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Leicaflex (1964-1968) – recensione (quasi) completa ed esperienza d'uso


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  6. » Leicaflex (1964-1968) – recensione (quasi) completa ed esperienza d'uso





avatarjunior
inviato il 21 Aprile 2022 ore 11:41

BREVE STORIA
Era il 1960, e nel mondo della fotografia si stava assistendo al successo travolgente delle reflex. Nikon aveva presentato la sua “F” nel 1959 e, pur non essendo la prima SLR (Single Lens Reflex) lanciata sul mercato (la prima fu la "Kine Exakta", presentata nel 1936 alla fiera di Lipsia), la “F” rappresentava un punto di svolta, il punto nodale di un sistema fotografico moderno, completo, robusto ed affidabile, adatto sia al professionista che all'amatore evoluto





Come è ovvio, il successo della nipponica “F” spinse le altre Case produttrici a seguire la strada aperta da Nikon. Leitz Camera non fece eccezione: la Casa di Wetzlar era storicamente famosa per le sue macchine a telemetro, strumenti eccezionali che tuttavia, ora, messi a confronto con le reflex giapponesi, mostravano i limiti insiti nel sistema telemetrico. Anche se il “cliente Leica” tipo era ed è sempre stato un affezionato del marchio, a Wetzlar era evidente come fosse giunto il momento di affiancare una linea di macchine reflex a quella delle macchine a telemetro. Nasceva così il progetto Leicaflex, affidato ai designers Ludwig Leitz, Paul Naumann e Werner Wiessner. Il brevetto statunitense della nuova macchina fu depositato il 26 dicembre 1961





Tuttavia, per arrivare alla produzione industriale vera e propria bisognerà attendere il 1964, anno in cui la Leicaflex venne presentata al pubblico













La produzione della Leicaflex proseguirà quindi per 4 anni, fino al 1968, quando verrà sostituita dal nuovo modello, la Leicaflex SL, la quale poi verrà messa in pensione dalla Leicaflex SL2. La storia delle reflex Leica proseguirà quindi con la serie R (R3, R4 ecc.) fino alla R9 dei primi anni 2000.

LA MACCHINA
Il corpo macchina ha linee pulite e ordinate, in puro stile Leica. La maggior parte degli esemplari sono rifiniti in cromo satinato, solo pochi esemplari furono prodotti in vernice nera





Il mirino pentaprismatico è fisso. Per la messa a fuoco viene utilizzato un anello centrale a microprisma. Le velocità dell'otturatore a tendina vengono visualizzate nella parte inferiore del mirino, mentre l'indicatore dell'esposimetro si trova sul lato destro, dove la corretta esposizione si ottiene abbinando gli aghi. Non è visibile nel mirino l'apertura del diaframma. Nel pentaprisma è incorporato anche un indicatore del funzionamento della batteria. L'esposimetro al Solfuro di Cd non è TTL (attraverso l'obiettivo), ma è posto sul pentaprisma dove ha una finestrella dedicata. La ghiera per il controllo della velocità dell'otturatore si trova sulla piastra superiore della fotocamera, ed è montata coassialmente alla leva di avanzamento della pellicola. I tempi di posa vanno da 1 secondo a 1/2000 di secondo, più posa B. I contatti del flash elettronico sono posizionati sulla parte anteriore della fotocamera, con un tempo syncro di 1/100 di secondo. La macchina è dotata di blocco dello specchio, dorso incernierato, manovella di riavvolgimento e autoscatto.

MARK 1 e MARK 2
Ci sono due versioni della Leicaflex. La prima serie, o Mark I, si riconosce dal contapose a forma di "fetta di torta"





mentre la seconda serie, o Mark II, ha il contapose di forma circolare





Oltre a ciò (e soprattutto) la Leicaflex Mark I ha l'esposimetro costantemente attivo quando la macchina è esposta alla luce, mentre nella Mark II l'esposimetro si attiva solo quando la leva di avanzamento della pellicola viene allontanata parzialmente dal corpo macchina, un'innovazione che serve a conservare la carica della batteria molto più a lungo.

IL PARCO OTTICHE
Per la Leicaflex venne realizzato un parco ottiche abbastanza completo, anche se non molto ampio





costituito da un obiettivo “normale” Summicron R 50mm f/2 a sei lenti, con diaframma minimo f/16 e messa a fuoco minima a cinquanta centimetri, a cui si aggiunse un medio grandangolare, Elmarit R 35mm f/2.8 a 7 lenti con diaframma minimo f/22 e messa a fuoco minima a 30cm, e due teleobiettivi, Elmarit R 90mm f/2.8 a 5 lenti con diaframma minimo f/22 e messa a fuoco minima a 70cm ed Elmarit R 135mm f/2.8 a cinque lenti con diaframma minimo f/22 e messa a fuoco minima ad un metro e mezzo. Insomma una scelta piuttosto risicata , costituita in compenso da obbiettivi di altissima qualità, che niente avevano da invidiare ai cugini progettati per le macchine Leica del sistema M.

ESPERIENZA D'USO
Volendo approfondire la mia esperienza d'uso con la Leicaflex



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spiccano, in ordine sparso, la morbidezza e la precisione dei comandi, la qualità costruttiva di altissimo livello che si percepisce, l'ergonomia del corpo macchina dalle morbide curve, il mirino chiaro e preciso, e sopra tutto l'eccellenza dell'ottica provata (Summicron R 50 mm), che restituisce immagini caratterizzate da una resa, a mio modesto parere, notevole





















Non tutto è così positivo, comunque: la Leicaflex, ad esempio, ha il pentaprisma non removibile quindi non si possono utilizzare mirini a pozzetto o cambiare i vetrini di messa a fuoco; il parco ottiche è di altissima qualità, ma non contempla grandangolari spinti, obbiettivi per macrofotografia, obbiettivi shiftabili per fotografia di architettura ecc., insomma è piuttosto ridotto; l'esposimetro della macchina è esterno all'obbiettivo, mentre la misurazione della luce TTL (attraverso la lente) era una caratteristica tecnica che nel 1964 era già disponibile da tempo (fu introdotta nel 1960 da Topcon e da Pentax).
Sono un appassionato utilizzatore di macchine a pellicola, nel corso degli ultimi anni ho scattato e continuo a scattare con alcune delle macchine “iconiche” della storia della fotografia. Per motivi di ordine cronologico, penso sia corretto comparare la Leicaflex alla Nikon F; le due macchine condividono infatti, almeno in parte, lo stesso arco temporale di produzione: la Nikon F dal 1959 al 1970 circa, la Leicaflex dal 1964 al 1968. Inoltre, entrambe erano, all'epoca, il top di gamma delle rispettive Case produttrici (e non solo) in ambito reflex. Infine, a titolo puramente soggettivo, amo moltissimo entrambe queste fotocamere. Paragonando l'esperienza d'uso, posso dire in estrema sintesi quanto segue: scattare con la Nikon F è come guidare un robustissimo fuoristrada Jeep, scattare con la Leicaflex è come guidare una lussuosa berlina Mercedes. Entrambe affascinanti, entrambe bellissime, ma diverse.

CONCLUSIONI
Nel “mondo” degli appassionati Leica e non solo, la Leicaflex e tutte le sue discendenti reflex sono sempre state considerate un gradino sotto le macchine a telemetro





Ieri come oggi le macchine reflex Leica hanno avuto una sorte piuttosto infelice, sicuramente non all'altezza delle qualità che esprimono. All'epoca del lancio, un fattore fondamentale fu indubbiamente il prezzo: nel 1964 il costo della Leicaflex armata con il Summicron 50mm era di 585 USD, pari a 4850 USD odierni; nello stesso anno, una Nikon F armata con un Nikkor 50mm f/2 costava 323 USD, 3000 USD odierni. Insomma, una differenza di quasi 2000 USD tra le due macchine, un bello scarto. Oggi, una Leicaflex degli anni '60 costa un quarto rispetto ad una Leica M3 dello stesso periodo. Le ottiche R non soffrono dello stesso abissale “gap” rispetto alle ottiche M, le ottiche R infatti sono ricercate e sono salite di prezzo perché vengono utilizzate tramite adattatori sulle moderne macchine digitali, per la serie “come avere un'ottica Leitz ad un ottimo prezzo”, tuttavia un Summicron R costa comunque circa la metà di un Summicron M.
Ciò detto, a mio parere la Leicaflex è una “signora macchina”, una bellissima SLR costruita con la stessa cura delle cugine Leitz a telemetro, corredata da un parco ottiche di qualità eccelsa. Nonostante ciò, oggi non sono in molti a scattare con una Leicaflex, mentre le macchine a telemetro della Casa di Wetzlar hanno ancora un forte seguito, in parte anche tra i giovani nativi digitali. Tutto considerato, se la Leicaflex all'epoca del suo lancio era una macchina destinata quasi esclusivamente ad un pubblico facoltoso, oggi è possibile averla con un impegno economico non eccessivo, sicuramente inferiore alla qualità costruttiva di questo bellissimo strumento dal design senza tempo e dalle prestazioni di tutto rispetto.

Grazie per l'attenzione,
AD

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2022 ore 13:19

Tranne la SL2 e fino alla R7 le Leica reflex le ebbi tutte. A prescindere l'indiscussa qualità costruttiva e delle parti ottiche dei corpi, il "problema" constava nell'ergonomia. Di certo elegante e "lussuosa" ma non efficace come quella Nikon nelle sue professionali F/F2/F3 e anche delle NIKKORMAT (le concorrenti dirette delle Leica reflex), per me dei capolavori assoluti per quei tempi. Le Leicaflex vantavano una linea arrotondata decisamente bella ma "sfuggente". Non trasmettevano quella certezza di stare saldamente in mano, come invece le Nikon/Nikkormat facevano. La fama poi finisce per stabilizzare un modo di concepire e separare il valido dall'incerto. Nel 1978 quando svolsi la mia leva come fotografo di marina, il luogo comune "con Nikon vai sul sicuro" era piuttosto solido e tutti i fotografi professionisti che vedevo avevano Nikon f/F2, Rolleiflex e Leica M. L'unica Leicaflex SL (nera) notata a Roma stava nella bacheca blindata del negozio Intercolor... se la tenne per qualche anno finché non chiuse.

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2022 ore 20:04

Bel racconto e anche molto interessante visto che non si sa molto delle prime reflex di casa Leica.

A mio avviso il pentaprisma fisso non è un problema, lo è piuttosto la misurazione esposimetrica non TTL e, forse ancor più, la fotocellula al CdS.

avatarjunior
inviato il 21 Aprile 2022 ore 21:19

UDB: grazie del fattivo contributo e della testimonianza.

PaoloM: grazie. Devo dire che sul mio esemplare di Leicaflex l'esposimetro è abbastanza preciso, non so, forse sono solo stato fortunato.

avatarsenior
inviato il 21 Aprile 2022 ore 23:18

Gli esposimetri al CdS (Cadmio Solfuro) penso siano precisi. Quelli al Silicio sono anche piu' rapidi nella risposta e sensibili. Ma credo comunque che arrivarono piu' tardi rispetto al 1964.
In quell'anno si affacciava invece un altro importante sistema, il Pentax Spotmatic. Questo fu uno dei primi ad introdurre l'esposizione TTL. Sistema piu' snello sia rispetto al professionale Nikon F che alla Leicaflex, oggetto di questa bella recensione e indubbiamente il massimo a livello di qualita' costruttiva

user77830
avatar
inviato il 21 Aprile 2022 ore 23:53

Gran bell'intervento, piacevolissimo a leggersi e molto interessante.
Due grandissime fotocamere:
Leicaflex - da salotto
Nikon F - da sterrato

Permettimi di aggiungere un'altra formidabile fotocamera che tra le due sucitate forma un terzetto di regine che toglierebbero il sonno a tutti i valorosi peliicolari.

Contarex - la Nobile Contessa





avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2022 ore 9:31

VIATOR: molto ben realizzata la breve storia della Leicaflex, reflex interessante che ha dato vita a una ottima serie che nel tempo si è arricchita, anche se lentamente, di obbiettivi. Purtroppo, ha subito sia la concorrenza esterna di marchi particolarmente agguerriti e dinamici negli anni 60/70/80, che la concorrenza interna della iconica linea M con tantissimi ( giustamente) estimatori, ma anche un po' di feticismo che Leica ha sempre saputo coltivare.
Leicaflex arriva leggermente in ritardo, come hai scritto anche tu, rispetto al sistema Nikon nato nel '59 e che in pochi anni diventò sterminato. Due anni prima di Leicaflex ( sembra strano, ma all'epoca 2 anni erano tantissimi e le novità si succedevano molto rapidamente) Nikon F aveva introdotto il primo Photomic con cellula esposimetrica built in ma non TTL e, nello stesso 1962, anche Minolta ( molto attiva in quegli anni) con la serie SR ( progenitrice della SRt) introdusse l'esposimetro sul corpo macchina. Nikon, inoltre, inaugurava con il Photomic una serie ( ben 4) di pentaprismi esposimetrici intercambiabili che si evolvevano indipendentemente dai corpi e che potevano essere sostituiti con altre versioni e poi una sterminata serie di obbiettivi che definivano la nascita del primo vero " sistema" . Nel '65, poi , come ha fatto notare ULISSE DI BARTOLOMEI, usciva la prima Nikkormat/Nikomat Ft, una splendida serie non un ripiego, molto apprezzata anche dai professionisti che la usavano spesso come secondo corpo e facevano di Nikon uno strumento formidabile, affidabile, indistruttibile e, soprattutto, completo per ogni esigenza Anche Nikkormat Ft, già nel 1965 aveva l'esposimetro TTL. Da rilevare che Asahi Pentax presentava già da qualche anno un esposimetro TTL anche se stopdown ( ci vorrà solo il 1973, un po' in ritardo rispetto ad altri marchi,per avere la lettura a tutta apertura con la Spotmatic F). E anche Minolta, già nel 1966, aveva la SRt 101 con lettura TTL a tutta apertura e anche con il sistema CLC ( contrast light compensator) con doppia cellula, un specie di antesignano del Matrix. Ho l'impressione che Leica, almeno inizialmente, ma forse anche in seguito non abbia creduto fino in fondo al sistema R, forse proprio perché cannibalizzato all'interno dalla M. Eppure poi furono prodotti corpi interessanti e anche dal design molto innovativo e accattivante per un marchio molto statico a livello di design, molto più elaborati rispetto alle telemetro, e ci furono fior di fotografi che si affidarono alla qualità Leica, ma preferendo la versatilità di gran lunga maggiore delle R: uno per tutti Fulvio Roiter che per le sue foto su Venezia utilizzò ottiche che spaziano dal Super Angulon R 21 mm allo splendido Apo Telyt 180 mm ed Elmar 180 fino anche, per diversi scatti, al Telyt R 500.

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2022 ore 11:35

UDB: grazie del fattivo contributo e della testimonianza.


Grazie ViatorSorriso

Forse si potrebbe aggiungere che la concorrenza d'immagine delle telemetro Leica fu "spietato"...

Le telemetro da Leitz subirono diversi tentativi per venire eguagliate o superate, ammirevoli ma tutti infruttuosi e infine rimase il "vuoto", mentre le reflex apparvero subito come un tentativo di essere presente anche in quel segmento e lì c'era già Nikon che oltre a una più che decente qualità complessiva, era sorretta da un retaggio storico importante. Proprio quello che premiava anche le telemetro di Leitz ma non le reflex.

Credo che infine, il fallimento della collaborazione con Angenieux, suo naturale alleato, desse il "colpo di grazia" al destino delle reflex.

avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2022 ore 11:43

Sono d'accordo Ulisse. Come ho scritto la concorrenza esterna era spietata e Nikon aveva inaugurato l'era della reflex a sistema con accessori e obbiettivi sterminati. In più c'era in fondo anche la concorrenza interna con le M

avatarjunior
inviato il 22 Aprile 2022 ore 19:27

Grazia a tutti Voi per gli interessanti ed utili contributi :-)

Simone Rota: una Spotmatic è stata spesso nel mio mirino, alla fine ho deciso di concentrarmi quasi esclusivamente su un paio di Case per il 35 mm, ma è un sistema che mi piace molto e mi piacciono soprattutto le splendide lenti disponibili.

Noctilux: la Contarex "Cyclope" è certamente una meraviglia. Mi ha sempre spaventato la complessità di questa macchina che rende eventuali riparazioni difficili e costose. Tuttavia è una macchina che indubbiamente mi piacerebbe provare.

Claudio Santoro: ottima disamina. Non sapevo che Roiter avesse usato il sistema Leicaflex per la sua attività, mi studierò la cosa perchè ho sempre amato questo fotografo. Grazie.


avatarsenior
inviato il 22 Aprile 2022 ore 19:58

Per quanto ne so Roiter utilizzò molto la R3 e la R4. Le fotografie del suo libro "Venezia" del 1984 di Biblos Edizioni che ho nella mia libreria, insieme con suoi altri, riporta gli obbiettivi usati ( non la reflex), ma si tratta di tutti serie R: tra i più utilizzati il Summicrin R 35 mm , il Summicron R90 mm, lApo-Telyt R 180mm, l'Elmar R 180 mm, il Telyt R 500 il Super Angulon R 21 mm. So che ebbe in regalo però dalla Leica una M.
Pellicole? Soprattutto Kodachrome 64, qualche 25

user77830
avatar
inviato il 22 Aprile 2022 ore 23:04

Sul libro "Essere Venezia" del 1977, Fulvio Roteir dichiara di avere utilizzato esclusivamente Kodachrome caricata su Leica R3 con il superlativo 50 Summicron; inoltre ha utilizzato Leica M4-2 con Summilux 35 Aspherical e Summicron 90.
Tutte le foto sono assolutamente eccezionali, ed alcune delle quali, prese in interni, lasciano trasparire una meravigliosa ed affascinante granulosità.

Chissà che spettacolo in proiezione.

Aaahhhhhhh!!! Kodachrome...ma quanto mi manchi!

user77830
avatar
inviato il 23 Aprile 2022 ore 0:40

Ma per fortuna posso ancora vivere di grandi DIA K. impressionate con Leica:

Kodachrome PKM25 - 21Elmarit - Leica M6




user77830
avatar
inviato il 23 Aprile 2022 ore 0:59

Contarex non può guastarsi...non è previsto nel progetto.Sorriso

avatarsenior
inviato il 23 Aprile 2022 ore 10:50

Grande nitidezza, colori ipersaturi...sembra scattata in digitale MrGreenMrGreenMrGreen

Però ottima scansione o quella che è

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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