| inviato il 17 Aprile 2025 ore 13:49
L'immagine di un bambino di 9 anni, rimasto mutilato a causa di un attacco israeliano a Gaza, realizzata dalla fotografa palestinese Samar Abu Elouf, si è aggiudicata il premio World Press Photo of the Year, il riconoscimento più prestigioso nel campo del fotogiornalismo a livello mondiale.
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| inviato il 17 Aprile 2025 ore 23:52
Passerà prima o poi questo fotogiornalismo.. |
| inviato il 18 Aprile 2025 ore 6:44
Soggetto, luce, etc..rendono la foto di grande impatto. Andando alla sostanza delle cose e' molto triste vedere come siamo molto lontani da quella "universalita' " dei diritti dell'uomo auspicata nel 1948. Non indifferente che la fotografa palestinese lavori per un giornale americano e che la storia sia stata ripresa lontano dagli eventi, dove giornalisti del mondo sono stati impediti dal documentare cio' che accade. Ci sta che possa non piacere ma la fotografia e' anche questo. Un progetto premiato, quello della nostra Cinzia Canneri
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| inviato il 18 Aprile 2025 ore 7:07
“ Passerà prima o poi questo fotogiornalismo.. „ ci stanno lavorando… “ In 2024, at least 124 journalists were killed, making it the deadliest year for journalists since the Committee to Protect Journalists (CPJ) began collecting data. The majority of these deaths were in Israel, Lebanon, and Gaza. Countries with journalist killings Palestine: The most dangerous country for journalists for the second year in a row Israel: Responsible for more than two-thirds of the journalist deaths Sudan: One of the countries after Israel in journalist deaths „ |
| inviato il 18 Aprile 2025 ore 7:08
Grazie a Obi7 e a Simone per i loro contributi… |
| inviato il 18 Aprile 2025 ore 7:20
É un bello scatto e credo che giustamente si continui a parlare di quello che avviene a gaza. Rispetto alla foto dell'anno scorso direi che questa é migliore per molti motivi |
| inviato il 18 Aprile 2025 ore 8:27
“ Condivido la lettura di questa foto a cura di Marianna Santoni. mariannasantoni.com/world-press-photo-2025 „ grazie Obi7, in particolare mi ha colpito il punto sulla similitudine con la Venere di Milo e ne riporto un punto saliente: "E così, da questo dettaglio nasce una nuova lettura: questa fotografia è una nuova Venere mutilata, non per la gloria del tempo ma per colpa del presente, diventando simbolo di una ferita viva della contemporaneità. Non un'opera da museo, ma un atto di testimonianza vivente." |
| inviato il 18 Aprile 2025 ore 8:28
@matteo hai ragione, sono foto molto diverse (anche se raccontano lo stesso orrore), ricordo il dibattito dell'anno scorso e anche la posizione che assumesti tu se vuoi puoi esplicitare meglio per chi non seguì quella discussione |
| inviato il 18 Aprile 2025 ore 8:31
“ Passerà prima o poi questo fotogiornalismo.. „ non ho compreso se è una velata critica alla foto in questione e vincitrice del 2025 o se ci si riferisce più genericamente alle premiazioni del World Press Photo... |
| inviato il 18 Aprile 2025 ore 9:43
“ non ho comsto preso se è una velata critica alla foto in questione e vincitricee del 2025 o se ci si riferisce più genericamente alle premiazioni del World Press Photo... „ Il WPP di cui ho visto tutte le mostre degli ultimi tre lustri, è evoluto (o involuto secondo punto di vista) in qualcosa di ben diverso dalle origini. il cliché è diventato la regola in tutti settori comunicativi per cui anche nell'ultimo baluardo della fotografia poco è rimasto. Sulla foto si può dire tutto è il contrario di tutto. Chi è più bravi a scrivere ed ha un minimo di preparazione può sbizzarrirsi in direzioni positive o negative. È una bella foto. Purtroppo non è buona come qualcuno avrebbe distinto. Se questo è fotogiornalismo spero che passi quanto prima. |
| inviato il 18 Aprile 2025 ore 9:53
“ se vuoi puoi esplicitare meglio per chi non seguì quella discussione „ La questione è semplice, è sotto gli occhi di tutti che la fotografia reportagistica non vive più il periodo d'oro di anni fa. I giornali pagano pochissimo e quello che è avvenuto è che anche questo tipo di fotografia è entrato nelle gallerie e nei musei. Non è una colpa, è solo un dato di fatto, non si può criticare questa scelta di sopravvivenza. Questo però ha portato a un diverso tipo di fotografia, si tende di più a fare la foto icona, quella che parla in particolare a noi occidentali diventando un simbolo più che a un racconto . La foto vincitrice dell'anno scorso era stata definita la madonna di gaza, come in altri esempi si è messa una simbologia cristiana nella rappresentazione del dolore di una donna palestinese mussulmana. Non era la sua storia, era una foto simbolo, un'icona appunto atta a comunicare a noi e magari a essere esposta in dimensioni generose in una galleria e non sulle pagine di una rivista dove si racconta il dolore del popolo palestinese |
| inviato il 18 Aprile 2025 ore 14:49
@MatteoGroppi, mi piace molto il tuo commento... “ Se questo è fotogiornalismo spero che passi quanto prima. „ ora ho compreso meglio, è vero che sono sempre più presenti canoni estetici nella fotografia documentaristica ma rimane comunque un personale punto di vista del fotografo, l' aspetto comunicativo con la possibilità di mostrare una porzione di realtà da raccontare è immutato. Il fotogiornalismo è legato ai modelli di fruizione moderni oltre all' influenza politica delle testate giornalistiche e senza escludere la rilevanza della contaminazione su larga scala nei social, quindi è proprio questo stile di vita anestetizzato che spero passi presto, con una speranza di reazione nelle nuove generazioni... I reporter sono bravi a restare a galla dovendo autofinanziarsi progetti per mostrare il proprio punto di vista e con un futuro sempre più incerto per la loro professione, se è vero che senza committenze c'è più libertà di espressione bisogna tenere conto anche del rischio di seguire il gusto comune dettato dalle mode per emergere dalla concorrenza, da cui la tendenza di dover ricercare una estrema sintesi nel racconto con foto emblematiche, simbolo, iconiche...come si diceva nei commenti precedenti. |
| inviato il 22 Aprile 2025 ore 15:15
“ La questione è semplice, è sotto gli occhi di tutti che la fotografia reportagistica non vive più il periodo d'oro di anni fa. I giornali pagano pochissimo e quello che è avvenuto è che anche questo tipo di fotografia è entrato nelle gallerie e nei musei. Non è una colpa, è solo un dato di fatto, non si può criticare questa scelta di sopravvivenza. Questo però ha portato a un diverso tipo di fotografia, si tende di più a fare la foto icona, quella che parla in particolare a noi occidentali diventando un simbolo più che a un racconto . La foto vincitrice dell'anno scorso era stata definita la madonna di gaza, come in altri esempi si è messa una simbologia cristiana nella rappresentazione del dolore di una donna palestinese mussulmana. Non era la sua storia, era una foto simbolo, un'icona appunto atta a comunicare a noi e magari a essere esposta in dimensioni generose in una galleria e non sulle pagine di una rivista dove si racconta il dolore del popolo palestinese „ scusami per il ritardo della mia risposta e grazie per la tua spiegazione, matteo (e ti rinnovo anche i complimenti per le tue foto) io credo che tale mutamento "estetico" e sostanziale, sia anche però dovuto alla saturazione di immagini che ogni giorno assimiliamo in riferimento al vasto campo dell' "attuale" (di cui il fotogiornalismo si occupa). pensare che tale mole di sollecitazioni visive lasci indenne non solo il "gusto" di chi guarda ma anche lo sguardo di chi produce le immagini, credo sia irrealistico. inoltre, e tu ne fai cenno, c'è anche una ragione di mercato, i committenti pagano meno e pretendono anche loro meno. insomma, un decadimento generale esiste, e su questo sono d'accordo con te; ma, di fronte alle emergenze umanitarie e sociali di un mondo che è da sempre iniquo (ma negli ultimi anni lo è diventato maggiormante per la parte di mondo privilegiato che abitiamo), ecco io credo che ogni immagine di denuncia che riesce comunque a far pensare (attività sempre più rara di questi tempi) su cose che succedono non sotto i nostri occhi, abbia un'importanza capitale, anche se sempre più residuale. detto con parole più semplici, di fronte alle immagini che denunciano un genocidio (che viene accettato da una parte dell'opinione pubblica occidentale), io credo che non sia così importante avere l'immagine perfetta - o quella che avrebbe prodotto un Peress (dico un nome per fare un esempio) nei balcani - ma l'importanza del fotogiornalismo rimane primaria, anche se non tanto intonsa. non credo insomma che abbia tanto senso pretendere il piatto di Uliassi, quando fuori, quasisi muore di fame. just my two cents. |
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