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Ci troviamo di fronte a un nuovo inizio per la fotografia?


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avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 9:52

Concordo con opisso

avatarjunior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 9:56

Chiunque ne abbia voglia e "presunzione" si sveglia al mattino, diventa "influencer" e spodesta i vari Ansel Adams & company nonostante di fotografo abbia ben poco


Vero nell'immediato, però nei libri di fotografia tra 100 anni ci sarà l'infulencer oppure Ansel Adams? Io penso (e spero) Ansel Adams...
A mio avviso la vera rivoluzione l'ha portata il digitale, non tanto internet e i social; a rullino dovevi pensare bene ogni foto, avevi un numero limitato di scatti, non li rivedevi immediatamente e chi voleva approcciarsi alla fotografia forse era portato a studiare un pochino, almeno le basi.
Internet è solo un mezzo di divulgazione delle informazioni, più diretto e accessibile.

avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 9:59

Tra 100 anni non sappiamo nemmeno se ci saranno ancora i libri. Sorriso
@Mbuttazz
Mi pare sia quello che ho scritto anch'io. ;-)

avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 9:59

Gaga, non sono d'accordo.
Di mostre ne ho viste, ne vedo, mi piacciono molti autori che piacciono ai più.
Per rimanere in tema fotografico, penso sia necessaria una "selezione" e una successiva proposta. La selezione viene fatta da numerosissime entità, editoriali, organizzatrici di mostre, di Contest ecc.
spostando al limite questa affermazione la mia domanda è perchè?
Siamo circondati da condizionamenti, in tutto.

La verità è che noi da soli non siamo in grado di scegliere nulla.
il 90% dei consensi che esprimiamo sono solo condizionati.
Nella fotografia, nelle arti, nel cibo, nella politica.
E' nella natura umana.
Ciao
LC


avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 10:04

Condizionamento ed educazione sono agli antipodi di un medesimo problema: chi riceve un'educazione ad affrontare il problema, sarà anche in grado di operare delle scelte, chi non la riceve rimarrà vincolato al condizionamento, cioè a scelte operate da altri; Internet ha solo evidenziato, e per molti aspetti amplificato, questo fatto.

avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 10:09

Ma è una visione distorta o comunque troppo semplicistica; sarebbe come dire che la televisione (non il televisore!!!) è la stessa cosa del cinema solo con lo schermo più piccolo, o che il modo di fruire Spotify sia ugualea quello di un concerto perché alla fine è sempre musica...
assolutamente vero.
Parliamo però anche di supporti, volendo di contenuti.
La mostra da delle sensazioni che il computer non da, su questo sono d'accordissimo.
Il concero prevede tutta una serie di emozioni che spotify non da.
Ma se prendi spotify come la possibilità di andare a vedere il concerto di X, allora spostify, in cui trovi di tutto è un grande strumento.
Da quando sento spotify la mia collezione di concerti da voler andare e cultura musicale si è di molto allargata.
Ciao
LC

avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 10:12

Condizionamento ed educazione sono agli antipodi di un medesimo problema
vero, ma purtroppo come sai molte volte gli estremi finiscono per toccarsi.
Per intenderci meglio, educazione e istruzione, cultura sono fondamentali, ma se non sono affiancati dalla curiosità e dal dubbio diventano nozionistici e fini a se stessi.
io ho due figli in età scolare, e li abituo a leggere libri, ad informarsi, a non aspettare la risposta, ma a cercarla.
Ciao
LC

avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 10:18

Condizionamento ed educazione sono agli antipodi di un medesimo problema: chi riceve un'educazione ad affrontare il problema, sarà anche in grado di operare delle scelte, chi non la riceve rimarrà vincolato al condizionamento, cioè a scelte operate da altri;

Perfetto, concordo. Ma siccome è impossible per una persona vedere tutto quello che viene prodotto, ci vuole qualcuno che selezioni in funzione del tempo, delle sue proposte e di tante altre valutazioni. Poi, essendoci tanti "selezionatori" ecco che il processo in qualche modo si democratizza. Certo che questo processo non avviene nella Corea del nord, ad esempio

avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 10:21

chi riceve un'educazione ad affrontare il problema, sarà anche in grado di operare delle scelte

Quotone.
Quando riempi la maschera di ricerca sta a te cosa scriverci. Il fatto è che già il solo scrivere è diventata un'operazione da intellettuali MrGreen Alla fine clicchi su i link dei contenuti più popolari e sei catturato dal vortice...

avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 10:27

A me pare che si continui a parlare più da fruitori che da propositori.




avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 10:29

C'è anche da chiarirsi le idee in merito a cosa intendiamo quando parliamo di diverso "livello qualitativo"; personaggi come Marc Adamus, per fare un esempio di stili che spopolano e trovano emuli grazie alla visibilità offerta da Internet, mi pare siano più orientati a parlare alla massa, forse non utilizzando un linguaggio particolarmente "colto", ma di sicuro nemmeno di infimo livello, almeno da un punto di vista tecnico.
Indubbiamente siamo in un momento in cui c'è una molteplicità di indirizzi posti su un medesimo piano di fruibilità, e forse per la prima volta la massa è messa in grado di confrontarsi direttamente con tutti questi indirizzi, anche solo facendo la classica (e meno dispendiosa intellettualmente) ricerca per immagini; mi chiedo se da questo fatto non possa, col tempo, scaturire la curiosità sufficiente ad allargare le proprie conoscenze e capacità di lettura

avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 10:29

Quando riempi la maschera di ricerca sta a te cosa scriverci

In realtà quando scrivi sulla maschera di ricerca il condizionamento è già avvenuto, cerchi qualcosa che qualcun altro aveva già selezionato per te. Il concetto che in rete tutto si democratizza è fasullo.

user158139
avatar
inviato il 13 Settembre 2018 ore 10:38

Io non capisco perché si continui a utilizzare il termine 'democratizzazione' in senso positivo.

La massa è mediocre per definizione, e - come dicono spesso gli anglosassoni - "se sei la persona più intelligente in una stanza, sei nella stanza sbagliata". Il web è una gigantesca stanza nella quale è fin troppo facile essere più intelligenti della media.

Non ho né il tempo né le competenze per muovermi agilmente in tutti i campi dello scibile umano, tranne forse uno o due. Mi affido quindi a chi ne sa più di me, come il curatore di una mostra o il direttore di un museo, o il medico specialista o l'economista con un curriculum adeguato. Poi posso valutare il consiglio dell'amico appassionato, ma lo sottoporrò sempre al vaglio di un esperto, non al giudizio di popolarità.

Questo vale anche per la produzione artistica e fotografica in particolare.

avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 10:52

A me pare che si continui a parlare più da fruitori che da propositori.

Questo perché Internet ha ribaltato il rapporto tra le due categorie. La cultura si sta muovendo al contrario dell'economia di mercato: fino a ieri per la cultura valeva la regola che era l'offerta a pilotare la domanda, mentre per il mercato era il contrario. Oggi è il marketing che condiziona la domanda sul mercato, ma per la cultura, che rimane un bene immateriale e quindi non monetizzabile (intendo l'aspetto culturale di un quadro o di una statua, non certo l'oggetto materiale con cui è realizzato) l'accesso gratuito a Internet ha posto sul gradino più alto il fruitore, e perciò la domanda. Finché la visualizzazione di un'immagine rimarrà gratuita conterà molto di più ciò che l'utente vuol vedere rispetto a ciò che gli viene proposto.
Credo che la novità insita nella domanda introduttiva del 3d stia tutta qui: ci siamo incaponiti per anni sull'importanza del "linguaggio personale" dell'artista, al punto da accettare linguaggi persino criptici, mentre ora viene probabilmente richiesto all'artista di adottare un linguaggio quanto più impersonale, ma che raggiunga il maggior numero di fruitori. Difficile distinguersi con queste premesse: una bella sfida!

avatarsenior
inviato il 13 Settembre 2018 ore 10:54

Semplicemente perché il concetto di democratizzazione è un concetto largamente percepito come positivo in occidente. Che però non è sinonimo di banalizzazione o peggio.. Ma, come ho cercato di spiegare prima, anche nella cultura la democratizzazione necessita di molte fonti di selezionamento/proposta



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