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Il rigore documentaristico di Bernd e Hilla Becher







avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 15:08

La visione dei Becher è fondamentale, per cominciare, in quanto con essi la fotografia giunge ad un inedito distacco dall'emotività che invece, fin dalla sua nascita, aveva ricercato: in origine, infatti, la fotografia ha lottato ardentemente per raggiungere una considerazione pari a quella di forme artistiche quali la pittura, il disegno e la scultura, dalle quali però era lontana a causa della freddezza propria della tecnologia. Così personalità quali Cartier-Bresson, Ansel Adams o Eugéne Atget hanno cercato di conferire ai loro scatti un'anima, di far emergere nei loro soggetti un'emotività che li rendesse più vicini possibile al concetto di arte, di scattare “quando si allineano, soggetto, occhio e cuore”. (H.C. Bresson)

Bernd e Hilla Becher rovesciano invece questa mentalità cercando di riportare il mezzo fotografico al valore originale di freddo ed impersonale testimone della realtà, e documentando ciò che di più impersonale poteva esistere al tramonto degli anni Cinquanta: il mondo industriale.
Definiti dagli stessi Becher “sculture anonime”, gli scenari appartenenti all'industria e alla fabbrica sono i soggetti prediletti dei loro lavori, nei quali la figura umana è totalmente assente. Acquedotti, edifici, pozzi, ed altre tipologie simili di fabbricati occupano prepotentemente l'intera superficie offrendoci un'analisi accurata del mondo che nasceva in quel momento, e che negli anni si modificava.

Se presi singolarmente questi soggetti rimangono una semplice registrazione di un'architettura,
tramite l'azione dei Becher il lavoro finale acquista una valenza diversa. I due coniugi infatti creano dei lavori seriali, nei quali vengono raggruppati scatti (sempre in bianco e nero) che ritraggono costruzioni quasi identiche tra loro e perfettamente centrate nello spazio; tuttavia l'accostamento di soggetti quasi identici, paradossalmente ne accentua le differenze che, seppur lievi, saltano immediatamente all'occhio.

La serialità di queste immagini, se da un lato accresce la monumentalità dei fabbricati, dall'altro sottolinea la loro asetticità. Possiamo dire che l'atteggiamento freddo e distaccato dei Becher, quindi, coincida con l'impersonalità verso la quale il mondo industriale degli anni Cinquanta-Sessanta aveva orientato il modo di concepire l'architettura. Saranno proprio l'essenzialità dell'immagine e la serialità degli scatti a fare di Bernd ed Hilla Becher i precursori, in fotografia, di due tra i maggiori movimenti degli anni Sessanta: il Concettuale ed il Minimalismo.

Non bisogna dimenticare infine che i Becher svolsero, parallelamente all'attività di fotografi, anche quella di insegnanti, una caratteristica imprescindibile se si considera il valore didattico che può assumere la fotografia come imparziale registrazione di una realtà, in questo caso quella dell'archeologia industriale.
Tra i loro allievi ci sono fotografi famosissimi come Ruff,andreas gursky,candida hofer ecc...

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www.trendstoday.it/trendstoday/wp-content/uploads/2013/05/02.-Bernd-un

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user39791
avatar
inviato il 18 Marzo 2016 ore 15:18

Molto interessanti!;-)

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 15:20

Grazie Labirint. Però una scheda c'era già.....
www.juzaphoto.com/topic2.php?l=it&t=1712082


avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 15:43

Oh cavolo non avevo visto... solo che non si può eliminate topic o almeno non so come farlo

user39791
avatar
inviato il 18 Marzo 2016 ore 15:58

Meglio abbondare!!!;-);-);-)

avatarsenior
inviato il 18 Marzo 2016 ore 17:12

Beh, allora potresti introdurre quelli diventati famosi che sono usciti dalla scuola di fotografia dei Becher. Che so, un Gursky o la Hofer. Al limite Wesely. ;-)

Saluti
Roberto

user15476
avatar
inviato il 18 Marzo 2016 ore 21:15

quelli diventati famosi che sono usciti dalla scuola di fotografia dei Becher


Oltre ai soliti "famosi", ci sono altri artisti che hanno frequentato quella scuola?

La Kunstakademie Düsseldorf è ancora in attività, dove si possono visionare i lavori di coloro che l'hanno frequentata recentemente?

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2016 ore 12:24

Provo a fare un topic più ampio come suggerito legato anche ai fotografi prima e ai soliti noti della scuola, spero che altri che hanno più conoscenze arricchiranno

Il rigore documentaristico di Bernd e Hilla Becher si rifà anche ad altre tradizioni, il loro progetto ha preso infatti la sua vitalità originaria da due influenze risalenti a prima della guerra, alcuni fotografi che già avevano espresso concetti simili sono:
Albert Renger-Patzsch, aderì alla Nuova oggettività, di cui la sua opera Die Welte ist schön (Il mondo è bello, 1928) può essere considerata una sorta di manifesto: in contrasto con l'estetica pittorialista, si mostrò affascinato dagli oggetti della vita quotidiana, dai macchinari e dal paesaggio urbano e industriale, cui dedicò immagini di estremo realismo, ottenuto con l'ausilio di un'illuminazione molto forte, quasi ossessiva, che mette in risalto ogni dettaglio. Il rifiuto di ogni velleità “artistica” non lo portò tuttavia a condividere gli ideali dei circoli culturali vicini a L. Moholy-Nagy: convinto che la fotografia fosse soprattutto un'attività artigianale, criticò anche l'avanguardia e le sue sperimentazioni. Purtroppo il suo vastissimo archivio, composto da ca. 18.000 negativi, è andato distrutto nel 1944 durante un bombardamento aereo su Essen, dove all'epoca il fotografo viveva. Ritiratosi nella cittadina di Wamel, Renger-Patzsch scoprì la foto di ambientazione agricola senza però rinunciare alla consueta produzione di tipo tecnico.

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www.szellemkeponline.hu/wp-content/uploads/Albert-Renger-Patzsch.jpg

theredlist.com/media/database/photography/history/straight-photo/alber

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2016 ore 12:27

Un altro fotografo importante è August Sander, rappresentante del movimento tedesco della nuova oggettività negli anni Venti.
Nei primi anni venti Sander si unì al "Gruppo degli Artisti Progressivi" di Colonia e cominciò a pianificare un catalogo della società contemporanea attraverso una serie di ritratti. Nel 1927 Sander, insieme allo scrittore Ludwig Mathar, viaggiò per la Sardegna per tre mesi, scattando circa 500 fotografie. Comunque, un diario dettagliato dei suoi viaggi non fu mai completato.

Il primo libro di Sander Face of our Time fu pubblicato nel 1929. Contiene una selezione di 60 ritratti tratti dalla serie People of the Twentieth Century (Ritratti del Ventesimo Secolo). Sotto il regime nazista, il suo lavoro e la sua vita personale furono pesantemente limitati. Suo figlio Erich, che era un membro del partito di sinistra Sozialistischen Arbeiterpartei Deutschlands (SAP), fu arrestato nel 1934 e condannato a 10 anni di prigione, dove morì nel 1944, poco prima della fine della sua condanna. Il libro di Sander Face of our Time fu sequestrato nel 1936 e le lastre furono distrutte, in quanto l'uomo proposto dal fotografo non corrispondeva al modello proposto dal regime nazista.

Durante il decennio successivo il lavoro di Sander fu rivolto primariamente alla natura e alla fotografia di paesaggio. Quando esplose la seconda guerra mondiale lasciò Colonia e si trasferì in campagna, permettendo così di salvare la maggior parte dei suoi negativi. Il suo studio fu distrutto nel 1944 durante un bombardamento.

Il lavoro di Sander comprende paesaggi, natura, foto di architettura e street photography, ma è famoso soprattutto per i suoi ritratti, come esemplificati dalla serie Uomini del Ventesimo Secolo. In questa serie egli cerca di offrire un catalogo della società tedesca durante la Repubblica di Weimar.

www.art-agenda.com/wp-content/uploads/2011/12/2.-August-Sander-Soldier

photonumerique.codedrops.net/IMG/jpg/Vintage_AR_1927_von_August_Sander

photonumerique.codedrops.net/IMG/jpg/sander_young_farmers_120502.jpg

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2016 ore 12:33

Nel 1976 i coniugi Becher istituiscono la Classe di Fotografia alla Accademia di Belle Arti di Düsseldorf, dove formeranno diverse generazioni di fotografi. Questo gruppo informale diventerà noto come la “Scuola di Düsseldorf”. Gli studenti dei Becher, nonostante i loro approcci diversi, hanno alcune caratteristiche che li accomunano tutti, ovvero i segni apparenti dell’oggettività: le inquadrature frontali, le linee dritte, una certa distanza se non freddezza riscaldata solo leggermente dall’uso costante del colore. Altra caratteristica ampiamente condivisa dagli allievi della scuola di Dusseldorf è un debole per gli ambienti sfarzosi in cui le figure umane giocano un ruolo secondario, tutti lavorano in maniera sistematica con formati molto grandi, realizzati con processi digitali di alta tecnologia; stampe di questo tipo consentono alle fotografie di competere con i dipinti sulle pareti di gallerie e musei.
Tra i loro allievi sicuramente ha una certa importanza Andreas Gursky,il qualeinteressa a temi e fenomeni collegati alla modernità globalizzata, alla cultura consumistica e pop, all’architettura e all’intervento umano sul paesaggio, al tema dell’individuo anonimo in relazione ai fenomeni di massa. L’artista osserva i suoi soggetti in modo neutro, distanziato, spesso da una prospettiva rialzata, paragonabile a quella del narratore onnisciente nella letteratura. Crea così delle fotografie impressionanti per dimensioni e precisione dell’immagine, ma per lo più mancanti di un soggetto centrale.

3.bp.blogspot.com/-_H5I8E1VQyo/TsJ8bwdzqmI/AAAAAAAABlc/ekz8xGS2-Gw/s16

markmeynell.files.wordpress.com/2010/11/andreas_gursky-kuwait-se-2007.

www.americansuburbx.com/wp-content/uploads/2014/11/moderna_gursky_1142

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2016 ore 12:37

Altra importante esponente è Candida Höfer si è sempre occupata di fotografare gli interni di grandi spazi pubblici e privati come biblioteche, teatri musei. Le architetture, riprese con luce naturale e inquadrate secondo la prosepettiva centrale, sono raccontate senza le persone: quello che Höfer mostra è uno “spazio sociale” dove sono gli oggetti e i dettagli che determinano il senso dei luoghi. Il grande formato di stampa, con che opere arrivano a essere stampate fino a due metri e mezzo, permette a chi guarda di vedere aspetti impercettibili a occhio nudo e di calarsi completamente nell’opera.

www.stilearte.it/wp-content/uploads/2014/03/hofer2.jpg

www.pariolifotografia.it/public/tumblr_lz7n5fCWrF1qb8shuo1_1280.jpg

www.benbrownfinearts.com/media/n9a80b/630x485/11bf5468e75b2b374f2cdeea

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2016 ore 12:40

Axel Hütte è nato nel 1951 a Essen, vive e lavora a Düsseldorf, ha concentrato molta sua ricerca sui temi del paesaggio, urbano come naturale. L’estetica sviluppata dall’artista è contraddistinta da una neutralità di stile propria della fotografia documentaria. I lunghi tempi di esposizione donano ai suoi paesaggi una connotazione quasi pittorica e un’atmosfera sospesa da ogni riferimento temporale.

www.jano.es/ficheros/fotos/4/2321/00560059_Page_3_Image_0001.jpg

patricialow.com/wp-content/uploads/2012/02/Axel-H%C3%BCtte-El-Hacha-Ve

www.parisphoto.com/content/events_images/3284/file/slideshow/53ce8689e

avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2016 ore 12:45

Thomas Ruff (1958) è oggi uno dei più originali e rigorosi. Un autore di fama internazionale.
Da quando si è rivelato al pubblico con i suoi ritratti dei primi anni ’80 (ma la serie degli interni domestici, già rilevante per la sua ricerca, è della fine degli anni ’70), Ruff ha sviluppato con coerenza una delle più interessanti indagini contemporanee sull’immagine tecnologica. Sull’immagine tecnologica, non più e non solo sulla fotografia: i suoi ultimi due cicli di lavori (nudi pornografici, paesaggi urbani o naturali) sono file scaricati da Internet, manipolati digitalmente e stampati in grandi dimensioni su carta fotografica. Niente obiettivo, niente pellicola o negativo. Un ciclo di poco precedente, intitolato Substratum, eliminava addirittura la figura: le forme colorate e sinuose che si intrecciano sulla superficie delle grandi stampe sono totalmente astratte, generate da un computer.
Cosa tiene insieme opere così diverse? Forse la ricerca di una forma di oggettività - parola chiave di una certa tradizione fotografica tedesca ? adatta ai nostri tempi. Ruff viene dalla lezione della Neue Sachlichkeit degli anni ’20 e ’30, di autori come Sander o Blossfeldt, filtrata attraverso l’esperienza dei coniugi Bernd e Hilla Becher, dei quali il fotografo è stato allievo all’Accademia di Düsseldorf e ai quali è oggi subentrato nella prestigiosa cattedra di fotografia.
Dai suoi maestri, Ruff ha imparato a considerare il suo strumento con distacco intellettuale, a diffidare della soggettività ingenua della fotografia ‘artistica’, a riflettere sul senso della tecnica. Ma diverge da loro su un punto fondamentale: “loro credevano di aver catturato la realtà, e io credo di aver creato un’immagine”. Aver creato un’immagine, cioè aver creato solo un’immagine, qualcosa che riflette soprattutto se stessa, e il cui rapporto con la realtà è problematico, tutto da dimostrare. “Abbiamo tutti, poco a poco, perso fiducia nella cosiddetta cattura oggettiva di una ‘realtà reale’”, aggiunge. Ecco una forma convincente di oggettività fotografica contemporanea: rendere lo spettatore consapevole del grado di astrazione e di finzione dell’immagine, anche la più ‘oggettiva’, anche la più ‘vera’. Era già il programma di molti artisti concettuali degli anni ’70, quando la fotografia era solo in pellicola e di Photoshop non esisteva nemmeno il nome; è tanto più necessario ora, in tempi di sistematica elaborazione digitale delle immagini.

www.americansuburbx.com/wp-content/uploads/2010/12/100087b.jpg

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avatarsenior
inviato il 19 Marzo 2016 ore 12:49

Thomas Struth è uno dei più influenti e quotati fotografi nel mondo dell’arte. Nato nel 1954 a Geldern in Germania, Thomas studia all’Accademia d’arte di Düsseldorf, prima pittura con Gerhard Richter e dal 1976 fa parte della nascente classe di fotografia di Bernd e Hilla Becher. L’approccio fotografico di Thomas Struth è intellettuale, controllato e meditato. Tra documentazione e interpretazione le immagini del fotografo tedesco si soffermano sulla relazione tra l’individuo e le dinamiche della società.
Il primo progetto nasce sotto l’impulso di un’esposizione in Accademia. Thomas, ancora studente, si concentra sul panorama architettonico della città di Düsseldorf. Una serie di 49 fotografie, scattate da una prospettiva centralizzata, che ritraggono una Düsseldorf deserta. Struth evita i forti contrasti di luce e ombra, preferendo la luce riflessa del mattino, per consentire un trattamento neutro delle scene. Nel 1978 Struth diventa il primo artista in residenza presso il PS 1 di Long Island City (New York). Qui inizia la serie di paesaggi urbani in bianco e nero a cui si aggiungeranno, tra le altre, le città di Parigi (1979), Roma (1984), Edimburgo (1985) e Tokyo (1986).
Le immagini di Struth colgono nell'architettura composita del panorama urbano, la storia, i simboli, i valori e le strutture della vita dei suoi abitanti.
A metà degli anni 1980, Struth inizia la serie Familienleben (vite di famiglia). In queste immagini il fotografo tedesco si concentra sulle dinamiche sociali sottostanti il gruppo basilare della società.
Nel 1989, Struth inizia a lavorare al suo ciclo più noto, Museum Photographs, una serie d’immagini che ritraggono l’interno dei musei con i visitatori intenti a contemplare le opere. Thomas Struth immortala le sale del museo con i suoi capolavori universali, coinvolgendo gli stessi visitatori, che da osservanti, diventano osservati.

classes.dma.ucla.edu/Fall13/173/wp-content/uploads/2013/10/thomas-stru

www.tate.org.uk/art/images/work/P/P77/P77743_10.jpg

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user39791
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inviato il 19 Marzo 2016 ore 13:34

Questo post è diventato davvero interessante!;-)

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