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l'ottava meraviglia del mondo?


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avatarsupporter
inviato il 24 Ottobre 2018 ore 7:51

MARTEDI 4-9-2018

Non è mia consuetudine prendere impianti di risalita….anzi…..ma in questo caso….la meta non sarebbe mai stata raggiungibile altrimenti. Infatti si tratta del punto di partenza di numerose ascensioni nel gruppo del Monte Bianco=Punta Helbronner e rif.Torino, ovverossia di percorsi alpinistici impegnativi su roccia e ghiacciaio non alla mia altezza e da me accuratamente evitati in quanto comunque troppo rischiosi...nonostante tutto amo ancora la vita…..
Intendevo cosi' approfittare del momento di pausa forzata a causa di un piccolo problema al mio ginocchio ds. E vedere il Monte Bianco da un altro punto di vista. Nei miei programmi, poi, vi era di proseguire prendendo anche la cabinovia francese “Pavillon” che dai 3550m di Punta Helbronner mi avrebbe portato sotto l'Aguille du Midi 3800m di altezza e sicuramente con una visuale diversa e completa del lato francese del gruppo. Purtroppo era chiusa causa restauro.
Si chiama Skyway del Monte Bianco e si trova appena dopo Courmayeur, si puo' prenotare online e come consiglio sarebbe bene presentarsi presto per prendere la prima corsa altrimenti come e' facile intuire vi sommergera' una marea umana variopinta e variegata anche vestita da spiaggia se fa caldo che nulla a che fare con l'ambiente montano (tipico della presenza delle funivie in genere) e visto che i punti di ripresa fotografica sono obbligati se non volete essere letteralmente “sommersi” con la evidente difficolta' a fotografare……..
spero che i miei scatti ve ne diano almeno un'idea…..altro consiglio e' inutile portarsi treppiedi in quanto la presenza, per ovvi motivi di sicurezza, di una balaustra metallica intorno alla terrazza sommitale ve ne impedira' l'utilizzo; ogni mezzora una corsa quindi avete tempo soltanto 30 min.per fotografare in liberta'.

avatarsupporter
inviato il 25 Ottobre 2018 ore 23:07

"nonostante tutto amo ancora la vita" ...Eeeek!!! . "l'ottava meraviglia del Mondo?" ...ma anche no!

avatarsenior
inviato il 25 Ottobre 2018 ore 23:17

Avendo salito il M.Bianco 4 volte da 4 lati permettimi di sorridere alle tue parole.

avatarjunior
inviato il 26 Ottobre 2018 ore 10:59

Io mi sono limitato al tacul causa meteo, poi cerco di evitare luoghi affollati e stra antropizzati.
Nella mia galleria dovrebbe esserci l'esperienza al tacul, in fila per la vetta Sorriso

avatarsupporter
inviato il 09 Novembre 2018 ore 12:24

era proprio per quello il mio punto di domanda......caro Paolo quando lo salisti? oggigiorno prova a farlo scevro da pericoli ed insidie certe.....e nonostante tutto questo continueranno a morire persone che spesso non hanno nulla a che vedere con la montagna ma anche no....le cosiddette "guide esperte" e permettetemi di sorridere

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2018 ore 12:30

Gianfranco, sono del 1948....MrGreen
La prima volta nel 78 e l'ultima nel 86.
La più bella lo sperone della Brenva
La più emozionante la prima (dal Gonella)

avatarsupporter
inviato il 09 Novembre 2018 ore 13:19

i miei piu' sentiti complimenti Paolo.....ovviamente come avrai capito la mia ironia si riferiva ai tempi nostri purtroppo....io sono del 56 e sono 40 anni che vado in montagna e ne ho viste da riempire bibbie e bibbie tanto per fartene un'idea: 8 anni sulle dolomiti e ti assicuro che so cosa vuol dire "rischiare": tante e tante vie ferrate; 3 anni Valtellina; ed i restanti, che sono tanti Val d'Aosta.....sia d'estate che d'inverno (praticavo sci di fondo a buon livello fino al 2010 poi neve schifosa permettendo, ciaspole)
ciao Gianfranco

avatarsupporter
inviato il 09 Novembre 2018 ore 13:39

Io l'ho salito nel 2012 e 2013 da due versanti (Sud e Ovest) che chiamare selvaggi e' riduttivo,non ci sono impianti,i dislivelli sono himalayani e,dopo un certo punto,la ritirata diventa problematica...forse per questo ci si avvicina a questi itinerari solo dopo esperienza ed allenamento. Detto questo,il problema sono gli altri versanti ,facilitati da impianti che ti fanno fare 2000mt di dislivelli in pochi minuti e che danno accesso a vie normali facili ma che presentano insidie non da poco (crepacci e seracchi)...qui la gente sottovaluta il tutto e ci va senza allenamento,senza un equipaggiamento corretto e senza un'esperienza adeguata. A me e' capitato di vedere gente in jeans e scarpe da tennis fuori dal rif.Torino(dove ci sono crepacci enormi) e gente in vetta legati in 6(dove se uno cade in un crepaccio,gli altri 5 lo seguono a manetta)...il problema vero e' quello secondo me,non tanto il tempo che passa.....

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2018 ore 14:23

Dal Gonella dove l'ho salito la prima volta sono 1740 metri di dislivello. Non è sbagliato fare paragoni con Himalaya.....
C'era un articolo meraviglioso sulla rivista del CAI di tanti anni fa intitolato : La montagna non è pericolosa.
E descriveva decine di situazioni con alpinisti in scarpe da tennis, che sbagliavano il mezzo barcaiolo per la terza volta di fila, etc etc concludendo, appunto, che la montagna non era pericolosa perchè altrimenti nessuno di quelli sarebbe tornato a casa...lo devo ricercare in soffitta....

avatarsupporter
inviato il 09 Novembre 2018 ore 14:53

lo sai vero Paolo che oggi dal Gonella non si puo' piu' salire?

avatarsenior
inviato il 09 Novembre 2018 ore 15:12

Si ho letto, il ghiacciaio si è ritirato ed è impraticabile e poi manca l'acqua che prelevavano dal nevaio sopra sparito.
Anche nel 78 era complicata la prima mezzora nel ghiacciaio del Dome sotto il Gonella molto crepacciato e non era facile trovare il percorso senza traccia.
La prima volta siamo andati al Gonella , siamo partiti a mezzanotte con uno stellato meraviglioso e dopo 1 ora nevicava di brutto...Confuso
Siamo tornati indietro con molte difficoltà in quel labirinto senza più tracce.
Pochi giorni dopo siamo ritornati.

www.juzaphoto.com/me.php?pg=154920&l=it#fot1699084

Io sono il primo , quello dietro un amico di 16 anni

avatarsupporter
inviato il 11 Novembre 2018 ore 9:25

bel risultato e successo....complimenti Paolo....vi allego a te ed a Vime un articolo interessante che non posso che condividere pienamente e che secondo me non riguarda soltanto le nnss Alpi ma per l'×ta' e la superficialita' per non parlare poi dei problemi legati alla montagna di rifiuti anche l'Himalaya:

La sindrome tecnologica, la presunzione della bravura aumentano il pericolo del fuoripista e anche dell'alpinismo. Gli incidenti sulle cascate di ghiaccio e la valanga di due giorni fa a Courmayeur, in Val Veny, con tre morti e 18 persone coinvolte, compresa una guida alpina, indicano che si è perduta la strada di una corretta valutazione del pericolo. Non solo, ma che si accettano rischi ignorando i pericoli dell'ambiente. «E' così», dice il presidente delle guide alpine italiane Cesare Cesa Bianchi. Lui, da matematico, offre la logica: «Formazione da migliorare, anche per noi e progetto sinergico con gli appassionati della montagna, soprattutto con il Club alpino italiano». 
 
Il destino, la fatalità? Da cancellare. «Neppure da tenere in considerazione», dicono le guide, altrimenti si apre la strada non alle soluzioni ma agli alibi. Il presidente delle guide della Valle d'Aosta Guido Azzalea, dice: «Sa che cosa sarebbe utile per chi fa fuoripista e fargli comprendere le difficoltà? Affrontare la discesa con l'attrezzatura di vent'anni fa». Due giorni fa lui sciava in Val Veny, protetto dal bosco. «Ho smesso a mezzogiorno, la neve era cemento. Quel canale dove è caduta la valanga era impraticabile per il pericolo. C'è stato un incredibile errore di valutazione. Da una parte c'erano cascate di ghiaccio, dall'altra la roccia e le condizioni della neve erano impossibili su quella forte pendenza. Formazione? Noi siamo molto severi, ma occorre ancora esserlo di più e fare pure dell'educazione ai ragazzi». 
 
La moda
Negli ultimi anni sia l'alpinismo delle cascate di ghiaccio sia il fuoripista sono diventati attività di gran moda e hanno avuto un aumento esponenziale di praticanti. Hervé Barmasse, guida del Cervino e alpinista professionista, dice: «Mancano le conoscenze, la cultura della montagna. Non c'è più il radicamento fin da bambini. Le guide si sono impoverite, per loro è diventato soltanto un lavoro arrampicare o sciare. Siamo diventati molto bravi dal punto di vista tecnico, ma la sensibilità del territorio è sfuggita a molti. Da istruttore delle guide posso metterle in difficoltà proprio su questo terreno». Un esempio? «Quando ci sono le condizioni la Nord del Cervino, parete di grande difficoltà, è quasi una palestra per alpinisti. Voglio dire che molti possono affrontarla e raggiungere la vetta, ma poi diventa quasi un incubo la discesa sulla via normale svizzera, la cresta dell'Hornli che Whymper affrontò nel 1865. Molti sono presi dal panico perché ha tratti aerei e bisogna saper camminare con la corda in mano. Ci vuole l'esperienza di un montanaro». 
 
Fisico molto allenato, attrezzatura al top e tecnica da campioni. Ma non basta se, come dice Barmasse, «manca la radice, l'identità, la cultura della montagna». La conoscenza. Cesa Bianchi: «Non sappiamo più camminare. Qui sta il punto. Si passa dalla palestra alla montagna. Occorre fare una riflessione di grande profondità anche nell'ambito dell'Unione internazionale delle guide. È un passo urgente da fare. Capita che la guida si faccia condizionare dai clienti, che non sappia rinunciare. Dobbiamo quindi pensare a una formazione che riavvicini alla conoscenza ambientale e indichi la strada per diventare leader autorevole di un gruppo che arrampica o che fa fuoripista». Ancora: «In Francia ci sono stati parecchi incidenti in cui erano coinvolte anche guide alpine. Hanno cambiato la formazione. Adesso dobbiamo inserire a livello mondiale uno spazio di praticantato nei corsi guida, per poter affiancare i più esperti ai giovani. Vorrei anche cambiare la legge sulle guide, fare due livelli, uno per le escursioni, per chi cammina, l'altro per chi arrampica. E trovare il modo di avviare una formazione insieme con il Cai per raggiungere più appassionati possibili».  

Secondo me, in misura meno pericolosa, riguarda oggi anche l'escursionismo
ciao Gianfranco

avatarsenior
inviato il 11 Novembre 2018 ore 11:28

E' un articolo che avevo letto ( anche se non arrampico più e mi fermo alle ferrate continuo ad essere informato sul mio mondo)

E' lo specchio dei tempi.

Una volta cominciavi a camminare, escursionismo via via più difficile, ferrate, gite sociali su cime di un certo impegno ( al CAI Prato facemmo Monviso, Badile, Disgrazia, Cresta di Rochefort, e decine di altre montagne con gli istruttori che aiutavano gli altri) Poi chi aveva voglia faceva il corso roccia, ed il corso invernale.
Adesso tutto e subito.
Allenati ed attrezzati come dice l'articolo, ma senza tutta quella sedimentazione ed esperienza che solo il tempo può dare.

avatarjunior
inviato il 11 Novembre 2018 ore 15:25

lo sai vero Paolo che oggi dal Gonella non si puo' piu' salire?

Non so dove hai preso questa info ma ti assicuro al 100% che questa estate si è potuto salire regolarmente.
Il problema dell'acqua c'è stato lo scorso anno.
Saluti

avatarsupporter
inviato il 12 Novembre 2018 ore 7:14

Astore non lo dico io ma un certo Simone Moro in diretta tv su rai 2 un paiuo di anni fa con le immagini dove una volta c'era la via normale completamente crepacciata

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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