user3834 | inviato il 01 Settembre 2017 ore 9:03
Ma scusate, se siete così convinti che non sia legale, perché non fate una denuncia? Se è vero che non possono richiedere una quota del guadagno del fotografo ci vuole poco, basta andare dai Carabinieri e perdere un oretta. |
| inviato il 01 Settembre 2017 ore 9:13
Non è così semplice, sfruttano un buco normativo nella giurisprudenza italiana che formalmente, rispetto a quasi tutti gli altri Stati occidentali, non consente la Libertà di Panorama. Tuttavia la stessa riguarda le opere coperte da diritto di autore; come un Ente pubblico possa pretendere un copyright sulle creazioni della natura, per le quali tra l'altro non occorre alcuna manutenzione, potrebbe essere eventualmente motivo di un procedimento legale, ma sarebbe cosa complessa considerando quanto le leggi di riferimento in merito sono farraginose. Se qualcuno avesse soldi e tempo da investire, per togliersi una soddisfazione, gliene saremmo tutti grati |
user78019 | inviato il 01 Settembre 2017 ore 10:56
“ come un Ente pubblico possa pretendere un copyright sulle creazioni della natura, per le quali tra l'altro non occorre alcuna manutenzione... „ La Natura non richiede manutenzione, ma comunque richiede gestione. I beni culturali richiedono gestione e manutenzione. Ecco che torniamo al mio post iniziale dove parlavo di "governance". Si pensa di gestire beni pubblici, ricevuti in eredità e che dobbiamo preservare per i posteri, come se si gestisse un'azienda privata. La "cultura" (poi spiego le virgolette) come fonte di fatturato. Da quando uno disse che con la cultura non si mangia, ci ritroviamo a questo punto. E' una visione che contesto, personalmente. Nel Paese capitalista per eccellenza (gli USA) puoi fare tutte le foto commerciali che vuoi senza pagare dazi, ma senza violare certe regole dettate dalla logica (ad es. entrare in zone a tutela integrale senza preventiva autorizzazione). Loro hanno capito che se fai una foto e poi la vendi, ci paghi le tasse. E con le tasse contribuisci anche alla gestione e manutenzione dei beni pubblici. Qui da noi, se fai reddito con le foto che scatti nel Parco, devi prima pagare una tassa al Parco e poi anche allo Stato. Perché? “ Vuoi sfruttare la fotografia? Organizza ogni tanto delle mostre a tema "Parco". Metti un gettone all'ingresso e devolvi l'incasso per la manutenzione del parco e per la salvaguardia degli animali. Vuoi sfruttare le riprese video? Organizza eventi a tema, interviste; parla di quel parco, delle attività, delle difficoltà e delle persone che ci sono dentro, della flora e della fauna locale; parla di scienza, di natura, di storia attraverso gli edifici che ci sono. „ Sposo al 100 % ! P.S.: spiego le virgolette di "cultura" ... visitare un qualsiasi monumento per farsi il selfie, non è "cultura"; visitare un Parco nazionale senza capire la differenza tra un cipresso e un pino cembro, non è "cultura"; è industria del turismo, che è tutt'altra cosa, come andare a Riccione ... |
| inviato il 01 Settembre 2017 ore 11:22
“ La Natura non richiede manutenzione, ma comunque richiede gestione. „ Certo, per questo infatti lo Stato provvede tramite Enti pubblici preposti, i quali, per adermpiere allo scopo, vengono pagati con le nostre tasse. Io, tu, tutti noi già paghiamo per avere quei beni naturali debitamente custoditi, non è che qualcuno ci sta facendo un favore e dobbiamo sentirci in debito. Rapporto OCSE 2017, il peso delle tasse sui salari italiani è al 47,8% contro una media europea del 36%. Ci mancano in effetti i balzelli sul panorama... |
| inviato il 01 Settembre 2017 ore 19:04
@Blackdiamond “ Ma scusate, se siete così convinti che non sia legale, perché non fate una denuncia? Se è vero che non possono richiedere una quota del guadagno del fotografo ci vuole poco, basta andare dai Carabinieri e perdere un oretta. „ Black, per quanto mi riguarda, io non ho mai detto che non sia legale. Magari fosse così, sarebbe tutto più facile. Purtroppo, in un contesto così massivo di leggi come quello italiano è fin troppo facile trovare l'espediente (legale) per personalizzare le cose. E qui sta il problema di fondo. Già in qualche post precedente ho detto (mi auto-cito): “ Nel caos delle leggi sembra tutto consentito, e l'abbiamo detto, ma è accettabile? Per me è davvero assurdo.. „ Quello che discuto, d'accordo con altri utenti qui, è se sia accettabile che si consenta ad un Ente Parco di attribuirsi, attraverso un regolamento interno, dei diritti sulla fotografia e sulle riprese video anche quando il soggetto è la natura e la fauna ivi presente, ponendo arbitrariamente un dazio che, a quanto pare, può essere diverso per ogni parco e può raggiungere qualsiasi cifra. Mi chiedo a questo punto quali siano i limiti e, soprattutto, ritengo che con questo sistema, indirizzato verso l'autogestione, si favorisca il chiasso giuridico e il disorientamento del cittadino, piuttosto che la coerenza delle regole e l'ordine. Che ci sia controllo e sull'autorizzazione siamo d'accordo, ci mancherebbe. Sul dazio sparato a caso e sulle multe salate...non sono per niente d'accordo. Alla fine alcuni di noi ne stanno facendo forse più un discorso filosofico che tecnico, è vero, ma talvolta fa bene anche portare la testa fuori dall'acqua e respirare (scommetto che su questo sei d'accordo anche tu). |
user3834 | inviato il 01 Settembre 2017 ore 20:17
Ho letto molte risposte dove utenti definiscono questa regola illegale, ma ovviamente non lo è, che sia giusta o meno va rispettata. Personalmente non ci vedo nulla di male, se solo utilizzassero in maniera seria i soldi invece di lasciar bruciare il centro Italia perché non c'è pulizia del sottobosco e i vari enti rimbalzano la responsabilità. |
| inviato il 01 Settembre 2017 ore 20:34
In luogo pubblico, l'unica regola da rispettare dovrebbe essere quella del diritto d'autore, che dopo 70-100 anni giunge a scadenza. Il resto, soprattutto limitare la ripresa di formazioni naturali, boschi e animali, è solo un sopruso, oltre che anacronistico nell'era della foto digitale+internet. Io spero che i limiti si riferiscano soltanto all'accostamento del territorio a uno specifico marchio e non la foto in se, anche perché poi soprattutto all'estero se ne fregano di regolamenti assurdi. L'ambito commerciale è vasto, se per esempio voglio vendere una foto del Gran Sasso a una agenzia a scopo di promozione turistica, ma quale balzello dovrei pagare? Se limite deve esserci deve essere a valle e non monte, altrimenti tanto vale non scattare più foto. Per non parlare del lato editoriale dove, sempre in luogo pubblico, tasse, moduli e restrizioni non dovrebbero proprio esistere. |
| inviato il 01 Settembre 2017 ore 20:57
"Illegale" si intende vada contro un ordinamento giuridico in senso penale, il che non può essere essendo gli Enti Parco organi dello Stato. Una norma può essere invece "illegittima", anche in considerazione delle normative europee, e contro quella si può ricorrere tramite procedure rivolte agli organi competenti, ad esempio al Tribunale Amministrativo Regionale che giudica appunto i ricorsi di privati che si sentono lesi da atti amministrativi non conformi all'ordinamento giuridico. Al di là comunque delle leggi in vigore e delle sentenze, il problema è sostanzialmente politico, per cui è normale ci siano fazioni del pro e del contro, come per ogni questione morale, dove il giudizio scaturisce dalla visione che il singolo ha dell'antropologia, dell'economia e dello sviluppo, dello Stato ecc ecc |
| inviato il 01 Settembre 2017 ore 22:59
Comunque, a prescindere dal modo assurdo o perlomeno improprio con cui questi enti vorrebbero gestire le foto ai parchi, c'è da dire che effettivamente però hanno un compito di tutela. A questo proposito non da molto è capitato che per reclamizzare la Puglia siano state usate fotografie del parco dell'isola Asinara in Sardegna. L'ente parco si è subito attivato per far sospendere quella pubblicità e per tutelarsi nei confronti dei responsabili, dandone ampia notizia. Non sono aggiornato degli sviluppi ma in questo caso mi sembra corretto il comportamento dell'ente. Dunque a prescindere dal diritto alla foto, cosa potrebbe succedere in casi più o meno simili? Le foto di microstock si vendono per pochi euro a clienti che se ne fregano di tutto, gli serve giusto un'immagine. Che fine indecorosa per un parco... Penso che come minimo l'utilizzo di una foto di paesaggio di un parco, se riconoscibile, dovrebbe essere solo editoriale, qualcosa effettivamente da comparare all'immagine di una persona che deve infatti dare preventivamente l'autorizzazione. |
| inviato il 02 Settembre 2017 ore 0:23
Una regola, che sia giusta o meno va rispettata. Sicuro. Le regole (la legge in generale) però non sono comandamenti divini che accetti per credo, e fortunatamente non siamo neanche in un regime di dittatura che devi soccombere e tacere. Esse vanno anche discusse, valutate, e nel caso abrogate o modificate, per capire se rispondono realmente al bisogno dei cittadini in un determinato momento storico. Altrimenti oggi staremmo ancora con la gogna in piazza. Il regolamento dell'Ente Parco di turno non riguarda soltanto il parco. Non si parla di un condominio o di una casa privata. Si toccano aspetti come il demanio dello Stato, l'interesse pubblico e in generale il diritto di tutti, ovviamente tenendo conto in primis del rispetto verso la natura e la salvaguardia degli animali. Ma il dazio per le fotografie e le riprese video...quale diritto evoca/tutela? Quello dei cittadini, dello Stato? Tutela l'interesse pubblico, la natura, gli animali? A me sembra che non riguardi niente di tutto questo. Poi spiegatemi come mai uno può fotografare e filmare liberamente, ad esempio, il borgo marinaro di Vernazza e il Gabbiano reale senza dover pagare un euro all'Ente Parco nazionale delle Cinque Terre. Il Vesuvio e la Valle dell'inferno potete fotografarli/filmarli senza pagare dazio all'Ente Parco nazionale del Vesuvio. Per non citarne altri. Vorreste dirmi che questi non hanno anche loro costi di gestione e responsabilità di tutela di nessun genere? Eppure, non pretendono denaro. Almeno, non dal pubblico. |
user3834 | inviato il 02 Settembre 2017 ore 0:26
“ Almeno, non dal pubblico. „ Ma neanche qui pretendono nulla dal pubblico, pretendono da chi vuole lucrare utilizzando l'immagine del parco, se vai a fai una foto per appendertela dentro casa o condividerla sul web non devi nulla a nessuno. |
| inviato il 02 Settembre 2017 ore 0:34
@Gianluca Urpi “ Ho un collega che per il suo matrimonio andrà nel parco per farsi le foto. Lo può fare?? E considerato un uso privato, o il fotografo dovrà pagare? „ Il regolamento del parco non è così specifico. Dal punto di vista degli sposi lo scopo è privato, ma dal punto di vista del fotografo lo scopo è commerciale...vacci a capire qualcosa poi. Io non credo ci siano problemi in questo senso, ma se fossi il tuo collega farei una telefonata prima di andare, giusto per sincerarsi. Credo sia l'unico modo per capire. @Hyperion “ Io spero che i limiti si riferiscano soltanto all'accostamento del territorio a uno specifico marchio e non la foto in se, anche perché poi soprattutto all'estero se ne fregano di regolamenti assurdi. „ Lo spero anche io, ma il regolamento si rivolge al pubblico in generale. Allora specifica meglio, no? Poi francamente non credo che all'azienda che produce "Acqua Bellissima" gli chiedano 150€ per girare lo spot televisivo. Come abbiamo detto, il regolamento rimane vago e si presta molto all'equivoco... |
user3834 | inviato il 02 Settembre 2017 ore 1:05
“ riprese con finalità editoriali commerciali, eseguite con qualsiasi mezzo: da Euro 150,00 a Euro 1.500,00; „ A me sembra estremamente chiaro, nessun turista deve nulla a nessuno, se invece con le foto ci faccio un calendario o le vendo su internet devo contattare l'ente per sapere quanto devo. |
| inviato il 02 Settembre 2017 ore 1:28
" Ma neanche qui pretendono nulla dal pubblico, pretendono da chi vuole lucrare utilizzando l'immagine del parco, se vai a fai una foto per appendertela dentro casa o condividerla sul web non devi nulla a nessuno. " Secondo questo ragionamento allora qualunque foto che generi un lucro (Anche la vendita di stampe cosiddette fine art) dovrebbe sottostare al pagamento a qualcuno: - che sia il comune perché ho ritratto una via della città (e vogliamo di enticarce dei proprietari di case e negozi che contribuiscono a rendere partivolarecquella via?); - oppure il proprietario con una lambretta (e magari il designer della stessa) parcheggiata in un vicolo (e di nuovo subentra il Comune e i peooruerari delle case) caratteristico; - il proprietario di un bel balcone fiorito; - il proprietario e il progettista del classico molo sul lago; - ecc. ecc., potrei andare avanti all'infinito; Insomma, ciò che fotografiamo è sempre opera di qualcuno e proprietà di qualcun (pubblico o privato), secondo questo principio nessuno potrebbe ricavare un guadagno dalla foyografia senza a sua volta pagare i suddetti. È poi.... non si dice sempre che la fotografia non è la rappresentazione della realtà ma una sua interpretazione (sensazioni, stati d'animo, visione, ed.)? (potrebbe essere un cavillo a cui attaccarsi ). E allora dove sta il problema? Perché se dipingo il tal paesaggio e vendo il quadro è tutyo ok mentre se invece lo fotografo, magari (tanto per ricollegarmi al concerto appena espresso) alterato dalla tecnica utilizzata (lunghe esposizioni sull'acqua, ma anche il b&n è sufficiente per dire che è una cosa diversa dal reale) devo pagare? |
user3834 | inviato il 02 Settembre 2017 ore 1:48
Si esatto, se la foto la rivendi devi pagare, se non la rivendi non devi niente a nessuno. |
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