|
Accetta Cookie | Personalizza | Rifiuta Cookie |
![]() in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 10 Agosto 2016, 15:52 Buon pomeriggio a tutti! Ormai il mio fedele cavalletto comincia a non poterne più. Poco saldo, una delle tre gambe fissata con millechiodi, chiusure che hanno gioco ecc ecc.. Avrei dovuto cambiarlo già da tempo ma ho rimandato l'acquisto per la pigrizia e per la confusione che si innesca a causa della marea di prodotti disponibili. Preferisco chiedere a voi e alla vostra esperienza diretta. Come dico nel titolo del post ho bisogno di un treppiede da viaggio da usare per fotografia e una testa video da accoppiare per fare le riprese. Non ho mai usato una testa video e non so quindi quanto possa essere pratico utilizzarla anche per le foto e se le eventuali scomodità sarebbero sufficienti a giustificare l'acquisto di un'ulteriore testa a sfera. Il mio budget per ora non è altissimo sarei attorno ai 250-300 euro. Ho sentito parlare bene di alcuni cavalletti della Benro, cosa mi consigliate? Grazie Mattia 15 commenti, 2241 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Viaggi, Natura, Escursioni ed Eventi il 06 Maggio 2016, 9:26 Dopo parecchie lacrime versate in fase di montaggio ho finalmente concluso l'episodio finale del mio documentario di viaggio nel nord del Gujarat alla ricerca dei Rabari. www.juzaphoto.com/video.php?t=1825354&l=it Fatemi sapere cosa ne pensate 2 commenti, 304 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Tecnica, Composizione e altri temi il 08 Aprile 2016, 15:42 In un recente articolo il New York Times definisce il fotografo Steve McCurry “astonishingly boring” (sorprendentemente noioso). L'autore dell'articolo, Teju Cole, conduce una attenta analisi del lavoro di McCurry mettendo in discussione la qualità del lavoro del fotografo americano che, tuttavia, gode di notevole popolarità. La colpa principale di McCurry, secondo Cole, è quella di perpetrare la diffusione dell'immagine di una paese (l'India) che in realtà non esiste da molti decenni o non esiste più affatto. Nel suo più recente libro, McCurry, raccoglie le foto fatte dal 1978 al 2014, e, nonostante i quasi trent'anni di storia del subcontinente indiano in cui si sono verificati eventi che hanno mutato la geografia e la cultura di questa terra, dalla secessione del Pakistan e del Bangladesh, alla ascesa indiana come superpotenza economica (tutt'ora in corso), le foto di McCurry riportano sempre e solo l'immagine di una terra mitica, fatta di “festival colorati, uomini in turbante, donne in sari, monaci in abiti rossi, baffi arricciati, barbe lunghe e santoni”, alimentando lo stereotipo occidentale dell'esotico oriente riducendo l'estrema complessità di una terra ricca di diversità e contraddizioni a una fantasia romantica. Il successo di McCurry è dovuto in gran parte alla facilità di lettura delle sue foto, ai colori ricchi che ingannano gli occhi inesperti e alla atmosfera che va incontro all'immaginario collettivo ma non dice niente di più. Personalmente qualche anno fa ho subito il fascino del sogno indiano di McCurry e questo mi ha spinto a visitare l'india più volte e solo recentemente mi sono reso conto che, spesso, era quello stereotipo a guidarmi, a spingermi alla ricerca di una realtà fantastica a rendermi cieco rispetto alla realtà vera che mi circondava. Questo fenomeno, purtroppo, permea fino al midollo il mondo della fotografia di viaggio dei nostri tempi, dove le fotografie, invece che uno strumento di indagine, sono diventate l'oggetto del desiderio che viene raggiunto con viaggi fotografici confezionati ad hoc per assicurare ai partecipanti di portarsi a casa le foto tanto agognate. Concludo citando le parole finali dell'articolo di Cole: “La fotografia di qualità, a prescindere dallo stile, riconosce la complessità di ciò che racconta e per questa ragione sopravvive al momento contingente. La fotografia di bassa qualità ha un contenuto debole che viene facilmente colto ma non riesce a fare di più”. Qui potete trovare l'articolo originale: www.nytimes.com/2016/04/03/magazine/a-too-perfect-picture.html 112 commenti, 10086 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Tema Libero il 27 Febbraio 2016, 13:11 Buongiorno a tutti, vado dritto al sodo. A questo link potete trovare in vendita una mia foto senza autorizzazione. Purtroppo sono riusciti a sottrarla da qualche parte e a metterla in vendita. Ora, io sarei disposto anche a lasciarla in vendita sul sito ma solo una volta che mi siano stati pagati i diritti. Qualcuno ha qualche qualche consiglio su come agire? Grazie 14 commenti, 1365 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Tecnica, Composizione e altri temi il 20 Febbraio 2016, 16:15 Per tutti coloro che masticano un po' di inglese il museo di arte moderna di New York mette a disposizione una serie di lezioni on-line gratis sul conoscere meglio la fotografia. a questi link potete trovare un'articolo che espone questa iniziativa e relative istruzioni per iscriversi. www.inexhibit.com/it/marker/appassionati-di-fotografia-dal-moma-un-cor Sembra Interessante! ;) 38 commenti, 2868 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Blog il 08 Febbraio 2016, 18:20 Nei prossimi giorni pubblicherò una serie di video che ho fatto per documentare la serie sui Rabari del Gujarat. Ecco l'intro sull'india 0 commenti, 291 visite - Leggi/Rispondi ![]() in Viaggi, Natura, Escursioni ed Eventi il 27 Gennaio 2016, 17:30 Dopo essere stato assorto in profonda meditazione per dieci anni, Shiva si svegliò, e sua moglie, Parvati, lo importunò immediatamente chiedendogli di dar vita ai piccoli animali di creta che aveva creato nel frattempo. Uno per uno gli animali presero vita. Fu l'inizio del regno animale. Una bestia in particolare, il dromedario, si rivelò particolarmente irrequieto e di difficile gestione in quanto tendeva a scappare e a nascondersi nel deserto. Da un pizzico di polvere Shiva creò quindi Chamar, il mandriano che avrebbe dovuto occuparsi del dromedario ribelle. Questo è il mito circa l'origine della stirpe degli allevatori nomadi di dromedari: i Rabari. I Rabari migrarono in India dall'attuale Iran in cerca di pascoli floridi e oggigiorno vivono sparsi nel sud e ovest del Rajastan e nel nord del Gujarat dove vengono riconosciuti come "special tribe". Originariamente l'allevamento di dromedari era l'unica fonte di sostentamento delle tribù nomade rabare, oggi tuttavia vengono allevati bufali, capre e pecore. Essendo nomadi l'identità di queste genti veniva espressa attraverso particolari vestiti, gioielli e tatuaggi, che tutt'ora caratterizzano i differenti sottogruppi della casta dei Rabari. Oggi, tuttavia, abiti tradizionali, gioielli e tatuaggi vengono visti molto di rado tra le nuove generazioni, e molti sottogruppi hanno definitivamente abbandonato la vita nomade e, vendute le mandrie, si sono dedicati a mestieri più comuni e richiesti. In questa serie riporto una serie di ritratti dell'etnia dei Rabari che ho incontrato nel mio ultimo viaggio in India. Restate connessi ;) 6 commenti, 637 visite - Leggi/Rispondi | prov. Lucca, 160 messaggi, 0 foto Invia Messaggio Privato Aggiungi Amico MattiaOrrù ha ricevuto 12115 visite, 15 mi piace Registrato su JuzaPhoto il 23 Marzo 2015 |
Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me