Berlino 1998 in Articoli il 31 Gennaio 2017, 22:06 TRA DOCUMENTI E RICORDI
Correva l'anno 1998 ed io di anni ne avevo ventitré. Il mio amico e compagno di viaggio ventinove.
Anni prima il lavoro ci aveva fatto conoscere; la fotografia, poi, ci aveva affiatato. Lui me l'aveva fatta conoscere da vicino, mi ci aveva letteralmente fatto immergere le mani facendomi assaporare, è proprio il caso di dirlo, l'odore ed il sapore degli acidi dello sviluppo e della stampa. Avevo iniziato al contrario scoprendo prima i segreti della camera oscura e solo dopo mettendo l'occhio nel mirino di una reflex. Ma questa è un'altra storia.
Quello di Berlino 1998 è invece il racconto del nostro primo viaggio, fatto senza programmare nulla, all'improvviso, a dicembre, a ridosso delle feste, con un freddo becco, senza mete precise e senza sapere quasi il perché. Pretesto per passare delle giornate assieme, per andare a scoprire e a scoprirci attraverso dei rullini. Il viaggio per salutarci perché io cambiavo lavoro.
Era la mattina del 18 dicembre 1998, la temperatura era già piuttosto bassa alla partenza, la direzione verso cui puntava il muso della nostra Tipo GT bianca targata Modena era il nord Europa. Nessuna valigia adeguatamente attrezzata si trovava nel bagagliaio, non parliamo poi di telefonini, portati certo, ma inutilizzabili viste le tariffe all'estero che costavano, allora, quanto tutto il viaggio. In mano soltanto una cartina stradale della Germania con una minuscola piantina di Berlino stampata in un angolo, due macchine fotografiche caricate a B/N in borsa e tanto, tantissimo entusiasmo seduto sui sedili anteriori avevano fatto partire l'infaticabile 1.9 TD FIAT verso quella piccola/grande avventura.
Tanti di voi quella strada, quella che porta a Berlino passando dal Brennero, l'hanno sicuramente percorsa. A me, dopo, è capitato altre volte di attraversare le bellissime Alpi italiane e austriache e poi molta, tanta, troppa Germania. Il paesaggio pianeggiante e privo di sorprese è abbastanza noioso direi quasi insapore. Cielo e terra si fondono spesso in un'unica piatta immagine dalle forme elementari e spesso ripetitive che distraggono molto lo sguardo portandolo ovunque senza però mai sorprenderlo.
Credo che sia per questo motivo che i tedeschi non mettono limiti di velocità alle loro autostrade, lo scopo è quello di andare da un posto all'altro il prima possibile non curandosi della sterminata pianura che caratterizza il loro paesaggio. Puntano lo sguardo verso quello sterminato orizzonte seguendo una strada dritta che cerca invano di rimpicciolirlo. A parte la facile ironia...
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