| inviato il 29 Settembre 2023
Pro: Compatto e leggerissimo; potere risolvente ai diaframmi medi - minima distanza di m.a.f. - 3 modalità ghiera di controllo/fuoco
Contro: Un po' di flare - af non fulmineo - paraluce introvabile - non stabilizzato (ma che vogliamo, poi?)
Opinione: Tra i Canon “non L” volgarmente definiti “povery”, credo che questo 28 pancake sia quello che meglio compete - almeno,sul piano della nitidezza - con i più blasonati fratelli dalla riga rossa. Sempre in attesa fiduciosa di un serie L wide a focale fissa, ritengo tuttavia che il termine di paragone qualitativo piú adeguato per i grandangolari di casa Canon sia il RF 15-35/2,8 L IS: le prestazioni dello zoom professionale paragonato ai vari wide fissi non L (35, 28, 24, 16) a focale 28 appunto sono a mio avviso eguagliate dal piccolissimo pancake, ai diaframmi intermedi (f:5,6-8). Tutti gli altri cedono il passo, seppur assai dignitosamente. Al di là delle prime prove casalinghe, l'ho portato con me in diverse passeggiate sudtirolesi, ottenendone risultati di tutto rispetto che non mi hanno fatto pentire d'aver lasciato in albergo il suddetto zoom L. Certo, operavo in condizioni ideali, belle giornate, atmosfera limpida, e naturalmente cercavo di tenere in ombra la lente frontale, esposta e priva di un irreperibile paraluce che esiste solo nel listino Canon.
Però questo piccoletto trasforma la R5 in una “compattona” senza che l'esigente sensore da 45mpxl metta in evidenza limiti qualitativi dell'ottica che, in quelle circostanze, non ci sono. Risultati eccellenti. Diverso il caso ai diaframmi piú aperti (2,8-4) in cui l'obiettivo continua a comportarsi molto bene, ma non rimane al livello del 15-35L, perlomeno ai bordi del formato di un file R5. Probabilmente una risoluzione minore (20-24mpxl, forse anche 30) non consentirebbe di percepire il leggero calo periferico. Nel controluce bisogna stare piuttosto attenti, sia per l'assenza del paraluce, sia perchè, data la struttura dell'obiettivo, la lente frontale è molto esposta ed inevitabilmente qualche fenomeno di flare (aloni) si presenta, anche se il contrasto generale si mantiene buono.
Che su un obiettivo così manchi un sistema di stabilizzazione non lo vedo come un problema, perchè fa parte del gioco: un grandangolare da un etto con prestazioni da serie L non può avere anche lo stabilizzatore: o diventa piú grosso e pesante (e caro) o resta ciò che il progettista voleva offrire.
Distorsione e caduta di luce ai bordi: solito discorso. Questi RF sono obiettivi nati per il digitale, progettati ab origine in funzione di correzioni ex post. Il gioco funziona? Sí, e benissimo. È più un fastidio mentale pensare che “però se non ci fosse il sw a valle farebbe schifo”. Io, pur vecchio pellicolaro che ama le ottiche vecchio stile, me ne sono fatto una ragione. E poi, anche qui: credo ci sia una gradualità nel compromesso correzione ottica /correzione elettronica. Col 16/2,8 questo compromesso pende “molto” sulla seconda, con il 50/1,2L pende quasi tutto sulla prima. Eppure il 16/2,8 se la cava piú che bene e consente di avere un superwide luminoso leggero ed economico. Ed il nostro 28/2,8 come si colloca in questa “filosofia”? Credo che sia il piú corretto “di suo” del gruppo formato da 50/1,8-35/1,8-28/2,8-24/1,8-16/2,8. Li possiedo tutti e mi pare così, il che non significa che l'intervento fw/sw non ci sia: semplicemente non si avverte, ed i risultati, pur se nelle condizioni ottimali sopra descritte, sono estremamente convincenti. |