| inviato il 13 Ottobre 2020 ore 0:40
Già a partire dalla Zorki-1, i progettisti KMZ non si sono "calmati" o seduti sugli allori ma hanno cercato di migliorare i loro dispositivi, cercando di uscire dallo schema che li voleva semplici copiatori. Così, una serie di telecamere economiche saranno poi prodotte successivamente (Zorki-C, Zorki-2 e Zorki-2C) che gradualmente ottennero il contatto sincro e l'auto-scatto. Tutto sommato molto simili e comunque copie della Leica II. Il passo successivo per KMZ è stata la creazione di un dispositivo basato sulla Leica IIIa del '35 e prodotta sino al '50. La Leica III in generale e la sua modifica "a" in particolare, è una fotocamera iconica. Per la prima volta, ad esempio, un dispositivo ha avuto una vasta gamma di tempi di otturazione; da 1sec. a 1/1000 di secondi ! I Soviet sono stati stimolati dalla questione; di creare cioè una fotocamera di alto livello ... diciamo una macchina fotografica "con i baffi". Pertanto, la Zorki-3 anche se basata sulla Leica IIIa, conteneva una serie di miglioramenti importanti. Miglioramenti davvero seri e significativamente all'avanguardia, con nuove soluzioni tecniche che anticiparono addirittura di qualche anno le medesime che saranno poi implementate anche a Wetzlar. Le tre cose principali ed innovative riguardavano il telemetro che è stato unificato nell'unico mirino, il dorso posteriore che fu reso rimovibile e la correzione diottrica oltre ad una vasta gamma di tempi di otturazione che, come nella tedesca, andavano da 1sec. ad 1/1000 ! Annunciata addirittura all'inizio del 1950 (!!!), esattamente in quell'anno vennero prodotti i primi prototipi che erano mancanti solamente del dorso rimovibile. Fin dall'inizio, l'idea di creare una fotocamera di fascia superiore era chiara; è stato svolto quindi un duro lavoro per ridurre le tolleranze di tutte le componenti. Anche la scocca cominciò ad essere realizzata con il metodo della colata e da quel momento l'accuratezza del corpo macchina fece un salto qualitativo importantissimo. L'otturatore della Zorki-3 era, tuttavia, una copia Leica molto complesso per garantire l'ampia possibilità dei tempi di scatto, ma complicato nella gestione dello scappamento; il meccanismo dei tempi lenti sarà quindi inaffidabile o comunque più fragile rispetto all'originale (fortunatamente e toccando ferro, nell'esemplare in mio possesso tutto funziona alla grande.... sgrat, sgrat). Poi arrivarono i modelli Zorki-3M e -3C che risolsero totalmente il problema, unificando tutta la selezione dei tempi in un'unica ghiera .... sulla Zorki 3C venne aggiunto anche il contatto syncro. Questi due modelli superarono la fragilità della Zorki-3 ma, a mio parere, persero abbondantemente il fascino e l'eleganza del modello che stiamo trattando in questa recensione. Da questo momento la Zorki-3, come accennato, smise di essere semplicemente una copia Leica; anche stilisticamente. La linea estetica applicata dai "Rossi di KMZ" diventò completamente indipendente. In definitiva, anche se la Zorki-3 è la fotocamera più fragile della famiglia Zorki, allo stesso tempo è anche l'opzione tecnicamente più interessante !
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| inviato il 13 Ottobre 2020 ore 6:29
Come sempre, grazie per la condivisione, al solito molto interessante! |
| inviato il 13 Ottobre 2020 ore 10:24
Anche io ci sono sempre! |
| inviato il 13 Ottobre 2020 ore 12:58
“ Wolfschanz - Eosmatic „ Grazie ad entrambi. Questa sera vedremo i dettagli tecnici. |
| inviato il 13 Ottobre 2020 ore 21:34
rieccoci ... Ci siamo lasciati così : "In definitiva, anche se la Zorki-3 è la fotocamera più fragile della famiglia Zorki... " Naturalmente, per evitare guasti, in primo luogo si tratta di gestire correttamente alcune semplici regole (identiche a quelle indicate da Leica) per la gestione dei selettori dei tempi. Ci sono quindi due ghiere su cui agire contemporaneamente per lunghe esposizioni, una sola per i tempi brevi. La loro gestione richiede il rispetto di regole semplici ma rigorose. Danneggiare la fotocamera è facile. La Zorki-3 è l'eroe della ns recensione; diamogli un'occhiata più da vicino... Zorki-3 La fotocamera è stata prodotta da KMZ, dal 1951 al 1956 seguendo il classico piano quinquennale sovietico. La produzione ammonterà al termine della produzione, a circa 87.000 pezzi. L'obbiettivo standard con cui veniva commercializzata era il classico e miracoloso Jupiter-8 2/50. Classica la filettatura; M39×1. Il tiraggio di lavoro è di 28 mm. L'otturatore è a tendina gommata con corsa orizzontale. Larghissima la gamma dei tempi : 1se, 1/2, 1/5, 1/10, 1/25, 1/50, 1/100, 1/250, 1/500, 1/1000, + B e T. Non c'è la sincronizzazione del flash e manca di autoscatto. Il mirino è unificato con il telemetro ed è presente la correzione diottrica. La base del telemetro è di 38mm. Il peso senza lente è di 550 grammi. Sono presenti le asole per la tracolla. Prima di passare ai controlli, mi soffermo sulla progettazione nel suo complesso. Non c'è dubbio che si tratta di uno dei più eleganti telemetri sovietici. Quasi una fotocamera "capitalista" se mi è consentito; quasi un'eresia !! Credo onestamente che questo merito sia in origine sicuramente, all'originale "mangiapatate", ma non all'essenza. Quella è decisamente sovietica; nel bene e nel male. Vicino all'obbiettivo, a destra dello stesso, c'è uno dei selettori di controllo dei tempi (lenti). Ma parleremo delle velocità dell'otturatore più avanti. Sulla sinistra dell'obbiettivo sono presenti le finestrelle del mirino (grande a sinistra) e il telemetro (più piccolo e più vicino al centro della fotocamera). Solo l'oculare del mirino è sul retro della macchina fotografica.
 Il mirino della Zorki-3 è indistinguibile da quello della quarto; il che significa che è semplicemente meraviglioso!! Non è solo grande - è enorme !! Il punto del telemetro è abbastanza grande e ben distinguibile. Il mirino della Zorki-3 avrebbe piacevolmente sorpreso il fotoamatore dilettante degli anni '80. Figuriamoci quello che acquisto la Zorki nel 1951 !!! La cosa era sorprendente e avrebbe sorpreso pure eventuali utenti occidentali se solo ci fosse stata una strategia di esportazione. In quegli anni avrebbe "dato la polvere" al ferrovecchio di Wetzlar. (ironico... ma nn tanto). Permettetemi di ricordare che la Leica IIIa nel 1951 e per qualche anno ancora aveva il telemetro separato dal mirino !!! Il fotoamatore doveva mettere a fuoco con un mirino e comporre la scena con l'altro ... Con la Zorki-3 questo sarà solo un lontano ricordo. Sul fondello c'è l'attacco per lo stativo rigorosamente sull'asse dell'obbiettivo. Ai lati, le due chiavi per l'apertura/chiusura a scomparsa. Per rimuovere il coperchio, è necessario sollevare le graffette sulle serrature e ruotarle. Successivamente, il coperchio deve essere fatto scorrere verso il basso. Anche qui mi preme ricordare che l'originale germanico aveva ancora la scomodissima e datata carica della pellicola dal basso. Ingegnosa anche la soluzione che permetteva all'utente di capire immediatamente se il dorso era chiuso correttamente o era aperto; le due chiavi non potevano scomparire nel fondello se il dorso nn era posizionato in modo adeguato.
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| inviato il 14 Ottobre 2020 ore 7:24
Geniali questi sovietici, chi l'avrebbe mai detto! Leitz ne esce piuttosto malconcia... peccato appunto che non si fossero organizzati per l'esportazione: le doti di inventiva non si applicavano al marketing... campo nel quale, del resto, non hanno mai brillato i Paesi del blocco comunista. Vero è che i prodotti dell'est difficilmente avrebbero potuto competere sui mercati occidentali ma queste macchine sono l'eccezione che conferma la regola! Molti anni fa, in un'altra vita, volli togliermi lo "sfizio" della medio formato a buon prezzo e comprai la Kiev 88 (se non ricordo male il numero ma credo fosse quello!). Copia conforme della Hasselblad (mi pare la 500) mi sorprese per la ricchezza e accuratezza della sua confezione originale in elegante cofanetto di cuoio: filtri per il b/n, l'obiettivo ovviamente e altro che purtroppo non ricordo; acquistai in seguito il monumentale mirino esposimetrico e un altro obiettivo grandangolare (mi dispiace di non ricordare assolutamente i particolari!). A parte che il grandangolo aveva un po' di gioco sulla baionetta (ma stranamente senza infiltrazioni di luce) devo dire che l'insieme si presentava bene e ci feci anche delle foto! Il punto debole del tutto, ma non è una novità, era il meccanismo di trascinamento (e mi pare anche quello da azionare rigorosamente a otturatore armato, chissà poi perché!) che dava tutt'altro che l'impressione di essere efficiente e robusto ma devo dire che, per il poco uso che ne feci, grossi problemi non me ne diede mai. Alla fine, stancatomi della macchinosità e ingombro del tutto, riuscii persino a rivenderla, perfettamente funzionante, è chiaro! e senza rimetterci neanche tanto! |
| inviato il 14 Ottobre 2020 ore 7:55
ci sono delle imprecisioni su Leica, La IIIa è del 1935 e non si può confrontarla con una fotocamera del 1951 che comunque è una copia Leica con dorso sempre copia ma delle Contax. La si dovrebbe confrontare con la IIIF che è la prima nuova fotocamera prodotta dopo la guerra che presenta una grossa novità il sincro-flash, all'epoca era molto usato e indispensabile ai fotoreporter, con la soviet usavi il lume di candela. |
| inviato il 14 Ottobre 2020 ore 11:53
Certo, hanno copiato una vecchia Leica |
| inviato il 14 Ottobre 2020 ore 13:44
Seguo, ancora, con molto interesse. |
| inviato il 14 Ottobre 2020 ore 13:47
@Danilo Lecis ... grazie per l'interesse. |
| inviato il 14 Ottobre 2020 ore 14:04
Sarebbe interessante un raffronto tra apparecchi coevi non solo Leica, in modo da capire quale fosse l'evoluzione di questi apparecchi. Per esempio cosa facessero i giapponesi in quegli anni. |
| inviato il 14 Ottobre 2020 ore 14:24
@Eosmatic Nikon, con potenti interscambi con gli Stati Uniti, merci in cambio dei debiti di guerra,(ricordiamo che il Giappone, come la Germania, finita la II^ guerra mondiale, fu un territorio occupato e sotto giurisdizione americana) produsse le prime telemetro proprio in quegli anni. Replicando la Contax II (ritenuta giustamente l'apice della tecnologia ... Leica era decisamente inferiore) in tutto e per tutto, tranne che per l'otturatore; scelsero per facilità di costruzione il tipo a tendina orizzontale. www.nital.it/historical/telemetro.php Da ricordare cmq che le prime Nikon (1, M ed S) si fermavano ad 1/500 ... solo nel 54 con la S2 si arrivò al 1/1000 |
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