| inviato il 11 Maggio 2018 ore 13:00
Ahimè, mi ritrovo anche quest'anno a dover dibattere e discutere dell'etica nella fotografia naturalistica... Secondo me qualcuno prima o poi dovrà mettere dei limiti. In questi ultimi anni qualcuno (molti) pur di fotografare animali, ucciderebbe anche la madre. - Qualche anno fa si andava per nidi e tane.... - Poi si è iniziato ad usare esche più o meno legittime. - Poi hanno iniziato ad andare di moda i carnai - Poi le esche vive compresi roditori d'allevamento se non catturati ahimè in natura. - Infine nella giusta pratica del birdgardening ci sta qualcuno (molti) che forniscono cibo in abbondanza e in quantità e tipologia sbagliata ed in tutti i periodi dell'anno compreso quello dell'accoppiamento e dello svezzamento dei pulli per fare foto più belle. (tra cui molti quì dentro) - Per le macro si è iniziato a spruzzare un pò d'acqua agli insetti per appesantirli, e si è arrivati al congelarli per non farli muovere anche al rischio di ucciderli. - Per gli anfibi e rettili, la quasi innocua pratica di prenderli e spostarli dal loro habitat. Ora il CLOU che non sapevo. Catturano i serpenti, li tengono i frigoriferi portatili per addormentarli/stordirli e poi se li portano in giro per piazzarli dove trovano lo sfondo migliore possibile col rischio di ucciderli o di fargli davvero male. Ma non sarà il caso di FARLA FINITA? Di darci dei limiti? Il mio limite personale sta nel non fare alcun danno ad animali o al loro habitat. Per cui uso le mangiatoie SOLO IN INVERNO con sementi e qualche volta qualche larva (ma poca roba), ed evito qualsiasi forma di cibo artificiale dalla primavera in poi e soprattutto nel periodo degli accoppiamenti e dello svezzamento. Uso richiami audio solo nei primi giorni di arrivo degli uccelli dalla migrazione e per non più di 1 ora ogni 2-3 giorni e smetto non appena mi accorgo che le coppie si stanno formando. Uso esche per mammiferi in quantità limitatissima tale da non rappresentare cibo artificiale , ma solo un assaggio o un odore. Tipo una strisciata di marmellata o mezza mela a tocchetti o qualcosa dall'odore forte tipo una strisciata su un sasso di patè. E lo faccio solo in inverno e al massimo fino ad Aprile. Inoltre cerco di farlo solo per lo stretto periodo della foto e per non più di 1 volta a settimana per non abituarli e non fargli smettere di cercarsi il cibo autonomamente. NON mi avvicino alle tane nè ai nidi. Le farfalle e gli insetti li fotografo all'alba e se si muovono alzo gli iso. Al massimo qualche bruco lo sposto da un ramoscello all'altro senza toccarlo. Idem qualche rospo spostato di 10 metri senza però toccarlo (mi fanno anche impressione). Cosa ne pensate? Quali sono i limiti per i quali uno si possa definire fotografo naturalista piuttosto che fotografo di animali o peggio LESTOFANTE NEMICO DELLA NATURA? |
| inviato il 11 Maggio 2018 ore 14:14
Come non essere d'accordo, Lufranco! Bisogna essere prima Naturalisti e solo poi fotografi, cominciando ad osservare gli animali col binocolo senza disturbare. Tra l'altro il comportamento animale è molto più interessante di una singola foto. Dato che le Leggi non tutelano l'ambiente, la più grande ricchezza italiana, e comunque non vengono rispettate nemmeno le poche che sono in vigore nei Parchi Nazionali, occorre educare i ragazzi sin dalle scuole. ciao, Fabrizio |
| inviato il 11 Maggio 2018 ore 14:22
Porca tr**a ma davvero? Scusate sono lontanissimo da quel genere fotografico e non ero mai arrivato nemmeno a immaginare che chi facesse naturalistica arrivasse a tanto. Che ci fosse qualche × che lo faceva si poteva immaginare, ma che fosse pratica diffusa è disgustoso. Seguo con interesse. |
| inviato il 11 Maggio 2018 ore 14:50
Purtroppo bazzicando nel settore si vedono le cose piu incredibili, ormai per la maggior parte dei fotografi è una gara a fotografare il soggetto più raro manco fosse un album di figurine, senza alcun ritegno per la salute dell'animale. Siamo arrivati al punto di avere fotografi che fanno volontariamente scappare gli animali per poter essere gli unici ad avere lo scatto.... E sempre a proposito delle attività dannose, non è da sottovalutare il disturbo, soprattutto per l'avifauna in migrazione trovare un posto tranquillo dove riposare e mangiare può fare la differenza tra la vita e la morte per un animale magari gia stremato dal viaggio e purtroppo di vedono immancabilmente "fotografi" che devono a tutti i costi avvicinarsi manco dovessero fargli una radiografia portando praticamente sempre l'animale a scappare e di conseguenza sprecare le poche energie che gli restano.... Il limite dovrebbe essere sempre dettato dal buon senso dall'etica naturalista, entrambe purtroppo merce sempre più rara... Inoltre io magari sarò particolarmente intransigente ma i richiami per me vanno assolutamente evitati, creano inutile stress negli animali e possono portare all'abbandono dell'habitat... |
| inviato il 11 Maggio 2018 ore 15:45
-Mantidi dello Sriminki@ -Animali impagliati -Topini che salgono spontaneamente sul tronco con allocco a 30cm -Insetti e rettili intorpiditi dal freddo... -Bastoni di legno conficcati nei nidi dei gruccioni... La lista è bella lunga, ma non la scrivo per evitare di dare idee a qualche altro potenziale fotobracconiere. Bravo David, ma già sai che è tutto inutile....a molti, interessa solo portare a casa lo scatto |
| inviato il 11 Maggio 2018 ore 15:50
È una gara a chi c è la più lungo... Del resto se uno è ×, è × a vita, |
| inviato il 11 Maggio 2018 ore 19:11
Ciao Fabio! Avevi notato anche te il topo suicida?? Ho preso degli insulti per aver detto qualcosa! I serpenti congelati invece è novità che non conoscevo e che mi hanno confermato. Per i richiami, sono cosciente che è una pratica.border line, per cui mi do di limiti di utilizzo molto stretti e solo con alcune specie prima che inizi la riproduzione. |
| inviato il 11 Maggio 2018 ore 19:18
Io, oltre al benessere degli esseri ritratti (sacrosanto), non dimenticherei la plausibilità dello scatto (scene costruite ed inverosimili...). Anni fa ho provato a definirla "naturalità percepita"... ma anche questa è una battaglia persa... |
| inviato il 11 Maggio 2018 ore 20:27
Non voglio certo fare l'inquisizione spagnola sui richiami anche perchè basta leggere l'elenco che hai fatto ad inizio post per capire che non è certo quello il problema più grave, secondo me però vale la pena ragionarci. I richiami in generale li si può dividere grossomodo in 3 gruppi, i gridi di allarme, i richiami per la difesa del territorio e i richiami di accoppiamento, in tutti e 3 i casi emettere il richiamo fa si che l'animale cambi il comportamento e si prepari a scappare, difendere il territorio o accoppiarsi, tutte situazioni molto stressanti... L'utilità dei richiami per fare lo scatto poi è estremamente limitata, soprattutto considerato il notevole disturbo che generano, tolti i gridi di allarme gli altri due tipi di richiamo "funzionano" sono in particolari condizioni, solo con alcune specie e praticamente sempre solo in periodi critici per l'animale, tenuto anche conto che sono vietati per legge io personalmente consiglio a tutti di evitare l'uso dei richiami sempre e comunque. |
| inviato il 11 Maggio 2018 ore 20:32
ah dimenticavo, gli acquari per fotografare il martino che esce dall'acqua che va sempre molto di moda c'è li mettiamo nei comportamenti poco (per nulla!) etici? |
| inviato il 11 Maggio 2018 ore 22:23
Purtroppo per molti (e proprio anche qui su juza l'ho visto ripetere tantissime volte) l'importante è scattare una bella foto , e tutto il resto conta poco o nulla. In pratica un "il fine giustifica i mezzi" in chiave fotografica predatori fotografici che spesso non sanno neanche cosa stanno inquadrando piuttosto che fotografi naturalisti Invece per me bisognerebbe essere un po' più naturalisti e meno fotografi, anche perchè con la conoscenza e lo studio si possono poi ottenere belle soddisfazioni anche fotografiche. Poi è chiaro che soprattutto inizialmente qualche errore si fà e si può perdonare, pure io ne ho fatti, quando ho iniziato 30 anni fa "rincorrevo le mie prede" armato di AV-1, 200mm duplicato e diapositiva 200ASA! d'altr parte allora si parlava di caccia fotografica . Adesso invece passo molto più tempo ad osservare e organizzare l'appostamento e lo scatto, facendo in modo che siano loro ad avvicinarsi più che io a loro; e senza attirarli con esche o artifici vari. Faccio anche parte di una associazione ornitologica impegnata in ricerche sul campo in collaborazione con università e con la regione; avrei a disposizione pure un discreto archivio di canti e richiami, suddivisi per ogni specie anche per tipo e situazione, nonostante tutto li ho usati molto molto raramente e solo per aver conferma della presenza della specie richiamata. E comunque molte delle più belle foto sono quelle che non ho scattato perchè ho preferito non interferire |
| inviato il 21 Maggio 2018 ore 8:24
Fresche fresche di questi giorni: a) in queste settimane la processione di fotografi-sedicenti-naturalisti che passano ore a rompere le p***e ad un noto gallo cedrone, fregandosene del benessere dell'animale pur di portare a casa una scheda piena di foto (tra l'altro: anche qui su Juza ho visto entusiastici commenti a foto di cedroni "Che bravo! Specie difficilissima da fotografare!" e "Vorrei avere io una foto del genere!"... tutta gente che non sa che è più facile fare una foto di cedrone impazzito che una bella foto ad un merlo!). E parlando con la Polizia Provinciale ti cadono le braccia perché "Cosa vuoi, è gente che spende migliaia di euro in teleobiettivi, che viene qui magari dalla Valle d'Aosta... che se ne frega di una multa da 50 euro per disturbo della fauna....!" b) sabato scorso, appostato dalle 03:00 per tenere d'occhio un'arena di galli forcelli, vedo arrivare tre fenomeni che si piazzano con i loro bravi Ameristep. Passa il tempo e arrivano i forcelli che si mettono a cantare/battagliare a 2-300 metri di distanza dai fotografi. E cosa ti fanno i tre fenomeni? Sparano a manetta il richiamo della femmina nella speranza di attirare i galli più vicino alle loro posizioni. Ho anche la foto del capo di questi defic***i, però non posso pubblicarla perché magari è noto in questo forum (magari...) e mi prenderei una denuncia. Ah, se fossimo in Sud Africa dove nei campeggi c'è il Wall of Shame (=muro della vergogna), un pannello dove vengono esposte le foto di chi viola il regolamento del parco (si sporge dall'auto, foraggia gli scoiattoli, esce dalla strada, etc) colto in flagranza di reato! Ah, Lufranco, solo una precisazione: la tecnica di insetti, roditori e rettili intorpiditi con il freddo non è purtroppo una novità di questi ultimi tempi; so di gente che la metteva in pratica trent'anni fa. |
| inviato il 21 Maggio 2018 ore 8:39
Questo degrado sembra molto molto affine a quello dei reportage di cui si è parlato in altre discussioni... |
| inviato il 21 Maggio 2018 ore 8:47
Bah, per carità, tutti noi fotografi naturalisti in qualche modo usiamo dei trucchetti, ma si dovrebbe cercare di restare nel lecito! Quello che penso io prima di fare qualcosa: faccio del male all'animale? Gli creo un danno biologico? Altero in qualche modo la sua esistenza? Se è SI, nemmeno ci penso. |
| inviato il 21 Maggio 2018 ore 9:14
“ Bah, per carità, tutti noi fotografi naturalisti in qualche modo usiamo dei trucchetti, ma si dovrebbe cercare di restare nel lecito! „ Chi dovrebbe stabilire cosa è lecito e cosa non lo è? |
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