirare l'attenzione su di sè.

avatarsenior
inviato il 23 Gennaio 2019 ore 17:26

@Matteo Fiorelli
Però la scelta delle immagini va fatta, non puoi portare la tua opera omnia.

non mi riferivo al port di ciascuno di noi, ma allo sterminato numero di immagini sotto cui poter intervenire ed a cui puoi accedere per scegliere perchè interessato.
E' il rovescio del ruolo.
Non chiedo cosa va e cosa non va nelle mie foto. Mi esprimo sotto foto altrui per comprendere se quello che penso possa essere utile argomento di discussione.



In generale, credo che qui si stia facendo un po di confusione tra l'utilità di potersi esprimere sotto una fotografia e la capacità di critica.
Poichè in un forum normalmente sono rari i critici professionisti ed al contrario molto numerosi i semplici appassionati, se si vuole che l'espressione di un commento possa risultare proficua, e superare il mero consenso, bisogna comprendere che il dialogo è solo uno strumento di confronto per ampliare reciproca conoscenza.
Non serve la patente di critico, solo la voglia di impegnarsi e la curiosità di capire.




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