RCE Foto

(i) Per navigare su JuzaPhoto, è consigliato disabilitare gli adblocker (perchè?)






Login LogoutIscriviti a JuzaPhoto!
JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).

Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.

OK, confermo


Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:

Accetta CookiePersonalizzaRifiuta Cookie

Le tre verità di un paesaggio







avatarsenior
inviato il 23 Aprile 2020 ore 11:44

Riporto qui sotto, nel primo lungo commento a questo argomento, un brano tratto dal libro di Robert Adams "La Bellezza in fotografia" in cui parla delle tre "verità" che un'immagine di paesaggio presenta: la verità geografica, la verità autobiografica e la verità metaforica. Per quanto noi oggi abbiamo molto pudore nel definire "Vera" un'immagine fotografica, le considerazioni svolte da Adams mi hanno letteralmente affascinato catturato ed ispirato nella mia passione e nella mia attività di fotografo amatoriale e mi sembrano ancora adesso molto acute, interessanti e centrate. Voi che ne pensate? Conoscete altri che hanno svolto considerazioni affini a quelle di Adams o invece contrapposte o critiche in proposito?

avatarsenior
inviato il 23 Aprile 2020 ore 11:44

Credo che le immagini di paesaggio possano presentarci tre verità: la verità geografica, quella autobiografica e quella metaforica. La geografia di per se stessa è a volte noiosa, l'autobiografia spesso banale, e la metafora può essere equivoca. Ma presi insieme, come nelle opere migliori di artisti quali Alfred Stieglitz e Edward Weston, questi tre tipi di informazione si rafforzano a vicenda e alimentano ciò che tutti cerchiamo di mantenere intatto: l'attaccamento alla vita. Dall'arte del paesaggio, come indica il termine, ci aspettiamo prima di tutto una registrazione dei luoghi. Con l'aiuto della macchina fotografica possiamo riconoscere e ammirare una mesa senza nome del New Mexico o località famose come il Delaware Water Gap. Anche se non siamo più così ingenui come una volta riguardo all'oggettività delle immagini, possiamo continuare ad apprezzarle anzitutto come memo ria di quel che è esterno a noi, di ciò che è distinto da noi C'è una certezza nella geografia che può salvarci dall'oscurità dell'egotismo romantico. Se quest'arte non fosse altro che reportage, sarebbe una forma di indagine scientifica, il che non è. Nell'arte del paesaggio è sempre presente un aspetto soggettivo, qualcosa nell'immagine che ci parla tanto di colui che è dietro l'apparecchio quanto di ciò che gli sta davanti. Le immagini non sono mai così scopertamente tautologiche quanto la celebre descrizione di una rosa di Gertrude Stein. E' prima di tutto il soggetto a dimostrarsi troppo ampio: un obiettivo normale, se può riprendere una rosa, non potrà mai coprire la vastità di un paesaggio, proprio come succede quando ci troviamo senza macchina fotografica nel mezzo di uno spazio aperto, e dopo aver fatto il giro completo su noi stessi dobbiamo decidere verso quale parte dell'orizzonte rivolgerci. La ragione per cui una fotografia non può essere considerata un prodotto di laboratorio è evidente se si pensa al procedimento seguito per realizzarla. I fotografi sono in genere persone di grande entusiasmo il cui lavoro comporta diverse scelte: fermare l'automobile, afferrare il filtro giallo piuttosto che quello verde, aspettare che passi una nuvola e, nel momento in cui tutto appare inspiegabilmente al suo posto, premere l'otturatore. Dietro queste decisioni c'è il bagaglio personale di ricordi e di riflessioni del fotografo, la sua percezione del luogo o di luoghi simili incontrati in precedenza. Se si prescinde da ciò, non si saprà mai se la scena apparsa sul vetro smerigliato abbia le caratteristiche dell'autenticità, se rispecchi o meno cioè una data realtà ambientale e insieme l'esperienza e l'intuizione che di essa ha avuto il fotografo. Fare fotografie, allora, è una questione personale; quando non lo è, i risultati non sono convincenti. Se non possiamo ritrovare il fotografo dentro la fotografia, una veduta non si distingue dal prodotto di un anonimo apparecchio automatico, capace forse di felici coincidenze, ma non di una risposta alla forma. In arte niente è banale, e una vera fotografia di paesaggio è una metafora. Se una veduta non è nulla più della raffigurazione di un pezzo di territorio, l'immagine riuscirà a fermare la nostra attenzione solo per poco; preferiremo allora il luogo in sé, che possiamo percepire e odorare e ascoltare, oltre che vedere; eppure, allontanandoci dalla scena, speriamo spesso di poterla ritrovare da qualche parte nell'arte. Questo perché non è facile apprezzare la geografia in quanto tale, e speriamo di ricevere dall'artista qualche indicazione per capire il significato di un luogo. È in questo senso che per molti aspetti sceglieremmo di passare mezz'ora davanti al quadro di Edward Hopper intitolato Domenica mattina piuttosto che stare lo stesso tempo nella strada che ne è il soggetto: è attraverso lo sguardo di Hopper che vediamo di più. E proprio quello che ci aiuta a vedere, va trattato con cautela. Il pittore Robert Henri ha provato a definirlo con l'aiuto delle grandi opere di pittura: in quelle immagini, ha osservato, «sembrano esserci momenti di rivelazione nell'attimo in cui percepiamo la transizione di una parte nell'altra, la fusione in un tutto. Si ha una sensazione di comprensione». Forse riponiamo fiducia nella fotografia di paesaggio proprio perché può renderci chiaro quello che già sappiamo. Una scena è più o meno riuscita per il modo in cui si sovrappone alla nostra esperienza delle condizioni e delle possibilità della vita. La fotografia fatta da Weston nel 1945 a un pellicano morto tra alghe e rottami di legno (ill. I) è indimenticabile, per me come per molti, perché vera. Registra con accuratezza il mistero che resiste a ogni orrore: la sopravvivenza della forma. Non sorprende allora che molti fotografi abbiano amato i giardini, luoghi che Leonard Woolf ha descritto come «l'ultimo rifugio del disincanto». I giardini sono in effetti molto simili alle immagini di paesaggio, santuari non dal vero ma del vero. Una riflessione etimologica che troviamo nel saggio di Kenneth Clark sul paesaggio — «paradiso» è una parola persiana che significa «luogo cinto da mura» — credo esprima bene ciò che il fotografo vede attraverso il mirino del suo apparecchio prima di premere l'otturatore. La sua visione è quella di un viaggiatore che osserva il paesaggio attraverso il finestrino, una visione costruita sulla geografia locale, ma immobile e chiarificatrice.

avatarsenior
inviato il 23 Aprile 2020 ore 12:40

Conosco il libro e nel brano che citi ci sono alcuni passaggi che considero fondamentali.

Il tema di quanto una fotografia sia "autobiografica", cioè ci parli del suo autore, credo si applichi a tutti i generi di fotografia e penso anche a tutte le forme di arte e di espressione individuale.
Considerazione polemica: mi chiedo se tanti "paesaggisti" si pongano questo problema o abbiano questa consapevolezza, quando riproducono nelle loro immagini soluzioni visive con effetti eclatanti che sono copie di copie di copie già mille volte viste, cercando un'originalità irraggiungibile per questa strada.


speriamo di ricevere dall'artista qualche indicazione per capire il significato di un luogo . È in questo senso che per molti aspetti sceglieremmo di passare mezz'ora davanti al quadro di Edward Hopper intitolato Domenica mattina piuttosto che stare lo stesso tempo nella strada che ne è il soggetto: è attraverso lo sguardo di Hopper che vediamo di più.


Il significato di un luogo. Questa è una questione centrale, direi fondamentale nella fotografia di paesaggio.
Questione su cui mi pare si rifletta poco o almeno si discuta poco. Ma è questa la chiave che apre la via verso una visione personale e originale.


avatarsenior
inviato il 23 Aprile 2020 ore 17:07

Leggendo l'estratto del testo,almeno all'inizio tre verità sembrerebbero un discreto numero.Si tratta di visioni e realtà,o modi di intendere che potrebbero entrare in conflitto fra di loro,ma sembrerebbe una buona sintesi.
Lo spettatore tipo che spesso mostra una certa erudizione mantiene ,anche la risposta pronta,sulla realtà o verità e le sue relative connessioni nella pratica.Malgrado quanto citato molte fotografie non sembrano soddisfare i punti elencati,seppure ricevano consensi e approvazioni.
Sempre nella parte del testo si menziona il passaggio, che avviene nell'atto di trasformare cio' che circonda lo sguardo in una fotografia,attraverso un modo coerente,da una realtà a tre dimensioni alle due dimensioni della fotografia.
Il paesaggio è uno dei settori piu' praticati della fotografia legato ai viaggi alle vacanze,i fotografi sono molti e moltissime le foto di paesaggio caricate ogni giorno,fare un distinguo sembra divinire qualcosa di sempre piu' complesso.
All'interno della classificazione come verità metaforica, si potrebbero inserire alcune tipologie di paesaggio,dall'iperrealismo ,alla fotografia astratta,alla fotografia di ambientazione.Quest'ultima secondo una crescente tendenza,momentanea sembra allontanarsi sempre di piu' dal carattere geografico orografico territorliale e anche dal momento decisivo.Differenziazione e discernimento sembrerebbero suscitare spesso in prima analisi un sentimento o reazione di rifiuto,o non corrispondenza.

avatarsenior
inviato il 23 Aprile 2020 ore 17:41

Alcuni passaggi del brano di Adams mi hanno evocato un noto testo di Montale: 'I limoni'. La terza strofa della composizione è questa:

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.


C'è, ne sono convinto, una porzione di paesaggio che ci colpisce particolarmente. E ciò può avvenire per diverse ragioni: la 'scena' ci richiama un'opera d'arte che, a sua volta, ci ha colpiti ( può anche trattarsi della fotografia di un Maestro ); oppure essa risveglia in noi il rimando ad un'esperienza, felice o no, da noi vissuta; oppure, ancora, qualcosa di non ben definito 'punge' ( cfr. punctum ) mente e sensi, fino a non poter evitare di 'prelevare' il lembo di realtà che ci appare significativo.
E' significativo il fatto che altre lingue usino il termine prendere una foto, invece che fare una foto.

Caputo, più sopra, cita giustamente il momento decisivo: è vero che, nella foto di paesaggio, c'è un momento decisivo, che è la scelta del fotografo a individuare. Ciò sembra suggerire una soggettività nella foto di paesaggio, piuttosto che una mera oggettività.
Credo che esista una qualche 'verità' che ci sfugge e ci interpella; che ci procuri un senso di incompiutezza, ma, insieme ad esso, un desiderio di inseguire sempre una definitività. Esiste questa definitività? Siamo immersi e integrati nella Natura, sia essa bucolica o industriale, oleografica o disarmonica, pacificante o inquietante...

avatarsenior
inviato il 24 Aprile 2020 ore 13:50

Grazie dei vostri interventi. Ale catturare il genius loci in un'immagine e contemporaneamente darne una interpretazione come "verità metaforica e autobiografica", una sfida da gigante della fotografia. Caputo mi farebbe piacere che tu illustrassi con qualche esempio "quelle tipologie di paesaggio,dall'iperrealismo ,alla fotografia astratta,alla fotografia di ambientazione" con il loro contenuto di verità metaforica.
Paolo la citazione di Montale è particolarmente centrata. Ed in effetti quando fotografiamo ci portiamo dietro un patrimonio iconografico che consciamente e inconsciamente riversiamo nella immagine da noi prodotta. Penso sia inevitabile ma forse è anche vero che il fotografo che si eleva ad artista o, se non vogliamo usare termini impegnativi, a maestro è colui che ha un mondo interiore talmente forte da trasparire nell'immagine ed imporsi anche sulle influenze culturali in modo che queste ultime appaiano tuttalpiù solo mediate nel risultato finale.

avatarsupporter
inviato il 24 Aprile 2020 ore 14:06

Visto che è emerso il tema del genius loci, mi permetto di segnalare questo testo fondamentale

www.electa.it/prodotto/genius-loci/
https://www.amazon.it/Genius-Paesaggio-ambiente--illustrata/dp/8843542

Queste quattro righe su Wikipedia possono dare una qualche (vaga e certo non esaustiva) idea del contenuto del libro

it.wikipedia.org/wiki/Genius_loci_(saggio)

avatarsenior
inviato il 24 Aprile 2020 ore 14:25

Grazie Roberto. Non conosco il testo ma certamente lo leggerò.

Ale catturare il genius loci in un'immagine e contemporaneamente darne una interpretazione come "verità metaforica e autobiografica", una sfida da gigante della fotografia.


Andrea, ognuno lo può fare, in proporzione alle proprie forze.

Per quanto riguarda il "carattere autobiografico", questo mi pare inevitabile, non aggirabile, non eludibile, in qualsiasi fotografia che non sia un atto meccanico.

Invece fare risaltare ciò che un luogo dice oltre quello che si vede è senz'altro un compito più difficile, ma non così difficile da essere riservato a pochissimi talenti.
Semmai la premessa è una ripulitura dello sguardo da una serie di luoghi comuni che rendono impossibile vedere quello che abbiamo davanti agli occhi.


avatarsenior
inviato il 24 Aprile 2020 ore 14:30

perfettamente d'accordo con il brano di Robert Adams e con gli interventi di Ale Z.

avatarsupporter
inviato il 24 Aprile 2020 ore 14:33

Grazie Roberto. Non conosco il testo ma certamente lo leggerò.


Io, a mia volta, ringrazio Andrea e ho messo questo tra i miei prossimi ordini su Amazon

https://www.amazon.it/bellezza-fotografia-difesa-valori-tradizionali/d

avatarsenior
inviato il 24 Aprile 2020 ore 14:35

Io aspetto che riapra la biblioteca. MrGreen

avatarsenior
inviato il 24 Aprile 2020 ore 19:34

Sorriso grazie a voi per gli interventi, dei suggerimenti e per le riflessioni

avatarsenior
inviato il 24 Aprile 2020 ore 19:58

Siamo assuefatti alla genericità, a ciò che appare superficialmente, con la conseguenza di un diffuso manierismo (del resto il manierismo è diffusissimo anche in pittura) che misura soltanto dati tecnici nella Fotografia di paesaggio; cliché che si perpetuano; luoghi che sono diventati set fotografici già pronti e montabili/smontabili senza presa di coscienza ( qui cito parzialmente il titolo di un lavoro di Mario Giacomelli sul paesaggio naturale).
Aggiungerei anche la ricerca di Ghirri in proposito, per restare ad autori a noi vicini nel tempo e nello spazio.
La verità è anche onestà: anche la solita onestà intellettuale, che non è mai troppa.
Ognuno, al proprio livello anche modesto, può farsene carico e perseguirla in un percorso che abbia un minimo di rigore.

Personalmente sto cercando da tempo ( i risultati sono modestissimi ) di percorrere una via che ho intitolato ' Luoghi comuni' giocando anche sull' ambivalenza del titolo, in cui produco immagini che cercano di dare vita e dignità paesaggistica a ciò che non ha né apparenza né fascino predeterminato.

avatarsenior
inviato il 24 Aprile 2020 ore 21:14

Personalmente sto cercando da tempo ( i risultati sono modestissimi ) di percorrere una via che ho intitolato ' Luoghi comuni' giocando anche sull' ambivalenza del titolo, in cui produco immagini che cercano di dare vita e dignità paesaggistica a ciò che non ha né apparenza né fascino predeterminato.


Si vedono da qualche parte le tue cose.
Perché qui siamo tutti bravissimi a fare della teoria, ma sarebbe meglio parlare davanti a delle immagini (parlo per me prima di tutto).... Sorriso

avatarsenior
inviato il 24 Aprile 2020 ore 23:11

Appena possibile metto un link

Che cosa ne pensi di questo argomento?


Vuoi dire la tua? Per partecipare alla discussione iscriviti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!

Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 245000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.






Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info)


 ^

JuzaPhoto contiene link affiliati Amazon ed Ebay e riceve una commissione in caso di acquisto attraverso link affiliati.

Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - Preferenze Cookie - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it

www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it

Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me