| inviato il 08 Settembre 2017 ore 12:18
Come diceva Opisso, Smargiassi non ne fa una questione etica, ma fotografica (vedi il titolo del pezzo). Di etica - dice - parla di solito chi, travalicando il limite "fotografico", sostiene che, in fondo, non ha fatto nulla di male - a togliere il filo d'erba, o il palo, o altro. E lo fa spiegando che non c'entra proprio niente l'etica, nella definizione di Fotografia. Tralasciando l'ovvio contesto fotogiornalistico, che si limita da sé per motivi scontati, la questione riguardante cosa è Fotografia, risulta scevra da giudizi morali ed è strettamente tecnica. Un'altra cosa che ci terrei a dire è la questione del trucco: un'immagine di un soggetto poco fotogenico che viene reso bellissimo grazie ad un'accorta PP è una cosa, mentre la stessa immagine in cui il soggetto "entra" già bellissimo nell'obiettivo grazie ad un accorto trucco è una Fotografia. Di un soggetto truccato ad arte, ma sempre una fotografia. Questa è la conseguenza della definizione "tecnica". Penso che la preoccupazione di Smargiassi, e di chi riflette sulla questione, sia di permettere la distinzione tra le due pratiche, perché la Fotografia è nata in un modo, ha determinati scopi, e non può essere la larga diffusione di una tecnologia/pratica che facilita l'alterazione a cambiarne il senso. La Fotografia rimane quella, il resto è altro e sarebbe bene saperlo, quando si osserva un'immagine, ma anche quando la si realizza. Questo è il succo che ho ricavato dal pezzo di Smargiassi. Poi lui va maggiormente in profondità, ma è inutile che faccia la parafrasi di tutto, l'ho fatto solo di una parte così mi alleno ad argomentare sulla questione ogni volta mi viene meglio della precedente, come le fotografie |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 12:21
“ per quanto riguarda il filo d'erba... niente da ridire, ma sai com'è si inizia con l'erba e poi si finisce con le "correzioni pesanti" „  |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 12:31
No, questo è evocare fantasmi. sarebbe come dire che se una donna si taglia una ciglia poi si rifà il seno etc. Questa è ideologia non realtà |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 12:37
“ A volte la metafisica racconta la realtà meglio della fisica. „ Vero, ma il problema è se ci sia differenza, rispetto al concetto di fotografia, se ricostruisco una scena metafisica in studio e poi la fotografo o se trasformo una normale foto in una scena metafisica "a posteriori" con la pp. Giustamente Labirint cita casi di uso anche pesante della pp in opere che storicamente vengono comunque considerate fotografia; la diattriba parte dal dualismo tra chi considera lo strumento fotografico come UNO degli strumenti possibili per realizzare l'opera e chi, invece, considera le caratteristiche dello strumento fotografico talmente particolari da farne necessariamente l'UNICO strumento utilizzabile in fotografia. Forse la terza via è semplicemente quella di mettere l'osservatore nella condizione di capire cosa è stato fatto e come, lasciando alla Storia il compito di decidere se quelle opere sono ancora fotografia o se bisognerà coniare un nuovo termine per definirle. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 12:53
Mi sembra una terza via interessante. Poi la Storia di questi tempi corre veloce, quindi non si dovrà aspettare molto. La famosa foto del gatto di Dalì è più conosciuta nella versione "con fili visibili", suppongo non a caso: si vede la maestrìa della messinscena "fisica". Chi vorrebbe rinunciare a mostrare, in una Fotografia, la propria bravura? Nota: spesso gli artisti che usano la fotografia per rappresentazioni più o meno artefatte non si definiscono fotografi in senso stretto, ma parlano della Fotografia come strumento da utilizzare per opere basate su di essa. In questo modo non entrano nella diatriba. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 13:01
Una decina d'anni fa, alle prese con la mia prima reflex (Nikon D60), ragionavo alla maniera di quelli che: "scatto foto a sensazione, tanto poi c'è Phs". Oggi uso la fotocamera con lo scopo di ottenere il risultato prefissato, senza ricorrere alle correzioni via SW, o almeno, contenendole al massimo. Oggi, infatti, se devo metterci mano dopo, alle foto, penso: "che palle! Devo usare Phs". |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 13:03
Ok nè prendo uno non artista, sparo un nome a caso dove la parte di post è ovviamente evidente:Marc Adamus o Ryan Dyar ma molti paesaggisti usando esposizioni multiple e tecniche più o meno sofisticare per unire i vari scatti. è un esempio non una polemica, ma dire dove è il limite non è molto semplice per me |
user90373 | inviato il 08 Settembre 2017 ore 13:53
Questo argomento è un "sempreverde" in un intervento del 18-11-2016 mi espressi così:- “ Mi accodo alla discussione dopo aver letta e in qualche modo approvata una citazione di Charles Matton da "Io non sono fotografo" libriccino che raccoglie testimonianze di personalità varie provenienti da mondi diversi che si son avvicinate alla fotografia. Ebbene Matton scrive che: "un'arte si indebolisce quando cerca di operare al di là del terrritorio nel quale non è più insostituibile" . Considerando la fotografia “arte” bisognerebbe capire quando e quanto l'applicazione della post-produzione la porti (la fotografia) ad operare fuori dal proprio territorio d'elezione. Un saluto. „ . Ora le cose sono anche più complicate in quanto troviamo da una parte la"fotografia d'arte" e dall'altra "l'arte della fotografia" e, fra le due, un'infinità di altre possibili opzioni. www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=2090503&show=1 |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 14:00
Non c'e' e non ci deve essere nessun limite, Pero'ognuno ne ha uno e li si fermera' , Se mettiamo limiti alla creazione si ferma il mondo . Se si continuava a suonare solo violini e arpe , senza passare dai sintetizzatori e tutti i processori del suono del dopo 900 non avrebbero neanche creato THE DARK SIDE OF THE MOON |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 14:30
Premesso che mi piacciono sia Wall (post pesante) che Robert Adams (restituire la scena as it is)... Da appassionato non ne faccio neanche una questione di nomenclatura. Mettiamoci d'accordo su un nome post-fotografia, pittura digitale (Wall si ispira molto alla pittura)... poco importa. Ne faccio un discorso di intenti / cultura a livello amatoriale (i professionisti sanno benissimo cosa fanno). A me sembra che molti amatori scelgano di clonare/post produrre in modo selvaggio, anche foto che all'apparenza non tendono alle visioni di Marc Adamus (che sono "dichiaratemene" post prodotte). Si vanno a correggere foto la cui forza e "filosofia" dovrebbe essere la corrispondenza della realtà per renderle più artistiche. Perché la mera designazione non è sufficiente, sta stretta all'autore.... Una foto la cui forza dovrebbe essere proprio l'esistenza del referente e la sua trasposizione dovrebbe essere mantenuta proprio dalla scelta dell'apparecchio fotografico. Ma non si è in grado di farsela bastare. Così facendo si riversa davvero la propria personalità su una visione fotografica "sensata"? O piuttosto si marca il territorio a mo' di cane: questo è il mio tocco d'autore. Cioè per capirsi (almeno con Labirint ) se si scoprisse che Shore, Ghirri, Scianna & Company eseguivano pesanti elaborazioni... Cadrei dalla sedia, non solo per l'aspetto etico, ma perché la forza del loro lavoro si basa sull'aspetto fotografico (inteso alla Smargiassi). Un po', anche se la post qui non c'entra, come il bacio di Doisneau... la foto resta ugualmente "bella", ma tralasciando l'aspetto etico, la foto si legge nello stesso modo, ha lo stesso significato, nel suo essere staged? Poi chissà, il mondo si evolve, e questa capacità di designazione che molti ricercavano non sarà più il centro della questione. La macchina fotografica si modificherà. E si evolverà tutta la fotografia. E come noi "digitali" prendiamo ogni tanto in giro i puristi della pellicola... i miei nipotini discorrendo fra di loro diranno: Lo sai che il nonno, roba da pazzi, certe foto manco le clonava. Secondo me questa non si può nemmeno chiamare "digigrafia" (neologismo del futuro)   |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 14:56
Mi piace il tuo discorso, Opisso. A parte la storia dei nipotini del futuro - magari la Fotografia nell'attuale accezione non sarà praticata da tutti, ma dubito che scomparirà proprio per la sua essenza di elemento oggettivo - la questione del marcare il territorio sembra un punto di vista interessante sul fenomeno. Io me ne tengo fuori, perché più approfondisco l'argomento, più tendo ad "assentarmi" dal risultato finale: le fotografie che scatto non rappresentano il mio "io", rappresentano quello che c'è attorno a me. E non le considero opere d'arte, neanche come tentativo. Per come la penso, l'opera d'arte del fotografo è rappresentata dall'atto di fotografare, e questa "performance" ha più a vedere con me di quanto non sia l'immagine risultante, che resta come testimonianza del mio gesto. Se dovessi considerarmi un artista, in soldoni, mi definirei come uno che fa Performance Art. Dopodiché: ho stampato otto fotografie, le ho inserite in una cornice composta disposta a cerchio, al centro una stampa a colori, tutt'attorno altre in bianco e nero, il soggetto è lo stesso (elementi della mia città) . Questa è una piccola e modesta opera (d'arte?) che mi sono permesso di fare utilizzando la Fotografia, perché lì riesco ad esprimere un punto di vista. E anche perché la Fotografia è un po' come quell'animale lì, quello di cui non si butta via niente , visto il tempo dedicato per crescere.
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| inviato il 08 Settembre 2017 ore 15:20
Ben detto Speedking! I limiti, la realtà, i paletti, le regole, cosa è giusto e cos'è sbagliato...l'essere umano ha creato l'arte apposta per esprimersi oltre tutto questo. Ma la fotografia, come le altre forme di comunicazione e di espressione umana può essere trattata a diversi livelli e da diversi punti di vista. Dunque lasciamo che il dilettante si preoccupi di avere l'attrezzatura giusta, che il professionista si preoccupi degli standard e dei soldi e che il maestro si preoccupi della luce. Si è liberi di scegliere quale di questi argomenti parlare e quale di questi esempi seguire. |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 15:25
Max, però ti potevi impegnare 3 secondi...la foto che hai postato è sfocata! |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 15:27
È volutamente pastrugnata perché volevo evitare che si andasse a sindacare, nel merito, le singole fotografie Lo può fare solo chi viene a casa mia, e me lo deve dire in faccia |
| inviato il 08 Settembre 2017 ore 15:40
@Max B. Io avrei clonato là scatoletta sulla sinistra |
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