| inviato il 16 Febbraio 2025 ore 16:02
Io scatto con Nikon Z usando obbiettivi a fuoco automatico Nikon e obbiettivi a fuoco manuale Leica e Zeiss. Posso assicurare che tutte le mie foto, al momento dello scatto, sono "pensate" nello stesso modo, a prescindere dalla lente utilizzata. La MAF automatica può essere più veloce, ma certo non ti impedisce di pensare, e di prenderti tutto il tempo che si reputa necessario se necessario. Se poi si usano lenti luminose alla massima apertura. è richiesta anche una certa attenzione alla composizione e a ciò che si vuole a fuoco. E' più veloce usare un 28 manuale a diaframma 8 che il medesimo obbiettivo automatico a diaframma 2. Quindi, mi stupisco di trovare affermazioni del tipo “ riscoprire il gusto dello scatto pensato „ con le quali, molto spesso, taluni motivano o giustificano la loro preferenza o piacere a usare ottiche con fuoco manuale o a telemetro se usate su corpi Leica. Forse il mio stupore è molto soggettivo; l'approccio allo scatto è certo diverso con un obbiettivo manuale ma probabilmente "lo scatto pensato" potrebbe essere più una questione psicologica che di tecnica fotografiche. Quanti che usano attrezzature composite avvertono realmente questa differenza di pensiero ...? |
| inviato il 16 Febbraio 2025 ore 17:01
"Lo scatto pensato" per me esula da qualunque tipo di attrezzatura, ma significa semplicemente che c'è un'idea dietro a quello scatto che si vuole realizzare e un messaggio che si vuole veicolare; messaggio la cui efficacia richiede appunto un "pensiero" per essere ottenuta al meglio. Uno può essersi preparato per quello scatto, portando anche un'adeguata attrezzatura, ma ciò non è necessariamente determinante. |
| inviato il 16 Febbraio 2025 ore 18:26
Dipende molto da quello che si fa. Nella fotografia di strada, sia essa street classica o ritratti al volo, tempo per pensare ce n'è poco. Se poi si cerca di catturare espressioni che destino un certo interesse c'è ancora meno tempo. La velocità necessaria per questo tipo di foto non esula dal pensare però, anche se questo pensare non avviene nel momento esatto dallo scatto. Quello cui attingo sempre è il vecchio concetto del "vedere fotografico" e cioè prevere già al momento dello scatto come verrà l'immagine dopo lo sviluppo. Scattare a "vanvera" non può portare mai ad un buon risultato. Tutto ciò non mi riesce sempre anzi riesce poche volte e la soddisfazione arriva quelle poche volte che vedi sul monitor qualcosa che somiglia alle immagini che ti piace vedere. Mi scuso perchè pratico quasi esclusivsmente foto scattate al volo durante lunghe passeggiate per cui di foto posate in cui si può pensare a lungo purtroppo non so nulla. |
| inviato il 16 Febbraio 2025 ore 18:40
Sono in linea con Peppe, anche io faccio soprattutto, quasi esclusivamente, fotografia di strada e lì si pensa prima, si "previsualizza" la foto, sotto questo aspetto è molto interessante il pensiero di Willy Ronis, in questa visione è giustissimo questo pensiero " Quello cui attingo sempre è il vecchio concetto del "vedere fotografico" e cioè prevere già al momento dello scatto come verrà l'immagine dopo lo sviluppo. " che non posso non condividere. |
| inviato il 16 Febbraio 2025 ore 18:55
Willis Ronis (una delle principali fonti di ispirazione) è un contemporaneo di Andreas Feininger. Quelli di Feininger sono i primi libri che ho letto a 20 anni circa (li ho ancora) ed è su questi che lessi la prima volta di questo concetto del "vedere fotograficamente". |
| inviato il 16 Febbraio 2025 ore 19:19
Abbiamo letture molto simili! Conservo ancora gelosamente, e spesso rileggo, Feininger "La fotografia. Principi di composizione" duole sapere che non ne hanno fatto nuove edizioni dal 1979 |
| inviato il 16 Febbraio 2025 ore 19:46
Dipende da persona a persona, ovviamente. Per quanto riguarda l'approccio alla fotografia con l'uso di diversi mezzi, faccio un esempio estremo, ML vs macchina a pellicola. Con la prima è possibile fare raffiche da 30 fps, con la seconda si hanno a disposizione 36 pose, ovvero poco più di 1 secondo di raffica di una moderna ML. Mediamente penso che la reflex a pellicola costringa a pensare di più ovvero a pesare di più gli scatti, e questo soprattutto per il numero limitato di scatti. Ho visto gente fotografare con raffiche anche in situazioni nelle quali non aveva alcun senso, ma come detto prima non si può generalizzare. Chi è abituato ad un approccio meditativo e ragionato alla fotografia avrà tale approccio indipendentemente dal mezzo usato, anche se la tendenza naturale a fare molti più scatti in digitale rimane. |
| inviato il 16 Febbraio 2025 ore 20:23
Anche io faccio principalmente fotografia di strada. In questi ultimi anni, e vorticosi cambi di sistema, ho imparato due cose: vedere fotograficamente, o previsualizzare, è fondamentale nel genere che pratico ma anche in una fotografia più lenta; l'attrezzatura condiziona fortemente il mio flusso di lavoro e quindi il modo di pensare e agire. Un paio di esempi: se scatto con un fuoco manuale probabilmente lavorerò a zona se sono in strada, quindi con maggiore profondità di campo; se lavoro in autofocus dedicherò un pulsante per mettere a fuoco e agganciare il soggetto e potrò permettermi una maggiore area fuori fuoco (grande ammirazione tecnica per chi padroneggia profondità di campo esigue con gli obiettivi manuali). Se, raramente, sono un poco soddisfatto di una mia foto, comunque la stragrande maggioranza di quelle che butto era in qualche modo pensata o auspicata (prima o durante lo scatto) anche se a volte ci sono sorprese. Il mio problema è, come detto, che la stragrande maggioranza di ciò che scatto è insulso o con troppi errori rispetto a ciò che volevo. |
| inviato il 16 Febbraio 2025 ore 21:03
Purtroppo nella fotografia di strada non si può scegliere il soggetto e non si può disporre la scena come si vorrebbe ed è questo che porta ad una lunga serie di foto insulse ed è per questo che, col passare del tempo, si scattano meno foto; si "vede" e si rinuncia a fotografare una scena che non farà portare a casa nulla di buono. Non so se tutto questo risponda al quesito del 3d ma col pensiero c'entra: la velocità richiesta per cogliere in pochi attimi la scena che, invece, ci darà qualcosa di buono richiede dei pensieri anche se diversi da quelli che servono per costruire scene con soggetti e luci e oggetti da disporre nello spazio a disposizione. Prevedere il risultato oggi comprende anche ciò che si potrà fare dopo lo scatto in post produzione. Mi fermo qui per non intasare il 3d con quello che è di interesse in un solo piccolo ambito degli infiniti ambiti della fotografia. |
| inviato il 18 Febbraio 2025 ore 14:22
Questo argomento mi fa pensare alla 'Mindful Photography' ... ovvero partecipare al momento dello scatto con la consapevolezza di prestare attenzione ai dettagli di ciò che si vuole fotografare e al messaggio che il risultato deve veicolare, senza casualità o frenesie. |
| inviato il 18 Febbraio 2025 ore 14:38
Io condivido quello che scrive Maurizio, ossia che un'attrezzatura superautomatica non ti impedisce di pensare, e ci mancherebbe altro. Penso tuttavia che faccio parte di una generazione per la quale le attrezzature con le quali ho imparato a fotografare non solo non ti impedivano di pensare, ma ti obbligavano a farlo. Da ciò discende che anche oggi, dove mi trovo a "pilotare" Canon EOS R5, ovviamente cerco di sfruttarne la rapidità operativa che offre, ma al tempo stesso, diciamo, so "controllare" quello che fa, in virtú di ciò che agli esordi ho imparato su una Nikon FM ed i suoi bravi rullini. |
| inviato il 18 Febbraio 2025 ore 14:48
Si pensa quel tanto che basta per non "perdere" l'attimo, e per non toppare altre importanti componenti dello stesso. |
| inviato il 18 Febbraio 2025 ore 14:48
Boh, io passo dallo scattare istintivamente in mezzo secondo senza inquadrare allungando il braccio con la percezione che la scena sia ricca e interessante e poi spero l'incastro funzioni a progettare le foto in più giorni e più ore di set. |
| inviato il 18 Febbraio 2025 ore 16:18
Penso molto alla composizione ... e riesco a cannare le impostazioni "tecniche". |
| inviato il 18 Febbraio 2025 ore 21:06
Non so... mi pare che si sommino due cose distinte. 1) la velocità operativa 2) la ponderazione nello scegliere il momento dello scatto. 1) la velocità operativa dipende senz'altro dallo strumento che uso. Se opero con una ML top gamma "uscita ieri" ho una velocità operativa molto differente da un banco ottico... ovviamente. Però mi pare che, ad esempio sulla messa a fuoco, oggi il "fotografo medio" che usa in maniera mista AF e MF forse sia in genere più lento nella messa a fuoco manuale di quanto non fosse un suo omologo di una trentina di anni fa. Un tempo l'obbligatorietà della MF rendeva questo gesto più abituale e fluido, si perdeva pochissimo tempo. La storia della fotografia è piena di attimi rapidissimi colti con fotocamere assolutamente manuali. 2) E' vero che un'attrezzatura "lenta" rende più "ponderato" l'approccio al soggetto. Ma non è vero che per forza un'attrezzatura "rapida" impedisca un approccio "ponderato" e "lento". |
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