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fonte: https://fr-fr.facebook.com/LeggendeToscana/posts/626671227907332/
Tal Giovanni Bonechi (non ci è dato sapere se fosse oste o semplice contadino del borgo di San Gusmè) , sul finire dell'800, per incrementare la produttività dei suoi terreni, scelse di servirsi del più naturale e reperibile dei concimi.
Con l'intenzione di rendersi utile anche per la comunità, incentivando la pulizia e l'igiene del paese, si avvalse della propria manualità per dar vita ad un vero e proprio “bagno pubblico”, con l'aiuto del personaggio di sua invenzione, Luca Cava; la scelta del nome, vien da pensare che non sia casuale e che sfrutti la nota particolarità, tutta toscanaccia, della “c” aspirata per dar vita a un gioco di parole volto a rafforzare il concetto: LU-CA-CA-VA.
Le sue mani diedero forma alla statua di costui, che posizionato strategicamente alla vista dei passanti e dei paesani, li esortava ad avvalersi del luogo da essa indicato per espletare le proprie funzioni fisiologiche. L'opera rappresentava un simpatico ometto, dallo sguardo arcigno, intento a coprirsi le vergogne con il cappello, tutto concentrato a dire il vero nell'atto 'liberatorio' bellamente seduto sulla sua tazza.
Gli anni passavano e la bizzarra trovata del Bonechi divenne una vera e propria leggenda che dalla provincia senese si diffuse in tutta la Toscana e divenne motivo di scherno per gli abitanti di San Gusmè e che, da atto puramente goliardico, si trasformò in un vero e proprio incubo. Un po' per esasperazione, forse anche per vergogna, gli abitanti del borgo decisero di liberarsi del corpo del reato e distrussero, negli anni Trenta, la statua. Non bastò, tuttavia, questo atto a liberarsi di Luca Cava, rimasto comunque nella tradizione popolare.
Arriviamo così agli albori degli anni Settanta, quando il goliardico Silvio Gigli – colpito dalla straordinarietà della leggenda – sentì il bisogno di ridarle smalto e di riportarla alla ribalta. Si istituì così la festa del Luca Cava, arricchita anche da un premio letterario che oggi porta il nome del grande giornalista senese che per primo dette voce al Palio attraverso la radio.
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Questa l'ho rivista..... Ottima anche la didascalia. Fece benissimo il mitico Silvio a ridare corpo alla festa. Peccato per la moglie Francesca detta Checca Cava, e per la bella figlia Errica Cava che non vengono mai mensionare. Complimenti Mat