RCE Foto

(i) Per navigare su JuzaPhoto, è consigliato disabilitare gli adblocker (perchè?)






Login LogoutIscriviti a JuzaPhoto!
JuzaPhoto utilizza cookies tecnici e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile il funzionamento della maggior parte delle pagine; ad esempio, è necessario l'utilizzo dei cookie per registarsi e fare il login (maggiori informazioni).

Proseguendo nella navigazione confermi di aver letto e accettato i Termini di utilizzo e Privacy e preso visione delle opzioni per la gestione dei cookie.

OK, confermo


Puoi gestire in qualsiasi momento le tue preferenze cookie dalla pagina Preferenze Cookie, raggiugibile da qualsiasi pagina del sito tramite il link a fondo pagina, o direttamente tramite da qui:

Accetta CookiePersonalizzaRifiuta Cookie


  1. Gallerie
  2. »
  3. Paesaggio con elementi umani
  4. » Domenica 21 gennaio 2024. 16:09 - 1

 
Domenica 21 gennaio 2024. 16:09 - 1...

Milano - 1

Vedi galleria (51 foto)

Domenica 21 gennaio 2024. 16:09 - 1 inviata il 06 Febbraio 2024 ore 17:03 da Roberto P. 19 commenti, 355 visite. [retina]

, 1/1600 f/2.8, ISO 100, mano libera. Milano, Italia.

I lampioni di Piazza del Duomo risalgono alla sistemazione del sagrato nel 1929 ad opera di Piero Portaluppi. Sono stati realizzati in ferro battuto dell'artista-fabbro Alessandro Mazzucotelli. Si vedano i link nel primo post dei commenti qui sotto. #Lampioni #Bokeh



Vedi in alta risoluzione 35.0 MP  



Che cosa ne pensi di questa foto?


Hai domande e curiosità su questa immagine? Vuoi chiedere qualcosa all'autore, dargli suggerimenti per migliorare, oppure complimentarti per una foto che ti ha colpito particolarmente?


Puoi farlo iscrivendoti a JuzaPhoto, è semplice e gratuito!

Non solo: iscrivendoti potrai creare una tua pagina personale, pubblicare foto, ricevere commenti e sfruttare tutte le funzionalità di JuzaPhoto. Con oltre 242000 iscritti, c'è spazio per tutti, dal principiante al professionista.




avatarsupporter
inviato il 06 Febbraio 2024 ore 17:03

Qui sono visibili schizzi e progetti, realizzati tra il 1927 e il 1928 dall'artista-fabbro Alessandro Mazzucotelli, per i lampioni in Piazza del Duomo:

www.lombardiabeniculturali.it/blog/percorsi/milano-centro-piazza-del-d


Su Alessandro Mazzucotelli:

artsandculture.google.com/story/5QWB3-VDNXWNLA?hl=it

profilbaru.com/it/Alessandro_Mazzucotelli

www.treccani.it/enciclopedia/alessandro-mazzucotelli_%28Dizionario-Bio

it.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Mazzucotelli



P.S.: In questa foto, presa domenica 10 marzo 2024 alle 15:53, è visibile per intero uno dei lampioni della Piazza:



avatarsupporter
inviato il 06 Febbraio 2024 ore 17:13

Complimenti Roberto,
immagine bella e molto originale.
Ciao e buona serata,
Paolo

avatarsupporter
inviato il 06 Febbraio 2024 ore 17:16

Grazie Paolo.

Buona serata anche a te.


avatarsupporter
inviato il 06 Febbraio 2024 ore 17:20

Bellissimi storici Lampioni!
Complimenti
FB

avatarsupporter
inviato il 06 Febbraio 2024 ore 17:28

Grazie Franco.

Buona serata.

avatarsenior
inviato il 06 Febbraio 2024 ore 18:35

Gran bel scatto e bel pdr complimenti
Ciao da Giancarlo

avatarsupporter
inviato il 06 Febbraio 2024 ore 19:32

Grazie Giancarlo.

Buona serata.

avatarsenior
inviato il 06 Febbraio 2024 ore 19:43

Molto bella.
Buona serata

avatarsupporter
inviato il 06 Febbraio 2024 ore 21:10

Grazie Daniele.

Buona serata anche a te.

avatarsenior
inviato il 06 Febbraio 2024 ore 23:01

Gentile Roberto,

... è un tema molto interessante, ed è un bene
coltivarne la testimonianza, ridestare le coscienze pur attraverso il pregio di queste "sopite presenze", di questi "frammenti" ritenuti da molti quasi scontati, al piú elementi minori ... Invero frammenti essenziali di memoria, ... d'una Cittá - fisica e persino 'Analoga' - non piú viva ...



www.espazium.ch/it/attualita/frammenti-urbani

un caro saluto

avatarsupporter
inviato il 07 Febbraio 2024 ore 12:49

Grazie Ben, per il commento e il link.

Di Vittorio Magnago Lampugnani conosco vari progetti.
Quel libro l'ho messo nei "desiderata" di Amazon.

Un caro saluto anche da parte mia.

avatarsenior
inviato il 08 Febbraio 2024 ore 9:16

gentile Roberto, buongiorno.

Cosa puoi dirmi dell'opera di Vittorio Magnago Lampugnani ?

Dei Suoi progetti, della Sua attivitá editoriale ( ricordando i Suoi contributi negli anni ottanta alla redazione di Casabella, come pure la Sua direzione di Domus dal '92 al '96 con Nicola Di Battista ed Alan Fletcher ... ), della Sua "piena figura", di architetto progettista - intellettuale ?

In particolare ... è possibile, a Tuo parere, una riflessione sul Suo operato che non riduca il giudizio ad una mera contrapposizione fra "la cittá di pietra" e la cesura modernista post-bellica ?

Intendo una riflessione critica pura, non incentrata esclusivamente sugli esiti formali, quantunque immediatamente manifesti, siano essi stilisticamente anti-classici o meno ( Eisenman ... etc.).

[ Penso ad una compiutezza Albertiana che invero sottende un'attitudine al progetto restituito quale sintesi tra arte della costruzione ed arte dello spazio ... ] .



Cordialmente,
Ben



avatarsupporter
inviato il 08 Febbraio 2024 ore 13:00

Gentile Ben.

Vittorio Magnago Lampugnani è un progettista di notevole livello e un teorico di grande spessore intellettuale (le due cose non sempre si accompagnano); quindi merita un post adeguatamente meditato e articolato che scriverò appena ne avrò il tempo.
Probabilmente questa sera o, al massimo, domani o dopodomani.

Intanto buona giornata.

avatarsenior
inviato il 08 Febbraio 2024 ore 16:01

Lo seguo da anni, sin dai Suoi esordi, ... non avendo tuttavia mai avuto l'opportunitá di incontrarlo di persona.

Nel fragore assordante delle archistar e d'un attuale ed imperversante green-washing, Vittorio Magnago Lampugnani è una delle pochissime figure contemporanee che si staglia da sempre, per coerenza e coscienza del mestiere di Architetto. Un mestiere che, ad esser definito autenticamente tale, non puó non esimersi da un impegno fondamentalmente etico, responsabile; progettualmente responsabile nei riguardi delle condizioni economiche, sociali, ecologiche per le quali né il postmodernismo né il decostruttivismo hanno offerto valide alternative a quell'impegno umanistico ed artistico profuso dal Moderno. Dall' Architettura all'Urbanistica ed al design.

Ho sempre in buona parte condiviso il Suo radicalismo, anzitutto la Sua convinzione, per l'Urbanistica ... , d'un necessario ritorno alla cittá compatta quale risposta piú consona al tema della sostenibilitá e, nella discesa di scala, per l'Architettura, d'una attenzione linguistica votata ad una "frugalitá dello spazio", altresí scevra di "distrazione" verso la tradizione del costruire, non a caso marginalizzata dall'industria ...

La cittá è tale allorché le prioritá son quelle dell' interesse pubblico, precisamente: " ... le città sorgono dove gli interessi pubblici sono prioritari rispetto a quelli privati ... "*; e se questo non è accaduto e tuttora non accade è perché le amministrazioni (il piano urbanistico ha per sua natura presupposti politico-economici), sono state defraudate a livello decisionale.
Tuttavia stanno germinando, da alcuni anni, istanze al cambiamento per le quali l'ottimismo (dichiarato ... ) di Magnago Lampugnani non puó esser piú confuso quale posizione individuale ed illusoria nè, ancor meno, quale "partitismo accademico" ( denigrazione insulsa di chi da opinionista sterile si atteggia a "Critico" ... ).

Ben dice Magnago Lampugnani quando afferma che è solo questione di tempo ...

Lampugnani pone al centro, credo sia il solo a farlo, il rapporto fra mestiere e progetto in termini epistemologici ( almeno nell'accezione anglosassone
del termine ... ); quel che piú rileva è da un lato l'interazione dei fenomeni di crisi che scaturiscono fondamentalmente dalla "aggressione della finanza" e dall'altro l'urgenza "d'una riflessione sul sistema circolare delle risorse", un realismo nuovo, e pur emergente nelle nuove generazioni, che lo stesso Lampugnani ha avuto modo di constatare in realtá accademiche diverse da quelle italiane.

Un realismo/pragmatismo che induca tanta superflua, sovente pretestuosa, teatralitá scenografica a segnare definitivamente il passo.

Un nuovo realismo per una "architettura della semplicitá" e, cosa giá illo tempore acquisita dal movimento moderno, anzitutto durevole.
Non "usa e getta".

Una nuova "architettura della semplicitá" quale strategia di radicale, responsabile risposta, pur linguistica, alle condizioni ambientali ...



[ Mi sovviene Valerio Olgiati e tento or ora nell' inconscio a rinvenire punti di contatto, ovvero plausibili idiosincrasie ... ]

[ ... ]


dom-publishers.com/products/a-radical-normal

dom-publishers.com/products/modernity-and-durability

www.skira.net/books/modernita-e-durata/

avatarsupporter
inviato il 08 Febbraio 2024 ore 18:14

Bravissimo!

Hai evidenziato in maniera sintetica ed efficace i punti fondamentali della critica di Magnago Lampugnani; che poi sono quelli in cui mette il dito nella piaga delle fondamentali problematiche che riguardano l'Architettura e l'Urbanistica contemporanea, e non solo in ambito italiano.

Un punto è questo:
"La cittá è tale allorché le prioritá son quelle dell' interesse pubblico, precisamente: " ... le città sorgono dove gli interessi pubblici sono prioritari rispetto a quelli privati ... "*; e se questo non è accaduto e tuttora non accade è perché le amministrazioni (il piano urbanistico ha per sua natura presupposti politico-economici), sono state defraudate a livello decisionale."
Un altro punto, intimamente connesso a quello appena citato:
"...quel che piú rileva è da un lato l'interazione dei fenomeni di crisi che scaturiscono fondamentalmente dalla 'aggressione della finanza'".

Ciò rimanda a quel che dichiara in questa intervista:
ilmanifesto.it/verso-un-frugale-spazio-dellabitare
"Il piano urbanistico parte da presupposti politici ed economici. Alla base del progetto urbano c'è l'interesse pubblico, ma le amministrazioni sono state svuotate di qualsiasi potere decisionale. Accade che per la città non ci sia un disegno unitario per cui ogni terreno è sviluppato nella sua massima capacità edificatoria senza alcun collegamento con ciò che gli sta intorno. Abbiamo così delle isole dense e scollegate che, nell'insieme, producono una perdita di urbanità. Questo in sintesi è il meccanismo, ma la qualità del progetto urbano richiede una visione complessiva e un ordine che parte dalla definizione degli spazi pubblici, ai quali si devono relazionare le iniziative del privato. Si parte dalla città e si arriva all'alloggio. Se il privato costruisse all'interno di un piano urbanistico rispettoso dell'interesse pubblico, ne guadagnerebbe perché il contesto è importantissimo. Questo il dilemma in cui ci troviamo."


Ho appena ordinato "Frammenti urbani. I piccoli oggetti" su Amazon. Dovrebbe arrivare domani.

Buona serata.

avatarsupporter
inviato il 09 Febbraio 2024 ore 19:18

@ Ben

Ho rintracciato questo video, che probabilmente conosci già, e che io ho visto ieri sera:

www.facebook.com/watch/live/?ref=watch_permalink&v=1200375687486543

E' una conferenza tenuta da Vittorio Magnago Lampugnani all'Accademia di architettura Mendrisio, che ha tra i suoi fondatori Mario Botta.
Suppongo che quando fa i suoi omaggi a “Mario” si rivolga a lui, che mi pare di aver intravisto di spalle in prima fila.

Mostra alcuni progetti a scala urbana, quali il Quartiere Richti di Zurigo, il Campus Novartis di Basilea e altri; illustrando il suo metodo basato su di un'approfondita conoscenza della storia dell'urbanistica, nella quale entra anche la comparazione tra differenti morfologie urbane.
E' anche il metodo che insegna ai suoi studenti a Zurigo e che io approvo in pieno; in particolare quando si lavora sulle città europee, che inevitabilmente consistono in un palinsesto di interventi stratificatesi nel coso dei secoli, spesso dei millenni.

Mi è anche piaciuta la parte in cui fa menzione alla manualistica tedesca del tardo '800. Mi ha risvegliato alla memoria il corso, che ho frequentato decenni or sono allo IUAV, di Storia dell'Urbanistica tenuto da Guido Zucconi (che sarebbe in seguito stato il relatore della mia tesi). Era in gran parte incentrato su un'esposizione divulgativa di quei manuali, che Guido Zucconi giudica appunto fondamentali per lo sviluppo della disciplina urbanistica.

La conclusione è a partire da 1:08 e, dopo aver mostrato gli affreschi senesi di Ambrogio Lorenzetti del Buon e Cattivo Governo, ribadisce alcuni concetti fondamentali che abbiamo già constatato nei post qui sopra, ovvero “che lo spazio urbano è il luogo della 'Res Pubblica'. La città nasce dove l'interesse pubblico viene anteposto a quello provato. La città rappresenta, materializza, concretizza il modo in cui vogliamo vivere in questo nostro fragile pianeta; come individui ma soprattutto come società. Quando noi progettiamo una città, noi progettiamo [...] un poco anche la società, come pensiamo che sia e soprattutto come vorremmo che fosse. Per questo il progetto urbano è un progetto sociale, un progetto politico, un progetto ecologico. E per questo è così importante e impegnativo. Io credo che non possiamo lasciarlo da parte; o a coloro che dopo averlo ignorato per decenni, cercano oggi di appropriarsene senza averne le competenze. Credo che dobbiamo alzare la voce; ma soprattutto credo che dobbiamo dedicare il nostro sapere, ma anche il nostro tempo, il nostro talento la nostra passione a questo mestiere che è un mestiere difficile, ma anche frustrante; è un mestiere molto complicato, ma vi assicuro che è un mestiere meraviglioso. Grazie”


Buona serata.

avatarsenior
inviato il 09 Febbraio 2024 ore 23:13

Ti ringrazio infinitamente, gentile Roberto;
guarderó il filmato con molto piacere ...

"Sulla cittá europea"... ho ripreso un vecchio testo proprio questa sera che, immagino, conoscerai.
Fu uno dei tanti ad esser editi qual tributo alle trasformazioni urbane elaborate per i giochi Olimpici del '92 a Barcellona ... per i tipi della Rizzoli International.*

Lampugnani, nel Suo contributo descrisse Barcellona e Berlino ( furono come ben sai un laboratorio formidabile ...) ma in quel Suo scritto credo abbia per la prima volta compiutamente espresso i principi cardine sui quali ha poi, negli anni a venire, maturato e professato la Sua coerente, ancorché prolifica, attivitá.

Un piccolo significativo stralcio:

"Every new architectonic measure must be derived from the structural regularities already in existence in the city. The historic city's network of streets and squares will constitute the basis for any new interventions, which should elucidate and complement this existing grid. This reconstruction will seek to reestablish the urban form and layout of the past where it is valid and reasonable in terms of geometry, space and function. Where this is not viable, a new layout extrapolated from the existing one will be created with the aim of improving the historic city. The existing city should be understood to mean all that has been constructed in the city and has endured until the present. There is no such thing as a “good” or “bad” historical period; there are only good or bad measures with regard to a complex urban planning situation. The decision as to what should or should not be conserved and maintained will rest exclusively on urban design principles rather than philological ones. Isolated individual buildings must be subordinated to the regularity of the city. Only by taking its place within this framework can the individual building find full expression."

Peraltro, con riguardo alle due capitali, delineó una
"cittá della tolleranza"... esito d'una strategia culturale
che persegue la coesistenza di differenti concezioni e stili di vita; un profilo che Lampugnani giá preconizzava per la cittá del futuro ... pur riconoscendone invero una ispirazione nella visione (anni trenta ... ) di
di Robert Musil :

"As in all great cities, this one contained irregularities, changes, advances, maladjustment, collisions of things and affairs, immense areas of silence, impassable roads and places, a great rhythmic pulse and the eternal dissonance and dislocation of every rhythm, and was on the whole like a bubble expanding in a receptacle composed of the solid substance of houses, laws, decrees and historical traditions."

Una dimensione direi ... essenziale che fonda, meglio connota la cittá ... sia essa d'un orientamento internazionale, marcatamente pluralista come Berlino, quanto regionalista e decisamente antidogmatica come Barcellona ...

[ ... ]



* :
Oriol Bohigas, Peter Buchanan, Vittorio Magnago Lampugnani

BARCELONA
City and Architecture
1980-1992

Rizzoli New York, 1991




Attendo con grande piacere, e non minore curiositá, un Tuo post specifico sulla figura e l'opera di Lampugnani, pur auspicando la partecipazione di tutti gli architetti (e non..) qui presenti ...


grazie ancora ...



avatarsenior
inviato il 05 Aprile 2024 ore 14:57

In questo periodo sto leggendo L'Anticittà di Stefano Boeri e Urbania dello stesso autore

avatarsupporter
inviato il 17 Aprile 2024 ore 7:26

@ Andrea

Seguo da una vita il lavoro di Stefano Boeri, ma confesso di aver letto solo qualche articolo di suo.
Grazie del suggerimento. Penso che li ordinerò su Amazon.


@ Ben.

Innanzitutto mi scuso per il colpevole ritardo di ben due mesi abbondanti con cui rispondo al tuo post.
Me n'ero dimenticato, me poi il tuo intervento di qualche giorno fa, nel topic del “club dei fotografi” del buon Lastprince, in cui hai fatto un'ottima segnalazione di Zhao Han, mi ha fatto tornare in mente questa discussione.

Più che un “post specifico sulla figura e sull'opera di Vittorio Magnago Lampugnani”, delle quali nei tuoi interventi dello scorso 8 febbraio hai sintetizzato i punti fondamentali meglio di quanto io avrei potuto fare; ho qualche considerazione peregrina... qualche pensiero sparso in proposito… qualche associazione di idee...

Non mi stupisco del fatto che Robert Musil sia un riferimento importante per Lampugnani.
La citazione del grande scrittore austriaco che hai riportato nel tuo post del 9 febbraio, ovvero:
“As in all great cities, this one contained irregularities, changes, advances, maladjustment, collisions of things and affairs, immense areas of silence, impassable roads and places, a great rhythmic pulse and the eternal dissonance and dislocation of every rhythm, and was on the whole like a bubble expanding in a receptacle composed of the solid substance of houses, laws, decrees and historical traditions.”
Mi ricordava qualcosa… quindi ho ripreso la mia vecchia copia de “L'uomo senza qualità”; nella controversa versione di Anita Rho @1957, con introduzione di Cesare Cases (la mia è un'edizione Einaudi del 1978 e devo averla acquistata nel 1980 o '81). Ed ecco che la trovo proprio all'inizio del romanzo, alla p. 6 della mia edizione (in cui la narrazione inizia nella p.5); con però una variazione, al posto di “and was on the whole like a bubble expanding in a receptacle composed of the solid substance of houses, laws, decrees and historical traditions”, nella versione italiana di Anita Rho si legge “e nell'insieme somigliava a una vescica ribollente posta in un recipiente materiato di case, leggi, regolamenti e tradizioni storiche.”
Do per scontato che Lampugnani abbia letto Der Mann ohne Eigenschaften in tedesco e nella citazione abbia fatto lui la traduzione.
Però sappiamo che il romanzo è stato lasciato incompiuto da Musil e forse ci sono variazioni tra una versione e l'altra.

Più avanti, a p. 26 della mia edizione, nel capitolo intitolato “La Cacania”, troviamo un'interessante anticipazione della metropoli futura quale si annunciava in quell'inizio del '900:
“Così da tempo ci si è giunti al concetto di una specie di super-città americana, dove tutti corrono o s'arrestano col cronometro alla mano. Aria e terra costituiscono un formicaio, attraversato dai vari piani delle strade di comunicazione. Treni aerei, treni sulla terra, treni sotto terra, posta pneumatica, catene di automobili sfrecciano orizzontalmente, ascensori velocissimi pompano in senso verticale masse di uomini dall'uno all'altro piano di traffico; nei punti di congiunzione si salta da un mezzo di trasporto all'altro, e il loro ritmo che tra due velocità lanciate e rombanti ha una pausa, una sincope, una piccola fessura di venti secondi, succhia e inghiotte senza considerazione la gente, che negli intervalli di quel ritmo universale riesce appena a scambiare in fretta due parole.”
A me questa descrizione attiva un'associazione di idee con le visionarie sequenze di “Metropolis” di Fritz Lang, film del 1927; più o meno il periodo in cui Musil scriveva queste pagine, forse qualche anno prima, ed è molto probabile che avesse visto il film.
Poi prosegue “Domande e risposte ingranano come i pezzi di una macchina, ogni individuo ha soltanto compiti precisi, le professioni sono raggruppate in luoghi determinati, si mangia mentre si è in moto, i divertimenti sono radunati in altre zone della città, e in altre ancora sorgono le torri che contengono moglie, famiglia, grammofono e anima. Tensione e distensione, attività e amore sono ben divisi nel tempo e misurate secondo esaurienti ricerche di laboratorio.”

Effettivamente considerazioni attinenti all'architettura e all'urbanistica sono frequenti nell'opera di Musil.

Pagine postume pubblicate in vita, è un libretto pubblicato a Zurigo nel 1936 che raccoglie pagine scritte talvolta anche vent'anni prima.
Nell'edizione Einaudi del 1981 (traduzione sempre di Anita Rho del 1970, a pp. 71-74 vi è un breve scritto intitolato “Porte e portoni”, risalente probabilmente agli anni '20-30, in cui, trattando del mutamento del ruolo appunto di porte e portoni, rappresenta la perdita della concezione tradizionale di casa nella contemporaneità.
A p. 73 leggo: “La scoperta che le porte sono simili ai polsini la dedichiamo all' illustre architetto che ha indovinato come l'uomo, nascendo in una clinica e morendo all'ospedale, debba riempire anche lo spazio in cui vive di asettica sobrietà.
Qui vedrei una frecciatina a certe tendenze dell'architettura a lui contemporanee, penso soprattutto alla Bauhaus e forse a Le Corbusier.

Nell' Uomo senza qualità, capitolo, 5° della parte prima, p.15; narra di come il protagonista, acquistata una magione storica a Vienna, deve decidere come sistemarla:
“E quando mise in ordine la sua casa, come dice la Bibbia, fece un'esperienza che in verità s'aspettava. Si trovava nella piacevole situazione di dover rimettere in sesto ab ovo e a suo talento il piccolo edificio in rovina che aveva acquistato. Dalla ricostruzione fedele alla libertà assoluta si offrivano alla sua scelta tutte le soluzioni, e alla sua mente si proponevano tutti gli stili, dall'assiro al cubista. Che cosa decidere? L'uomo moderno viene al modo in una clinica e muore in una clinica: per conseguenza deve anche abitare in una clinica! Questo era l'assioma di un architetto di grido, e un altro riformatore dell'ambientazione esigeva che nelle case vi fossero pareti mobili, per il motivo che l'uomo dalla vita in comune deve imparare la fiducia nell'uomo, e non gli è lecito isolarsi con spirito separatistico. Era cominciata proprio allora una nuova èra (ne comincia una ad ogni minuto) e un'èra nuova ha bisogno di uno stile nuovo.”

Magnago Lampugnani, nelle sue architetture, fa evidentemente riferimento alla tradizione del Razionalismo novecentesco. Nessuna concessione al vernacolarismo. Nessun cedimento al “postmodernismo” quando era di moda negli anni '80 (moda fortunatamente effimera) né, in seguito, al “decostruttivismo”... direi che se ne strafrega delle mode e questo, per me, è un merito e una dimostrazione di rigore intellettuale.

Direi però che nel suo riferimento al Razionalismo non cade in quell'eccesso, per usare la parole di Musil, di “asettica sobrietà” a cui l'Autore austriaco indirizzava la sua ironia in quegli scritti di cent'anni fa.

Noto in proposito una cura, direi quasi maniacale, dei dettagli. In questo lo vedo come un seguace del “Less is more” (che penso che Mies abbia tratto dal Tao Te Ching ). E anche un sapiente uso dei materiali. Considero magistrale soprattutto l'uso che fa delle lastre lapidee per i rivestimenti; ad esempio negli edifici del quartiere Richti di Zurigo o negli uffici in Schiffbauplatz dove, se la memoria non mi inganna, ha usato una pietra (nelle foto sembrerebbe una breccia) importata dall'Italia… non ricordo da quale località.

Se nell'architettura degli edifici è senz'altro legato alla tradizione Razionalista del '900; nell'impostazione urbanistica mi pare faccia riferimento soprattutto all'800.
Nella conferenza a cui ho messo il link nel mio post del 9 febbraio fa menzione alla manualistica tedesca del tardo '800, lasciando intendere che si tratta di un importante riferimento.

Effettivamente il quartiere Richti di Zurigo è caratterizzato da un'edilizia “chiusa”, articolato per strade e isolati, appunto quelli che il buon Le Corbusier chiamava “strade corridoio” e “îlots insalubres” e che vedeva come l'incarnazione del Male Assoluto (per lui l'unica opzione era l'edilizia “aperta” con edifici isolati nel verde). E nel mezzo una bella piazza con la funzione di cuore del quartiere.
La maglia non ortogonale delle strade mi fa pensare più a una prossimità a Camillo Sitte piuttosto che a Reinhard Baumeister, Joseph Stubben, Rud Eberstadt; per restare nell'ambito della manualistica tedesca dell'800.

Come ho già accennato, per Le Corbusier l'urbanistica ottocentesca era “lo Sterco del Demonio”, e quest'idea è ricorrente in numerosi progettisti e teorici del '900.
Questo era uno dei pochi punti su cui Bruno Zevi e Leonardo Benevolo andavano d'accordo e quest'ultimo, nei tardi anni '70, propose per Roma la demolizione dei quartieri umbertini per sostituirli con edifici isolati nel verde, idea di chiara matrice lecorbuseriana.
Ricordo un dibattito in TV su quel progetto tra lui e Paolo Portoghesi; sarà stato nel 1980 o giù di lì, in una trasmissione condotta da Alberto Arbasino. Non sono mai stato un fan di Portoghesi ma, in quella circostanza, mi è toccato dargli ragione. Criticava Benevolo per una ideazione astratta e utopica, concepita senza nessuna consultazione degli interessati, ovvero di chi viveva in quei quartieri. Ricordo un passaggio: “Tu vuoi eliminare i lungotevere; ma ti sei mai chiesto se magari ai romani piace usarli per le loro passeggiate.”

In conclusione, tornando a Vittorio Magnago Lampugnani, quel che vorrei rimarcare è appunto il suo riferimento all'Architettura Razionalista con però una forte tensione critica e il rifiuto di ogni dogmatismo.

Buona giornata


RCE Foto

Metti la tua pubblicità su JuzaPhoto (info)

Alcuni commenti possono essere stati tradotti automaticamente con Microsoft Translator.  Microsoft Translator



 ^

JuzaPhoto contiene link affiliati Amazon ed Ebay e riceve una commissione in caso di acquisto attraverso link affiliati.

Versione per smartphone - juza.ea@gmail.com - Termini di utilizzo e Privacy - Preferenze Cookie - P. IVA 01501900334 - REA 167997- PEC juzaphoto@pec.it

www.juzaphoto.com - www.autoelettrica101.it

Possa la Bellezza Essere Ovunque Attorno a Me