| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 9:56
Buongiorno, avrei bisogno di un chiarimento relativo all'apertura diaframma. Se io, facendo una foto di paesaggio metto a fuoco l'orizzonte, cosa cambia da f/3.5 a f/16 all'interno della mia foto? Grazie |
| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 10:05
Il diaframma ha due funzioni. 1) più è aperto più luce passa, più chiuso meno luce passa. 2) più è aperto più la profondità di campo è minore, più è chiuso più la profondità di campo è maggiore. Sul punto 2 però non conta solo il diaframma, ma anche a quale distanza mettiamo a fuoco e a che focale scattiamo. Quindi se mettiamo a fuoco un elemento lontano (tipo l'orizzonte) qualunque diaframma utilizzato non andrà a influire sulla profondità di campo. In queste situazioni ha quindi senso usare il diaframma o per ottenere un determinato tempo di scatto, oppure per ottenere la massima resa dell'obiettivo che, di solito, si ha chiudendo il diaframma di 1 o 2 stop rispetto all'apertura massima. Comunque, se hai questi dubbi, ti consiglio di leggere un libro sulla tecnica base della fotografia, alla fine è abbastanza semplice e una volta acquisita capirai molto meglio come gestire i vari parametri e potrai concentrarti su altri aspetti più importanti. |
user215205 | inviato il 27 Gennaio 2021 ore 10:07
Un sacco di cose. Diaframmare non serve solo ad aumentare la pdc, diminuisce la vignettatura, in generale aumenta la nitidezza e calano le aberrazioni, ma molto dipende dall'ottica e dal formato di ripresa, con i formati minori e focali corte, il diaframma chiuso può dare problemi di diffrazione. |
| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 10:11
Eh va beh Nicevan, partiamo dalle due più importanti Se mettiamo tutta sta carne sul fuoco rischiamo solo di bruciarla. |
| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 10:16
Grazie a entrambi, i due punti di Peda mi erano chiari e la conclusione era la stessa alla quale ero arrivato, volevo solo una conferma. Grazie ancora |
user215205 | inviato il 27 Gennaio 2021 ore 10:18
Ha chiesto la differenza fra f/3.5 ed f/16, fotografando l'orizzonte, io ho risposto alla domanda, l'arrosto l'hai fatto tu |
| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 10:25
Si, in effetti cucino abbastanza bene |
| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 10:29
Non litigate Il mio voleva essere un esempio, probabilmente mi sono espresso male ma nonostante questo Peda ha confermato le mie conclusioni |
| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 10:29
Non guasterebbero però ora 7/800 foto di esempio con tutti i diaframmi e con un po' di ottiche mai sentite prima, qualche manciata di termini inediti e perché no anche una piccola rissa, solitamente non manca mai, magari non subito in prima pagina. |
user215205 | inviato il 27 Gennaio 2021 ore 10:39
Niente litigi, e nemmeno risse, sono abituato a risolvere le questioni pacificamente, a tavola Ho una formazione tecnica, se mi si chiede il peso specifico del ferro rispondo 7,874 g/cm³, non mi metto a dissertare su cosa sia il peso specifico, anche se apprezzo chi lo fa. |
| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 10:48
Quando si mette a fuoco ad una certa distanza, quello che si trova più vicino o più lontano risulta non a fuoco. C'è però una zona, più vicina e più lontana che risulta, possiamo dire, ragionevolmente a fuoco, o ragionevolmente poco sfuocata , e questa, facendo il discorso in maniera semplice, senza tirare in ballo circoli di confusione ed altre complessità tecniche, sarebbe la profondità di campo. La profondità di campo varia con il diaframma ed aumenta con la sua chiusura, quindi passare da 3,5 a 16 comporta: 1) aumenta il campo, prima e dopo il punto di messa a fuoco, in cui i soggetti risultano nitidi. 2) a parità di ISO aumenta il tempo di esposizione, con maggior rischio di mosso, se si lavora a mano libera. 3) l'obiettivo può avere una resa diversa. Tipicamente a diaframma tutto aperto può esserci una minore definizione generale, accentuata verso il bordo, oltre ad una vignettatura. Tali difetti si attenuano chiudendo, arrivando spesso ad uno nuovo calo di definizione, dovuto alla diffrazione, a tutta chiusura. Mentre quanto indicato ai primi due punti è generico e valido per ogni obiettivo, il comportamento del punto 3 varia da lente a lente. |
user215205 | inviato il 27 Gennaio 2021 ore 10:57
@ Fileo, così non vale, prima niente arrosto e poi... pranzo luculliano Allora ci metto il caffé, la profondità di campo è maggiore dietro il punto di fuoco, tranne che alle brevissime distanze di maf. |
| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 11:09
“ Niente litigi, e nemmeno risse, sono abituato a risolvere le questioni pacificamente, a tavolaMrGreen „ Solo per descrivere come ne escono molte discussioni, allora io ci metto: Cdc, focus shift, numero delle lamelle, dritte o arrotondate, pulite o sporche che si incantano, cip & ciop e pure nonna papera. |
| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 11:11
“ Quando si mette a fuoco ad una certa distanza, quello che si trova più vicino o più lontano risulta non a fuoco. C'è però una zona, più vicina e più lontana che risulta, possiamo dire, ragionevolmente a fuoco, o ragionevolmente poco sfuocata Cool, e questa, facendo il discorso in maniera semplice, senza tirare in ballo circoli di confusione ed altre complessità tecniche, sarebbe la profondità di campo. La profondità di campo varia con il diaframma ed aumenta con la sua chiusura, quindi passare da 3,5 a 16 comporta: 1) aumenta il campo, prima e dopo il punto di messa a fuoco, in cui i soggetti risultano nitidi. 2) a parità di ISO aumenta il tempo di esposizione, con maggior rischio di mosso, se si lavora a mano libera. 3) l'obiettivo può avere una resa diversa. Tipicamente a diaframma tutto aperto può esserci una minore definizione generale, accentuata verso il bordo, oltre ad una vignettatura. Tali difetti si attenuano chiudendo, arrivando spesso ad uno nuovo calo di definizione, dovuto alla diffrazione, a tutta chiusura. Mentre quanto indicato ai primi due punti è generico e valido per ogni obiettivo, il comportamento del punto 3 varia da lente a lente. „ Tutto chiaro, con un paio di foto a diverse apertura ho potuto verificare quanto descritto nei punti 1 e 2. Grazie infinitamente |
| inviato il 27 Gennaio 2021 ore 11:42
@Banez “ cosa cambia da f/3.5 a f/16 all'interno della mia foto? „ Ti hanno già risposto affinando sempre più. A un livello definitivo, basato sull'ottica geometrica, le cose stanno così: - ipotizziamo una FF e una focale 28 mm, tanto per fissare le idee; - se metti a fuoco l'orizzonte (cioè: infinito), dividi la lunghezza focale F per il diaframma f/ e ottieni 28/3.5=8 mm e 28/16=1.75 mm che sono il diametro in mm del diaframma; - 8mm e 1.75 mm sono le dimensioni degli elementi che avrai a fuoco relativo da infinito (fuoco perfetto) ai tuoi piedi; - se fotografi monti all'infinito e ad un metro hai fili d'erba larghi 2 mm, con f/3.5 ti escono sfocati, con f/16 ti escono sufficientemente a fuoco; - se al 28 mm sostituisci un 14 mm, terrai a fuoco qualsiasi dettaglio >4 mm e >0.87 mm, rispettivamente. Poiché tutto dipende dal diametro dell'apertura, è irrilevante se usi un FF, un aps-C o un m4/3, a patto che mantieni lo stesso diametro di apertura; - è stato Merklinger che ha per primo esplicitato tutto questo nel 1991, ai tempi della pellicola. Un esempio, con F=30 mm e f/16 quindi 30/16=1.9 mm. Fuoco su infinito. Notare la definizione dell'erba vicina.
 |
Che cosa ne pensi di questo argomento?Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!
Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 251000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista. |

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info) |