JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).
Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.
Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:
Ho visto recentemente "L'uomo che non c'era", noir di Joel Coen girato in bianco e nero. Un bianco e nero da manuale, direi. Anzi la dico meglio: un bianco e nero digitale da manuale. Mentre lo guardavo mi sono domandato: cosa lo fa riconoscere immediatamente come BN digitale? Direi l'estrema perfezione della gamma tonale: in quasi ogni inquadratura vediamo che si va sempre dal nero profondo al bianco assoluto. Poi l'istogramma sarà più panciuto a destra o a sinistra, a secondo che siamo in low o hight key, o centrato su grigi neutri ma mai noiosi, ma la gamma tonale mi pare che ci sia praticamente sempre tutta. Dopo un po' la cosa diventatava non dico fastidiosa ma forse finiva per farsi notare un po' un po' troppo... non so come spiegarmi meglio. Anche l'illuminazione era praticamente sempre perfetta, studiatissima. E mi sono domandato se la perfezione sia davvero la cosa migliore quando fotografiamo: non sarebbe meglio romperla, per avere maggior espressione? E, naturallmente, se vogliamo farlo, occorrererà saperla rompere nel modo giusto. In materia confesso di avere più dubbi che idee chiare. Voi come la vedete?
Non ho mai visto questo film, ma mi hai messo una gran curiosità e voglio recuperarlo. Comunque cercando qua e là ho scoperto che risale al 2001, ed è stato girato con pellicola a colori per poi essere convertito in b/n in postproduzione. Per quanto riguarda la tua domanda ti do due spunti, dimmi poi tu cosa ne pensi. La perfezione tecnica esiste, ma acquisisce valore aggiunto solo nel momento in cui è asservita al messaggio che si vuole esprimere. Mi viene in mente il paragone con la musica, ci sono ormai strumentisti di un virtuoso incredibile ovunque, ma di virtuosismi a vuoto siamo pieni, in pochi sanno mettere la loro tecnica a servizio di un linguaggio musicale studiato e profondo. Poi mi viene da pensare che essendo tu un appassionato di fotografia abbia fatto più caso, rispetto alla massa, a determinati aspetti, questo ti ha portato a guardare il film con estrema attenzione a determinati particolari che ti hanno poi stancato, in poche parole...magari non sei riuscito a goderti il film per quello che è... Che ne pensi?
“ Comunque cercando qua e là ho scoperto che risale al 2001, ed è stato girato con pellicola a colori per poi essere convertito in b/n in postproduzione. „
Questo non lo sapevo, da come si presenta pensavo che fosse nato in BN... immagino che anche le riprese a colori si ispirassero a quelle atmosfere "noir" nate col BN. In ogni caso la postproduzione per arrivare al BN è stata scrupolosissima... Sarebbe da capire se l'idea di arrivare al BN sia stata stabilita fin dal momento delle riprese. Io credo di sì, vedendo il risultato finale. D'altronde col digitale il modo migliore per arrivare al BN è quello di fotografare a colori e convertire in un secondo tempo. (IMHO, naturalmente, so che molti non la pensano così anche se le loro ragioni mi paiono debolucce).
“ Mi viene in mente il paragone con la musica, ci sono ormai strumentisti di un virtuoso incredibile ovunque, ma di virtuosismi a vuoto siamo pieni, in pochi sanno mettere la loro tecnica a servizio di un linguaggio musicale studiato e profondo. „
Più che altro mi viene da pensare a come suonano i jazzisti, che "sporcano" di proposito il timbro e introducono ghost notes e altre "irregolarità". Nella classica c'è chi lavora parecchio sul ritmo, rompendo le simmetrie noiose dei ritmi misurati. Attenzione però che anche questi procedimenti a volte diventano stucchevoli e di maniera. Dietro deve esserci dell'espressione, altrimenti sono un nuovo modo per essere accademici e noiosi.
“ questo ti ha portato a guardare il film con estrema attenzione a determinati particolari che ti hanno poi stancato, in poche parole...magari non sei riuscito a goderti il film per quello che è... „
Mah, questo argomento l'ho già sentito spesso in altri contesti e mi ha un po' stufato: non è che se stai attento al lato tecnico capisci di meno il significato di un'opera, non ci credo. Semplicemente mi è venuto spontaneo interrogarmi, da fotoamatore, sul ruolo e il significato della fotografia in un film, e sui diversi modi in cui i registi la impiegano.
“ immagino che anche le riprese a colori si ispirassero a quelle atmosfere "noir" nate col BN. In ogni caso la postproduzione per arrivare al BN è stata scrupolosissima... Sarebbe da capire se l'idea di arrivare al BN sia stata stabilita fin dal momento delle riprese. Io credo di sì, vedendo il risultato finale. D'altronde col digitale il modo migliore per arrivare al BN è quello di fotografare a colori e convertire in un secondo tempo. (IMHO, naturalmente, so che molti non la pensano così anche se le loro ragioni mi paiono debolucce). „
Credo anche io sia la spiegazione migliore. In quell'epoca si usavano spesso tecniche miste, pellicola e post digitale. Era un compromesso tra qualità e praticità e post-produzione. RIguardo al bianco e nero, probabilmente perchè le pellicole a colori avevano sufficiente gamma dinamica ma poter scegliere i toni del bianco e nero in post era più facile.
Per quanto riguarda la pellicola ho letto che hanno fatto in questo modo perché quando lo hanno girato era diventato più difficile reperire pellicole in bianco e nero...immagino soprattutto per videocamera...penso ormai nessuno girasse più in bianco e nero.
Noto quindi con piacere che ascolti musica jazz, quali autori preferisci? Io ho sempre adorato la musica del grande Pat Metheny, anche se girovago qui e la...alla fine sempre da Pat torno...
Per i punti espressi: - anche le ghost notes, lo sporco fatto apposta, dissonanze ecc...alla fine fanno parte della tecnica, più inusuale ma sempre tecnica è...per questo fatte senza senso, come ogni cosa...stufano da morire. - non volevo dire che non hai capito il film o che non sei riuscito a seguirlo, ma che (magari) non sei riuscito a godertelo preso da altri aspetti tecnici che poi ti hanno appesantito...può capitare, soprattutto quando si è appassionati di qualcosa.
due o tre considerazioni. a livello di BN consiglio Roma di Cuaron( dove è stato anche direttore della fotografia): un BN virato verso i grigi per dare una sensazione di un film neorealista, un film del dopoguerra dove il contrasto quasi non esiste, per distaccarsi dallo scintillante mondo dei telefoni bianchi dei film di Nik e Nora. Per cui tornando in tema : che scelta è il BN?
E' una scelta che mentre a livello cinematografico è quasi obbligata ( esempio il film del momento della Cortellesi) per farci entrare ancora di piu' nel mondo del ricordo, delle vecchie foto dei nostri nonni e della prima Tv in BN, del periodo del dopoguerra di "Germania anno 0", nella fotografia varca questi confini seguendo l'idea dell'autore.
E qui ci si apre un mondo alle volte pulito alla A. Adams, ma pulito come uso di scala zonale anche quello di Mapplethorpe, o contrastato di Newton, o sporco e maledetto come quello di D. Moryama.
Morale: se hai qualcosa da dire, se hai qualcosa in testa, sei tu fotografo che fotografi con gia in testa il BN. E facendo cosi' te ne puoi fregare di tutti gli istogrammi, delle bruciature o delle sottoesposizioni, perche' tu hai in testa un determinato risultato.
Se invece fai foto in BN per sentirti piu' artista, per manifestare che sei un artista, ecco qui purtroppo andiamo nell'enorme drammatico calderone dei fotoamatori.
X Sebba85, Pat Metheny eccezzionale, però non tralascerei John Coltrane o Surman, cmq jazz come filosofia di vita. X quanto riguarda la perfezione (da profano) a me non piace, sono le piccole imperfezioni a fare grande un immagine, che deve essere propria, avvicinarsi cioè alle nostre sfumature dell'animo, personalmente una foto troppo perfetta mi sa di sterilità. Viva l'imperfezione se da un impronta personale alla foto.
+1 sennò finiamo a dire che "i dream Theater sono freddi" perché sono iper tecnici e non sbagliano mai una nota. Se una cosa è bella è forse ancora più bella se è perfetta. Nessuno dice che una Ferrari con una riga sulla fiancata sia più bella di una Ferrari perfetta. Però "siamo" (forse più "siete") cresciuti con la pellicola e quindi, inconsciamente o meno, ne preferite il look. Bisognerebbe chiedere tra 20 anni a chi è nato dopo il 2010 se preferisce il digitale o la pellicola...
Messa cosi si torna sempre alla solita manfrina sulla nitidezza, sui megapixel, e tutta la tiritera solita....... poi vai a vedere una mostra fotografica, vedi delle foto che ti piacciono piu delle altre, chiedi all'autore e scopri che le ha fatte con un cellulare!
Mi pare di averlo già scritto altrove, prima d'adesso ed in un'altra discussione aperta qui sul forum... ma ad ogni modo lo ribadisco: il concetto di"perfezione" è una di quelle chimere che l'essere umano insegue da sempre e vanamente, esattamente come il concetto di infinito, o quello di correttezza, di onestà, di bellezza, ecc... Tutti questi valori non esistono, in termini assoluti. Ciascuno di noi gli attribuisce il senso ed il peso che sente e desidera attribuirgli. Poi esistono gli stereotipi, che accorpano assieme diversi casi, uguali oppure simili, e generano degli esempi, dei riferimenti, che non necessariamente sono da seguire o peggio ancora, da INseguire, per sentirsi arrivati o anche soltanto accresciuti, migliorati.
Sono tutte fumisterie ideate dall'uomo nella speranza di disciplinarsi o di stimolarsi a vivere al meglio pur di raggiungere determinati obiettivi ed in determinate tempistiche (possibilmente rapide, in totale antitesi rispetto alle culture orientali che generalmente sono più pazienti e meditative). Di questo si tratta. Tradotto dal sanscrito, questo significa che vogliamo la maggiorparte delle cose possibili, spendendoci dietro le minori risorse possibili, e che intendiamo ottenerle nel minor tempo possibile.
Cos'è mai la perfezione? Una speranza di fissare nel tempo e nello spazio un certo grado di precisione, che è inarrivabile. Nemmeno misurabile, in quanto già perfetto. Chiedete ad un ingegnere (ad esempio) di spiegarvi il concetto di tolleranze e vedrete cosa vi risponderà. Nel caso delle tecnologie industriali, ad esempio, lo ZERO assoluto non è raggiungibile, perché di mezzo ci sono i limiti delle macchine, gli errori umani, gli incidenti, gli imprevisti, i risparmi sugli investimenti operativi e contrattuali, l'usura degli utensili e delle strumentazioni, ecc... Chi insegue la perfezione come obiettivo è equiparabile a chi si ficca un ago nel braccio mentre si inietta dell'eroina in vena nella speranza di RIcavalcare il drago così come s'è fatto la prima volta, ma che poi, quella sensazione non s'e mai riusciti a replicare. E lo stesso vale per tutti gli altri miraggi che ho elencato (in parte) sopra. Tutte robe non misurabili, non quantificabili, non dimostrabili o verificabili.
Cosa conoscete di perfetto o di infinito in questa vita, ad esempio?
Mah, forse a volte essere troppo nitidi e perfetti è come stirare la piega sui jeans. Si può anche fare ma non è una grande idea.
“ L'impronta personale, la dà il contenuto. Poi b/n perfetto o no, è solo una scelta di stile. „
La forma E' il contenuto in un'immagine. Usare un certa ricerca della perfezione nella nitidezza e nella gamma tonale oppure non farlo e andare in altre direzioni fa parte anche quello dell'impronta personale e di quel che si vuole esprimere. Per capirci meglio: saralando.com/the-wrongness-of-want/
Beh qui potremmo iniziare di nuovo 300 discorsi filosofici e più o meno soggettivi… secondo me la forma può essere funzionale al contenuto, ma non so quanto ne sia parte. Se uso uno stile più che un altro è per aiutare a veicolare il messaggio, per renderlo più forte, ma non è comunque parte del messaggio, se non marginalmente (alcuni stili di per sé dicono già qualcosa). Un po' come usare il dado invece che il sale: sicuramente le due cose sono diverse ma non direi che il dado sia parte del piatto e azzarderei a dire che meno il piatto è incisivo, più importante la differenza dado/sale. Infatti questa ha molto senso nel brodo vs Aqua salata ma meno in un piatto già molto saporito. In breve: secondo me una foto bella sta in piedi anche con uno stile brutto, una foto brutta non sta in piedi solo per un bello stile. Poi ovvio che ci sono mille esempi per cui vale il contrario, come sempre, e ci sono mille ragioni per usare un determinato stile.
E aggiungo: l'imperfezione ricercata, sporadica o fortuita ha un certo senso ma quello sistematico ne ha meno, a patto che non sia una scelta molto precisa. Ad esempio: un riflesso, un mosso, un fuori fuoco voluto o altri esempi come quelli del link hanno senso nella loro unicità. Un parallelismo: La bellezza della musica sta nelle note che “escono” dalla struttura che ci si aspetta, perché attirano l'attenzione. Se però ogni frase la suono con delle note “sbagliate”, dopo poco l'effetto svanisce e diventa solo fastidioso. Non a caso scattiamo tutti con macchine ultra performanti, non con una lattina con un pinhole o con obiettivi di pessima qualità, distorsioni esagerate, morbidi, ecc.
Che cosa ne pensi di questo argomento?
Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 251000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.