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Jonasalsgard
www.juzaphoto.com/p/Jonasalsgard



avatarFujifilm GF 120
in Obiettivi il 20 Aprile 2021, 10:41


Avendo già il GF 110, ho acquistato il GF 120 per dedicarmi allo still life.
Per prima cosa l'ho testato in maniera empirica per verificare il suo range ottimale montandolo sulla GFX 100 fissata su un treppiede, operata dal computer in tethering e utilizzando flash professionali.
Ho ripreso una doppia pagina di quotidiano intera, provando tutte le variabili seguenti: ogni singolo stop, da F4 a F32, stabilizzatore d'immagine dell'obiettivo ON/OFF, con o senza filtro UV della massima qualità.
Ho analizzato i risultati ingrandendo l'immagine al 400%.
Uno: non ho rilevato alcuna differenza con o senza filtro UV top di gamma, per cui lo lascio sempre montato.
Due: con lo stabilizzatore le immagine appaiono leggermente più morbide, il che conferma la validità del suggerimento nel manuale di escludere lo stabilizzatore quando l'apparecchio è montato su un solido treppiede – in effetti, lo stabilizzatore neutralizza le grandi vibrazioni tipiche di quando si scatta a mano libera, ma ne produce di sue.
Tre: grandi differenze sono invece prodotte diaframmando l'obiettivo. Al rapporto di riproduzione utilizzato per riprendere una pagina doppia di quotidiano a F4 è evidente una vignettatura; la massima qualità è tra F8 e F11, come ci si poteva aspettare; a F32 l'immagine è molto morbida, per me inutilizzabile, salvo in casi particolari poco critici, in cui non serve lontanamente tutta la nitidezza potenziale dei 100MP.

Il GF 120mm è piuttosto lento a mettere a fuoco, il che non è un problema nello still life con soggetto immobile e apparecchio su treppiede; nella ritrattistica, soprattutto utilizzando unicamente le lampade pilota come fonte di illuminazione continua, fa fatica, anche con soggetti fermi e con la GFX 100, probabilmente per via della sua luminosità F4. Le uniche selezioni possibili per limitare la messa a fuoco sono da 45 a 90 centimetri, e da 90 centimetri all'infinito, il che non aiuta nella ritrattistica. E' molto frustrante quando vedi che l'autofocus va dalla parte sbagliata e non puoi farci nulla, se non aspettare che arrivato a fine corsa torni indietro, il che nella ritrattistica significa spesso perdere l'attimo fuggente.

Nelle tipiche situazioni Still Life in studio, soprattutto quando non diaframmo molto, prima degli scatti spengo le lampade pilota dei flash e scatto pressoché al buio, in modo che, nonostante il tempo di sincronismo flash sia solo di 1/125 per via dell'otturatore a tendina (rispetto a 1/500, 1/1600 o persino 1/2000 degli otturatori centrali) l'immagine non sia “scaldata” dalle lampade al tungsteno.

Ritornando al GF 120, l'obiettivo viene venduto come macro, anche se il rapporto di riproduzione massimo è di 1:2 e non l'1:1 proposto pressoché da tutti gli altri concorrenti. Di per sé può non essere un problema, visto che negli apparecchi GFX l'immagine è prodotta su un sensore che misura solo 33x44mm.

Visto che uno degli impieghi in cui gli apparecchi GFX possono dare il massimo sono le situazioni statiche, come la paesaggistica e lo still life, è bene fare un paio di considerazioni per capire come funzionano i veri obiettivi per il “macro”.

Nel grande formato, gli obiettivi utilizzati per lo still life sono costituiti da poche lenti in pochi elementi, pressoché simmetrici, con un angolo di campo relativamente limitato e poco luminosi. Un esempio sono i Rodenstock Apo-Ronar, ottimi obiettivi ideati per lo Still Life, con un angolo di campo relativamente limitato a circa 48° e massima apertura F9 o F11, secondo la focale. Hanno uno schema ottico pressoché simmetrico, il che fa sì che il rapporto ottimale di riproduzione sia 1:1, con range da 1:5 a 5:1. Nel grande formato, questi rapporti permettono di riprendere ad esempio una bottiglia di shampoo con rapporto 1:1 nel 8x10" (20,3x25,4cm) o un rossetto con rapporto 2-3:1 (20,3x25,5cm) o poco più di 1:1 nel 4x5" (10,2x12,7cm).

Per quanto riguarda la diffrazione, fenomeno fisico inevitabile, che può gravemente compromettere la qualità finale dell'immagine, vanno tenuti presenti un paio di considerazioni.
Uno: il valore del diaframma si calcola dividendo la focale dell'obiettivo per il diametro del diaframma. La focale dell'obiettivo è la distanza del centro ottico dell'obiettivo al piano di messa a fuoco all'infinito.
Nel rapporto di riproduzione 1:1, il tiraggio dell'obiettivo è doppio rispetto a quello all'infinito, l'esposizione aumenta di 4 volte (2 stop) e il diaframma effettivo pure. Per cui il valore F5,6 all'infinito in realtà con un rapporto 1:1 è F11. Il che significa che maggiore è il rapporto di riproduzione più l'obiettivo dovrebbe essere lasciato aperto, nonostante una sempre minore profondità di campo. In pratica, oltre certi rapporti di riproduzione diventa impossibile ottenere immagini veramente nitide a causa della diffrazione. Un esempio di quanto sia deleteria la diffrazione per la nitidezza è dato dalle fotografie ottenute con foro stenopeico, ossia senza obiettivo, dove tutto è a fuoco, ma nulla veramente nitido, perché il valore del “diaframma” nei fori stenopeici ottimali rispetto a una data lunghezza focale è intorno a F280.

Detto questo, con il grande formato l'immagine finale è relativamente poco ingrandita, per cui il circolo di confusione dato dalla diffrazione si mantiene a livelli accettabili nelle condizioni tipiche di lavoro.

Tanto per avere un'idea: ingrandendo di 4 volte un negativo o sensore di 24x36mm si ottiene un'immagine di circa 10x15cm (classico formato cartolina); con una pellicola piana 10,2x12,7cm si ha una stampa 40x50cm; con una pellicola piana 20,3x25,4cm si ha una stampa 80x100cm.
Se invece vogliamo ottenere una stampa 80x100cm, con un formato 20,3x25,4cm dobbiamo ingrandire 4x, con un 10,2x12,7cm 8x, con un 24x36mm circa 33x, il che spiega che più il formato di ripresa è piccolo – anche quello digitale – più la diffrazione limita la qualità dell'immagine finale.

Altro vantaggio del grande formato è l'utilizzo di apparecchi a corpi mobili (banchi ottici), che grazie al basculaggio delle standarte permette di inclinare il piano di messa a fuoco secondo la regola di Scheimpflug. In pratica, questo significa in certi tipi di situazioni – tipo paesaggi, architettura, still life – riuscire ad avere tutto a fuoco a diaframmi relativamente aperti. Un esempio è la ripresa dei binari del treno che vanno da noi all'infinito perfettamente nitidi anche a tutta apertura (attenzione che non passi il treno, altrimenti all'infinito ci andiamo noi!).

Per sfruttare le possibilità di controllo prospettico e del piano di nitidezza, ho comprato l'adattatore View Camera Adapter G, così posso usare gli apparecchi GFX con i vantaggi dei corpi mobili, pur con immagini relativamente piccole (33x44mm rispetto a 102x127mm o 203x254mm).

Ricapitolando, considerando i limiti del formato 33x44mm il GF 120 è un buon obiettivo per lo still life e all'occorrenza può essere usato nella ritrattistica, ma con i limiti dovuti per lo più alla lentezza dell'autofocus, quindi con soggetti immobili. A tutta apertura, in un primo piano di un soggetto di tre quarti il secondo occhio risulterà molto morbido e, nella ritrattistica, la vignettatura per me non è un problema.

Con questo obiettivo si possono creare foto di grande effetto riprendendo un solo occhio alla volta. In quest'ultimo caso, meglio essere generosi nella quantità di scatti e usare la messa a fuoco della GFX 100 in manuale, perché l'autofocus si perde, non riuscendo a seguire anche i minimi spostamenti. Con la messa a fuoco manuale, piuttosto che continuare ad agire sulla ghiera, preferisco spostarmi io inclinando leggermente il corpo in avanti o indietro sino a quando ottengo la messa a fuoco sull'iride.

Per quanto riguarda lo still life, quando è richiesta una buona estensione dell'area a fuoco, ottenibile velocemente con i basculaggi del banco ottico, per ottenere la massima qualità si può procedere con scatti multipli del soggetto tramite la funzione focus bracketing diaframmando tra 8 e 11 e poi elaborando le immagini in un programma professionale specifico. Se si vuole procedere con uno scatto unico, diaframmando a 16 o al limite a 22 le immagini sono ancora utilizzabili ma non è possibile sfruttare a pieno le potenzialità dei 100MP e ingrandire molto a causa della diffrazione.

Da tenere presente che negli apparecchi GFX la rotazione della ghiera di messa a fuoco non controlla direttamente lo spostamento meccanico degli elementi dell'obiettivo, ma è un comando digitale, tanto è vero che sugli obiettivi non è riportata una scala metrica. Essendo un comando digitale e non meccanico, c'è la possibilità di impostare in che direzione vuoi ruotare la ghiera per andare verso l'infinito o alla distanza minima di messa a fuoco. Puoi impostare la messa a fuoco in modalità lineare o non lineare, ma di fatto c'è troppo da girare, non ha nulla a che fare con un classico obiettivo.
Puoi impostare molti ausili per la messa a fuoco manuale, ma devi studiare bene la questione e, se ti dedichi a più generi di fotografia, essere pronto a cambiarli di volta in volta. Ad esempio, trovo utile nello still life che appena ruoto la ghiera in manuale tutto il mirino mi ingrandisca la parte in cui ho posto il quadratino di messa a fuoco. Questa impostazione, ovviamente, è inutilizzabile quando l'apparecchio non è su treppiede.
Tranne nello still life con apparecchio su treppiede, caso in cui normalmente preferisco la messa a fuoco manuale, questa non è una grande alternativa all'autofocus perché c'è troppo da girare la ghiera di messa a fuoco e non puoi sviluppare la memoria muscolare che ti permette automatismi nella messa a fuoco manuale.


Tubo di prolunga per riprese macro MCEX-45G

Visto che il GF 120 non arriva al rapporto di riproduzione 1:1, ho deciso di comprare il tubo di prolunga di 45mm, che porta l'obiettivo a un rapporto di riproduzione leggermente superiore a 1:1.
Con il tubo di estensione occorre lavorare completamente in manuale.

Valutate bene se effettivamente vi serve. Potrebbe non essere disponibile in pronta consegna e solo pochi soggetti necessitano un rapporto di riproduzione 1:1 con il formato 33x44mm.


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avatarObiettivo Fujifilm GF 110
in Obiettivi il 10 Aprile 2021, 12:02


Con questo obiettivo ho ottenuto immagini che mi piacciono molto. A tutta apertura, F2, è un pelo morbido e, nella ritrattistica, la vignettatura è trascurabile. Utilizzando l'obiettivo a F2,8 per un ritratto mezza figura, il fondale risulta completamente sfocato, anche se dista solo un metro dal soggetto, il che è ideale anche in spazi relativamente ristretti.

Data la buona nitidezza dell'obiettivo, occorre stare molto attenti soprattutto con il sensore da 100 MP all'effetto desiderato. Da tener presente che la profondità di campo è relativa e dipende da diversi fattori, tra i quali, anche più determinanti della grandezza del sensore (di cui si parla sempre), ci sono l'ingrandimento dell'immagine finale e la nitidezza del piano di messa a fuoco. Tanto più un obiettivo è in grado di produrre un piano di messa a fuoco nitido, tanto più la profondità di campo apparirà minore. In effetti, si tratta di un differenziale tra ciò che è percepito nitido e ciò che non lo è più.

Ad esempio, usando il banco ottico con le GFX e un obiettivo da ritratto, il Rodenstock Imagon 200, che ha una luminosità di 5,6, anche a tutta apertura la profondità di campo sembra enorme, ma non per l'apertura relativamente poco luminosa di 5,6, quanto per il fatto che il piano a fuoco non è poi così nitido e quindi è meno visibile la transizione. Se uso il GF 250 a 5,6 di apertura con più o meno la stessa inquadratura la profondità di campo appare minima.
Questo per dire che soprattutto nei ritratti mezzo busto o nei primi piani devi essere consapevole di come utilizzi l'obiettivo, perché 1, 2 o 3 diaframmi in più o in meno fanno una grande differenza tra avere 1 occhio a fuoco, ma la pinna nasale e l'altro occhio sfocato, morbido o abbastanza nitidi da rientrare nella cosiddetta profondità di campo.

Soprattutto 100MP non perdonano, ti restituiscono tutto: pregi e difetti, scelte oculate o casuali. Questo per me significa che durante la stessa sessione fotografica non solo sposto le luci a seconda del soggetto, ma cambio la regolazione dell'intensità della luce per scattare a dati diaframmi per ottenere effetti specifici. Quando gli obiettivi sono meno nitidi e i sensori hanno meno potere risolvente i margini sono superiori e meno critici, anche se poi è più difficile o impossibile ottenere immagini così controllate e selettive.

Il GF 110, anche se è un obiettivo ideato per il ritratto, probabilmente con un po' meno definizione rispetto al GF 120 o al GF 250, è un po' come avere un automobile o una moto da 300 Km/h. In molti casi lo devi tenere a freno, in altri lo liberi. Ma attenzione, nella ritrattistica non sempre è un vantaggio avere tutti questi cavalli da scaricare a terra, soprattuto quando i tuoi soggetti sono meravigliose persone normali, non fotomodelle ventenni.

Molto spesso con soggetti femminili utilizzo un filtro per ammorbidire l'immagine, mentre con soggetti maschili lo uso com'è. Ovviamente mi do da fare anche nella post produzione, ma in fase di ripresa cerco già di ottimizzare le immagini curando molto le luci, l'esposizione ed eventualmente usando filtri per ammorbidire, in modo che quando mostro gli scatti sul monitor le persone possano avere già una vaga idea di quello che sarà il risultato finale e non spaventarsi per la risoluzione spesso esagerata nei ritratti.
Attenzione: i filtri che ammorbidiscono le immagini possono influire sull'autofocus, rendendolo persino inutilizzabile. Occorre studiare bene la situazione, tenendo presente come funziona l'autofocus dell'apparecchio che si intende usare e i diversi tipi di filtri che contribuiscono ad ammorbidire le immagini.

Per quanto riguarda la messa a fuoco, con la GFX 50R è risultato piuttosto lento e impreciso, soprattutto con luce non particolarmente intensa. Con la GFX 100 è discretamente veloce e preciso per riprendere soggetti relativamente fermi, ma perde molti colpi appena c'è un po' di azione e l'intensità luminosa scende.
Attenzione in particolare quando si usano filtri per ammorbidire le immagini.

Da tenere presente che negli apparecchi GFX la rotazione della ghiera di messa a fuoco non controlla direttamente lo spostamento meccanico degli elementi dell'obiettivo, ma è un comando digitale, tanto è vero che sugli obiettivi non è riportata una scala metrica. Essendo un comando digitale e non meccanico, c'è la possibilità di impostare in che direzione vuoi ruotare la ghiera per andare verso l'infinito o alla distanza minima di messa a fuoco. Puoi impostare la messa a fuoco in modalità lineare o non lineare, ma di fatto c'è troppo da girare, non ha nulla a che fare con un classico obiettivo.
Puoi impostare molti ausili per la messa a fuoco manuale, ma devi studiare bene la questione e, se ti dedichi a più generi di fotografia, essere pronto a cambiarli di volta in volta. Ad esempio, trovo utile nello still life che appena ruoto la ghiera in manuale tutto il mirino mi ingrandisca la parte in cui ho posto il quadratino di messa a fuoco. Questa impostazione, ovviamente, è inutilizzabile quando l'apparecchio non è su treppiede.
Tranne nello still life con apparecchio su treppiede, caso in cui normalmente preferisco la messa a fuoco manuale, questa non è una grande alternativa all'autofocus, anche per chi era abituato a mettere a fuoco manualmente apparecchi di medio formato in fotografie di eventi, come i matrimoni.
Con soggetti in costante movimento o quando non hai riferimenti utili per impostare la messa a fuoco anticipata, ti trovi in grande difficoltà, anche provando a usare il telemetro digitale nel mirino, se l'hai impostato, perché c'è troppo da ruotare e di fatto non hai riferimenti di posizione (né visivi) della ghiera.
Gli obiettivi Hasselblad e PhaseOne, al contrario, oltre alla possibilità di usarli in autofocus, sono perfettamente utilizzabili in manuale, il che, in mani esperte e con soggetti adatti, sopperisce alle carenze dell'autofocus.


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avatarAccessori per sistema Fujifilm GFX
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 10 Aprile 2021, 11:31


AC POWER ADAPTER

Con la GFX 50R ho acquistato subito anche l'AC Power Adapter, con l'idea che visto che scatto collegato al computer via cavo (tethering), avrei potuto essere sempre collegato anche alla presa elettrica escludendo la batteria, o comunque tenendola sempre carica. Non è un'idea tanto strampalata: non facciamo a volte così con i computer portatili o altri dispositivi elettronici?

Non funziona: dopo infatti solo una decina di scatti non particolarmente ravvicinati con la GFX 50R è comparso il simbolo di surriscaldamento del sensore e questo con una temperatura ambiente di circa 20°. L'assistenza Fujifilm Italia mi ha confermato che questo è normale.

Il discorso vale anche per la GFX 100.

Non comprate pertanto l'adattatore per escludere le batterie in fase di ripresa o per tenerle cariche perché il sensore si surriscalda, anche a basse temperature ambiente.

Lo trovo comunque utile per ricaricare le batterie senza toglierle dagli apparecchi una volta terminate le riprese. Molto comodo soprattutto per la GFX 100, che ha ben 2 batterie, che altrimenti devi ricaricare una alla volta o devi acquistare un secondo carica batterie.

Se avessi saputo che non si poteva utilizzare in fase di ripresa non l'avrei comprato, soprattutto visto il prezzo di oltre 120 € ivato.

Pro: quando non si usano gli apparecchi GFX si possono ricaricare le batterie senza estrarle.

Contro: quando si usa l'apparecchio, non è possibile collegarlo perché il sensore si surriscalda subito, anche a 20°; costoso per la comodità di ricaricare le batterie senza estrarle dagli apparecchi. Non l'avrei comprato se avessi conosciuto questo limite.




VIEW CAMERA ADAPTER G

Ho acquistato l'adattatore per usare la GFX 50R con un banco ottico. In pratica la GFX 50X diventa il sensore del banco ottico. Per fare ciò, devi impostare la macchina in modo che scatti anche senza obiettivo – in questo caso il diaframma risulta F 1 – e utilizzi normalmente l'otturatore sul piano focale. Nella pratica imposti l'obiettivo del banco ottico a tutta apertura, metti a fuoco con il soffietto controllando la messa a fuoco nella GFX con gli ausili proposti, chiudi il diaframma secondo necessità, lasciando sempre aperto l'otturatore, scatti direttamente dalla GFX. In questo modo hai la flessibilità e i controlli sulla prospettiva e sul piano focale di un apparecchio a corpi mobili con un sensore di discreta qualità a un prezzo molto ragionevole.

Il discorso vale anche per la GFX 100, che è utilizzata come sensore con un costo superiore e, nelle 2 GFX 100 che ho usato, con problemi di hot pixel o pixel bruciati.

Attenzione: se decidete di acquistarlo, tenete presente che quando l'ho ordinato Fujifilm Italia non ne aveva in casa neppure uno, per cui ho dovuto aspettare oltre un mese per riceverlo.




TUBO DI PROLUNGA PER RIPRESE MACRO MCEX-45G

Visto che il GF 120, che è l'obiettivo macro del sistema, non arriva al rapporto di riproduzione 1:1, ho deciso di comprare il tubo di prolunga di 45mm, che porta l'obiettivo a un rapporto di riproduzione leggermente superiore a 1:1.
Con il tubo di estensione occorre lavorare completamente in manuale.

Valutate bene se effettivamente vi serve. Potrebbe non essere disponibile in pronta consegna e solo pochi tipi di prodotti necessitano un rapporto di riproduzione 1:1.




SISTEMA DIGITALE PER LA GFX 100

Quando si acquista un apparecchio da 100MP è bene tenere presente che è molto impegnativo per il sistema digitale di supporto che deve essere tutto all'altezza.
Il computer deve essere molto performante e gli spazi di archiviazione devono essere enormi, il che ha un costo, non solo iniziale, ma continuo.
Personalmente, essendo sempre alla ricerca della qualità massima, scatto solo in RAW sfruttando tutto il sensore, il che produce file RAW da circa 209 Mb l'uno. Tutta la post produzione la faccio con i file RAW, che in realtà non vengono modificati, per cui poi esporto le immagini elaborate senza perdite di qualità ottenendo file TIF da oltre 610 Mb, più altre versioni più leggere secondo le esigenze.
Ai tempi delle pellicole, nella maggior parte delle sessioni ritrattistiche scattavo una pellicola a colori e una in bianco e nero, entrambe da 10 fotogrammi l'una.
Ora, nell'era digitale, cambio più set di illuminazione, faccio cambiare abiti alle persone, eccetera. In questo modo, mi sono ritrovato a fare sessioni di anche 300/400 riprese, tutte in scatto singolo. Morale della favola, per una sessione ritrattistica possono facilmente servire inizialmente dai 30 agli 80 giga di spazio d'archiviazione.
Per una conoscente ho fotografato gratuitamente delle collanine di bigiotteria, per le quali ho usato il focus stacking della GFX 100 con 1300 scatti e una cartella di oltre 300 Gb di spazio d'archiviazione. Pensando ai costi dei dischi rigidi esterni, tutti questi Gb hanno un costo continuo da tenere presente.



ASSISTENZA FUJIFILM ITALIA

Dopo non essere riuscito a risolvere un grave problema di hot pixel o pixel bruciati del sensore della mia GFX 100 con una mappatura dei pixel, il 23 febbraio ho affidato l'apparecchio all'assistenza Fujifilm Italia che l'avrebbe mandata al centro Fujifilm in Inghilterra. Il 6 aprile, un mese e mezzo dopo, ho telefonato all'assistenza Fujifilm Italia per avere informazioni. Mi è stato riferito che l'apparecchio non era stato ancora spedito, ma che la garanzia sarebbe stata estesa di 6 mesi.
Capisco che in questi tempi di pandemia non tutto funzioni alla perfezione, ma un mese e mezzo per non spedirla mi sembra decisamente troppo, e senza neppure aggiornarmi. E meno male che mi hanno dato l'unico muletto GFX 100! (Che comunque ha lo stesso problema degli hot pixel o pixel bruciati del mio apparecchio).
Che cosa devo pensare? Magari hanno osservato l'immagine che ho loro mandato e si sono resi conto che non ci sono molto probabilità che il problema si risolva con una nuova mappatura dei pixel. Forse, e mi pare la cosa più sensata, va sostituito il sensore, ma non ne hanno a disposizione e Fujifilm non intende procedere in questa direzione, forse perché questi sono i limiti di questo sensore. Che cosa fanno? Mi lasceranno con il muletto, che ha anch'esso problemi con gli hot pixel o pixel bruciati sino al termine della garanzia?
Insomma, meglio non avere a che fare con l'assistenza Fujifilm Italia.


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avatarGFX 100 - Limiti e difetti, qualche pregio
in Fotocamere, Accessori e Fotoritocco il 10 Aprile 2021, 9:42


La GFX 100 produce complessivamente immagini molto buone e gli obiettivi che ho (GF 110, GF 120, GF 250), se utilizzati in modo ottimale, sono in grado di risolvere discretamente i 100 Megapixel del sensore. Per raggiungere la massima qualità e sfruttare al massimo le potenziali dell'apparecchio, è fondamentale la massima stabilità in fase di scatto e/o tempi di esposizione estremamente rapidi, come con l'uso di flash da studio con lampi rapidi, nonché di mantenere i diaframmi nel range ottimale. Da tenere sempre presente che 100 MP non perdonano, mostrano tutta la qualità o anche tutte le carenze e che sei sempre al limite della risolvenza degli obiettivi. Scattare a mano libera fa sì che spesso non sia disponibile tutta la qualità potenziale.


Autofocus

L'autofocus della GFX 100 è più veloce e preciso di quello della GFX 50R, ma non si può lontanamente paragonare alla qualità dei migliori autofocus per apparecchi con sensore 24x36mm. Si aggiunga che la sua efficienza scende moltissimo quando l'illuminazione non è intensa, come quando fotografo usando lampade ad olio. In questo caso la macchina fatica a trovare il fuoco, anche con il GF 110 F2.
Con i flash da studio (top della gamma) mi servo sempre delle lampade pilota a piena potenza, eliminando tutte le altre fonti di luce, in modo da avere un controllo totale del posizionamento delle luci e dei soggetti. In diverse situazioni, la macchina fatica a trovare il fuoco. Ho notato il problema soprattutto con il GF 120 e il GF 250, probabilmente perché l'apertura massima è F4, rispetto all'F2 del GF 110.

Per via della pandemia, non l'ho ancora utilizzata con bambini, ma temo che sia troppo lenta e inaffidabile per lavorare di fino. Probabilmente dovrò diaframmare parecchio più di quello che vorrei per compensare la lentezza dell'autofocus.


Hot pixel o pixel bruciati

Un problema ben più grosso che ho riscontrato nelle immagini è dato dal sensore della GFX 100 che presenta pixel bruciati o hot pixel. Il problema è visibile sullo schermo 5K del computer, anche senza ingrandire, soprattutto in alcune circostanze.
Più di una volta ho scattato foto usando una lampada ad olio per ricreare situazioni storiche. In questi casi, sia con la GFX 50R sia con la GFX 100 ho impostato la macchina su treppiede con ISO 3200, temperatura colore 4000K, lasciando quindi un bel tono caldo, ho usato l'obiettivo GF 110, otturatore 1/30', diagramma 2. Si trattava di scatti d'atmosfera, non era ricercata né necessaria la massima definizione.
Con la GFX 50R ho ottenuto buone foto d'effetto, semplici da riprendere e con minima post produzione necessaria. Quando ho acquistato la GFX 100, ho usato quest'ultima con lo stesso obiettivo e le stesse impostazioni, tuttavia mi sono ritrovato centinaia di hot pixel, che hanno richiesto dispendiosi interventi per sistemare ogni singola immagine.
Da allora ho prestato particolare attenzione alla questione e mi sono accorto che anche alle condizioni standard con flash da studio con ISO 100 e temperatura colore 5600K ci sono problemi con gli hot pixel, che sono di meno che a ISO 3200, ma sempre presenti. Sono a volte visibili sullo schermo anche senza ingrandire l'immagine. Su giacche di pelle, ad esempio, sono ben evidenti di colore rosso, blu, verde o bianchi.
Ciò che deve far riflettere è:
Uno: il tempo che si perde per sistemare gli hot pixel in post produzione.
Due: nonostante l'apparecchio dia la possibilità di impostare la sensibilità standard sino a ISO 12800 e di spingerla anche oltre, già a 3200 il sensore fa acqua.
Tre: qui stiamo parlando di un apparecchio praticamente nuovo. Che cosa mi devo aspettare con l'utilizzo del sensore? Quanto peggiorerà la situazione? Quando la macchina non sarà più in garanzia, la qualità del sensore renderà le immagini ancora utilizzabili?
Mi sono rivolto all'assistenza che mi ha suggerito di procedere alla mappatura dei pixel andando negli strumenti del menu. Il problema, tuttavia, non si è risolto, per cui il 23 febbraio scorso ho consegnato all'assistenza Fujifilm Italia l'apparecchio. Mi hanno spiegato che lo avrebbero mandato all'assistenza in Inghilterra. Mi hanno chiesto di mandare loro un file che mostrasse il problema degli hot pixel, che loro hanno subito inoltrato al centro assistenza inglese.
Mi hanno fornito una GFX 100 sostitutiva, l'unica disponibile in Italia, per la quale sono molto grato. Sono stato in effetti fortunato, anche se probabilmente non avranno venduto molte GFX 100 ultimamente, soprattutto a causa della pandemia. Al 23 febbraio, la mia risultava l'ultima GFX 100 registrata in tutta Italia.
Manco a dirlo, anche il sensore del muletto, praticamente nuovo, presenta problemi con i pixel, anche ripetendo la procedura Pixel Mapping. Gli hot pixel sono meno numerosi che sulla mia macchina, ma vedremo con il tempo se la situazione peggiorerà.
Un apparecchio con grossi problemi al sensore può essere un caso sfortunato, 2 apparecchi con lo stesso problema al sensore mi fa pensare o a una partita intera di sensori difettosi, o a sensori che hanno dei problemi. L'assistenza mi ha parlato di una certa tolleranza di hot pixel, però se questa tolleranza corrisponde a una percentuale, con un sensore di 102MP gli hot pixel diventano molti.
Si tenga presente che chi compra un apparecchio da 100MP non lo fa per produrre unicamente foto da visualizzare su un telefonino, ma la qualità dell'immagine è chiave nella vendita dei servizi fotografici. Un apparecchio da 100MP non perdona errori e deve produrre immagini della massima qualità, dove possa mostrare il meglio di sé anche negli ingrandimenti superiori, altrimenti perché uno dovrebbe acquistare un sistema costoso, più lento e meno flessibile, se poi non puoi sfruttare il suo potenziale, salvo laboriosi interventi di post produzione?
Ho acquistato la GFX 50R con l'idea di comprare anche la GFX 100 una volta avviata l'attività fotografica, perché mi è piaciuto il concetto del sistema GFX. Entrambi gli apparecchi, per quanto diversi, utilizzano gli stessi obiettivi e accessori.
Interessante invece l'approccio di Hasselblad, che per l'apparecchio da 50MP usa un sensore di 33x44 mm (come tutte le GFX), mentre per l'apparecchio da 100MP usa un sensore 40x54mm (vero medio formato). Anche PhaseOne usa sensori 40x54mm per i sensori da 100 e ora anche 150MP. Questo mi fa pensare che, al momento, un sensore di dimensioni 33x44mm non sia fisicamente in grado di supportare 100MP senza compromessi penalizzanti.
Possibilmente la scelta di Fujifilm è stata molto pratica e volta all'economia, ma quella di Hasselblad è stata indirizzata alla ricerca della qualità.
Sembra che la nuova GFX 100S abbia lo stesso sensore della GFX 100, quindi il problema degli hot pixel o pixel bruciati potrebbe essere ugualmente limitante, nonché frustrante.
Nulla da dire riguardo al sensore della GFX 50R che, da quel che posso vedere su Internet nei confronti con apparecchi con sensore 24x36mm da 50MP, offre vantaggi qualitativi dell'immagine, ovviamente a discapito della velocità e della flessibilità di ripresa.


Limiti dell'otturatore

Un vantaggio dell'otturatore a tendina è poter montare gli apparecchi GFX sull'adattatore per banco ottico e utilizzare gli obiettivi del banco ottico.
Tra i limiti c'è il fatto che gli otturatori a tendina provocano molte più vibrazioni degli otturatori centrali montati sugli obiettivi, il che può di fatto limitare la nitidezza dell'immagine. Usando gli obiettivi nel range ottimale, su solido treppiede da banco ottico, con l'autoscatto, mi chiedo se i limiti della nitidezza siano dovuti agli obiettivi o all'otturatore. In futuro farò sicuramente una verifica: nell'oscurità, con l'apparecchio su treppiede, scatterò con un tempo molto lungo e azionerò manualmente la torcia flash. Paragonerò poi il risultato con l'immagine creata scattando direttamente dalla macchina con il tempo di sincro flash.
Un altro limite degli apparecchi con otturatore a tendina rispetto a quelli con otturatore centrale montato sull'obiettivo è la relativa lentezza del tempo più veloce utilizzabile con i flash. Gli otturatori centrali garantiscono la sincronizzazione con i flash su tutti i tempi, per cui i limiti sono dati dalla durata del flash (ad esempio non sfrutti tutta la potenza del flash se usi questo con un lampo della durata di 1/350 e imposti l'otturatore su 1/500) o dalla massima velocità degli otturatori. Di fatto, con gli apparecchi vero medio formato quali Hasselblad H6D puoi sincronizzare i flash sino a 1/2000 e con gli obiettivi PhaseOne sino a 1/1600. Per quanto riguarda gli obiettivi per banchi ottici, con gli otturatori Copal/Compur/Prontor 0 sino a 1/500, con Compur 1 sino a 1/500, con Copal 1 sino a 1/400 e con Copal/Compur/Prontor 3 sino a 1/125.
Negli apparecchi GFX, questo tempo è limitato a 1/125, il che pone grossi limiti quando si usano i flash all'aperto di giorno e anche in studio utilizzando le lampade pilota a piena potenza con diaframmi molto aperti.
In studio con i flash imposto la temperatura colore sull'apparecchio su 5600°K e le monotorce che utilizzo sono molto costanti e affidabili per quanto riguarda la qualità e la quantità di luce emessa. Le lampade pilota sono al tungsteno con temperatura colore di 3000°K. In situazioni tipiche da ritratto, quando lavoro con diaframmi più aperti di 5,6, le immagini risultano sempre più calde più gli obiettivi sono aperti, il che di per sé non è sempre disdicevole. Il problema giunge quando nella stessa sessione fotografica lavoro ad esempio con diaframma 2,8 o 2 del GF110 e con diaframma 4-8 del GF250 o sempre del GF110. Dal punto di vista della temperatura colore, le immagini risultano molto diverse.
Una soluzione sarebbe usare la lampada pilota in modalità proporzionale alla potenza impostata piuttosto che a piena potenza, ma se facessi così l'autofocus peggiorerebbe ulteriormente le sue prestazioni, sino a non funzionare del tutto quando uso una bassa potenza flash, cosa abbastanza comune nei ritratti individuali.
Nello still life, il problema in genere non sussiste, perché lavoro con diaframmi da 8 in su e, nei casi in cui voglio assicurarmi la massima qualità, spengo le lampade pilota prima dello scatto, cosa che ovviamente non posso fare con i ritratti.
Una soluzione è usare flash da studio con lampade pilota led con una temperatura colore uguale a quella dei tubi flash, ma ciò non è una possibilità nel sistema flash top di gamma che utilizzo, che prevede per le monotorce con lampade pilota led la stessa temperatura colore delle classiche lampade pilota al tungsteno, in modo da poterle usare entrambe contemporaneamente.


Focus bracketing

Gli apparecchi GFX offrono la possibilità di scattare in modalità Focus bracketing, il che permette di ottenere immagini in cui puoi decidere quanto vuoi estendere la nitidezza di ciò che inquadri, anche su tutta l'immagine. Se non si ha un apparecchio a corpi mobili (banco ottico), ciò può essere molto utile con soggetti immobili e apparecchio fissato su supporto stabile, ad esempio nella fotografia architettonica o nello still life.
C'è la possibilità di impostare la funzione in modo automatico o manuale. In automatico indichi il punto più vicino e quello più lontano che vuoi a fuoco e la macchina calcola quante immagini sono necessarie al diaframma che hai impostato. Le immagini finali che ho ottenuto sono molto buone e composte di relativamente pochi scatti, magari “solo” 40/50. Non sempre, tuttavia, è facile stabilire quali siano i punti più vicini e lontani. Ad esempio, se devi fotografare un righello ortogonale al sensore è molto facile indicare che vuoi la zona tra 10 e 15cm a fuoco. Se il tuo soggetto è invece irregolare e molto tridimensionale, magari adagiato su un tessuto pieghettato, rischi di accorgerti solo alla fine che tutta l'immagine è a fuoco tranne una piega o una parte di un oggetto che sono completamente sfocati, per cui hai perso magari un'ora di tempo e devi rifare tutto, rischiando comunque ancora di sbagliare.
Pertanto, per molti soggetti mi trovo meglio con la funzione in manuale. Stabilisco con molta attenzione il punto più vicino che voglio a fuoco, imposto lo step, ossia il valore di incremento, che può andare da 1 a 10, gli scatti in genere a 99, quindi scatto. Lavorando collegato al computer (tethering) controllo le immagini per assicurarmi che inizialmente sia a fuoco ciò che desidero nella parte prossimale, quindi seguo lo svolgimento. Quando sono sicuro che anche la parte più lontana del soggetto che desidero nitido sia stata ripresa a fuoco, interrompo manualmente le riprese. In questo modo finisco per utilizzare più scatti di quelli che l'apparecchio imposterebbe, ma il lavoro viene comunque molto bene. Bisogna sperimentare per vedere su che step impostare la funzione: più basso = massima qualità, più alto = meno scatti.
In conclusione, focus bracketing è un po' laborioso e conviene fare un po' di esperimenti, ma i risultati sono molto buoni. Consente di utilizzare gli obiettivi nel range ottimale. Ovviamente, fondamentale la scelta di un programma apposito per l'elaborazione delle immagini, che non è sempre semplice e a volte produce artefatti difficili da correggere.
Pro: immagini molto nitide, nel range ottimale degli obiettivi; sicuramente ottimo per un uso occasionale.
Contro: molto dispendioso in termini di tempo tra riprese ed elaborazione delle immagini; necessari spazi di archiviazione colossali, soprattutto con la GFX 100; oneroso sull'otturatore e tutto ciò che si consuma, torce flash comprese. In caso di presenza del cliente, non permette di mostrargli subito l'immagine finale.
Personalmente, avendo utilizzato in passato banchi ottici, trovo più semplice, veloce e produttivo lo scatto unico con basculaggi dei corpi mobili, piuttosto che il focus bracketing, che richiede tempo in fase di ripresa, ancora di più per l'elaborazione, spazi di archiviazione enormi – soprattutto con la GFX 100 – nonché sovraccarica l'otturatore e i flash da studio. Con la GFX 100, per un lavoretto dimostrativo gratuito con delle collanine ho scattato più di 1300 fotogrammi, creando una cartella di oltre 300Gb.
Se poi alla fine del lungo processo ti accorgi che avresti potuto migliorare l'immagine cambiando qualcosa, hai buttato via un bel po' di tempo e risorse.
Questo è uno dei motivi che mi ha spinto a comprare il dorso adattatore per il banco ottico, il View Camera Adapter G: con uno scatto tu e il cliente potete valutare immediatamente l'immagine e se c'è qualcosa da migliorare non hai perso molto tempo e sovraccaricato invano l'otturatore e i flash.


Conclusioni sulla GFX 100

Pro: potenzialmente può ottenere immagini molto buone. In caso non basti la qualità data dagli apparecchi con sensori Full Frame è un buon compromesso tra costo e qualità rispetto ad apparecchi Hasselblad e PhaseOne. Molto bene per soggetti immobili quali still life e paesaggistica. Bene anche con soggetti cooperanti e relativamente statici, come nella ritrattistica di adulti.

Contro: nei due apparecchi GFX 100 che ho usato il sensore ha problemi con gli hot pixel o pixel bruciati. Questo problema può essere per ora sistemato in post produzione, ma gli interventi sono molto dispendiosi in termini di tempo. Difficile prevedere se e quanto la situazione peggiorerà con l'utilizzo del sensore. L'assistenza Fujifilm Italia dopo un mese e mezzo dalla presa in carica dell'apparecchio non l'ha ancora inviato al centro in Inghilterra, dove dovrebbe essere sistemato.

Contro: l'autofocus è più veloce rispetto agli apparecchi con sensori 40x54mm del vero medio formato, ma molto più lento e non sempre affidabile rispetto a quello per formati sino al Full Frame. Rendimento scarso e impreciso appena l'intensità luminosa scende. La messa a fuoco manuale, che in realtà è un comando digitale, funziona quando l'apparecchio è su treppiede e con soggetti statici, altrimenti non è una valida alternativa all'autofocus. In somma, quando l'autofocus è in difficoltà sei nei guai! Con Hasselblad e PhaseOne, anche se ti trovi in difficoltà con l'autofocus, puoi ricorrere alla vera messa a fuoco manuale, con tanto di scala metrica sull'obiettivo, e portare a casa il lavoro come con i tradizionali apparecchi medio formato che abbiamo usato anche per riprendere eventi, come i matrimoni.

Contro: il tempo sincro di 1/125 pone grossi limiti nell'utilizzo dei flash all'aperto e in studio con lampade pilota al tungsteno e diaframmi aperti.

Contro: richiede un grande investimento iniziale per quanto riguarda un computer che supporti il suo utilizzo, con costi continui relativi ai dischi rigidi (file RAW circa 209Mb, file TIFF senza perdita di qualità oltre 610Mb), soprattutto se si usano funzioni tipo Focus bracketing.


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Jonasalsgard ha ricevuto 3748 visite, 6 mi piace

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