| inviato il 04 Marzo 2018 ore 22:17
Nonostante alcune disavventure e qualche peripezia imprevista, l'Islanda ci ha entusiasmato. L'isola regala panorami mozzafiato con montagne maestose e distese innevate, grandi vulcani, geyser, lunghe spiagge deserte e scogliere a picco sul mare, calotte glaciali, cascate e, non ultima, la magia notturna dell'aurora boreale. In Islanda tutto sembra essere esagerato, amplificato ed esaltato da una natura all'ennesima potenza. Dopo i primi giorni non avevamo più gli aggettivi per descrivere quanto ci abbia affascinato quest'isola tanto da farci maturare l'idea, nemmeno troppo segreta, di ritornare in futuro. Ad oggi è ancora presto per fare programmi, troppo vasto il mondo e tante sono le terre incognite ancora da scoprire ma l'Islanda, invero, ha trovato un posto particolare nei nostri cuori anche perchè, pur non essendo troppo estesa, custodisce veramente tanti luoghi ancora da esplorare. In un viaggio sull'isola, in inverno oppure in estate, ognuno potrà scoprire mondi completamente diversi. Non ci sono motivazioni particolari per preferire una stagione rispetto ad un'altra, quello che sarà diverso sarà solo il modo di affrontare e vivere un territorio esaltato in entrambi i casi da un clima che ne rivelerà un'essenza sempre diversa. In ogni caso il leit motiv, il filo conduttore, è l'onnipresente impronta che sempre ci ricorda la tormentata origine vulcanica dell'isola, un marchio di fabbrica indelebile, malcelato da una vegetazione martoriata costantemente da un clima avverso e, dopo l'arrivo dei vichinghi, anche dalla mano dei primi colonizzatori che depredarono nel breve volgere di qualche decina d'anni le già scarne risorse arboree. Da quel tempo, dell'alto medioevo l'ecosistema non si è mai più ripreso del tutto non riuscendo mai a tornare su livelli che possano definirsi accettabili. L'islanda è a modo suo, un deserto boreale, glaciale, dove l'acqua scorre abbondante tra cumuli di scorie e segni di antiche colate laviche. Le acque di fusione ingrossano i numerosi fiumi che si insinuano tra distese di rocce basaltiche e feldspati e nella maggior parte dei casi potrete incontrare erba oppure semplicemente muschi e licheni che ancora faticosamente lottano per colonizzare le colate laviche riuscendo in questo modo a restituire ancor di più quel senso di terra di frontiera che è la vera essenza di un'isola al confine del mondo. Prossima al margine ma non troppo oltre quel mondo globalizzato di cui fà ormai parte a pieno titolo perchè gli islandesi possono essere considerati come dei moderni cowboy, pionieri del ventunesimo secolo, non solo in lotta per la terra ma anche per l'indipendenza economica. Gli Islandesi sono i fieri abitanti di una terra che combattono per essere il faro di un cambiamento, di essere il primo paese a riuscire ad affrancarsi dal giogo opprimente dei combustibili fossili, per dare il loro contributo, seppur marginale alla battaglia comune contro il riscaldamento globale. Certamente, nel combattere questa battaglia, lo fanno in un modo tutto loro, risultando essere, alla fine, poco simpatici anche per via di una spiccata sensibilità al fascino del vile denaro e questo non li rende mai troppo differenti da quel nemico che tanto tenacemente si preoccupano di affrontare. Nel nostro sgangherato modo di affrontare il viaggio abbiamo percepito un ambiguo e strisciante sentimento di distacco e di un, nemmeno tanto celato, fastidio per il turista, se non visto come mera risorsa economica da sfruttare in tutti i modi possibili. Inizialmente mi ero riproposto di non dilungarmi eccessivamente nelle considerazioni finali ma viste le molte precisazioni indotte dalle varietà di valutazioni non potevo prescindere dal formulare un giudizio più articolato in modo da entrare nel merito delle diverse tematiche da affrontare. Purtroppo l'elemento umano è stata l'unica nota stonata in un viaggio estremamente gratificante ed avere la continua sensazione di essere una risorsa da sfruttare di per sè non è strano in un contesto che vive e sopravvive di turismo ma la continua percezione di affrontare un continuo assalto alla diligenza ci ha costretto più di qualche volta a doverci schierare sulla difensiva. Ci è capitato, in diverse occasioni, di constatare un atteggiamento, forse solo da noi percepito, di un vivere quasi come non ci fosse un domani, di non voler perdere l'ultima corsa di un treno che potrebbe un giorno non troppo lontano vedere arrestata la sua corsa. Non sappiamo se questa nostra sensazione sia un sentire comune o sia solo il frutto di un approccio sbagliato con un paese che per il resto ci ha lasciato un'impressione ottima ed una grande voglia di tornare. Tornando nel merito delle semplici bellezze paesaggistiche possiamo dire che vivere il paese in inverno si è rivelato meno difficoltoso e problematico di quello che potessimo aspettarci. Francamente non sappiamo se si sia trattato solo di una questione di fortuna oppure la posizione geografica, che vede l'isola sfiorare il circolo polare artico, ci avesse indotto a sovradimensionare la durezza di un clima in realtà, se si esclude il giorno della tempesta, tutto sommato clemente. Gli scenari invernali, dal canto loro, ci hanno riservato scorci e vedute meravigliose e le puntuali nevicate notturne non hanno assolutamente influito sul nostro viaggio. Le condizioni stradali difficilmente sono state tali da rendere proibitivo il nostro cammino anche se, nell'unico giorno di vera e propria bufera, ci siamo dovuti armare di una buona dose di caparbietà, pazienza ed anche tanto sangue freddo. Si è trattato comunque di una parentesi limitata nel breve volgere di poche ore che, avendo avuto un maggior numero di giorni a disposizione, avremmo potuto decidere di affrontare in un modo più tranquillo e magari anche ponderato. Certamente il viaggio in inverno non permette di avventurarsi su percorsi fuoristrada e strade accidentate, le zone interne, infatti, sono raggiungibili con estrema difficoltà solo grazie all'ausilio di mezzi idonei. Le strade che non siano il ring, infatti, sono off limits e nella maggior parte dei casi anche difficilmente individuabili dal momento che durante i mesi più freddi viene sospesa anche la normale manutenzione. Nel lungo inverno islandese non conviene improvvisarsi esploratori ed avventurieri per provare l'avventura ad ogni costo ed è quindi più saggio affidarsi a quache tour organizzato, che tornando a quanto detto prima, non si tirerà mai indietro dall'usare le maniere forti con le vostre finanze. Se si ha in programma l'esplorazione delle zone interne è quindi consigliabile la stagione estiva che consente anche la possibilità di effettuare trekking molto interessanti e rinomati della durata anche di più giorni. Alcune zone interne in inverno sono completamente precluse al turismo dei grandi numeri e parimenti si può incorrere nel rischio di parziali chiusure anche di tratti di strada a grande scorrimento ma, tutto questo, è soggetto all'estrema variabilità del meteo, quindi la programmazione degli itinerari va fatta volgendo un'attenta occhiata al cielo. Personalmente non avrei disdegnato la possibilità di raggiungere le grandi fratture lineari del vulcano Laki ma al dunque abbiamo ritenuto inutile anche il solo inziare ad affrontare gli oltre quaranta chilometri di pista non battuta e completamente sommersi di neve. In certi frangenti è sicuramente più saggio sapersi fermare di fronte a rischi che vanno oltre il normale buon senso, anche in considerazione del fatto che tutte le compagnie di noleggio auto non coprirebbero gli eventuali danneggiamenti dovuti ad un uso improprio del veicolo che, guarda caso, comprende anche l'utilizzo su strada sterrata durante l'inverno. Avendo le dovute accortezze comunque l'Isola può mostrarvi, anche in inverno, il proprio aspetto migliore, i suoi panorami unici e come già detto, quasi artici restituiscono sensazioni difficilmente percepibili in altri luoghi che già avevamo avuto modo di visitare in precedenza. Comunque la si pensi, qualsiasi tipo di viaggitore voi siate, non si può pensare di intraprendere un simile viaggio senza tenere a mente alcuni basilari concetti. Non è consigliabile fare a meno di un abbigliamento consono ad affrontare le situazioni più disparate che possono andare dal freddo intenso, al bagnato al vento forte ma tutto questo va fatto senza dover reperire particolari capi se non quelli che di solito vengono utilizzati per un uso outdoor anche alle nostre latitudini. Ci sentieremo di consigliare scarpe comode ed idrorepellenti, magari due paia da poter alternare in caso di necessità. Generalmente un abbigliamento a strati consente di affrontare la maggior parte delle situazioni che si potrebbero presentare salvo casi estremi. Inoltre i capi di più recente produzione hanno il grosso pregio di essere caldi, leggeri e di occupare pochissimo spazio quando vengono riposti nelle valigie. Non dovrebbero mai essere lasciati a casa guanti termici, occhiali con protezione dagli Uv ed un capello in maniera da essere protetti dall'immancabile vento che spira, più o meno forte, praticamente ogni giorno ed ovunque. Dovendo dare un ulteriore consiglio ci sentiremmo di dire di pianificare il viaggio in modo da giungere sui siti di maggior richiamo in orari che ne permettano una fruizione accettabile senza dover affrontare le grandi folle turistiche delle ore centrali del giorno e se, mentre su un ghiacciaio difficilmente si ha la possibilità di trovare un affollamento eccessivo. Questo discorso non vale per altri luoghi come le varie cascate disseminate tutto lungo il ring, tutte estremamente scenografiche ed e per questo estremamente affollate. Il dover sempre condividere un proprio ricordo di viaggio con centinaia di persone non sempre è un'opzione che possa essere gradita a tutti anche perchè, chi sceglie di spingersi fin qui, spesso ama vivere alcuni frammenti di viaggio in modo più contemplativo e non alla stregua di un continuo flash mob collettivo fatto di selfie e condivisioni in mondovisione. Oggigiorno la facilità di accesso ha portato all'insorgere di queste problematiche che una volta erano praticamente assenti ma, conoscendo ormai il fenomeno, basta saper prendere le adeguate contromisure e generalmente i normali flussi turistici possono essere anticipati, ed in questa maniera evitati. Tutti i bus turistici normalmente partono da Rejkyavik, quindi difficilmente li potrete incontrare durante le prime ore del giorno, quindi sono da evitare le ore centrali della giornata quelle, tra l'altro, anche meno indicate per un viaggio prettamente fotografico. Durante questo lasso di tempo è preferibile inoltrarsi verso località meno conosciute e raggiungibili o che prevedono tratti di strada da percorrere a piedi, vista la ritrosia di molti nell'affrontare anche la più banale attività fisica. In genere verso il pomeriggio il flusso si inverte e come una marea si ritira verso ovest, quindi le località ad est verranno abbandonate per prime e sarà possibile goderne nel tardo pomeriggio nella più completa solitudine. Queste sono le ore migliori per le grandi spiagge ove si può godere di albe e tramonti solitari o al più in compagnia di gruppi di fotografi che in genere si dimostrano abbastanza discreti. Sono le ore in cui i grandi contrasti di questa terra si attenuano e si smorzano i drammatici chiaroscuri che spesso mettono a dura prova anche i sensori più performanti. In inverno l'Islanda può essere un caleidoscopio di contrasti senza tonalità intermedie, un trionfo di tinte in chiaro scuro senza soluzione di continuità. Per chi fosse intenzionato a questo genere di viaggio preparatevi ad esperienze intense. Archiviato quanto detto in precedenza, dal punto di vista prettamente fotografico l'Islanda si presta alle più svariate interpretazione del genere. Come un pò in tutte le cose non esiste una regola precisa su cosa portare in viaggio anche se dovendo dare un consiglio direi che è d'obbligo un obiettivo grandangolare che possa permettere di dare respiro alle immagini e per poter catturare ampie porzioni di paesaggio che sull'isola di certo non mancano. Francamente poi mi sentirei di consigliare anche un discreto teleobiettivo per poter catturare anche immagini di panorami magari componendo la scena in una serie di scatti per mantenerne l'ampiezza non perdendo al tempo stesso definizione nell'immagine finale. Un obiettivo luminoso è obbligatorio se si ha intenzione di catturare l'eterea aurora boreale. In commercio se ne trovano molti a prezzi ormai anche abbastanza abbordabili. Gli obiettivi standard con diaframmi al massimo non inferiore a quattro non si prestano troppo bene a questo genere di fotografia. Durante questo viaggio ho potuto finalmente provare a fondo il duplicatore di focale accoppiato al 70-200 che a fronte di un raddoppio della focale comporta un brusco calo di resa dell'obiettivo e che spesso ne pregiudica un utilizzo intensivo. Usando tempi molto più lenti si rischia di andare sotto la soglia oltre la quale si rischia uno scatto mosso e ad oggi potrei dire che se da un lato si guadagna per possibilità di scelta di focali ed un peso minore, dall'altro lato se ne paga dazio dal punto di vista della resa globale dell'immagine. Se non si hanno problemi di peso e di spazio non è la soluzione che mi sento di consigliare, a patto di non scegliere dispositivi di ultima generazione utilizzandoli su lenti estremamente performanti. Mi rendo conto che per soddisfare le esigenze di un fotografo generalista bisognerebbe portare una quantità di materiale, tra lenti ed accessori, che vanno oltre le reali necessità di chi vuole interpretare un viaggio in maniera leggera e veloce, spostandosi molto anche con lo zaino in spalla. Quindi, per non esagerare, un grandangolare luminoso, un obiettivo generalista in grado di coprire quelle focali da wide a medio tele ed un tele potrebbero essere più che sufficienti a qualsiasi esigenza. Certo è che se si vuole essere coperti in ogni circostanza le difficoltà aumentano e bisogna essere pronti ad affrontarne il prezzo in termini di peso ed ingombri. Quello che invece non dovrebbe assolutamente mancare è un ottimo cavalletto insieme ad una gamma di filtri che comprenda da quelli a densità neutra fino ai digradanti ed un numero di sufficiente di batterie sempre cariche, in grado di sopportare i rigori del clima. Sulla quantità di memoria non mi soffermerei perchè ormai hanno raggiunto prezzi talmente irrisori che averne in abbondanza non richiede più grossi esborsi economici. Un viaggio fotografico non può prescindere dall'uso di filtri per le lunghe esposizioni, magari di vario genere. In più di qualche occasione ho provato filtri a densità neutra sia a vite che a lastra e nell'usare questi ultimi bisogna sempre tenere a mente il vento che sommato all'uso delle lastre può provocare vibrazioni o, al peggio, cadute del cavalletto con tutta la fotocamera. E' bene tenere a mente, specialmente se si è alla prima esperienza con viaggio un pò più avventurosi di controllare sempre le condizioni meteo e di quelle che possono essere le ripercussioni sull'attrezzatura, i repentini sbalzi termici posso provocare la formazione di condensa dentro gli obiettivi e all'interno di corpi macchina. Il fattore eventi atmosferici in Islanda è parte fondamentale per la buona riuscita di una foto. In prossimità del mare è sempre bene prestare attenzione alla presenza della nebbiolina salmastra che si solleva dal mare causa delle garndi onde che flagellano le coste e che viene trasportata dai forti venti e che, non di rado, in pochi secondi, può bagnare completamente la lente dell'obiettivo o tutta l'attrezzatura. Se dovessi spendere altre due parole in più sull'esperienza Islandese mi soffermerei anche sulla qualità dell'attrezzatura e dei materiali quando questi si trovano sottoposti a situazioni limite. Infatti le maggiori differenze tra i materiali originali e quelli compatibili emerge in maniera prepotente proprio in queste situazioni estreme. L'esempio pià lampante è quello delle batterie, mentre le originali hanno sempre avuto un comportamento in linea con le attese, in una fredda giornata a Gulfoss quelle compatibili mi hanno dato parecchi problemi, scaricandosi spesso e costringendomi a ripetere degli scatti, specialmente quelli con lunghe esposizioni. Analogamente le ghiere di alcuni obiettivi non originali con l'abbassarsi delle temperature si sono indurite molto, iniziando a ruotare in maniera molto più difficoltosa. Comportamento analogo avuto anche dal nuovissimo cavalletto in alluminio Genesys, ottimo come stabilità ma le cui sezioni delle gambe con il freddo hanno avuto la tendenza a bloccarsi anche se la problematica maggiori riguarda la temperatura stessa del metallo che diviene completamente gelido se esposto alle basse temperatura. Senza esagerare potrei definirlo quasi inusabile, senza guanti, quando si raggiungono temperature molto rigide. Tornando indietro mi indirizzerei verso un modello in carbonio ma, purtroppo, certe volte nelle scelte bisogna anche far quadrare anche i conti. E' chiaro che le basse temperature non aiutano e per questo che, in ambienti ostili, attrezzature e materialii di elevata qualità riescono sempre a fare la differenza e sono spesso un fattore importante per la buona riuscita di uno scatto. Purtroppo per chi ama la fotografia le soluzioni migliori sono sempre quelle più costose. Dal punto di vista degli scatti fotografici, al termine del viaggio, sono conscio che avrei potuto realizzare qualcosa di diverso, forse di migliore ma seppur la fotografia è una delle mie passioni non posso subordinare il modo di viaggiare alla realizzazione di uno o più scatti. Visto il poco tempo a disposizione abbiamo optato per uno stile di viaggio più veloce ed agile sacrificando, a volte, l'aspetto fotografico. Magari se un domani avremo la possibilità di poter tornare cercheremo di porre rimedio a quegli aspetti dove siamo stati più carenti. Tutto quanto concerne i luoghi da fotografare sull'isola non avrete che l'imbarazzo della scelta. Cascate, ghiacciai, albe, tramonti e tutto quanto ho descritto in precedenza faranno da cornice alla maggior parte degli scatti e quello che potrete fare potrà essere limitato solo dalla vostra fantasia, per tutto il resto l'isola non sarà mai una terra avara. Osate sempre, l'Islanda saprà sempre ricompensarvi, anche oltre le vostre migliori aspettative. |
| inviato il 04 Marzo 2018 ore 22:20
Quanto trattato nel post è tratto dall'ultima parte delle esperienze Islandesi che ho scritto per conservarne futura memoria. Per tutti quelli che vorranno posterò qui di seguito il link con il fotolibro che ho composto di ritorno dall'Islanda. Grazie mille a tutti Stefano |
| inviato il 05 Marzo 2018 ore 9:37
Azz.. forse ho scelto la mattina peggiore per questo post...giustamente la polistica gli ruba la scena. Mi sarebbe interessato sentire qualche commento. Stefano |
| inviato il 05 Marzo 2018 ore 11:20
Ciao sono stato in Islanda nell'agosto del 2016 e quindi la questione del turismo di massa l'ho forse avvertita ancora di più... I luoghi più famosi sono ormai invasi da orde di turisti soprattutto orientali che fanno a gara a farsi il selfie più "originale" Questo è l'unica cosa stonata che ho potuto ravvisare... Non ho capito se nel tuo giro sei riuscito a fare anche delle zone interne...ancora poco "sfruttate" e che quindi possono ancora essere godute e apprezzate per quello che sono ovvero natura selvaggia allo stato puro... In generale posso dire che la zona est ovvero la penisola dello Snaefellsjoekull e i fiordi del nord rimangono ancora abbastanza isolati dal turismo di massa... Detto questo aspetto con curiosità il link al fotolibro... |
| inviato il 05 Marzo 2018 ore 11:49
Ciao Stefano, complimenti per l'approfondita analisi dell'Islanda che mi rileggerò con calma questa sera. Purtroppo non è sempre tutto piacevole. Il fatto di dovere affrontare costantemente una natura ostile ha sicuramente fortificato l'animo e il carattere degli islandesi, che spesso sono diventati opportunisti più di quanto ci si aspetta da un paese nordico. Anche tu hai evidenziato il rapporto con i turisti.... Come altro esempio, posso aggiungere che dopo una lunga crisi economica il governo per recuperare nuove entrate pare abbia dato in concessione lo sfruttamento di vaste aree di territorio a multinazionali straniere. E' emblematico il mega stabilimento per la produzione di alluminio, per alimentare il quale è in progetto la costruzione di una grossa diga che minaccia di stravolgere una zona dell'interno. Per fortuna si è messo in marcia un buon movimento ambientalista. Complimenti per le tue foto che ritraggono anche un aspetto dell'isola diverso dai più comuni scatti fatti nei soliti posti. Purtroppo io ho avuto solo un'esperienza estiva, ma è stata comunque memorabile e da ripetere Un saluto, Roby |
| inviato il 05 Marzo 2018 ore 12:16
@Dydnat, purtroppo non ho avuto moltissimo tempo per avventurarmi verso l'interno. In realtà avremmo voluto ma questo viaggio in Islanda èstato un dono caduto dal cielo, per molti versi un colpo di testa fatto in maniera molto estemporanea quindi visto anche il periodo (fine febbraio) non ci siamo troppo off road ma abbiamo vauto qualche breve deviazione dal ring. avendo avuto qualche giorno in più avremmo osato...forse un giorno con questa esperienza alle spalle riusciremo a tirar fuori qualcosa di più. Per quanto riguarda il fotolibro ormai ci sono....è un paio di mesi che ci vado dietro ma devo sempre farlo ricvavando tempo nel cuore della notte oppure in pausa lavoro. Infatti non finisco mai di trovare errori i battitura ed ortografici disseminati qua e là...purtroppo spero me li segnalerete prima che mi decida a mandarlo in stampa. Stefano |
| inviato il 05 Marzo 2018 ore 12:26
attendo impaziente di leggere le tue "avventure" e vedere le foto... Ciao |
| inviato il 05 Marzo 2018 ore 12:36
@ RobyPagliero: Grazie roby per aver letto..già questo è da lodare . Per quanto riguarda la crisi economica dell'Islanda ho avuto modo di documentarmi prima di partire e quindi viaggiavamo abbastanza preparati ma, a parte qualche eccezione, abbiamo avuto la sensazione di essere di troppo. Chiaramente mi rendo conto che quando su 350.000 abitanti piombano 2.200.000 di turisti annui per di più concentrati in pochi, soliti, luoghi è quasi naturale che insoga qualche insofferenza. Anche in Italia ci sono casi di luoghi dove ci sono più turisti che residenti (Venezia o alcuni luoghi in Toscana o le cinque Terre) ma di questo si è fatto un lavoro cercando anche di accogliere il turista. Poi ci sono anche qui casi da biasimare ma in Islanda il rappaorto lo abbiamo trovato inverso, ci siamo stupiti quando abbiamo trovato gentilezza e buon umore. Poi saremo stati sfortunati. A loro discolpa posso dire che noi siamo abbastanza sulle nostre quindi non escludo di aver avuto un approccio completamente sbagliato. Per quanto riguarda la questione della centrale idroelettrica credo che non si possa arrestare il progresso, certo lo si può fare armonizzandolo con l'ambiente ma questa credo sia la sfida più grande per il futuro. L'alluminio per essere estratto ha bisogno di un processo elettrolitico che divora letteralmente energia elettrica. I più grandi progetti in ultimazione o già funzionanti sono infatti in Canada, Cile, Russie e prossimamente in Islanda dove il minerale verrà trasportato lavorato eppoi ripartirà verso altri lidi. Non sò..almeno qui si utilizzerà solo la forza dell'acqua...dovrebbe aver un impatto minimo sull'atmosfera...pagherà dazio il panorama. fino a quando non si sarà sciolta tutta la calotta del Vatnajokull. Stefano Stefano |
| inviato il 05 Marzo 2018 ore 12:42
@Marpe1962: credimi è quasi tutto pronto...manca la dedica finale alla mia stoica compagna di vita e viaggio. Mi sono impantanato lì..ma niente che non si possa risolvere in breve. Stefano |
| inviato il 05 Marzo 2018 ore 14:07
Nel 1998 feci il mio primo viaggio in Islanda, ammetto, molto acerbo di esperienza di viaggi, il primo serio lo avevo fatto solo un mese prima. Mi capitò un episodio che fa capire lo spirito della popolazione locale. Andammo all'isola di Grimsey in traghetto, e io compresi male l'ora di ritorno anche a causa dell'ora, comunicata da un bimbo di 6 anni che non aveva esattamente una pronuncia da British English, e io l'inglese lo padroneggiavo molto peggio di oggi. Morale, mentre ero li che cercavo di fotografare i puffin e di non farmi beccare in testa dalle alche, vidi con rammarico partire il traghetto per il ritorno. Auto e Tenda erano a Dalvik. Dovevo restituirla in capitale i giorno dopo. Il traghetto il giorno dopo non sarebbe arrivato. Disperazione, rischiavamo anche di perdere il volo di ritorno. Busso alla porta di una casa. Sono poche le persone, l'isola conta poche anime. Ci accolgono, ci offrono caffè e merenda e andiamo alla pista per gli aerei. Loro stessi trovano un posto su un aeroplanino che porta tutte le sere i turisti a farsi una foto sul circolo polare, con tanto di certificato. Dei due posti, uno quasi in braccio al pilota. Per problemi tecnici l'aereo parte a mezzanotte. Qui arriva l'eccezionale, quando capiscono che l'aereo arriva ad Aqureyri, una signora chiama suo fratello che gratis si alza a mezzanotte e ci viene a prendere all'aeroporto per riportarci al campeggio, quando già noi pensavamo di aspettare passeggiando il mattino. Una cosa che non dimenticherò nel bene e nel male facilmente. L'Islanda è un posto che ti entra dentro e non ti sparisce mai più, ancora oggi leggo le notizie, leggo i gialli di Indridarson, divoro ogni cosa che ha a che fare con l'Islanda, lo sento come un posto mio, anche se vi ho fatto solo un altro viaggio nel 2004. Le piste interne hanno qualcosa di struggente. |
| inviato il 05 Marzo 2018 ore 14:37
Loiety grande invidia....sono i rapporti che spero di trovare. Credimi in viaggio come nella vita mi spendo per gli altri...aiuto nel limiti del possibili chi ne ha bisogno. Ma ribadisco forse per colpnostra in Islanda abbiamo percepito un'aria diversa. Spero d fare un altro viaggio per potermi ricredere |
| inviato il 05 Marzo 2018 ore 14:58
Ricordati che loro sono un grande paese di provincia, quindi da una parte chiusi ma dall'altra assetati di contatti con l'esterno. Ricordo un altro episodio, questa volta nel 2004, quando nel locale comune del campeggio dalle parti di Selfoss si azzeccò a noi un islandese totalmente ubriaco; ci chiesero se volevamo che si allontanasse, ma non lo ritenemmo necessario, e lui ci raccontò aspetti della loro vita compreso il fatto di non poter avere una reale privacy in un mondo dove sono tutti cugini, e il piacere di potersi sfogare con qualcuno che non si sarebbe mai più rivisto. Una volta andai alle Lyngenalps in Norvegia a sciare, e anche li in un micropaesino fummo carpiti dai locali che volevano vedere facce nuove con cui chiacchierare, e ammisero con noi che non sopportavano l'invasione estiva dei viaggiatori verso NK che li consideravano solo una faccia da fotografare col sorriso prestampato. Comunque scusami, mi sono dimenticato di complimentarmi per il bel report, potresti fare un diario non solo fotografico per fissare queste tue emozioni nel tempo, testo e immagini. |
| inviato il 05 Marzo 2018 ore 15:42
Fatto...devo solo ultimare la dedica alla mia signora....mi sopporta...se lo merita Stefano |
| inviato il 06 Marzo 2018 ore 22:32
Bel resoconto... un paese dove vorrei andare anch'io prima o poi :) |
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