| inviato il 15 Agosto 2021 ore 12:33
Carissimi, Buon ferragosto a tutti! Sara' la calura, le ferie, che mi sono svegliato tardi, ho lasciato uscire un tarlo che mi rodeva da tempo . Paesaggi, intendo una cosa tipo questa:
 Ovunque legga, per quante foto veda (principalmente qui), l'apertura diaframma minima consigliata / usata e' F/8. Riguardo la massima si arriva anche a F/20. Il tarlo mi chiede: perche' questa variabilita' di diaframmi anche a discapito della risoluzione della lente? Ipotizziamo di avere un cavalletto e quindi di poter trascurare gli effetti di tempi ed ISO sulla scelta dei diaframmi. Scena non in movimento (no persone, animali, acqua corrente, vento, etc.) Ritengo che il primo parametro di cui si debba tener conto nel ritrarre i paesaggi sia la distanza iperfocale (perfavore correggetemi se sbaglio). Canon EF16-35mm F/4L IS su R6 o RP.
 Prendo il caso 20mm, F/8, metto a fuoco a 2.5m: da 1.14m in poi ho tutto a fuoco. E' corretto?
 Dopo tutto questo "blablare" (cit.) arrivo al punto: lo "sweet spot" dell'EF16-35mm F/4L IS, per me, si trova a 20mm fra F/5.6 e F/8. Primo: se nel ritrarre il paesaggio non mi importasse mettere a fuoco quanto fra me ed i primi 1.5m da me, e' corretto usare F/5.6 o sto semplificando troppo? Secondo: e' solo la riduzione della distanza iperfocale (a parita' di focale) a determinare aperture di diaframma minori di F/8 (a discapito della risoluzione) o c'e' qualche altro parametro che sto trascurando? |
| inviato il 15 Agosto 2021 ore 17:21
Ci sono delle app per smartphone che calcolano l'iperfocale. Da usare cum grano salis perché quando parliamo di iperfocale intendiamo fare una messa a fuoco che ci restituisca come ragionevolmente nitido tutto quello che sta tra una certa distanza e l'infinito. Ovviamente l'inghippo sta proprio nel "ragionevolmente nitido": se fai foto per il web, immaginando che poi verranno visualizzate per lo più su smartphone è un conto, se invece conti di stamparci un poster ovviamente è un altro. Quello che è "ragionevolmente nitido" su un piccolo display non è detto che lo sarà anche in una stampa 30X40... Quindi meglio fare delle prove prima di fidarsi troppo di app o tabelle. Ci sarebbero anche dei sistemi per includere questa variabile (dimensione finale dell'immagine) finale nel calcolo dell'iperfocale, ma credo che facendo qualche esperimento sia possibile fare delle valutazioni utili. Seconda osservazione: se si lavora col treppiede potrebbe venire la tentazione di usare sempre diaframmi molto chiusi, tanto per stare sul sicuro. Tuttavia chiudendo oltre un certo valore la resa dell'obiettivo peggiora. Questo valore cambia parecchio da obiettivo a obiettivo, ed è in genere possibile chiudere di più se stiamo usando sensori grandi. Anche in questo caso la cosa migliore è fare un po' di esperimenti per capire quali siano le aperture migliori per ognuno dei nostri obiettivi. |
| inviato il 15 Agosto 2021 ore 18:07
“ In qualche maniera mi conforti nel pensare che le scelte comuni siano delle scelte "no brain" da utilizzare focalizzandosi sull'inquadratura piu' che altro „ Esatto! Le complicazioni le lascio ad altri generi... ti lascio indovinare quale! |
| inviato il 15 Agosto 2021 ore 18:52
“ Esatto! Le complicazioni le lascio ad altri generi... ti lascio indovinare quale! „ Beh, hai ragione, quando ho cercato di entrare nel mondo della food photography, mi sono perso anche io. |
| inviato il 16 Agosto 2021 ore 11:29
“ Io chiudo a F9-F10, suddivido idealmente l'immagine in tre terzi e metto a fuoco sulla linea di separazione fra il primo e secondo terzo „ hai sbaragliato la concorrenza  |
| inviato il 16 Agosto 2021 ore 11:30
@Miopiartistica Grazie per l'intervento. La tabella e l'immagine del primo post vengono da una delle applicazioni che hai citato. Certo da usare con cautela . “ se si lavora col treppiede potrebbe venire la tentazione di usare sempre diaframmi molto chiusi, tanto per stare sul sicuro. Tuttavia chiudendo oltre un certo valore la resa dell'obiettivo peggiora. Questo valore cambia parecchio da obiettivo a obiettivo, ed è in genere possibile chiudere di più se stiamo usando sensori grandi. Anche in questo caso la cosa migliore è fare un po' di esperimenti per capire quali siano le aperture migliori per ognuno dei nostri obiettivi. „ Queste sono le motivazioni che hanno generato le domande per cui attendo ancora risposta - Se nel ritrarre il paesaggio non mi importasse mettere a fuoco quanto fra me ed i primi 1.5m da me, e' corretto usare F/5.6 o sto semplificando troppo? - E' solo la riduzione della distanza iperfocale (a parita' di focale) a determinare aperture di diaframma minori di F/8 (a discapito della risoluzione) o c'e' qualche altro parametro che sto trascurando? |
| inviato il 16 Agosto 2021 ore 11:59
“ 1) Se nel ritrarre il paesaggio non mi importasse mettere a fuoco quanto fra me ed i primi 1.5m da me, e' corretto usare F/5.6 o sto semplificando troppo? 2) E' solo la riduzione della distanza iperfocale (a parita' di focale) a determinare aperture di diaframma minori di F/8 (a discapito della risoluzione) o c'e' qualche altro parametro che sto trascurando? „ 1) Bisogna capire che l'iperfocale non è un sistema per avere tutto a fuoco tra una certa distanza e l'infinito. Come sempre succede c'è un solo piano di messa a fuoco: se metti a fuoco a un metro sarà perfettamente a fuoco e nitido quel che si trova a un metro, mentre a 99cm o a 101cm già il fuoco sarà peggiore, e andrà peggiorando sempre più man mano che ci si allontana dalla distanza di messa a fuoco. Se si usano diaframmi aperti il decadimento della nitidezza sarà maggiore che non usando diaframmi chiusi. Questo succede sempre e comunque, con o senza l'uso dell'iperfocale. Per cui seguire le tabelle (o le app) dell'iperfocale porta a un risultato che dobbiamo valutare anche in base alla dimensione che avrà l'immagine per chi la guarderà. Per capirci qualcosa conviene fare qualche prova, poi una volta capito che i risultati di una certa app o di una certa tabella devono essere aumentati o diminuiti di tot stop per un certo ingrandimento dell'immagine allora ha senso affidarsi a queste tabelle. In pratica io cerco di osservare sul monitor l'immagine ingrandendola più o meno nelle stesse dimensioni che avrà per l'osservatore, e valuto quel che vedo. Se la zona che volevo nitida mi appare nitida ok, se invece la zona nitida inizia dopo il punto che mi interessa allora so che, se la mia immagine dovrà avere quell'ingrandimento, dovrò chiudere ancora un po' il diaframma. Oppure, al contrario, se mi interessa creare un'immagine magari per il web, che dovrà essere piccola, scoprirò che posso anche aprire di più. Naturalmente ci sono anche dei sistemi per calcolarle a tavolino, queste cose, e immagino che il mio empirismo farà arricciare il naso ad alcuni bravissimi fotografi presenti su questo sito, ma insomma io mi regolo così. Quando si fotografava in analogico e bisognava aspettare che le dia tornassero sviluppate dal laboratorio era diverso, oggi col digitale, per fortuna, è più facile fare delle prove e vedere subito il risultato. 2) Ovviamente più la zona nitida che ti interessa avere è grande, e più grande sarà la dimensione dell'immagine finale, più chiuso dovrà essere il diaframma, da quello non si scappa. Solo che chiudendo troppo l'immagine peggiora per colpa della diffrazione. Per cui, invece di usare diaframmi troppo chiusi in molte situazioni, con la fotocamera sul cavalletto, può essere conveniente invece usare il focus stacking. Da tener anche presente che aperture minori di f8 sono sconsigliabili per fotocamere con sensore piccolo, m4/3 o minore, mentre su una FF si può anche chiudere di più: f11 o f16 sono ancora aperture abbastanza usuali, e con il medio formato analogico, siccome si usano negativi e obiettivi ancora più grandi si può chiudere ancora di più. Ma per questo, per capire realmente fino a che punto si possa diaframmare un obiettivo, la cosa migliore è spendere un po' di tempo facendo qualche esperimento. |
| inviato il 16 Agosto 2021 ore 12:29
@Miopiartistica Grazie mille per l'intervento dettagliato. Certo la teoria dev'essere suffragata dalla pratica nel caso reale e particolare. |
| inviato il 22 Agosto 2021 ore 1:54
“ Secondo me ti fai troppe paranoie! MrGreen Io chiudo a F9-F10, suddivido idealmente l'immagine in tre terzi e metto a fuoco sulla linea di separazione fra il primo e secondo terzo... e gli scatti sono tutti a fuoco da pochi cm ad infinito! non servono tutti sti calcoli trigonometrici! ;-) „ Ma questo schema non viene bene anche per i ritratti? |
| inviato il 22 Agosto 2021 ore 9:10
Il diaframma usato dipende sempre da una serie di fattori : se ad esempio , come hai già detto, non ti interessa il fuoco sul primissimo piano, puoi tranquillamente usare un diaframma che ti garantisca la massima nitidezza, naturalmente devi considerare anche la focale utilizzata, fino a 35 mm personalmente non vado mai oltre f8, già col 50 mm devo chiudere di più. Sul punto di messa a fuoco ti hanno già risposto, aggiungo che personalmente in una foto di paesaggio ritengo che il fuoco sull'infinito deve essere prioritario sul primissimo piano e quindi io preferisco focheggiare un po più avanti rispetto al primo terzo. |
| inviato il 22 Agosto 2021 ore 10:16
Dipende dalla scena: la regola di Zeppo è perfetta per fotografare paesaggi come quello che ha mostrato. Se, ad esempio, sei in montagna, fotografi con i fiorellini in primo piano, allora non funziona più. Lì sei costretto a fare focus stacking, anche con lenti che ben resistono alla diffrazione, no way. Diciamo che, per estendere la regola di Zeppo a paesaggi generici, trovo corretto mettere a fuoco circa a metà tra primo e secondo piano, che nel caso in questione è circa a 1/3. Ad esempio in una scena con un lago montano con una pietra in primo piano, metto a fuoco un po' oltre la pietra, a metà del lago. Che spesso sta ad 1/3, ma non sempre, dipende dal come inquadro. Anche qui, no brain rule, ci fai l'occhio dopo le prime due/tre volte. |
| inviato il 22 Agosto 2021 ore 19:59
SASAL: dici che il fuoco dell'infinito è per te prioritario rispetto al primo piano. Non è una affermazione che può valere sempre, anzi direi che non vale spesso. Nelle foto di paesaggio fatte con supergrandangolari spesso il primissimo piano ha una valenza fondamentale per aprire l'immagine sul piano di mezzo e poi portare lo sguardo verso lo sfondo.E il primo piano sovente non deve essere banale. Un primo piano poco nitido (fiori, un masso, un bel tronco segnato e contorto ecc) è spesso orribile. E, per me, la cosa è molto più evidente se la foto la stampi. Io stampo in proprio sempre e fino al formato A3+ e certe cose sono molto più evidenti in stampa rispetto a quanto si percepisce con la retroilluminazione degli schermi che fanno perdonare certe cadute. Il fatto di non chiudere oltre f/8 lo trovo singolare. Se vai sui siti dei paesaggisti qui su Juza ( Fabio Marchini, Caterina Bruzzone Alessabdro Traverso , Commissario71, , Nicolò Cavallaro Lazzaro, Rene Colella. Fortunato Gatto, Mauro Tronto. Matteo Bertetto ecc) troverai tantissime foto a f/16. Questo al netto dell'uso di più scatti che è argomento diverso. Soprattutto quando è, ripeto, contemplato un primo piano:, per me in stampa non c'è niente di peggio di un primo piano ridotto in marmellata. Il primo piano DEVE essere nitidissimo.Restano i gusti personali, ma soprattutto in stampa risulta molto evidente una carenza del primo piano; sul pc e ancora di più sul cell te ne accorgi meno |
| inviato il 23 Agosto 2021 ore 11:23
Certo Claudio, mi riferivo a scene dove nel primissimo piano non ci sono elementi di interesse, è chiaro che se nel primo metro o giù di li abbiamo qualche elemento che è per noi prioritario f8 non garantisce la nitidezza necessaria, che però ricordiamolo è sempre un'approssimazione, il vero fuoco è solo su un piano. Io faccio principalmente paesaggi a 35 mm e raramente chiudo oltre f8 e mi trovo bene. Giusto per capire metto il link alle mie foto www.facebook.com/salvatoreluzzi1965/photos_by p.s. ovviamente le foto a f8 sono quelle di paesaggi, in altri generi uso il diaframma piu appropriato |
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