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Forti contrasti e contorni sbiaditi, elementi semplici e lineari, dalla forte componente materica, riescono ad essere tutti accomunati dalla stessa poesia.
Il lavoro di post-produzione, fatto a mano dall'artista, consiste in un leggero ed equilibrato bilanciamento dei colori e orli logorati e conferisce alle foto un aspetto anticato.
Un lavoro fatto di frammenti. Foto di piccole dimensioni che ritraggono piccoli elementi della vita quotidiana che tutti hanno sotto gli occhi, ma a cui nessuno presta attenzione.
Yamamoto propone un nuovo modo di osservare le cose che ci circondano, una sua prospettiva personale, in cui traspare l'armonia che intercorre tra uomo e natura.
L'artista ama spesso sperimentare diverse superfici di stampa o unire i suoi scatti, stampati in un mini formato, in istallazioni più ampie.
Scatti di diversa origine messi insieme per creare una storia, che è nuova e differente a seconda del punto in cui si comincia ad osservare le immagini.
Minuscoli scatti armoniosamente posizionati sulla parete bianca, talvolta così piccoli che riesce difficile capire cosa ritraggono. La scelta di stampare le foto in dimensioni ridotte non è casuale, Yamamoto vuole conferire agli scatti una nuova valenza di oggetto da poter racchiudere tra le mani.
Il suo lavoro è diviso in quattro serie:
A box of Ku, che racchiude dettagli di vasti paesaggi, società, spazi. Piccoli elementi che non vivono solo come parte di qualcosa, ma ognuno ha una propria vita, una propria storia. Piccoli eventi che prendono parte nel continuo fluire del tempo, ma che racchiudono una bellezza apparentemente invisibile.
Nakazora, scatti in cui ritrae uno spazio più ampio rispetto a A Box of Ku. Lo spazio tra cielo e terra. Il cielo vuoto, vago.
Kawa=flow, che vuol dire fiume, flusso, vuole ricordare il continuo scorrere del tempo, il labile passaggio tra passato, presente e futuro.
Shizuka, che significa Purezza, raccoglie una serie di foto in cui l'artista cerca di cogliere in uno scatto la presenza degli innumerevoli silenziosi “tesori” presenti in natura. Scatti che trasmettono l'impressione che qualcosa di più ampio e vago esiste dietro le piccole cose che percepiamo ogni giorno. Il delicato movimento dell'aria, il profumo della terra, un raggio di luce.
Il suo lavoro è il risultato di una ricerca estremamente raffinata e singolare, che mette in evidenza la sensibilità dell'artista e la sua abilità nel cogliere i piccoli dettagli, apparentemente banali, e caricarli di un più ampio significato, ponendoli in equilibrio rispetto al singolo e rispetto alle grandi forze invisibili che muovono l'universo.
Grazie Labirint per il tuo competente lavoro divulgativo.
Quella delle cicogne in volo mi piace molto. Quella dei bimbi con coda e l'ultima con il vulcano mi comunicano qualcosa. Le altre proprio non sono in grado di apprezzarle...
Molto, molto, molto belle... chiari richiami al Sumi-e (la pittura ad inchiostro nero giapponese), alcuni elementi compositivi anche dell'Ukiyo-e (xilografia su legno) e il tipico minimalismo un po' malinconico, ma molto estetico, di giapponesi.
Non so perchè, ma non mi piace per niente. E' al di fuori dal mio personale concetto di fotografia. Forse la mia età non mi consente di seguire questo stile che giudico contorto nonostante l'apparente linearità. Forse sarò tradizionalista. Non lo capisco e non capisco chi dice di comprenderlo. Speriamo che chi lo dice sia in buona fede.
Non lo capisco e non capisco chi dice di comprenderlo. Speriamo che chi lo dice sia in buona fede.
Ci può stare. Come ho scritto ha un'estetica estremamente radicata nella visione artistica giapponese classica, quindi non mi stupisce se non sia del tutto digeribile ad un pubblico occidentale, proprio per mancanza di conoscenza di alcuni elementi base di quel tipo di codifica.
Io ci ho studiato anni per farmi un palato di alcune scelte orientali, soprattutto giapponesi, in campo artistico... sempre riferendomi al classico ovviamente.
Ho visto cose bellissime fatte da giapponesi anche in campo fotografico. Sono un ammiratore sincero di quasi tutta la loro produzione iconografica. La loro sensibilità alla bellezza semplice è esemplare. La loro attenzione a vedere il bello dove noi non vediamo niente dimostra la loro capacità di entrare e scrutare quello che è essenziale. Si tratta di una sensibilità alle cose che ci è sconosciuta. Ma questo fotografo ed anche Araki proprio non mi piacciono.
Questo autore si rifà certamente ad una estetica più classica, quindi meno codificabile dall'osservatore occidentale.
user90373
inviato il 25 Ottobre 2017 ore 15:42
In questo tipo di espressioni non riesco a cogliere che e quanta rilevanza abbia il"gesto fotografico" all'interno della "visione di universale armonia" espressa nei testi. Sembra quasi, almeno ai miei occhi, che la fotografia sia un contorno e che il piatto forte vada cercato nelle odi all'insondabilità del tutto.
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