| inviato il 13 Febbraio 2017 ore 15:26
Seguo il gruppo, pur non facendone parte, e spero mi scuserete se mi permetto di intervenire in favore dell'iniziativa di Labirint. Una delle cose più interessanti per chi commenta è comprendere i motivi per i quali l'autore ha deciso di condividere quell'immagine. D'altra parte "costringere" l'autore ad una riflessione che vada oltre il mero "vediamo dove ho sbagliato" è la via maestra per la crescita. La crescita - quella che conta - passa inevitabilmente attraverso l'acquisizione della consapevolezza espressiva. E' necessario quindi dare una risposta non scontata alle domande "perchè fotografo?" e "cosa voglio raccontare con le mie fotografie?". L'autore dovrebbe essere in grado di difendere e giustificare ogni sua scelta evitando le solite litanie de "i gusti sono gusti" e "a me piace così". Vi assicuro che non è affatto facile. Del resto, il commento tecnico su fotografie prive di spessore espressivo è solo una perdita di tempo per chi lo fa ed è di mediocre utilità per l'autore che in breve tempo, con un minimo d'impegno, dovrebbe essere in grado da solo di raddrizzare gli orizzonti e modulare i livelli. Altro - e di ben maggiore utilità! - è il commento sulla coerenza delle scelte tecniche con la cifra espressiva delle immagini. A mio modesto giudizio, nel commentare (e proporre immagini) è necessario concentrarsi soprattutto su quest'ultimo aspetto. Il rischio per molti del gruppo è quello di confondere per crescita ciò che, di fatto, può diventare solo stallo. In passato avevo anche scritto un post sullo stesso argomento. Se qualcuno vuole darci un'occhiata, il link è questo: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=580533&show=1%253C/a%253E. |
user81826 | inviato il 13 Febbraio 2017 ore 15:57
Siamo d'accordo Jeronim, a patto di non voler rientrare nel presupposto che tutti fotografano per diventare professionisti. Per questo è utile distinguere le proprie motivazioni, così il fotografo avanzato potrà ricevere consigli su scelte espressive, più complesse della mera tecnica che si trova nei libri, ed il principiante invece ricevere consulto sul suo apprendimento delle tecniche base. Non dimentichiamo comunque che il gruppo non potrà mai sostituire libri, pratica, affiancamento di professionisti ecc. È uno strumento che si affianca agli altri e che in taluni casi può aiutare. Direi che siamo tutti d'accordo sull'aggiungere questa piccola cosa in più, d'altronde richiede solo pochi secondo ed è di utilità per chi commenta ma funge da piccolo filtro, come detto da Razor, anche per chi posta. Non sarà granché ma un po' aiuterà penso. |
| inviato il 14 Febbraio 2017 ore 8:16
non posso che condividere quanto sottolineato da Jeronim, è quello che avevo proposto anch'io a suo tempo. Uno dei passi da fare è diventare autocritici dei propro lavori, spiegare le proprie immagini, scovarne i limiti ed i pregi... La foto del "gatto" (è metaforica la cosa) uno deve cominciare a capire da solo di non postarla... A mio avviso il gruppo ha bisogno di un manifesto, un manifesto di intenti non solo di regole nel quale ci si deve identificare.Sono della scuola che è meglio un tema ricco di contenuti e con qualche errore grammaticale che un tema perfetto senza nessun errore ma povero di contenuto. saluti Rob |
| inviato il 14 Febbraio 2017 ore 8:39
Sono combattuto. L'idea di dare un indirizzo alle critiche che si cercano è sicuramente necessario, soprattutto nel mio caso, in cui sto evolvendo per gradi: non pretendo di perfezionare tutto subito quindi preferisco ricevere indicazioni SOPRATTUTTO (non solo) su un elemento alla volta per potermi concentrare su quelli che ritengo più critici. Però ci possono essere utenti che vogliono testare l'impatto dei propri scatti: un esempio possono essere gli still life di Marco o chi sta elaborando un progetto e vuole vedere se il messggio dei suoi scatti viene percepito dagli osservatori senza bisogno di un indirizzo. |
user81257 | inviato il 14 Febbraio 2017 ore 8:58
Infatti io penso che mi troverò in difficoltà ad inserire un perché, ma ci si prova. Alla fine probabile che inserirò "sto studiando lo still e voglio vedere se la foto fa "effetto" e se colpisce il prossimo, perché attualmente per me è questo il motivo della condivisione. Questo durante la fase di studio, se poi faccio una foto diversa ben venga altra descrizione. |
| inviato il 14 Febbraio 2017 ore 12:09
@MarcoCoscarella “ Alla fine probabile che inserirò "sto studiando lo still e voglio vedere se la foto fa "effetto" e se colpisce il prossimo, perché attualmente per me è questo il motivo della condivisione. „ Scusa, ma scrivere quello che ho quotato sopra non ha alcun valore. Nel caso tuo, le domanda da porti, alle quali cercare di dare una risposta (e comunicarla) sono: "perchè ho scelto di studiare lo still life?", "perchè ne sono attratto?" e "cosa vorrei comunicare/raccontare attraverso questa tecnica?". Probabilmente ora non sarai in grado di dare delle risposte articolate e profonde a queste domande ma già il fatto di portele consapevolmente ti condurrà ad una riflessione continua che, col tempo, forse ti permetterà di intravedere un tuo autentico percorso espressivo. Quanto "all'effetto" che le nostre immagini fanno sul prossimo non dovrebbe essere uno scopo da ricercare ma solo una conseguenza "dell'effetto" che fanno su di noi (questo credo che già lo sai). “ io penso che mi troverò in difficoltà ad inserire un perché, ma ci si prova. „ Certo che è difficile ma è la strada maestra che porta nella direzione della crescita, quella vera! Come ho scritto qui in passato, dovremmo intenderci sul significato della parola "crescita". Acquisire una buona tecnica significa solo mettere le basi (indispensabili!) per tentare di abbozzare un percorso di crescita. Ben venga quindi la consapevolezza che il superamento di alcuni steps tecnici necessari a conoscere il mezzo fotografico ci porterà solo sulla linea di partenza. La crescita è da lì in poi. Magari esagera un po', ma Berengo Gardin dice che la tecnica si impara in un giorno mentre per tutto il resto ci vuole una vita. |
user39791 | inviato il 14 Febbraio 2017 ore 12:47
Tutto sta nel decidere dove portare questo gruppo. Se si vogliono correggere i difetti tecnici e indirizzare la giusta attenzione ai particolari compositivi credo che tutti, più o meno, siamo in grado di aiutare gli altri. Se invece vogliamo entrare nei meccanismi per cui si fotografa, e nello specifico perchè è stata fatta una specifica foto, si entra in un campo complicato. In questo caso sarebbero da educare più i commentatori delle foto che i fotografi stessi. |
| inviato il 14 Febbraio 2017 ore 13:37
@Filiberto Si tratta di decidere se accontentarsi di imparare a dosare perfettamente il sale nell'acqua o provare anche a "buttare la pasta". |
user39791 | inviato il 14 Febbraio 2017 ore 14:21
Non vedere nel mio intervento qualcosa di ostile alla tua, e di Labirint, opinione. Dico semplicemente che per fare un piatto complicato ci vuole un bravo cuoco, mentre per fare due uova fritte vado bene pure io. Per cui o si hanno bravi cuochi oppure è meglio mangiare una buona frittata che un cattivo Tagliolino al nero di seppia con crema di cozze e zafferano. Però se abbiamo bravi cuochi perchè non tentare. |
| inviato il 14 Febbraio 2017 ore 17:00
Nessuna sensazione di ostilità, figurati! Concordo con quello che dici ma penso anche che se non ci si prova si finisce per mangiare uova fritte per il resto della vita. Pur con tutte le critiche che nel recente passato ho fatto al gruppo (io li definirei piuttosto suggerimenti) credo che questo sia uno dei pochi spazi nel forum potenzialmente adatto ad imparare un'abitudine al commento incentrata su una lettura globale dell'immagine. Non sono affatto contrario al rilievo degli errori tecnici ma dobbiamo tenere presente un distinguo cruciale. Mi spiego: in immagini con un minimo di spessore andrebbe valutato il peso che, eventuali errori formali, possono avere nella realizzazione finale e nell'impianto espressivo dell'immagine. In quest'ottica un orizzonte storto può essere più "giusto" di uno perfettamente in bolla. Una PP estrema può trovare coerenza e dare valore aggiunto ad una fotografia o, all'opposto, condannarla al cestino. Il bandolo della matassa sta nella domanda "perchè?". Domanda che dovrebbero sempre porsi gli autori, qualsiasi siano le loro scelte (anche su cosa postare!), ed anche i commentatori nel dare suggerimenti e valutazioni. Al "perchè?" bisognerebbe sempre rispondere evitando superficialità, opportunismi e banalità (tipo: a me piace così!). In questa direzione ritengo che lo sforzo di autori e commentatori, proprio per la sua caratteristica "scolastica", non possa che sortire risultati positivi in funzione di quella crescita di cui parlate tutti. Resto del parere, in ogni caso, che scrivere 20 commenti costruttivi (!) su immagini di nessun interesse e spessore espressivo sia solo inutile ed una grande perdita di tempo per chi scrive, per chi legge e per chi posta. In un forum di fotografia, nessuno dovrebbe avere difficoltà a raddrizzare autonomamente l'orizzonte di un tramonto "bellissimo, meraviglioso". Ci sono un milione di tutorial su you tube e un minimo di impegno per apprendere i primi rudimenti dovrebbe essere obbligatorio. L'alternativa è accontentarsi di imparare a fare solo le uova fritte. Ma meglio di Cracco. |
user39791 | inviato il 14 Febbraio 2017 ore 18:37
Proviamo, è però evidente che se una foto è stata "costruita" per lanciare un messaggio il "perchè" all'autore sorge spontaneo. Ad esempio la maggior parte delle foto di Labirit, per non fare nomi. Se fotografi un paesaggio o fai una foto di street molte volte il perchè (oltre al fatto che ti piace fare paesaggi e street) è dato dal fatto che avevi davanti quella scena. Il come l'hai interpretata difficilmente si sposa con il perchè, in quanto è legato a una rappresentazione scenica e non concettuale. E' altresì evidente che l'invito è esteso ad un altro quesito oltre a quello del perchè l'ho scattata, cioè perchè la propongo ad un pubblico che la deve commentare. In questo senso vedo molti vantaggi per i commentatori, oltre che per i fotografi....... |
| inviato il 14 Febbraio 2017 ore 20:03
Quello proposto è uno spunto sicuramente interessante, non banale e che induce a porsi delle domande di non semplice soluzione. Penso che siano quesiti che il fotoamatore medio(cre) come me non si pone mai: ho sempre considerato la fotografia come un hobby rilassante che diventa spesso il pretesto per trascorrere qualche ora in mezzo alla natura, senza farmi troppe domande su cosa mi spinga a fotografare. Penso sia comunque giusto provare a fare uno sforzo e cogliere questo suggerimento... nella peggiore delle ipotesi, tornerò a vivere il mio hobby come prima. |
| inviato il 14 Febbraio 2017 ore 20:27
Io penso che possa essere stimolante e anche un modo in più per crescere sia come fotografi che come commentatori. Appoggio l'idea di Labirint. |
| inviato il 14 Febbraio 2017 ore 21:39
@Filiberto Penso che il soggetto delle nostre fotografie sia solo un pretesto. Il pretesto per raccontare noi stessi. Qualsiasi sia il "genere" che frequentiamo. Acquisirne la consapevolezza (non è facile!) è un vero passo, questo sì, verso la crescita. Riuscire poi a raccontare noi stessi è ancora più difficile e spesso finiamo per nasconderci dietro un paesaggio ripreso solo perché era bellissimo o una street irripetibile capitata per caso o fortuna. Pensiamo di essere dei meri registratori della realtà ignorando le possibilità del nostro sguardo e delle nostre interpretazioni. Sognamo un tramonto ancora più spettacolare o una scena di strada irripetibile da registrare, solo noi, sul sensore. Una foto di spessore invece non è mai una registrazione ma semmai una INTERPRETAZIONE. Basta guardare le foto dei grandi. L'interpretazione è un luogo fondamentale che, se trascuriamo o ignoriamo, ci omologa a migliaia di altri. Recentemente a Bologna per Arte Fiera ho notato in un angolo una foto di Mappelthorpe che non conoscevo: tre fiori in B&N, neppure spettacolari, in un vaso uguale a tanti. Eppure è stata un pugno nello stomaco da tanto era emozionante e bella! Ok, non siamo tutti Mappelthorpe, ma perché non provare ad vivere la nostra passione per quello che è? Un mezzo d'espressione. |
| inviato il 14 Febbraio 2017 ore 21:47
Jeronim tra i tanti trovo che questo sia l'intervento più bello e più costruttivo per quanto mi riguarda. Sto leggendo qualche libro di fotografia e assolutamente mi ritrovo al 100% in quello che dici, l'arte dell'interpretazione, l'idea, il nostro voler esprimere attraverso uno strumento quello che siamo. |
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