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Davvero tutte le opinioni sulla fotografia e sull'arte sono ugualmente valide?


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  4. » Davvero tutte le opinioni sulla fotografia e sull'arte sono ugualmente valide?





avatarjunior
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 9:45

Si tratta di qualcosa in più che un naturale scetticismo nei confronti degli esperti. Temo che stiamo assistendo alla fine dell'idea stessa di competenza , un crollo – alimentato da Google, basato su Wikipedia e impregnato di blog – di qualsiasi divisione tra professionisti e profani, studenti e insegnanti, conoscitori informati e fantasiosi speculatori; in altre parole, tra coloro che hanno ottenuto un qualche risultato in un'area e coloro che non ne hanno raggiunto nessuno.


Mi piacerebbe molto partire da questa citazione, di un testo che non conoscevo.
L'autore è tale Tom Nichols, che apprendo essere docente di "National Security Affairs", nonchè Repubblicano oppositore di Trump nelle presidenziali del 2016.

Ciò che mi preme discutere assieme a voi, è quanto questo aspetto sia capillare, e finisca per causare delle problematiche anche in forum di svago come quello in cui partecipiamo. Più che problemi, direi "tafferugli". MrGreen

In particolare l'idea che ogni opinione sia qualitativamente identica, non importa se provenga da persone che ad esempio hanno effettuato degli studi, o piuttosto da persone che hanno elevato la propria opinione strettamente personale ad universale.

Tanto che se si fa riferimento a conoscenze acquisite con lo studio, spesso, si viene tacciati di presunzione, o saccenza, e si rispedisce al mittente qualunque informazione costruttiva che potrebbe far parte di uno scambio culturale proficuo.

Per me un punto davvero importante, e che spesso viene oscuramente taciuto, sta nel fatto che generalmente chi ha cultura di una determinata materia, aderisce ad idee non propriamente sue, quanto a un insieme di convinzioni e opinioni diffuse in un ambiente di dialogo culturale, una cosiddetta comunità autorevole.
In tal senso la discussione che si potrebbe fare è sempre votata al miglioramento di queste "correnti" di pensiero, mediante l'esposizione dei punti deboli e/o forti di una determinata teoria in termini di logica del ragionamento.

Nella discussione precedente, "Se non è arte quella che facciamo, allora cos'è?", si sono trattate tematiche molto interessanti, tuttavia ho notato come il riferimento ad autorità del mondo accademico, o a esponenti del mondo dell'arte, sia stato spesso oggetto di scontro. Sino ad arrivare poi a considerazioni personali sugli utenti che hanno spesso solo riportato idee a cui aderiscono e che non hanno inventato dal nulla.

Voi cosa ne pensate?
Come mai spesso quando si fa riferimento al mondo intellettuale, lo stesso viene sommerso di tentativi di denigrazione?
Qual'è la colpa di questi discorsi accademici fatti sull'arte e sulla fotografia, rispetto ai discorsi che vengono fatti dai fotoamatori, tanto da doverli spesso denigrare e/o rifiutare completamente?



user33434
avatar
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 10:16

Frankie il punto che tocchi è a mio avviso il fulcro del discorso.
C'è un cambiamento culturale in atto che riguarda l'autoformazione online, cosa ottima se so selezionare le fonti e ho un minimo di formazione di base che mi fa da guida ma pessima se mi manca anche una sola delle due caratteristiche. Cerco di fare un esempio personale, appena nato il web 2.0 avevo deciso di iniziare a capire l'Economia, pur mancandomi praticamente tutte le nozioni di base e la capacità di discernere una buona informazione da una cattiva. Mi ero convinto di aver capito tantissime cose e sparavo giudizi e valutazioni. In realtà non avevo capito nulla e ora abbraccio la mia ignoranza in materia con molta serenità e, pur rimanendo curioso sull'argomento, non pretendo più di essere un esperto.
Per paradosso invece la mia formazione e la pratica professionale in ambito culturale mi hanno lasciato con quella che dovrebbe essere la giusta percezione, cioè quella di sapere pochissimo e di aver appena intaccato la superficie anche dopo 20 anni di studio e pratica.
L'atteggiamento di chiusura verso quella che oggi viene ritenuta un'elite culturale è creata dall'illusione della conoscenza che porta ad archiviare come inutili complicazioni alcune spiegazioni che talvolta sono troppo complesse. Avviene in tutti gli ambiti del sapere umano e l'arte non ne è certamente esente anzi si presta benissimo a questo tipo di meccanismo.

avatarjunior
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 10:28

L'atteggiamento di chiusura verso quella che oggi viene ritenuta un'elite culturale è creata dall'illusione della conoscenza che porta ad archiviare come inutili complicazioni alcune spiegazioni che talvolta sono troppo complesse.


Credo che questa sia una spiegazione molto aderente alla realtà.

Tutto si semplifica , perchè il tempo è diventata una risorsa molto preziosa: ma non in senso verticale, quanto orizzontale.
Usiamo il nostro tempo per acquisire il maggior numero di informazioni possibili, ma in maniera superficiale.

E' un rasoio di Occam preventivo: tutto ciò che immagino "non serva" o mi sembra sia "complicato" è "fuffa, aria fritta".

user33434
avatar
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 10:31

Questa del rasoio di Occam preventivo me la segno, è troppo bella MrGreen.

avatarsupporter
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 10:38

Come mai spesso quando si fa riferimento al mondo intellettuale, lo stesso viene sommerso di tentativi di denigrazione?
Qual'è la colpa di questi discorsi accademici fatti sull'arte e sulla fotografia, rispetto ai discorsi che vengono fatti dai fotoamatori, tanto da doverli spesso denigrare e/o rifiutare completamente?


C'è un cambiamento culturale in atto che riguarda l'autoformazione online, cosa ottima se so selezionare le fonti e ho un minimo di formazione di base che mi fa da guida ma pessima se mi manca anche una sola delle due caratteristiche. [...]
L'atteggiamento di chiusura verso quella che oggi viene ritenuta un'elite culturale è creata dall'illusione della conoscenza che porta ad archiviare come inutili complicazioni alcune spiegazioni che talvolta sono troppo complesse. Avviene in tutti gli ambiti del sapere umano e l'arte non ne è certamente esente anzi si presta benissimo a questo tipo di meccanismo.



A questo punto cito in forma estesa il testo di Tom Nichols a cui Boustrophedon ha qui fatto menzione nella discussione appena chiusa (che come al solito è finita in femmina di bovino):
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=3057050&show=14
perché ritengo che individui con molta efficacia il nocciolo della questione.

Anzi per comodità faccio un copia-incolla:

"Viviamo in tempi pericolosi. Mai tante persone hanno avuto accesso a tanta conoscenza e tuttavia hanno esercitato tanta resistenza all'apprendimento di qualsiasi cosa. Negli Stati Uniti e in altre nazioni sviluppate, persone altrimenti intelligenti denigrano i risultati conseguiti dagli intellettuali e rifiutano i pareri degli esperti. Non soltanto a un crescente numero di profani mancano conoscenze di base, ma questi respingono gli elementi probatori e si rifiutano di apprendere come elaborare un'argomentazione logica. In tal modo, rischiano di gettare via secoli di sapere accumulato, e di indebolire pratiche e usi che ci permettono di sviluppare nuove conoscenze.
Si tratta di qualcosa in più che un naturale scetticismo nei confronti degli esperti. Temo che stiamo assistendo alla fine dell'idea stessa di competenza , un crollo – alimentato da Google, basato su Wikipedia e impregnato di blog – di qualsiasi divisione tra professionisti e profani, studenti e insegnanti, conoscitori informati e fantasiosi speculatori; in altre parole, tra coloro che hanno ottenuto un qualche risultato in un'area e coloro che non ne hanno raggiunto nessuno."

Il testo è questo:
https://www.amazon.it/conoscenza-nemici-dellincompetenza-rischi-democr
Penso che lo metterò nel mio prossimo ordine su Amazon.


Questa del rasoio di Occam preventivo me la segno, è troppo bella


Pure io.

avatarjunior
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 10:49

Ciao Roberto P,

il testo che citi è nelle prime 4 righe del primo post nel topic MrGreen

Vorrei proprio sentire più le voci di chi è in disaccordo, per capire quali siano i motivi che li spingono.

PS: Anche io penso metterò il testo nella mia wishlist amazon

avatarsupporter
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 11:02

il testo che citi è nelle prime 4 righe del primo post nel topic

Si, me ne sono accorto. Ma repetita iuvant.

Vorrei proprio sentire più le voci di chi è in disaccordo, per capire quali siano i motivi che li spingono.

Mah... Ho l'impressione che non ci sia da fare delle grandi elucubrazioni e analilisi approfondite in proposito.
Dalle mie parti (nel Varesotto) si dice:
Ghen mia voja de studià!
(penso che la traduzione non serva).

E come ho detto in chiusura di quel topic, facendo la parte dell'arrogante spocchioso (ma pazienza - quando ti tocca ti tocca), c'é la scuola dell'obbligo fino a 16 anni; e chi non vuole imparare nient'altro non possiamo costringerlo...

avatarsenior
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 11:03

L'insofferenza verso il sapere scientifico ed i suoi portatori si inserisce in un più generale sentimento di sfiducia verso le élite, anche quelle politiche. Fenomeno che ha una diffusione globale, anche se con molte differenziazioni.

Le cause sono molte e non credo che Google o Wikipedia siano i principali colpevoli.
Mi sembra invece che un generale sentimento di sfiducia e di insicurezza verso il futuro sia la vera causa della messa in discussione dell'autorevolezza delle élite, siano esse politiche o intellettuali.
Si accusano queste classi della mancanta soluzione dei problemi globali che hanno una ricaduta sulla nostra vita quotidiana.

Tralasciando la correttezza o meno di queste convinzioni, è sicuro che il proliferare di teorie parascientifiche alternative e molto spesso infondate ha trovato un fertile campo di sviluppo, che solo qualche anno fa non avrebbe avuto.
Tutti si sentono "professori". E la capacità di diventare "virali" vale di più di una vita spesa nei laboratori di ricerca.

Nel piccolo di un forum di fotografia, snez'altro possiamo assistere a fenomeni simili.

avatarsenior
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 11:05

Semplicemente c'è questa idea che non serve uno studio per fare qualcosa, non serve impegno, ci si inventa tuttologi e si pretende di giudicare e si pretende pure che la propria opinione non sola vada rispettata ma considerata come attendibile.
Parliamoci chiaro se uno va a una lettura portfolio seria non è che quello che gli viene detto sia giusto a priori, ma sicuramente avrà una valenza ben maggiore rispetto al giudizio del vicino di casa che di fotografia sa zero.
Questo ad alcuni infastidisce, ma è così e se una foto non la capisci non vuol dire che non sia riuscita ma semplicemente che tu non ha le conoscenze per ca× e questo non è un male, potrebbe bastare capire il contesto, ma anche questo in certi casi sembra uno sforzo.

avatarsupporter
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 11:15

L'insofferenza verso il sapere scientifico ed i suoi portatori si inserisce in un più generale sentimento di sfiducia verso le élite, anche quelle politiche. Fenomeno che ha una diffusione globale, anche se con molte differenziazioni.

Le cause sono molte e non credo che Google o Wikipedia siano i principali colpevoli.
Mi sembra invece che un generale sentimento di sfiducia e di insicurezza verso il futuro sia la vera causa della messa in discussione dell'autorevolezza delle élite, siano esse politiche o intellettuali.
Si accusano queste classi della mancanta soluzione dei problemi globali che hanno una ricaduta sulla nostra vita quotidiana.

Tralasciando la correttezza o meno di queste convinzioni, è sicuro che il proliferare di teorie parascientifiche alternative e molto spesso infondate ha trovato un fertile campo di sviluppo, che solo qualche anno fa non avrebbe avuto.
Tutti si sentono "professori". E la capacità di diventare "virali" vale di più di una vita spesa nei laboratori di ricerca.

Nel piccolo di un forum di fotografia, snez'altro possiamo assistere a fenomeni simili.



Considerazioni pertinenti e condivisibili.
Ma penso che il fatto che questi ghen mia voja de studià resti comunque una costante.

Certo che quelli con tale scarsa predisposizione sono sempre esititi *.

Solo che prima dell'avvento di internet, dei social, dei blog ecc. le loro opinioni non erano parificate a quelle dei premi Nobel.


* Anzi dobbiamo ricordare che fino a ieri l'altro (un 100-150 annni) la maggioranza della popolazione era composta da analfabeti tout court (non analifabeti solo funzionali), anche se non bisogna dimenticcare che tale condizione era dovuta dalle necessità derivate da come era strutturata la società dell'epoca pittosto che dalla scarsa predispozsizione allo studio.

user33434
avatar
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 11:21

Ale Z Non credo sia la sfiducia nel futuro il problema che, come giustamente sottolinei, è globale. Credo che una delle motivazioni sia il senso di auto-appagamento derivante dalla sensazione di avere acquisito un'informazione da soli, tanto meglio se ci fa sentire come gli unici o tra i pochi a possedere quella determinata conoscenza. E' un meccanismo di motivazione e formazione degli apprendimenti molto potente.

avatarjunior
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 11:24

Si accusano queste classi della mancanta soluzione dei problemi globali che hanno una ricaduta sulla nostra vita quotidiana.


Temo che in ambito scientifico, si tenda a mistificare la figura dello scienziato/medico come quella dell'eroe infallibile. In effetti non è ammesso l'errore (cosa che invece è fondamentale nel processo di progresso scientifico).
Facendo malamente leva sull'esistenza dell'errore anche nelle scienze, si prende la facile strada del "non ci capiscono niente, vanno a tentoni, allora tanto vale affidarmi a me medesimo".
Un ragionamento naif.

Meno naif, e più complesso, mi sembra l'esempio del giudizio artistico sulla creatività, perchè in tal caso non c'è nessun problema da risolvere, nè una domanda a cui rispondere.
Il mondo dell'Arte è da sempre un circolo elitario.
Io non ne faccio parte in alcun modo, ma non sento il risentimento dell'esclusione che sentono tanti sedicenti artisti.

La denigrazione riguardo gli intellettuali, che siano essi in ambito letterario, musicale, fotografico, artistico, mi ricorda tanto il ressentiment di Nietzsche.
Si crea il nemico (l'intellettuale, il critico, il semplice studioso, il ricercatore ecc. ecc.) perchè non si possono fare i conti con le proprie frustrazioni, e si accresce il proprio ego rimanendo in un orizzonte molto limitato.

avatarsupporter
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 11:27

Qui si parla di un discorso di Umerto Eco (pensatore per cui, per la verità, non sentivo un particolare trasporto) che tuttavia reputo interessante:

siamogeek.com/2015/06/umberto-eco-e-la-conferma-delle-sue-parole/

P.S.: Anche qui:

www.asiablog.it/2015/06/12/umberto-eco-e-le-legioni-di-×-online/

www.lindro.it/lappello-inascoltato-di-umberto-eco/

www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/26/umberto-eco-quando-disse-che-i-soc

avatarsupporter
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 11:42

Temo che in ambito scientifico, si tenda a mistificare la figura dello scienziato/medico come quella dell'eroe infallibile. In effetti non è ammesso l'errore (cosa che invece è fondamentale nel processo di progresso scientifico).



Perché molti non hanno la minima idea di cosa sia la ricerca scientifica e la confondono con una sorta di teologia laica.

Rammento un passaggio di Isac Asimov in uno dei suoi testi di divulgazione scientifica (meno noti dei suoi romanzi di fantascienza, ma che forse rappresentano il suo lascito più importante). Non ricordo la fonte esatta (ne ho letti diversi vari decenni or sono) e cito a memoria (potrei sbagliare qualcosa): "Non è che gli scienziati hanno sempre ragione; semplicemente sbagliano meno spesso dei non scienziati".

A leggere i lavori di epistemologi quali Kuhn, Lakatos e Feyerabend,* appare chiaro come la scienza progredisca per ipotesi che vengono confutate o perlomeno relativizzate, elaborazione di pradigmi destinati a venir superati, ecc.
Ma questo finsce inevitabilmente per deludere chi è alla ricerca di verità assolute e definitive.


* Ci sarebbe anche da far menzione al buon vecchio Popper, anche se la sua impostazione neo positivista viene spesso definita superata, particolarmente da Lakatos e Feyerabend.


Credo che una delle motivazioni sia il senso di auto-appagamento derivante dalla sensazione di avere acquisito un'informazione da soli, tanto meglio se ci fa sentire come gli unici o tra i pochi a possedere quella determinata conoscenza. E' un meccanismo di motivazione e formazione degli apprendimenti molto potente.


Anche io credo che questo meccanimo sia molto efficace, e che faccia leva soprtattutto su coloro che ghen mia voja de studià (prometto che è l'ultima volta che dico questa frase in dialetto varesotto-brianzolo-meneghino).

avatarjunior
inviato il 28 Gennaio 2019 ore 12:02

Tutto giusto @Roberto P, ma per ritornare in topic, quando si parla di Fotografia, o di Arte in genere, non c'è nessuna domanda a cui serva una risposta. Nè un problema da risolvere.

Per tanto non ha molto senso per me cercare verità assolute.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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