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La triste fine del macaone...

Papilio machaon

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La triste fine del macaone inviata il 08 Marzo 2024 ore 18:25 da MarcoCoppola. 14 commenti, 238 visite. [retina]

, 1/8 f/16.0, ISO 100, treppiede.

Il Papilio machaon, conosciuto anche come macaone, è un lepidottero appartenente alla famiglia Papilionidae, è stato descritto per la prima volta nel 1758 dal naturalista svedese Linné e chiamato con il nome scientifico machaon, che deriva da Macaone, un personaggio della mitologia greca. Questa specie compie tre generazioni all'anno che si susseguono dalla primavera all'autunno; il suo ciclo vitale inizia durante le fresche giornate primaverili quando le farfalle, dopo aver trascorso tutto l'inverno nella crisalide, nascono e iniziano una nuova vita alla ricerca dei loro simili per accoppiarsi, devono farlo in fretta perché possono vivere solo 2 settimane. Il giorno dopo l'accoppiamento le femmine depongono le uova una ad una sui sottili rametti delle piante nutrici: finocchietto selvatico e finocchio coltivato, carota e prezzemolo. Questa è una fase molto faticosa per le femmine, che muoiono poco tempo dopo; ad alcuni può sembrare una vita breve ma va ricordato che l'unico scopo delle farfalle è accoppiarsi per dare vita alla generazione successiva. Le uova hanno una forma rotonda e misurano circa 2 mm, inizialmente sono verdi ma con il passare dei giorni diventano prima arancioni e poi, poche ore prima della schiusa, completamente trasparenti lasciando intravedere il colore scuro del bruco. Dopo circa 10 giorni avviene la schiusa, i piccoli bruchi sono ricoperti da corti ciuffi di peli, misurano 4 mm e hanno una colorazione nera con una macchia bianca sul dorso; appena nati mangiano i resti del loro uovo che contengono vitamine e sostanze nutritive. Ai lati della testa hanno 6 piccoli occhi che permettono di percepire i colori della vegetazione, il cambiamento del tempo e l'alternarsi del giorno e della notte. Possiedono 3 paia di piccole zampe vicino al torace e 5 paia di false zampe lungo l'addome, esse sono formate da tante piccole unghie che permettono ai bruchi di arrampicarsi meglio sulle piante. Ai lati del corpo si possono osservare gli spiracoli tracheali, degli organi dalla forma ovale collegati alle trachee, indispensabili per la respirazione. I bruchi trascorrono tutta la loro vita sulle piante nutrici mangiando abbondantemente, crescono in circa un mese ed effettuano 4 mute, durante le quali si liberano dello strato superficiale della pelle, chiamato cuticola. Il giorno prima di ogni muta, smettono di mangiare e rimangono fermi su un rametto, è una fase molto faticosa per loro, che subito dopo mangiano la cuticola per recuperare i nutrienti. Pochi giorni dopo la nascita avviene la prima muta, le dimensioni iniziano lentamente ad aumentare e compaiono sul dorso tante piccole macchie gialle e arancioni. Nelle ore precedenti alla seconda muta la colorazione diventa verde chiaro e oltre alle macchie gialle e arancioni, ci sono delle strisce nere. Dopo la muta lentamente i peli cadono e i bruchi raggiungono i 4 cm di lunghezza. Dietro la testa, sul primo segmento del torace, si sviluppa una ghiandola biforcuta arancione chiamata Osmeterium, nascosta sotto la pelle. Quando vengono attaccati per allontanare i predatori estroflettono questa ghiandola emanando una sostanza dall'odore molto forte e fastidioso, assimilata dalle piante di cui si nutrono. Con la terza muta le tonalità di verde diventano più scure, i bruchi mangiano molto e crescono fino a raggiungere i 6 cm di lunghezza. Nei giorni precedenti alla metamorfosi smettono di mangiare ed espellono un liquido semitrasparente di colore verde. Poi abbandonano la pianta nutrice e vanno alla ricerca di un posatoio adatto dove compiere la metamorfosi, di solito un rametto o uno stelo d'erba. Dopo averlo trovato, per mantenersi aggrappati tessono lentamente sotto il loro corpo uno strato appiccicoso composto da filamenti di seta, poi, girando la testa a destra e a sinistra, tessono anche una resistente cintura protettiva che mantiene il dorso vicino al posatoio. I bruchi dei lepidotteri possiedono due ghiandole che producono la seta sotto forma di sostanza liquida, queste ghiandole hanno una forma allungata e terminano nel labbro inferiore dove si trova la filiera, che trasforma il liquido in in filamenti intrecciati. I filamenti di sono importantissimi perché consentono alle crisalidi di resistere alla pioggia e al vento forte dei mesi invernali; sono necessarie molte ore per la preparazione, dopo le quali finalmente i bruchi smettono di muoversi e iniziano la metamorfosi. Dopo circa 2 giorni arriva il momento della loro ultima muta, in circa 10 minuti con delle forti contrazioni si liberano della pelle, chiamata cuticola, facendo uscire al suo posto la crisalide, dalla colorazione verde chiaro. Anche in questa fase i filamenti di seta svolgono il loro importantissimo compito, se non sono abbastanza resistenti durante le contrazioni potrebbero rompersi, ferendo o uccidendo la crisalide. Quando la cuticola si è staccata le crisalidi smettono di muoversi e in circa 20 minuti si avvicinano al posatoio in quella che sarà la loro posizione fino alla nascita delle farfalle, sono ancora molto delicate ed è necessario circa un giorno affinché si induriscano. In queste ore possono anche cambiare lentamente il colore per mimetizzarsi meglio con il loro habitat, possono restare verdi in ambienti con molta vegetazione o diventare marroni quando si trovano in ambienti secchi. Come per tutti i lepidotteri il tempo della metamorfosi varia a seconda delle temperature, i bruchi che diventano adulti in estate compiono la metamorfosi in circa tre settimane, gli esemplari che diventano adulti in autunno restano tutto l'inverno nella crisalide, pronti ad iniziare un nuovo ciclo in primavera. Nelle ore precedenti alla schiusa, la crisalide diventa trasparente facendo intravedere la forma e i colori della farfalla. La farfalle appena nate hanno le ali raggrinzite piegate ai lati del corpo, impiegherà almeno un'ora per distenderle e iniziare a volare. Con la loro apertura alare che può raggiungere i 10 cm, sono una delle farfalle diurne più grandi in Italia. Il loro corpo è ricoperto da corti peli gialli con delle striature nere, sulla testa ci sono due antenne che le consentono di orientarsi, e due grandi occhi composti formati da centinaia di piccole celle chiamate ommatidi, che catturano porzioni di immagini creando poi una visione unica. L'apparato boccale è formato dalla spirotromba che le consente di succhiare il nettare dei fiori, essendo molto lunga, è arrotolata sotto la testa e viene srotolata solo quando è il momento di nutrirsi. Possiedono 3 paia di zampe, ognuna delle quali ha all'estremità due piccoli uncini per aggrapparsi meglio alle piante. Le ali anteriori sono gialle con striature nere; quelle posteriori, oltre ad avere una sottile coda nera, hanno sono due macchie arancioni e 5 o 6 macchie azzurre, l'intensità dei colori può variare per ogni esemplare. Le ali dei lepidotteri sono formate da piccolissime scaglie appiattite, che sono attaccate una vicino all'altra in appositi incavi nel tegumento. Ogni scaglia contiene i pigmenti che formano tante tonalità di colori. Altra interessante particolarità sono le vene, che dividono l'ala in tante zone, chiamate cellule. Queste venature hanno l'importantissimo compito di far scorrere l'emolinfa e grazie ad essa, le farfalle appena nate possono distendere le ali. Per questi motivi le ali sono molto delicate e non vanno mai toccate per non danneggiarle e causare la morte dell'esemplare, purtroppo possono rovinarsi anche durante il volo, oppure a causa del vento e della pioggia. Come per altri lepidotteri il dimorfismo sessuale è molto evidente. Le femmine sono più grandi dei maschi con un'apertura alare che raggiunge i 10 cm, l'addome è gonfio e arrotondato per poter contenere le uova in attesa di essere fecondate. I maschi sono più piccoli con un'apertura alare che non supera gli 8 cm, l'addome è più piccolo e allungato. La vita di questa specie, come quella di tutti i lepidotteri, è molto difficile e piena di pericoli. Gli uccelli insettivori riescono a catturare facilmente sia i bruchi che le farfalle per mangiarli o per nutrire i piccoli nel nido. Le mantidi, i ragni e alcune specie di cavallette appartenenti alla famiglia Tettigoniidae, si nascondono tra la vegetazione e tendono agguati ai bruchi, che non hanno nemmeno il tempo di estroflettere l'Osmeterium. Possono attaccare anche le farfalle, di notte o all'alba, quando riposano tra la vegetazione in attesa delle ore soleggiate. I predatori più pericolosi per i bruchi sono alcune specie di imenotteri, in particolare la famiglia Ichneumonidae. Le femmine, grazie al loro ovopositore, depongono alcune uova nei bruchi quando sono ancora giovani; da queste uova nascono delle piccolissime larve che iniziano a divorarli lentamente, lasciando gli organi vitali per ultimi in modo da non farli morire subito. Dopo aver divorato il bruco escono all'esterno bucando la pelle alla ricerca di altre prede. Quando le larve sono cresciute fanno in modo che i bruchi abbiano energia a sufficienza per riuscire a compiere l'ultima muta, poi dopo averli mangiati completamente, compiono la metamorfosi all'interno della loro crisalide. La natura è capace di regolare alla perfezione l'equilibrio dell'ecosistema e i predatori naturali non sono una minaccia per la specie; anche questa volta il nemico peggiore è l'uomo, che sta avvelenando sempre di più l'ambiente con l'inquinamento e i pesticidi, causando la scomparsa di numerosi insetti in vaste zone. Come faccio sempre per concludere le didascalie, voglio raccontarvi il mio impegno per preservare questi animali e il loro habitat. Sono cresciuto a contatto con la natura e ho deciso di impegnarmi ancora di più per preservarla, essendo solo non ho potuto fare molto ma ho creato nel mio giardino un'oasi che ospita quasi tutti gli animali presenti dalle mie parti. Ci sono tante specie di piante e gli animali possono vivere al sicuro, hanno cibo, acqua e tanti posti in cui nascondersi e preparare la tana. Ogni anno allevo e curo da 1000 a 2000 animali, soprattutto varie specie di insetti. Allevare i lepidotteri richiede molta esperienza, per prima cosa è necessario conoscere l'ecosistema del posto e le tutte le specie che lo abitano, le loro abitudini e le piante di cui si nutrono, chiamate piante nutrici. Durante le mie quotidiane esplorazioni, dalla primavera fino all'autunno, osservo tutte le piante in cerca di uova e bruchi. Serve molto spazio per allevarli, io utilizzo i fauna box e ho modificato anche altri contenitori della giusta dimensione. Se trovare i bruchi può sembrare difficile, osservare le uova lo è ancora di più. Misurano 1 o 2 mm e devo stare molto attento, ogni specie preferisce deporle in modo diverso e in punti diversi delle piante, ad esempio sotto le foglie o sugli steli. Alcune specie le depongono a gruppi, anche centinaia su una sola foglia, altre invece una alla volta e altre ancora le lasciano cadere direttamente nel terreno, dove si mimetizzano grazie alla loro colorazione marrone. Dopo averle trovate le posiziono in piccoli contenitori che ho appositamente costruito, i fauna box hanno i fori per l'aria troppo grandi e i bruchi appena nati possono scappare. I bruchi più grandi invece sono al sicuro nei fauna box, con cibo fresco ogni giorno e qualche rametto come posatoio per la metamorfosi. Anche nel mio allevamento purtroppo qualcuno muore per cause naturali, ma con le giuste cure questo succede molto raramente. È importante allevare gli animali sempre all'esterno anche in inverno, se tenuti in casa le temperature più alte velocizzano il loro naturale ciclo di vita, nascono troppo presto e non possono resistere alle basse temperature, inoltre le farfalle hanno difficoltà a trovare il nettare perché tante piante non sono ancora fiorite. Proprio durante queste esplorazioni ho cominciato a sentire la necessità di documentare le scene di vita degli animali che incontravo, semplicemente per avere un loro ricordo da riguardare in momenti futuri, è nata così la mia passione per la fotografia. Da subito ho compreso che se volvevo osservare tutte le particolarità della natura, non dovevo esplorarla solo di giorno, ma soprattutto di notte. Nei mesi estivi è molto difficile osservare gli animali nelle ore diurne perché soffrono per il caldo e sono molto agitati, alcune specie restano nascoste tra la vegetazione in attesa dell'oscurità. Inoltre ci sono tante specie attive solo di notte, che di giorno riposano tra la vegetazione, sugli alberi o nel terreno. Ho a disposizione circa 7 mesi all'anno, dalla primavera all'autunno, con l'arrivo dell'inverno molte specie concludono il loro ciclo vitale ed altre vanno in letargo. In questi mesi, appena arriva il buio iniziano le mie avventure, percorro ogni notte dai 20 ai 30 km, con il vento o con la pioggia; ogni momento se ben sfruttato, con la dedizione e l'esperienza riserva incontri ravvicinati unici e indimenticabili. É un impegno continuo, poche notti al mese non sarebbero assolutamente sufficienti per osservare e fotografare le infinite bellezze della natura. Ora non faccio questo solo per avere un ricordo personale, sento che con le mie fotografie posso contribuire a far conoscere gli abitanti di questo mondo nascosto che purtroppo tanti ignorano o si impegnano a distruggere. Il macaone è stata la prima specie di lepidottero che ho iniziato ad allevare ormai molti anni fa. Nonostante l'abbondanza di finocchietto selvatico nelle campagne e nel mio orto, trovavo pochissimi bruchi e ancora meno erano le farfalle che vedevo volare. La causa della loro scomparsa erano i tanti pesticidi che gli agricoltori ignoranti spargevano nei loro terreni. Oggi la situazione non è cambiata, gli ignoranti continuano a diffondere queste sostanze distruttive ma con il mio aiuto i macaoni riescono a sopravvivere e a rioccupare il loro habitat. Piano piano sono aumentati di numero, adesso ogni anno almeno 200 bruchi crescono e compiono la metamorfosi al sicuro nel mio allevamento, poi libero le farfalle in natura pronte ad accoppiarsi. Anche il cambiamento climatico causa problemi sempre più gravi alla natura di anno in anno, gli inverni sono miti e si passa dai continui temporali al caldo afoso per mesi. Le piante fioriscono prima, gli animali sono confusi e molte specie cercano di adattarsi cominciando in anticipo o in ritardo i loro cicli vitali annuali. Ecco la crisalide di un macaone che ho allevato lo scorso autunno, questa volta però la metamorfosi non è andata come previsto… Aspettavo la nascita della farfalla in primavera ma qualche giorno fa è nato un imenottero. Questi insetti per uscire non rompono la crisalide dietro la testa come fanno le farfalle, ma creano un buco lateralmente. Non sono riuscito a vederlo quindi non so di che specie si tratta, ma ho deciso di fotografare la crisalide per mostravi questa particolarità. Sullo sfondo c'erano i vari fiori primaverili del prato illuminati dalle ultime luci del tramonto, durante una delle rare giornate soleggiate di queste ultime settimane. Nel mio allevamento rimangono ancora 20 crisalidi di macaone, ma per veder nascere le farfalle dovranno passare più di due mesi.



Vedi in alta risoluzione 32.7 MP  



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avatarsupporter
inviato il 08 Marzo 2024 ore 21:09

Come sempre una macro fantastica dai colori bellissimi!!
cio

avatarsenior
inviato il 08 Marzo 2024 ore 21:17

Grazie di cuore Bepi!

avatarsenior
inviato il 08 Marzo 2024 ore 22:50

Ciao Marco, l'immagine è ben equilibrata, ricca di dettaglio e caldi colori, racchiude in se una particolarità istruttiva. Un click molto elegante e meritevole. ( Mi ero immaginato che era stato un insetto a mangiare l'interno della crisalide di macaone che anni fa ho trovato così come hai trovato te, un vero peccato, poi ci si mette l'agricoltura intensiva ma anche le tante persone che coltivano un'orto senza dare un'occhio di riguardo a quei bruchi che alle volte non sono dannosi come lo è il macaone che si può incontrare tra le carote, finocchi, ruta e via dicendo, se visti vengono erroneamente uccisi... ). Bravissimo a te. Buon weekend, ciao.

avatarsupporter
inviato il 08 Marzo 2024 ore 23:02

Non ti nascondo che leggere tutta la didascalia risulta complicato ma ripaga il contenuto

avatarsenior
inviato il 08 Marzo 2024 ore 23:45

Splendido Scatto con bellissimo Sfondo ;-)
Il tuo racconto impreziosisce ancor di più le tue foto. Tanti Complimenti
Ciao Max ;-)

avatarsenior
inviato il 09 Marzo 2024 ore 18:08

Vi ringrazio molto Giovanni, Gianni e Max per aver apprezzato la foto e la didascalia.
Giovanni raramente le crisalidi vengono mangiate dall'esterno, e quando succede non rimane quasi nulla.
Ciao

avatarsupporter
inviato il 10 Marzo 2024 ore 17:18

;-)Veramente bella.;-)

avatarsenior
inviato il 10 Marzo 2024 ore 21:33

Gran bello scatto e bel racconto, bravissimo!
Tanti complimenti Marco.
Ciao, Mary

avatarsenior
inviato il 11 Marzo 2024 ore 22:40

Grazie ancora Marco e Mary per i bellissimi commenti!
Ciao

avatarsupporter
inviato il 13 Marzo 2024 ore 10:02

..... Fantasticamente Bella ....

avatarsupporter
inviato il 13 Marzo 2024 ore 13:54

Bella immagine e documento, molto istruttiva e completa la didascalia!
Complimenti, ciao, Alessandro

avatarsenior
inviato il 13 Marzo 2024 ore 17:29

Grazie Raimondo e Alessando ho apprezzato molto i vostri commenti.
Grazie per aver apprezzato anche la didascalia!
Ciao

avatarsenior
inviato il 06 Aprile 2024 ore 20:42

Molto bella su di uno sfondo naturale gradevolissimo,
complimenti!

avatarsenior
inviato il 18 Aprile 2024 ore 10:04

Grazie Gandy, anche se purtroppo rispondo in ritardo sono molto contento che ti sia piaciuta.


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