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, 1/125 f/2.2, ISO 3200, mano libera. Genova, Italia.
Il denaro mio caro, il denaro. Come non vedere i segni del decadimento. I simboli della fame, la ruggine sulle giunture, le crepe sulla pelle giovane. Genova, dove tutto è iniziato, dove il denaro ha urlato al mondo il suo primo vagito. Come era bello, e biondo. Quanta bellezza, e senso di giustizia, di equità. Potevamo forse immaginare che era un figlio alieno a noi? Qualcuno poteva davvero immaginare che la fine sarebbe iniziata con una cosa così bella? Guardate, ricordatevi la prima fotografia di lui piccolo e indifeso. Abbiamo tutti cercato di proteggerlo con tutte le nostre forze, convinti che un giorno lui stesso ci avrebbe protetti con le enormi sue. Abbiamo creato un gigante affinchè ci proteggesse, e invece lui è diventato così grande che ci sta mangiando. Mangia le case, gli alberi, le persone. Ha una fame insaziabile e, mentre mangia, cresce. E poi ha ancora più fame e deve mangiare di più. Noi stavamo tanto bene con i nostri piccoli scambi, quando il valore di una cosa, o di un individuo era riconoscibile e riconosciuto. Il denaro invece, ha risucchiato il senso di ogni cosa. Lì dove il denaro posa gli occhi, quella cosa o quella persona perde il suo valore intrinseco. Si compiace lui, il denaro, di coloro i quali lo ossequiano. Sorride loro con indulgenza, si lascia accarezzare, poi ricambia, come un gatto, con affettuosità. E colui il quale gli pare di essere il padrone, in realtà è suo schiavo, mentre colui il quale sembra schiavo è in realtà padrone di se stesso. Così, il denaro è illusione ma, al contrario di qualunque dottrina, mantiene mentre si è in vita, le sue promesse. Egli è, perchè chi gli è devoto ha le prove tangibili che egli sia. E le ostenta, e se ne vanta, e in virtù del suo solo avere, il mondo gli concede di credersi di più di chi invece è.
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