| inviato il 17 Gennaio 2019 ore 23:26
In attesa dell'attivazione del tag #critica da apporre sulle foto in cui si vogliono discussioni critiche approfondite (solo per i fotografi non permalosi), come proposto da Ales5a78 nell'animata discussione di 16 pagine in meno di 2 giorni, vi invito a leggere questo riassunto-libera estrapolazione di Leggere una fotografia, pdf di Carlo Riggi sul sito Nadir.it Una fotografia è davvero buona non quando è vista con piacere, ma quando viene ricordata. Può esserlo per la sua valenza narrativa, per la forza evocativa o per la perfezione formale. I parametri “oggettivi” sono semplici e noti, li troviamo in ogni manuale di fotografia (es. Feininger - La fotografia: principi di composizione. Vallardi, 1979), ed è sempre valida la regola del 'less is more': immagini essenziali, con un numero ridotto di informazioni, respirano indubbiamente meglio di altre piene zeppe di elementi. La fotografia d'autore contiene quasi sempre un sottile “fuori campo”, uno sfuocato, un elemento di indeterminatezza o di mistero. a) Alcuni di noi valutano per prima cosa il dato tecnico: l'equilibrio tra le masse, la completezza della gamma tonale, la qualità dei grigi o del colore, l'eventuale presenza di dominanti, le alteluci leggibili, le ombre aperte, il rispetto della regola dei terzi, la qualità dello sfuocato, l'assenza di distorsioni, l'orizzonte dritto, i piedi non tagliati… b) Qualcuno punta dritto ai significati, commenta il fatto in sé mostrato dalla fotografia e valuta questa in base alla sua proprietà di raccontare quel fatto, descrivendolo nel dettaglio. c) Altri guardano alla capacità della fotografia di suscitare emozioni ed evocare immagini mentali, ricordi, fantasie e sogni. La tecnica in questo caso passa in secondo piano, la foto è considerata riuscita solo in virtù del fatto che riesca a fecondare l'immaginario personale e/o collettivo dei fruitori. Personalmente mi trovo molto in questo approccio, ma non sottovaluto affatto gli altri. Credo infatti che il pieno rispetto di un commento non stia nell'accettarlo passivamente, ma nel recepirlo, farlo proprio e poi, eventualmente, controargomentarlo. Così si cresce insieme, autori e fruitori. * Una proposta può essere costituita da più foto, una serie, uno studio, un reportage. Valgono in linea di massima le considerazioni fatte per la singola foto, sapendo però che il significato complessivo va cercato all'interno di un corpus più ampio, che può assumere la cadenza del racconto, con un ordine cronologico, una trama o un crescendo di tensione, oppure svilupparsi per flash singoli eppure interconnessi. Nella nostra epoca il reporter non ha più il compito precipuo di informare e mostrare verità, stante che qualunque media trasmette h. 24 immagini di ogni situazione, da ogni luogo del pianeta. Compito del fotoreporter oggi è piuttosto quello di incuriosire, suscitare emozione ed interesse verso un dato evento, stimolando nel pubblico la voglia di approfondirlo. Si dice spesso che la foto deve essere autosufficiente, raccontarsi da sé. È vero, ma un titolo non è per forza qualcosa di esplicativo o didascalico. Il titolo può spiegare in alcuni casi, indirizzare la lettura, ma in altri può avere la funzione di sedurre, incuriosire, ingannare, provocare, operare travisamenti ironici, espansioni del senso e persino il suo ribaltamento. Riepilogando. La realizzazione di una fotografia si confronta con alcune regole precise e codificate: la regola dei terzi, la sezione aurea, la massima ampiezza della gamma tonale, la nitidezza, il rapporto figura sfondo, l'orizzonte dritto, l'equilibrio tra le masse, l'ordinata scansione dei soggetti, ecc. Com'è ovvio, esse costituiscono solo alcuni dei criteri di validità di una foto. Se bastasse rispettare alcune regole per fare ottime fotografie, avremmo tutti la ricetta servita per diventare HCB o Kertész... È il modo di farle proprie, interpretarle, trasgredirle in tutto o in parte, ma sempre in modo misurato e consapevole, che permette all'autore di modulare in maniera originale le potenzialità espressive della propria opera. |
| inviato il 17 Gennaio 2019 ore 23:59
Dici che sia interessante leggere 16 pagine? per me è stata una pietra miliare, fa piacere che ti sia piaciuto. La parte letteraria è impraticata qui, eppure a leggere i due commenti come quelli dell'altro link aiuta più di molti work-shop. Pensa avere la fortuna di trovarne molti. |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 0:04
Non occorre leggerle tutte 16: ho messo il link alla pagina della proposta del tag dove possiamo approfondire la critica alle nostre foto. Tu comunque c'eri invischiato come me Penso sia proficuo leggere invece tutto l'articolo molto interessante di Carlo Riggi. |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 0:05
Ma va? |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 0:11
Eh già! ... sembrava la fine del mondo, eppure sono ancora qua' (Vasco) |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 0:14
Ora vado a nanna, sennò interviene pure il gattastro! (I-felix) |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 8:58
“ Nella nostra epoca il reporter non ha più il compito precipuo di informare e mostrare verità, stante che qualunque media trasmette h. 24 immagini di ogni situazione, da ogni luogo del pianeta. Compito del fotoreporter oggi è piuttosto quello di incuriosire, suscitare emozione ed interesse verso un dato evento, stimolando nel pubblico la voglia di approfondirlo. „ Si e no, nel senso che anche quotidiani e riviste, non solo il "tgcom h24", fanno parte dei mezzi di informazione |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 9:29
Estrapolare tre righe da un contesto spesso fuorvia. Non so se hai letto tutto l'originale. Se leggi tutta la contestualizzazione è più chiaro. Messo così pare una affermazione categorica. In realtà è una tesi in comparazione. La sola parola precipuo lega quanto scritto prima con quanto scritto dopo. Il tema centrale non è però il ruolo del reporter, ecco che la decontestualizzazione è fuorviante. |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 9:39
“ Una fotografia è davvero buona non quando è vista con piacere, ma quando viene ricordata. Può esserlo per la sua valenza narrativa, per la forza evocativa o per la perfezione formale. I parametri “oggettivi” sono semplici e noti, li troviamo in ogni manuale di fotografia (es. Feininger - La fotografia: principi di composizione. Vallardi, 1979), ed è sempre valida la regola del 'less is more': immagini essenziali, con un numero ridotto di informazioni, respirano indubbiamente meglio di altre piene zeppe di elementi. La fotografia d'autore contiene quasi sempre un sottile “fuori campo”, uno sfuocato, un elemento di indeterminatezza o di mistero. „ Mi dispiace ma non sono d'accordo, infatti me ne fo**o di tante conclusioni, supposizioni, assolutismi ecc. Perchè? Perchè la fotografia è un processo creativo e oggettivarlo è un controsenso per definizione. Il che non vuol dire che ogni foto è bella, ma che non si può dire “ Una fotografia è davvero buona non quando è vista con piacere, ma quando viene ricordata „ . La critica, poi molto più dell'esecuzione prevede una forte cultura, che raramente si ha. Noi chiediamo agli altri (chi?) di criticare le nostre foto, ma gli altri chi sono e che tipo di formazione hanno? Diciamo che ho l'orticaria per l'incasellamento in definizioni oggettive di tutto quello che è creativo. Io ad esempio ho un altro approccio per la valutazione della foto, la foto deve essere coerente tra luce-composizione e scelta della focale. perchè a me piace più l'estetica della foto che il messaggio, in linea di massima. Sbaglio? Perchè? e chi lo dice? Ciao LC |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 9:52
“ Estrapolare tre righe da un contesto spesso fuorvia. Non so se hai letto tutto l'originale. Se leggi tutta la contestualizzazione è più chiaro. „ Mi quoto. “ Mi dispiace ma non sono d'accordo, infatti me ne fo**o di tante conclusioni, supposizioni, assolutismi ecc. „ Non è un assolutismo. Se leggi l'intero testo dice: “ Quel che voglio fare qui è condividere i miei personali percorsi di valutazione di una fotografia, i quali, pur appoggiandosi agli strumenti tradizionali della critica fotografica, li usano e li interpretano in maniera del tutto soggettiva „ “ La critica, poi molto più dell'esecuzione prevede una forte cultura, che raramente si ha. „ Se leggi tutto il testo non dice questo. te scrivi “ perchè a me piace più l'estetica della foto che il messaggio, in linea di massima. Sbaglio? Perchè? e chi lo dice? „ Se leggi tutto il testo non dice questo. E chiudo non devo fare il difensore di niente. L'errore secondo me sta nello scrivere una estrapolazione. Come le foto si guardano in cinque secondi, difficilmente ci si ferma a leggere anche solo 16 pagine. E siamo solo alla prima pagina. Immagino tra un po quando proseguendo il 95% non leggerà nemmeno più la prima pagina. |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 10:17
Ho letto anche io l'articolo di Nadir. Un bel lavoro. Temo che in alcuni momenti l'autore abbia finito per impelagarsi in misticisimi e filosofeggiamenti estetici per i quali non ha il giusto background. L'estetica è un'area molto estesa della Filosofia. Un campo molto complesso che si interseca con la filosofia del linguaggio, la gestalt e l'epistemologia. Detto questo c'è un momento in cui ho avuto un brivido di orrore: “ Ci vuole una grazia particolare per utilizzare come si deve il formato quadrato, oppure una generosa follia: quando fai una bella foto rettangolare ti senti un artista; quando fai una bella foto quadrata, puoi sentirti Dio. „ Poi ho capito che Carlo Riggi è uno psicologo e uno psicoterapeuta, e pertanto il suo approccio alla critica fotografica, seppur autorevole, è orientato in un certo modo, e questa affermazione fa il paio con il richiamo alla Gestalt che cita in apertura. La fotografia è anche terapia e introspezione. La filosofia estetica l'ho studiata e mi ci sono laureato, la terapia analitica viene praticata su di me, da professionisti, costantemente. Comunque come si è capito nel topic che ho aperto e a cui fa riferimento Fabrizios53, appartengo sicuramente al gruppo a)... ovvero a coloro i quali per prima cosa valutano il valore compositivo di una fotografia e i suoi aspetti tecnici ... Di carattere non mi sento vicino a una visione naif del mondo, e pertanto della creazione artistica, e in questa affermazione non emetto giudizio, dico solo che non abbraccio un orientamento di questo tipo. Detto questo però, alla valutazione tecnica, nel mio caso segue sempre una considerazione di carattere semantico. Ovvero, che significa questa foto? Perchè questo scatto? Perchè queste scelte? Se ci sono delle risposte valide a queste domande, allora lo scatto per me è riuscito e valido al di là della sua correttezza formale. Quello che noto è tuttavia che sono pochissime le foto che sono scorrette formalmente, e che hanno una semantica così forte da essere comunque riuscite, funzionali, e esteticamente gradevoli. Perchè sono pochi i fotografi così talentuosi da riuscirci. Come giustamente mi ha fatto notare Commissario nel precedente post, c'è proprio una foto mia che non solo è scorretta formalmente, ma è anche semanticamente povera: www.juzaphoto.com/galleria.php?l=it&t=3042176 E questa foto a me può piacere, posso esserci affezionato, ma quello che mi ha detto in privato Commisario è vero e giusto. |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 10:47
@Mirko, mea culpa, non ho letto l'articolo e forse ho dato per scontato alcune cose, che ad onor del vero si sentono spesso. Appena posso leggerò l'articolo. Ciao LC |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 11:11
Cito: "Potremmo pensare che il reportage, la fotografia di testimonianza, debba per sua natura essere esausitivo sul versante rappresentativo, mostrare tutto, non lasciare nulla fuori campo. Sbaglieremmo, secondo me. Nella nostra epoca il fotoreporter.." Premessa con cui concordo e che si collega con la il discorso sulla lettura dell'immagine. Il non mostrare tutto fa parte della natura stessa della fotografia, è sempre stato così. Oggi è valore aggiunto rispetto ad altri canali di informazione. Non capisco il seguito sul ruolo del reporter..ma hai ragione Mirko: non era questo il tema centrale, era solo l'esempio posto dall'autore che potrebbe fare un pò discutere |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 11:22
Simone le parti che citi sono le premesse per le conclusioni finali. I ruoli erano senz'altro ben più definiti e distinti nel passato, per ragioni su cui possiamo sorvolare. Probabilmente, e non lo dice solo lui, nei tempi odierni il modo con cui si esplica l'informazione e la documentazione è cambiato. La foto non è più solo ed in funzione esclusivamente del fine x, ma anche del fine y,z,o. La parte che riporti è una tesi che si contrappone alla visione che dici te. Nelle conclusioni si arriva ad una mediazione, secondo quello che è il suo pensiero ovvio, condivisibile o meno ma argomentato: “ il fine ultimo di “reporter” e “artisti” non è più così distante come ai tempi di Alfred Stieglitz: si tratta, in entrambi i casi, di compiere esplorazioni del proprio mondo, interno ed esterno, alla ricerca di punti di vista sulla vita e su se stessi. „ . Nel cambiamento del ruolo del reporter possono pertanto essere ampliate, o "esplorate" altre tecniche diverse dal mostro tutto. Certo che non sono nuove, tutto (o quasi) è già stato usato o riadattato. Tutto 'sta pippa che ho scritto, al di la del ruolo del reporter o meno, è un esempio di come una lettura di una foto possa (o debba) essere vista anche in funzione di un ruolo che si evolve. Un taglio di una parte della scena, o non "convenzionale", o un punto di ripresa più vicino e magari incompleto, potevano non essere ben visti in un certo di impostazione classica. Una visione integralista, può troncare certe scelte stilistiche, se non sono comprese. Nel leggere una foto è importante comprendere il fine di una scelta anziche di un'altra. O almeno dovrebbe porre delle domande, non avere sola la risposta è sbagliata perchè non mostra tutto riferendosi alla documentazione come esempio. Poi può non piacere quella cifra stilistica, oppure può essere ritenuta inadatta, insufficiente e via dicendo; e per fortuna, dico io, ciascuno ha la propria. Ma la contaminazione è un arricchimento, è il superamento di un limite. E' la bocciatura assoluta, nell'incomprensione, che è e rimarrà sempre un limite. |
| inviato il 18 Gennaio 2019 ore 11:33
"la foto deve essere coerente tra luce-composizione e scelta della focale. perchè a me piace più l'estetica della foto che il messaggio, in linea di massima. Sbaglio? Perchè? e chi lo dice? "...nessuno. Sono scelte personali. Spesso si confonde il non gradire un'immagine dall'essere fatta male che sono due cose ben diverse. Ci sono anche foto fatte male che funzionano meglio di quelle fatte bene. |
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