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L'uscita della k3III mi messo di fronte ad un mondo che non conoscevo ed a cui non mi ero mai interessato nonostante ami molto il bianco e nero. Mi sono messo a cercare informazione in vecchie discussioni ed in giro per il web al fine di capire meglio SOTTO L'ASPETTO PRATICO, quale possa essere l'utilità e la differenziazione di un sensore "monocromatico" rispetto ad un sensore "colorato". Non ho mai trovato una discussione che valutasse tutte le implicazione realmente a 360°. Ho cercato di mettere tutto insieme, magari ho commesso degli errori. Ho cercato di semplificare l'uso dei termini al massimo per cercare di agevolare la lettura il più possibile e concentrandomi sulla sostanza.
In stile marzulliano mi sono fatto delle domande è mi sono dato delle risposte.
Alcune già le avevo a partire dalla prima.
1) D: Un sensore "monocromatico" produce un bianco e nero più bello rispetto ad un sensore "colorato"? R: No. Non esiste un modello di bianco e nero standardizzato per la fotografia. Esistono tanti tipi di bianco e nero e nello loro diversità possono tutti raggiungere livelli di eccellenza. Un bianco e nero dai forti contrasti delle foto di Giacomelli lo trovo molto bello, ma altrettanto bello e pregevole è un bianco e nero dai mille toni di Salgado, un bianco è nero con pochi contrsti grigiastro di Winogrand e chi vuole può fare riferimento ai propri preferiti. Esistono molti pre-set nei quali ciascuno può trovare liberamente sfogo ai propri gusti. Io preferisco pensare ad un concetto di bianco e nero funzionale ma siamo fuori tema.
2) D: Partendo da un sensore "colorato" scattando a iso 200 posso ottenere lo stesso risultato in bianco e nero di un sensore "monocromatico" o posso notare differenze percettibili? R: SI Partendo da un sensore "colorato" è certamente possibile emulare e ricostruire la curva di sensibilità spettrale del sensore monocromatico ed ottenere un risultato pressochè identico a quello di un sensore monocromatico. Lo sarà certamente nei toni, ed anche se vi sarà comunque una differenza nei dettagli e nei toni fini, ma sarà praticamente impercettibile anche ingrandendo al 100%. Ci sono esempi anche su questo forum. Bisogna saper smanettare con i programmi, assai, o rivolgersi a chi sa smanettare..
3) D: partendo da un sensore colorato è possibile ottenere molte più varianti di bianco e nero rispetto ad un sensore monocromatico? R. Si. Partendo da un sensore colorato è possibile lavorare sulla gamma tonale agendo su tre colori con pressochè infinite varianti. Partendo da un sensore monocromatico abbiamo un solo ed unico profilo delle spettro determinato dalle scelte della casa produttrice (e pertanto non esiste un unico profilo monocrome) ed una volta registrati i dati, le modifiche sono possibili solo su aspetti che non riguardano lo spettro. Con l'uso di filtri colorati come per le pellicole posizionati sulla lente prima di scattare è possibile aggiungere ed ampliare le possibilità ma limitata ovviamente al singolo colore adottato di volta in volta e non sui tre canali come per il sensore colorato.
4) D: Partendo da un sensore "colorato" scattando a iso 12800 posso ottenere lo stesso risultato in bianco e nero di un sensore "monocromatico"? R: No In questo caso, a differenza della risposta similare domanda n. 2 la risposta è no. Per le caratteristiche proprie dei due diversi sensori, la capacità di emulare un sensore monocromatico da parte di un sensore a colori decade man mano che sale il fattore sensibilità, e decade abbastanza rapidamente rispetto al sensore monocromatico. Mano a mano che decresce la gamma dinamica peggiorano i problemi di ricostruzione del colore e si ripercuotono nella conversione in b/n. Già ben prima dei 12800 iso la qualità dei dati raccolti ed il rumore che viene create incide pesantemente sul risultato finale. Al di la dei toni, la perdita di dettaglio e di rumore sarà notevolmente peggiore anche senza particolari ingrandimenti, e sarà impietoso in crop anche non al 100%. Può avere la stessa "tinta" ma non la stessa sostanza.
5) D: E' pertanto corretto dire che una fotocamera con sensore colorato può sempre avere gli stessi risultati di una fotocamera con sensore monocromatico? R: No. Una fotocamera con sensore colorato non ha le stesse caratteristiche di un sensore monocromatico e non può fare le stesse cose, e viceversa ovviamente. Può emularne una parte con risultati similari ad iso base, ma salendo la sensibilità la differenza viene sempre più evidenziata anche a partire da iso comunemente ormai accettati ed usati. Un sensore monocratico può essere utilizzato ad iso impensabili rispetto a quanto siamo abituati ragionando sugli esiti dei sensori colorati.
6) D: un sensore monocromatico è solo alternativo e/o complementare ad un sensore colorato o ha uno spazio proprio? R: il sensore monocromatico ha sicuramente uno spazio proprio che rimane fuori dal sensore colorato. Sinora ha avuto poche possibilità di essere esplorato per evidenti motivi numerici di sensori monocromatici in circolazione. La peculiarità di poter avere rese ottime ad altissimi iso può essere utile per ripensare e rivalutare le terne espositive. Sono giunto a questa conclusione pensando semplicemente a cosa potrebbe comportarmi l'uso di un sensore monocromatico per gli scatti in bianco e nero del genere che più mi piace praticare. Il mio genere preferito e prevalente è la fotografia di strada la cui impostazione basica del punta e scatta segue la classica regola di f 8 - T 1/500 ed un range iso sino ad un massimo di 3200-6400 a secondo delle condizioni. Questo per avere un tutto a fuoco senza problemi di mosso o micromosso delle persone. Assicuro che i range iso massimi sono raggiunti molto spesso in condizioni comuni già durante il giorno. Un sensore monocromatico consentirebbe non solo avere una qualità assai migliore a questi iso, ma permetterebbe altresì di aumentare i range massimi sino a triadi espositive impensabili adottando tranquillamente iso come 12.800-25.600 o addirittura maggiori. Lo stesso però può essere pensato per uso ai concerti, ai matrimoni ed in generale a tutte le situazioni in cui si scatta in interni con poca luce. La capacità di recupero delle ombre a me è sembrata incredibile, senza la minima comparsa di banding, di inestetismi, di spappolamenti del dettaglio, etc..oltre ad avere una grana molto più gradevole. Possono esservi terreni fertili anche nel settore della naturalistica o sportiva ove è notorio che anche li gli iso possono non bastare mai al mattino presto e/o in prossimità del calar del sole. In generale tutte le volte che la coppia tempi diaframmi richiedi valori elevati il limite era sempre lo stesso, la resa ad alti-altissimi iso. Le soluzioni sono sempre state cercando di avere lenti più luminose, con aumento di costi ed ingombri. La possibilità di normalizzare iso stellari può far cambiare la prospettiva.
Se mi viene in mente qualcosa o se scopro altro editerò. Se poi avete suggerimenti discuteremo riformule varie..
D: E' vero che nei sensori monocromatici è necessario porre maggior attenzione alle alte luci? R: Si. Ho letto una spiegazione tecnica-informatica che ha motivato con il fatto che un sensore colorato ha tre canali su cui poter lavorare (rosso, verde, blu) ed è più difficile che tutti perdano informazioni. Il sensore monocromatico invece ha uno solo canale per cui una volta perse le informazioni sul quel canale non si recuperano da alcuna parte. Un sensore monocromatica ha però il grosso vantaggio di poter recuperare una quantità di dati dalle ombre impensabile per un sensore colorato, per cui sottoesponendo in fase di esecuzione ed avendo cura di non bruciare le alte luci, sarà possibile recuperare molte più informazioni in fase di post produzione senza aver i problemi di rumore e di artefatti di un sensore colorato.
D: Ho sempre pensato che l'uso esclusivo del bianco e nero parta da presupposti diversi di pensiero e di filosofia di uso del mezzo. Cosa si può dire al riguardo?
R: Non esiste una risposta univoca, ciascuno ha la propria a secondo dell'interesse rivolto alla fotografia. Scorrendo un po di aforismi dei vecchi maestri si trova tutto ed il suo contrario.. Mi piace riportare una parte di un vecchio articolo di un autore che sull'uso di un sensore monocrome (Leica) scrisse un articolo su Nadir nel 2015 di cui riporto un estratto:
L'operazione mentale non è nuova, il "monochromista" doc ha sempre previsualizzato in bn, anche in digitale, ma fin qui si trattava di una libera scelta – e il raw garantiva comunque una rete di salvataggio -; da ora in avanti, invece, egli sa che se pure si presentasse ai suoi occhi una parata del Cirque du Soleil, un volo di mongolfiere caucasiche, una visita ai maglifici Missoni o il più struggente dei tramonti, non avrebbe altro che il bianconero per raccontarli. Come si sa, i limiti sono il sale dell'intelligenza: ridurre il proprio campo di possibilità sollecita processi di ristrutturazione cognitiva, esaltando l'originalità e la piena soggettività. Così, dopo i primi momenti in cui ci si sente spaesati (non sono pochi quelli che riportano la fotocamera in negozio dopo poche centinaia di scatti), una volta accettata la sfida, subentra un'inattesa sensazione di libertà. Si realizza di essere sgravati dall'incombenza del colore, dalla necessità di valutarne e dominarne gli effetti, e ci si concentra esclusivamente sul bianconero, sulla distribuzione delle luci e delle masse, esattamente come avveniva al tempo della pellicola. I colori esistono, sappiamo che ci sono – a meno di impreviste derive deliranti –, ma semplicemente non ci interessano, non li vediamo, non interferiscono coi nostri processi compositivi, né consentono retropensieri sulla eventualità di mantenere quella foto non convertita. Altra immagine semplicemente non c'è, se non monocromatica. Un sollievo. Ciò presuppone naturalmente un'idea di fondo, la consapevolezza cioè che non abbiamo l'imperativo di prendere tutte le fotografie possibili nello spazio-tempo. E anche questo, a mio avviso, facilita la possibilità di esprimersi all'interno di un registro più definito o, se preferite, di uno stile. Mettere dei paletti esalta la capacità di seguire un'ispirazione e di rimanervi coerenti, senza altre distrazioni. Qualcosa di simile si verifica quando ci muoviamo con una sola ottica fissa: l'ansia iniziale di non essere pronti a cogliere la totalità delle immagini si traduce nel piacere di realizzare in modo cosciente e mirato il significato più vero dell'atto fotografico: vedere la realtà solo attraverso i propri occhi, plasmare il percetto secondo la disposizione emotiva del momento e i propri canoni stilistici di riferimento. (Carlo Riggi)
Ho trovato interessante in particolare il passaggio in cui effettua una similitudine tra sensore colorato e sensore monocromatico con l'uso di fissi o di zoom. Si possono perdere foto ma ci si può meglio concentrare su una maggior consapevolezza di quello che si cerca e si vuole.
D: Abbiamo parlato prima dell'uso dei filtri colorati per ampliare le variazioni di uso del sensore monocromatico. Come funziona? R: Vi sono molti articoli che si possono trovare al riguardo sulle caratteristiche dei filtri. Non sono un particolare esperto per cui ne indico un paio che mi sono piaciuti.
“ Altra peculiarità delle mono-chrome è il dettaglio superiore. non hanno interpolazione bayer. „
Anche con K-3 III cosiddetta normale, vale a dire a colori, se si scatta in modalità pixel shift resolution non c'è l'interpolazione bayer.
Sistema di risoluzione Pixel Shift Sfruttando il meccanismo SR II, questo innovativo sistema* acquisisce quattro immagini della stessa scena spostando leggermente il sensore di immagine per ciascuna immagine per ottenere tutti i dati di colore RGB per ciascun pixel, quindi li sintetizza in un singolo, ad altissima risoluzione. immagine composita di risoluzione.
Ciò aiuta la fotocamera a produrre immagini ad altissima risoluzione con colori realistici privi di falsi colori o rumori, qualcosa che le fotocamere convenzionali non riescono a fornire.
Non posso che complimentarmi per il lavoro di documentazione/condivisione svolto, veramente esaustivo e ben esposto , che ho letto con attenzione e interesse .
Hanno pubblicato la recensione completa della k3III mono.. direi che ne sono rimasti entusiasti. A me pare che quanto ho scritto nelle mie ipotesi sia ampiamente confermato. Questa macchina ha delle potenzialità da esplorare e può davvero aprire prospettive diverse del modo di fotografare per chi ama il bianco e nero. Debbo dire che per aver usato il più lento motore del corredo pentax (soprannominato bradipo) i risultati dell'af sono stati ottimi. Davvero una bella fotocamera..
È vero, da quello che leggo sui forum molti hanno riscontrato che i vecchi obiettivi SDM vengono parecchio rivitalizzati dalla gestione della K-3iii che ha il più grosso salto nel comparto AF che abbia mai avuto Pentax, probabilmente sono stati ripensati i vari algoritmi e la sensoristica. Almeno chi ha la fortuna di avere esemplari perfettamente funzionanti perché il problema di quelle lenti era sì la performance non eccezionale ma soprattutto la tendenza a rompersi del tutto o in parte. Sì, anche in parte, si leggono come se niente fosse storie di esemplari di 50-135 che richiedono di essere scaldati qualche minuto muovendo il meccanismo di fuoco a mano per funzionare...e varie altre ricette alchemiche
Riguardo il riconoscimento occhio/volti a mirino l'ho provato abbastanza, è situazionale. Con il 55-300 PLM a distanze "da tele" con una profondità di campo abbastanza generosa è sufficientemente affidabile da essere utile. Si può quasi (quasi) mettere area AF full auto su tutto il frame e ti becca gli occhi. Nei limiti della copertura dei sensori che non è densa come su una ML sono solo 100 e qualcosa punti, per cui non è detto che uno vada a coincidere esattamente nel punto voluto. Non è uno strumento di precisione chirurgica per disquisire di fuoco sull'iride piuttosto che sull'attacco delle ciglia (sembra un iperbole ma ho visto discussioni a riguardo ). È da considerare uno strumento che in alcune situazioni favorevoli e con le lenti giuste permette di approssimare la facilità d'uso che si ha sulle ML moderne dove posso guardare solo la composizione ignorando completamente il punto AF.
Sicuramente aiuta la capacità di tracking di un volto in movimento. Con altri obiettivi a motori meno performanti, probabilmente meno in grado di fare aggiustamenti fini a velocità sufficiente, l'affidabilità scende molto. Con grandi aperture l'ho provato poco non avendo molta scelta. Ho un DA50 plastico la cui precisione AF a tutta apertura lascia parecchio a desiderare anche in punto singolo AFs, non azzardo conclusioni su modalità più evolute basate su quell'affare....
Non ho un sensore monocromatico, ma ho un sensore Foveon, la SD Quattro sforna ottimi bianco e neri e cosa inaudita per il fovron si può arrivare ad utilizzare ben 800 iso. Quello che è evidente è la resa nei particolari fini, un sensore monocromatico puro aggiunge ad una resa ineccepibile una definizione eccezionale e l'utilizzo ad alti iso.
Per quanto riguarda il pixel shift ho solo la K1 e la K70 è usabile su cavalletto, o talvolta a mano libera ma se vi sono foglie ed un filo di vento, nelle mie prove non sono nettissime, meglio una foto single foveon.
Proverò di più il pixel shift ma non mi pare purtroppo una soluzione definitiva
Ecco il manuale, purtroppo in inglese. Simone se puoi dai una occhiata rispetto alla normale per capire le differenze. Intanto mi pare che il pixel shift non ci sia, quindi l'operazione di riprogrammazione della parte elettronica non è forse un semplice restyling come qualcuno ha malignamente espresso come al solito.
A proposito di esemplari a "tiratura limitata" adesso avrei un'altra richiesta a Pentax , oltre al famigerato 70-300 (che se aspettano ancora un po' lo compreranno i miei eredi , forse!) e cioè , udite udite : una digitale TOTALMENTE manuale , anche nella MAF , simil MX , K1000 o LX , magari con una linea di obiettivi dedicati ... la prenderei all'uscita e a qualunque prezzo , a costo di fare un mutuo ! Secondo me , farebbe il botto ... lo so , lo so : va pensiero ! E lasciatemi sognare , questo almeno non costa nulla!
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