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Il bianco e nero: perché?







avatarsenior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 15:08


"Adoro le fotografie in bianco e nero!"
Mi capita spesso di sentire esclamazioni di questo tipo. Provengono da appassionati ma anche, ed è significativo, da persone completamente estranee al mondo della fotografia.
Un certo snobismo culturale o il desiderio di seguire le mode, unitamente ad un non meglio definito concetto di "bello", di "elegante", di "raffinato", spesso costituiscono le principali leve su cui si fonda un giudizio che raramente va oltre i generici motivi che lo giustificano.
È incontestabile tuttavia che, al di là delle mode, il linguaggio fotografico monocromatico occupi tuttora, e a buon diritto, uno spazio rilevante nella produzione di autori famosi ed autorevoli.
In molti contesti della critica e del pubblico resiste poi anche, più o meno dichiarata, l'idea che il bianco e nero abbia valori artistici intrinsechi, sia una sorta di fotografia "più alta".
Le sue riconosciute caratteristiche evocative di astrazione, di impatto onirico, di effetto grafico, di evanescenza, di esaltazione della drammaticità, di asciuttezza, vengono associate ad una fotografia più orientata all'interpretazione, al pensiero, al personale.
Infine, l'accettazione ed il gusto per il bianco e nero sono forse parte del retaggio storico-culturale indotto, inconsapevolmente, dall'abitudine ad un linguaggio espressivo che ha scritto gran parte della storia della fotografia.
Sono queste motivazioni, sommate e "pesate" in tutte le possibili varianti, la risposta esauriente alla domanda: "perché, ancora nel 2015, si fotografa in bianco e nero?"
Esistono studi e teorie che si occupano degli aspetti della percezione concentrando l'attenzione sulle dinamiche che attivano il riconoscimento soggettivo delle immagini nella nostra mente.
Rodney Smith scriveva: "Il bianco e nero è come una struttura architettonica che rispecchia le fondamenta del nostro essere, del nostro sentire......evoca l'essenza dell'esperienza vissuta."
Esiste dunque una forma di conoscenza ancestrale, o di ricordo, che ci fa riconoscere le strutture portanti della realtà attraverso dei processi nei quali il colore non ha, almeno in un primo tempo, un ruolo determinante?
I nostri occhi sono solo dei recettori che trasmettono "dati" al cervello. È in quella sede che vengono analizzati ed elaborati. La teoria è riconosciuta ed accettata universalmente su basi scientifiche.
Proponendo ora un banale esempio foto-informatico e senza alcuna pretesa teorica, è possibile ipotizzare la presenza di una fase della percezione, che per stare nel nostro campo, mi arrischio a definire "raw"? Una fase nella quale le immagini si compongono nella nostra mente su toni basilari ma sufficienti a rendere riconoscibile una visione soggettiva della realtà?
I colori, inconsciamente, li aggiungiamo solo dopo la nostra prima percezione, alla stregua di un immediato ma non simultaneo arrangiamento musicale?
L'argomento è affascinante, ma non si esaurisce con verità acquisite.
Non ci preclude però la nostra riflessione individuale, anzi ci apre strade utili alla conoscenza ed alla consapevolezza del nostro sentire fotografico.
Chiediamoci allora perché utilizziamo il B&N. Rispondere "perché mi piace, perché è l'ultima spiaggia per un immagine che a colori non mi soddisfa" ci fa stare solo in superficie. Impariamo a giustificare le nostre scelte.
Se sottoponete le vostre immagini, un vostro portfolio, ad un critico esperto, la prima domanda che vi farà sarà: "perché?".
E non solo per la scelta del B&N, naturalmente....



user46920
avatar
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 15:20

"perché, ancora nel 2015, si fotografa in bianco e nero?"


... forse preché il BN è alla radice della fotografia, come il disegno a carboncino è alla radice della grafia !!!

Più "scientificamente" anche il nostro occhio è composto nella maggior parte di fotoricettori per il "Bianco e Nero" ed in minima parte per i Colori !!!

avatarsenior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 15:28

In tanti anni di studio della fotografia ho visto centinaia, migliaia di foto di autori famosi e di altrettanti appassionati...le ho viste a colori come in bn...quando mi capita di vedere una bella foto a colori spesso mi perdo nei meandri dell'analisi del colore stesso, cerco di analizzarlo e di sviscerarlo, mi chiedo il perchè di una determinata scelta cromatica in fase di pp o del come sarebbe stata se un colore fosse stato sotituito ad un altro (esempio pratico può essere un semplice ritratto a mezzo busto con il soggetto che indossa una sciarpa rossa oppure verde)...nel caso del colore quindi è sempre un elemento (spesso) di disturbo se non ben dosato. Molte foto a colori sono rovinate dall'eccessiva presenza di vari cromatismi. Una foto a colori composta da 3 massimo 4 colori con uno/due dominanti coglie quasi sempre nel segno. Fa concentrare più sul soggetto. Cosa che capita con la fotografia in biancoenero. Il soggetto è li, pronto, fruibile...senza nessun elemento di disturbo...due colori e le loro sfumature intermedie.


avatarsenior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 15:38

Perdonami se la metto giù semplicemente quando sei alla ricerca di qualcosa di più ma secondo me quando si sviluppa una foto si cerca semplicemente la migliore soluzione all'interno di un dato numero di possibilità, il bianco e nero é una delle tante. A volte funziona, altre volte no.

avatarsenior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 15:40

La bellezza ed il fascino del bianconero secondo me stanno nella sua scarna essenzialità, ridotta all'osso per la presenza di due soli colori e la gamma delle loro sfumature. Ben si presta ad immagini di documentazione, dove è importante solo il soggetto e poco importa la perfezione tecnica. Diverso discorso per il ritratto o paesaggio, dove l'estesa gamma tonale sfruttata con sapienza è in grado di restituire emozioni indicibili. La foto in bianconero va pensata in partenza.

avatarsenior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 15:51

@Falena grazie mille della segnalazione. Bellissimo vedere foto del primo '900 a colori!!


Va anche detto che come hai accennato, in molti casi il bianco e nero viene usato come ancora di salvataggio per cercare (fallendo miseramente) di rendere interessanti delle foto insignificanti. Un'esposizione sbagliata, una luce piatta o mal gestita che a colori non hanno scampo, vengono convertite in bianco e nero, spesso esasperando i contrasti, ma nel 99.9% dei casi rimangono foto insignificanti. Questo per dire che forse la domanda vera é: perché ci si ostina a pensare che il bianco e nero rende le foto migliori per magia?MrGreen


avatarsenior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 15:59

Grazie Falena!

Oh oh, che spettacolo vedere foto di oltre 100 anni a colori.....

Bhè dai, questa sezione mi ha già fatto conoscere due artisti che non conoscevo.

;-)

avatarsenior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 15:59

Già, perché ci piace il b/n? Ma aggiungerei, se posso, cosa ci piace del b/n e perché un b/n ci piace più di un altro?

avatarsenior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 16:09

Stenogau anch'io la vedo in questo modo ... una foto in bianco e nero è tale ancor prima di essere scattata.
Certamente ci sono casi in cui osservando un'immagine a colori ci si rende conto che fra le varie possibilità c'è anche quella della conversione in bianco e nero, ma è il punto di partenza ( nella mente del fotografo ) che è diverso.

avatarsenior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 16:09

la prima riflessione che mi viene in mente è che il bianco e nero "racconta...." mentre il colore "dichiara!". naturalmente ci sono le eccezioni. Ma una foto in bianco e nero dipende fortemente dal contenuto e dalla composizione, una foto a colori può anche semplicemente informare.

avatarjunior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 16:15

Il tutto dipende dalle nostre scelte in fase di progettazione dello scatto/portfolio, io penso che la foto BN porta direttamente alla visione, quello che vuole dire il fotografo, e lo incanala uno spazio temporale ben definito derivato dal proprio background, la foto a calori cambia l'approccio sia temporale che visivo delle immagini che guardiamo, e se non ponderata e ragionata può distrarre e non far pervenire il messaggio per il quale uno ha lavorato.
Sempre per il mio modesto modo di vedere.

avatarsenior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 16:24

A mio avviso, a volte, i colori distraggono dal focus del messaggio della foto che può essere una situazione ma anche l'espressione di una persona, quindi il bianco e nero da enfasi e valore al messaggio stesso facendone cogliere l'essenza.
Altre volte, naturalmente, i colori fanno parte imprescindibile della composizione e quindi la loro assenza rende l'immagine poco leggibile ed efficace.

user39791
avatar
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 16:36

Se quel critico volesse perdere tempo con le mie foto e mi chiedesse perché prediligo il bianco e nero al quel critico risponderei perché mi emoziona di più. A questo punto se fossi in quel critico domanderei: perché ti emoziona di più! Caspita, bella domanda!! Provo a rispondere.......accetto la sfida!! Il bianco e nero sottrae, rimuove il colore. Il colore distrae l'attenzione di chi osserva dagli altri elementi della foto. Sottratto l'elemento colore la foto diventa immediatamente più tridimensionale. Le forme, la trama, i contorni assumo un valore nuovo. Amplificato. Tutti i particolari assumono importanza. Il contrasto ora diventa il padrone assoluto dell'immagine e bianchi diventano vapore e i neri pece. Ora invece è una luce una luce leggera che domina creando mille sfumature di grigio. La realtà si trasforma in una interpretazione della realtà. Ne prende le distanze e allo stesso tempo la rende più reale che mai. E' la realtà di chi ha fatto la foto. L'unica possibile in una foto. Tutto questo mi emoziona.

avatarsenior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 16:37

Va anche detto che come hai accennato, in molti casi il bianco e nero viene usato come ancora di salvataggio per cercare (fallendo miseramente) di rendere interessanti delle foto insignificanti. Un'esposizione sbagliata, una luce piatta o mal gestita che a colori non hanno scampo, vengono convertite in bianco e nero,

Anni fa ho letto (ma non ricordo chi l'avesse scritto o detto) che un buon fotografo in B&W lo è anche con il colore, ma che il contrario non è sempre vero, questo perché il bianconero (cioè il chiaroscuro da cui è composto) starebbe al colore come il disegno alla pittura, ne costituirebbe la base costruttiva. Indipendentemente dal fatto che questa posizione sia condivisibile o meno, è verissimo che se un'immagine ha già una buona costruzione e un'ossatura chiaroscurale di tutto rispetto si presta ad essere convertita in B&W, mentre la conversione come tentativo di recuperare un'immagine altrimenti scadente sottintende probabilmente una mancanza di comprensione di cosa sia il bianconero, quindi è destinata generalmente al fallimento

avatarsenior
inviato il 18 Febbraio 2015 ore 16:41

E dopo aver quotato l'intervento di Samuele, azzardo una mia riflessione partendo da una prova di lavoro che ho eseguito tempo fa con Gimp; il programma non gestisce lo spazio colore Lab, ma consente, studiandoci un po' sopra, di separare i dati colorimetrici dalla luminosità (che è una versione B&W dell'immagine) su due livelli differenti che poi si possono sommare con un'opportuna modalità. Se però li osserviamo separatamente, il livello B&W mantiene inalterata la leggibilità dell'immagine, mentre il livello che contiene unicamente il colore è di difficilissima lettura, a volte per quanti sforzi si facciano non si riesce a capire cosa si sta osservando (quasi peggio che per i singoli livelli "a" e "b" del Lab). Questo per il fatto che il B&W restituisce contorni, volumetria e profondità, cioè gli elementi fondamentali della visione, ed è come se il colore fosse unicamente un'aggiunta non indispensabile. Considerando che molti animali (insetti soprattutto, ma non solo) non vedono a colori, è anche possibile che il "fascino" del B&W abbia, almeno in parte, radici fisiologiche ancestrali.
Da un punto di vista culturale, invece, un peso non indifferente immagino vada attribuito ad un'abitudine "storica" ben più antica della fotografia, da ricercare nel disegno, nelle stampe ottenute da incisioni, ma anche nella statuaria, dove la mancanza di colore costringe a concentrare la lettura sui volumi e sui giochi di luce.
Comunque, credo che nella scelta del B&W come approccio personale alla fotografia entri in modo preponderante proprio la ricerca dell'essenzialità dei giochi di luce (chiaroscuro) per esaltare volumi e particolari; ricordo l'attenzione al dettaglio, quasi maniacale, che contrassegnava tanti "frequentatori" della camera oscura B&W ai tempi del solo analogico.

Che cosa ne pensi di questo argomento?


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