| inviato il 24 Novembre 2017 ore 16:13
Per inciso, tornando alla domanda iniziale, io penso che non siano sempre sovrapponibili perfettamente le fotografie e le immagini fotografiche digitali ma che il distinguo non sia poi così facilmente definibile in toni generici e comunque sia di scarsissimo interesse in un mondo dove le fotografie/immagini hanno un ruolo importante e debbono essenzialmente raggiungere il loro scopo, che può avere infinite varianti, nel modo più efficace possibile, se ci riescono va bene, qualunque cosa siano. |
| inviato il 24 Novembre 2017 ore 16:15
“ Pessimo esempio, è determinante non solo sapere il tipo di marmellata ma anche se si tratta realmente di confettura (già diversa dalla marmellata) o mer......, però d'autore. Può succedere! „ Invece è un esempio perfetto, perché può anche succedere che l'etichetta non dica la verità...l'unica soluzione è esaminare con attenzione il contenuto senza pregiudizi  |
user90373 | inviato il 24 Novembre 2017 ore 16:19
@ Mauro266 “ Invece è un esempio perfetto, perché può anche succedere che l'etichetta non dica la verità...l'unica soluzione è esaminare con attenzione il contenuto senza pregiudizi. „ Ulisse, il piacere della scoperta! |
| inviato il 24 Novembre 2017 ore 16:23
Abbiamo veramente bisogno di etichettare? Io penso di no, il nostro bagaglio, ricco o povero, ci permette di apprezzare o meno una foto o immagine che sia. Le etichette servono solo a coloro che, pur non capendo assolutamente nulla, spendono cifre enormi per acquistare un'opera (pittorica o fotografica). In questo caso ci vuole qualcuno che garantisca loro che si tratta di un'opera d'arte con un certo valore. Che poi sia un Modigliani, un taglio in una tela di Fontana o una cag.ata d'artista in scatola, su tela, o su carta fotografica, non importa. Purché i soldi siano ben investiti e non perdano valore. |
| inviato il 24 Novembre 2017 ore 16:26
“ perché può anche succedere che l'etichetta non dica la verità „ Esatto! Prendo un esempio che mi è familiare, www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=2104980, ma si potrebbe prendere anche uno dei casi imputati a McCurry. Ci si può scandalizzare perchè una delle immagini, quella "piacevole", è modificata. E se non fosse vero? Se fosse l'altra ritenuta "originale" ad essere stata modificata? Il solo ipotizzare che un evento sia improbabile lo fa diventare falso? In ambito scientifico queste domande sono classificate come "questioni mal poste" e non se ne discute,perchè discuterne è una perdita di tempo, non potendo giungere a nessuna conclusione condivisa. |
| inviato il 24 Novembre 2017 ore 17:02
 “ Ulisse, il piacere della scoperta! „ Comunque, al di la delle battute, in realtà il mio non era un accostamento della fotografia alla marmellata ma l'esatto contrario dicevo che la fotografia non ha bisogno d'essere etichettata proprio perché diversa dalla marmellata |
| inviato il 24 Novembre 2017 ore 17:19
L'etichetta può anche servire a contestualizzare un'informazione che non è auto esplicativa e riuscire quindi a dare un giudizio più centrato. Nel caso della marmellate, anche se non è l'esempio ideale... Se riteniamo che il fatto di capire che sia marmellata sia condizione sufficiente (e nella realtà lo è) al giudizio... la daremo all'esperto di marmellata. Questi magari l'etichetta la guarderà pure facendosi un po' influenzare ma alla fine probabilmente darà un giudizio sensato a prescindere dall'etichetta e se sarà bravo farà notare l'eventuale errore. Ma se, per assurdo e idealmente, dessimo una marmellata di arance "all'esperto di limoni" etichettandola come tale (marmellata di limoni) questi potrebbe dirti che non sa di limone e dare un giudizio negativo. Mentre magari come marmellata di arance sarebbe stata ottima. Ovviamente l'esempio è totalmente tirato per i capelli... Ritornando all'ambito fotografico credo che ciascuno di noi sia più sensibile e attento su determinati generi. Ad esempio personalmente mi disinteresso totalmente di astrofotografia. E se una foto della luna capitasse nella galleria fotogiornalismo credo che me ne accorgerei Ovvero in questo caso l'utilità dell'etichetta è solo di facilitare la consultazione. Ma se invece una foto di grafica/fotomontaggio capitasse per errore in fotogiornalismo/Street? Forse me ne accorgerei, forse no. E nel secondo caso pur riconoscendone le auto esplicative qualità estetiche, la "leggerei" correttamente? Questa secondo me è la domanda da farsi. A complicare il tutto c'è chi volontariamente altera le foto proponendole in malafede a mostre/concorsi come "reportage". C'è effettivamente da chiedersi se il metro di giudizio vada in qualche modo modificato prendendo atto che la foto che abbiamo davanti potrebbe avere delle modifiche sostanziali ma invisibili... |
| inviato il 24 Novembre 2017 ore 17:29
Son contento di farmi tutte queste menate...spero sia un buon segno!!!! |
| inviato il 24 Novembre 2017 ore 19:43
@ Opisso Per etichettatura intendevo quella più "tecnica" fotografia/immagine/grafica eccetera. La corretta contestualizzazione è sicuramente importante in alcuni ristretti ambiti ma va ben oltre ad una semplice etichetta. Se si vuole imbrogliare lo si fa a prescindere, emblematica la famosa foto del lupo ammaestrato nel concorso Wild, fotografia senza nessuna manipolazione riccamente etichettata eppure falsissima per quel contesto, insomma come sosteneva Hine “ La fotografia non sa mentire, ma i bugiardi sanno fotografare. „ cui Smargiassi aggiunge nella presentazione del suo libro "Un' autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso" “ La fotografia ha sempre "mentito" perché non può fare altro, perché il processo di trasposizione della realtà in un'immagine bidimensionale glielo impone, perché la sua fabbricazione richiede una lunga catena di scelte, ognuna delle quali ne modifica la trama e il senso. L'era di Photoshop mette solo alla portata di tutti, e rende evidente, quel che la fotografia ha sempre saputo fare: deformare la realtà. Consapevolmente o involontariamente. Il libro percorre avanti e indietro la storia della fotografia (quella analogica e quella numerica) per raccontare, attraverso centinaia di esempi che compongono un vero e proprio "manuale di autodifesa" del consumatore di immagini, quando, dove, come e perché la fotografia ha sempre "mentito"; e quanto, come e perché la società le ha creduto. Per continuare a credere alla capacità testimoniale di questo linguaggio occorre non essere ingenui e stringere con la fotografia un nuovo "patto di veridicità condizionata" che la liberi dalla doppia condanna della dannazione o della santificazione. „ “ spero sia un buon segno!!!! „ Si!!! |
user90373 | inviato il 24 Novembre 2017 ore 20:30
“ " La fotografia non sa mentire , ma i bugiardi sanno fotografare. " „ Vs “ " La fotografia ha sempre "mentito" perché non può fare altro, perché il processo di trasposizione della realtà in un'immagine bidimensionale glielo impone, perché la sua fabbricazione richiede una lunga catena di scelte, ognuna delle quali ne modifica la trama e il senso. ............" „ ? Delle due, quale? Forse l'altra! |
| inviato il 24 Novembre 2017 ore 20:52
“ Forse l'altra! „ Esatto!! “ Per continuare a credere alla capacità testimoniale di questo linguaggio occorre non essere ingenui e stringere con la fotografia un nuovo "patto di veridicità condizionata" che la liberi dalla doppia condanna della dannazione o della santificazione. " „ Non che sia necessario sempre crederci, solo quando bisogna perchè il contesto lo richiede, nella minoranza dei casi ed in modo condizionato quindi Ancora Smargiassi “ La fotografia è nata per servire e riverire, questo è certo, ma non il vero. È nata per essere piegata al gusto e al volere di chiunque avesse da raccontare qualcosa, in buona o cattivissima fede, ma in modo assolutamente soggettivo. „ |
user90373 | inviato il 24 Novembre 2017 ore 22:46
@ Mauro266 Senza polemica. Credo che ogni forma di espressione "creativo-narrativa" in fondo possa “ essere piegata al gusto e al volere di chiunque avesse da raccontare qualcosa, in buona o cattivissima fede, ma in modo assolutamente soggettivo. „ Quindi mi domando perchè scegliere proprio la fotografia che, forse, è la più dipendente da leggi fisiche, ottiche, mezzi e procedure che in qualche modo limitano e condizionano sia chi propone che chi osserva? Cosa la distingue? |
| inviato il 24 Novembre 2017 ore 23:13
“ Cosa la distingue? „ L'efficienza. Pensa a tutte le forme di espressione creative che ti vengono in mente: musica, danza, pittura, scultura, eccetera. Ne trovi qualcuna che sia più efficiente? Solo la fotografia ti permette di andare in un negozio e uscire "artista"...o almeno illuso di esserlo. Per questo è la pratica artistica più praticata al mondo, soprattutto ora che ci sono fotocamere in ogni cellulare. Forse solo la cucina è un'arte più praticata, se arte la si vuole considerare. |
user90373 | inviato il 25 Novembre 2017 ore 0:12
“ ....... occupiamoci di promuovere la fotografia che ci piace senza cercare di sminuire il resto... „ Parole sante! |
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