| inviato il 12 Marzo 2020 ore 16:14
Buongiorno in questo periodo di noiosa quarantena, vorrei sottoporre alla vostra attenzione e pacata, si spera, discussione, questo tema. Provengo, data la mia età anagrafica, da 30 anni di fotografia analogica, soprattutto bn e dia. Mi pare che in quasi vent'anni di fotografia digitale le cose siano alquanto cambiate e ho il sospetto (piuttosto fondato) che, la tecnica differente, abbia avuto impatto sul linguaggio fotografico. La foto digitale non è molto diversa da quella analogica finché non si arriva all'elemento fotosensibile, quindi il modo in cui l'immagine catturata viene impressa e quindi estratta dall'elemento fotosensibile (pellicola o sensore). Il linguaggio analogico permette solo limitati interventi correttivi entro i limiti del media utilizzato, praticamente nullo per diapositive, un pò più sostanzioso ma non alla portata di tutti (non molti avevano o hanno un laboratorio di sviluppo fotografico, soprattutto per il colore) per i negativi. Questo impone logicamente un rigore compositivo e meditativo nello scatto, ben diverso rispetto alla (passatemi il termine) bulimia fotografica digitale. Tale limite non esiste nella fotografia digitale che, per definizione, ci permette di scattare migliaia di immagini al giorno a costo zero e di avere il controllo totale dell'immagine a livello del singolo elemento sensibile, il pixel. I mezzi per farlo sono alla portata di tutti, è sufficiente un pc qualsiasi, un programma di grafica o foto ritocco che ormai si trova gratuitamente, un corso o tutorial su YT per diventare in poco tempo pasticceri (o pasticcioni) digitali. Non solo, ma rispetto al passato nel quale la diffusione delle macchine fotografiche analogiche era piuttosto limitata, al massimo si aveva un apparecchio fotografico per famiglia e si scattavano pochi rulli all'anno, giusto in occasione degli eventi famigliari importanti e delle vacanze, nell'era digitale ogni individuo del pianeta possiede uno smartphone e quindi è potenzialmente un produttore di immagini. Il numero di apparecchi in grado di produrre immagini digitali è cresciuto esponenzialmente ed ormai quasi pari al numero della popolazione mondiale. Le immagini digitali hanno quindi invaso il pianeta. Tutti siamo diventati 'produttori di immagini'. Accanto a questo va fatta una ulteriore riflessione: la grande potenza del digitale, la capacità di manipolare integralmente l'immagine, può essere in realtà il suo lato inquietante. Un'immagine fotografica può divenire, o meglio, apparire come tale senza essere mai stata in realtà mai nemmeno fotografata. Di fatto un'immagine che all'apparenza sembra vera diventa in realtà la rappresentazione di qualcosa che non è mai accaduto o lo è stato in maniera diversa da come viene raffigurato. Sappiamo tutti come sia diventato facile sostituire interi elementi dell'immagine, cambiare un cielo, o far diventare un alba una scena scattata alla tre del pomeriggio, togliere o aggiungere elementi anche umani. Un simile controllo su un mezzo così potente e di facile diffusione può dunque anche essere utilizzato per mistificare la realtà e pilotare le scelte e i gusti di tutti noi. Esempi se ne possono fare a bizzeffe. Non che questo fosse impossibile nell'era analogica, ma sicuramente molto, ma molto più complicato e meno preciso e non alla portata di tutti. Alla luce di queste, sicuramente parziali, considerazioni come possiamo oggi definire la 'fotografia' soprattutto quella amatoriale? Come distinguere una fotografia da un'immagine? Ma soprattutto come è cambiato, e con quali impatti sul mondo della fotografia amatoriale, il linguaggio fotografico con l'avvento dell'era digitale? Siamo ancora fotografi o solo banali e miseri produttori di immagini desolatamente ammucchiate e disperse sui social media? |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 16:23
Credo che manchi una parte, la possibilità di facile condivisione e i mezzi su cui le foto vengono viste e come vengono consumate. Il cambio di stile è anche dovuto a questo e credo che sia un elemento che non può essere valutato in un discorso di questo tipo. Mi interessa approfondire i punti da te elencati perchè credo sia un argomento ampio e davvero valido, ma non sono interessato a sulla conclusione cioè cosa è o non è fotografia ecc.. su questo punto o sul discorso post fine a se stessa non interverrò, ma mi farebbe piacere discutere del cambio di linguaggio |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 16:41
É cambiato il contesto. L'analogico sussurrava ad un pubblico ristretto, consapevole ed interessato. Il digitale grida ad una massa inconsapevole e disinteressata perché assuefatta da una bulimia di immagini. |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 16:57
"...la capacità di manipolare integralmente l'immagine, può essere in realtà il suo lato inquietante. Un'immagine fotografica può divenire, o meglio, apparire come tale senza essere mai stata in realtà mai nemmeno fotografata" Io trovo più inquietante il contrario, cioè quando un'immagine fotografica viene stravolta a tal punto da non sembrare una fotografia: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=3035688 ...e ancor più inquietante il fatto che molti aspirino a raggiungere tali risultati e che gli stessi vengano da molti considerati come esempi di ottina PP: www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=3508220 Nessun intento di offendere, i gusti sono gusti, quelli non corrispondono ai miei e, visto che si sta parlando di come il linguaggio digitale sia cambiatobrispetto a quello della pellicola, ho portato un esempio per corroborare la mia personalissima opinione. |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 17:34
Un rischio del digitale è quello di indurre all'illusione di poter colmare tramite l'elaborazione un vuoto di contenuti. Ma, paradossalmente, non minore è il rischio opposto: quello di annullare il contenuto di una buona fotografia tramite una elaborazione eccessiva. In sintesi il digitale permette facilmente alla fotografia di sconfinare in altre discipline. In analogico questo era permesso a pochi, che però apprendevano necessariamente in tempi molto più lunghi, in qualche scuola d'arte, da soli o in qualche bottega. Oggi con un click, dall'oggi al domani, si può accedere ad una moltitudine di opzioni grafiche. |
user175879 | inviato il 12 Marzo 2020 ore 18:05
Il digitale ha superato il concetto biblico di peccato originale in quanto ne ha ben due: la facilità di creazione e la facilità di duplicazione. Non credo ci sia rimedio. Non sarà mai arte, al massimo condivisione. L'opera d'arte potrà essere solo l'allestimento del set di cui la fotografia sarà solo il mezzo di condivisione. |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 18:47
“ Come distinguere una fotografia da un'immagine? „ Dal progetto che vi sta dietro Mauri. Dietro un lavoro di produzione ci deve essere un preciso progetto fotografico che ha come scopo la creazione di un risultato ben preciso nella testa del fotografo o la creazione di immagini di grafica digitale per il grafico. La distinzione non penso sia rilevante, a patto che vi sia metodologia-pianificazione e cultura. Il problema è semmai quando (immagine o foto poco importa) vi è un click senza uno scopo ben preciso o una cognizione di causa dell'autore. I social da te citati, ma anche i forum, ne sono pieni di simili contenuti |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 19:16
Direi di evitare di tirare sempre in ballo l'arte, detto questo la fotografia fa sempre più parte di collezioni e mostre artistiche, la riproducibilità dell'opera è d'un discorso che si porta avanti da Duchamp in poi Ne hanno scritti libri e saggi www.ibs.it/opera-d-arte-nell-epoca-libro-walter-benjamin/e/97888061544 ma direi di restare in topic |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 22:18
Aggiungo una considerazione: nell'era analogica si stampavano le foto o si riempivano armadi di dia che, nella migliore delle ipotesi, mostravamo a qualche parente annoiato o, i più audaci e fortunati, al circolo fotografico, in qualche mostra di quartiere o video proiezione. Da una decina d'anni nessuno o pochissimi stampano più, i nostri scatti riempiono gli hd, tera e tera di file digitali, molti dei quali possono invece fare il giro del mondo in un nano secondo, basta condividerli su forum, social o siti come Flickr o Zenfolio. Ora qualche critico feroce ritiene che vomitare i nostri ricordi digitali sui social media sia solo un esercizio vanitoso e un pò narciso, del tutto inutile e fine a sé stesso. Che il 90% delle foto viste su questo è altri forum siano schifezze che non dovevano affatto nascere, postprodotte male e poi sottoposte ad una platea che dispensa mi piace, complimenti, voti di scambio e nessuna critica seria. Insomma un circolo vizioso a crescita zero Potremmo essere al paradosso dove chi ha un progetto fotografico, un'idea, partorisce con impegno foto con un significato da proporre, figlie di una propria progettualità, sia offuscato, sepolto, faccia fatica ad emergere o ad avere visibilità soffocato dal marasma di immagini dozzinale e piacione. Oppure il genio, il talento, l'impegno, lo studio, la voglia di crescita alla fine emerge sempre? Non credete che in questo la fotografia digitale sia alla fine sullo stesso piano di quella analogica? Ovvero il messaggio veicolato sia indipendente dal linguaggio, analogico piuttosto che digitale? |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 22:50
Ma stiamo parlando di linguaggi o di altro? Perchè un conto sono le differenze tecniche, un conto il linguaggio |
user90373 | inviato il 12 Marzo 2020 ore 23:09
Quando fotografo in modalità "pellicola" trovo interessanti e mi soffermo su cose diverse rispetto alla procedura digitale. Credo però sia semplicemente raccontar la stessa cosa in un dialetto diverso. |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 23:13
Direi che è meglio tenere il discorso sul piano del linguaggio fotografico, come da titolo. Però il linguaggio ha inevitabilmente bisogno della tecnica per potersi esprimere, parte della quale è comune tra digitale e analogico. |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 23:23
la tecnica è data per assodata, se si parla di linguaggio. Se midici che parliamo di romanzi o poesia non stiamo a chiederci come abbiano scritto le poesie e il romanzo se con la macchina da scrivere o con il computer o a mano... no? |
| inviato il 12 Marzo 2020 ore 23:29
Poi in realtà non è del tutto vero perchè in realtà una parte del linguaggio cambia ... ma solo se l'operatore non sa gestire la post produzione. |
| inviato il 13 Marzo 2020 ore 0:03
“ Oppure il genio, il talento, l'impegno, lo studio, la voglia di crescita alla fine emerge sempre? Non credete che in questo la fotografia digitale sia alla fine sullo stesso piano di quella analogica? Ovvero il messaggio veicolato sia indipendente dal linguaggio, analogico piuttosto che digitale? „ Pisolomau, . . . il talento se c'è emerge qualunque sia il mezzo digitale o analogico, il rischio molto alto è che con il digitale e tutte le sue facilitazioni porti molti fotoamatori a concentrarsi nei giochini della PP fine a se stessa o a stupire con qualche effetto, piuttosto che pensare al L.F. quest'ultima evenienza non è fotografia ma produzione di immagini. Non credo esista una vera distinzione tra linguaggio analogico o digitale, esiste solamente il linguaggio fotografico (L.F.) che veicola messaggi. l'analogico per funzionare aveva una prassi tecnico creativa di scatto, una di sviluppo e stampa e una per l'esposizione delle stampa finite o dia proiezioni. Il digitale ha una prassi per certi aspetti simile e in altri aspetti diversa ma il prodotto finale dovrebbe essere simile, o quasi identico cioè fotografie che esprimono "quello che volevo dire". Ho un'amico appassionatissimo di aeronautica militare e civile, nella sua ricerca fotografica, scatti a piloti, aerei, evoluzioni acrobatiche, momenti di Backstage ecc. nei primi anni utilizzava la sua fotocamera a pellicola, poi per altri anni utilizzava la sua e pure la mia compatta digitale, poi negli ultimi anni gli presto la mia reflex, non ha mai post prodotto una foto in vita sua perchè probabilmente non gli interessa, lo faccio io per lui lasciando gli scatti raw il più naturali possibili e fedeli alla scena. Mettendo insieme un lavoro di molti anni il suo stile fotografico e il suo linguaggio non è mai cambiato e sempre quello di un'appassionato di arei militari. sia pur che le foto siano analogiche che digitali. |
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