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Il ghiacciaio del Dosegù...

Alpi Retiche

Vedi galleria (5 foto)

Il ghiacciaio del Dosegù inviata il 22 Settembre 2022 ore 16:46 da Edecapitani. 75 commenti, 1457 visite. [retina]

1/125 f/11.0, ISO 100, mano libera.

Escursione sul Pizzo di Vallumbrina. Nel livido gelo di un mattino di settembre. Una giornata molto fredda, neve, vento. Marco e io lasciamo la strada del passo Gavia e ci inoltriamo in un vallone camminando sulla sinistra orografica del Rio Dosegù fino a risalire un pendio morenico a destra di una magnifica cascata ghiacciata incisa nel gradino roccioso su cui poggia il ghiacciaio del Dosegù. Come sempre, Marco galoppa, io vado al mio passo, con i pesi non sempre ben calibrati della mia mania fotografica. Il sentiero, di per sé facile, si è trasformato in questo primo freddo autunnale in un serpentone grigio di vivo ghiaccio, impraticabile se non inventandosi un nuovo percorso. Giunto al lago Nero (il mio socio è più aventi) il vento gelido spazza un paesaggio ampio, desolato e maestoso, di roccia rossa e nera, screziato di bianco dalla prima neve e gravato di nubi. Il vento non dà tregua e c'è stata una mezz'ora in cui non avevo sensibilità al naso e alla bocca, come se mi avessero fatto un'anestesia. Per fotografare ho dovuto combattere con il congelamento delle dita e quando camminavo, avendo inopinatamente lasciato i guanti a casa coprivo le mani con un paio di calze di ricambio. Sorrido pensando alle "foto ragionate", lì dopo due scatti non si resiste e anche solo manovrare il cavalletto provoca dolore, persino le due fotocamere che avevo con me soffrivano e non si riusciva a diaframmare. Ho fame, lungo l'ultima erta che porta al bivacco Monte Ortles e poco dopo alla cima coi suoi panorami, mangio una barretta energetica ma è gelata e mi si pianta sullo stomaco impedendomi nutrimento e acqua per il resto della giornata così alla fine, tornato al Gavia, sono senza benzina. In realtà, nonostante l'altitudine, è un'escursione facile, con un dislivello poco impegnativo e senza difficoltà tecniche; due giorni prima probabilmente saremmo arrivati in cima in maniche corte ma la montagna non è mai scontata e oggi mi ha messo alla prova. Eppure la mia è stata una fatica ripagata da una bellezza sublime (cioè magnifica e terribile), inimmaginabile se non a contatto con la natura, una fatica scelta liberamente, valutando onestamente i rischi, le mie capacità residue e i benefici (in montagna sto bene anche quando sono stanco o inquieto), condivisa con un amico col quale mi piace andare perché si cammina solitari e ci si ritrova e in auto si chiacchiera di tutto fino, talvolta, a perdere la strada. Ma - camminando tra i resti di trincee, reticolati e baraccamenti, visibili lungo tutta la cresta del Pizzo di Vallumbrina - pensavo agli alpini della Grande Guerra che un secolo fa qui hanno vissuto e combattuto in un freddo ancora più intenso, non per diporto né per loro scelta, affrontando un nemico fatto di ragazzi anche loro schiacciati da un tragico giogo e intirizziti dal freddo. Su quel sentiero che io ho percorso portandomi in spalla un cavalletto e due fotocamere leggere, quei ragazzi trascinarono con le loro forze e quelle dei muli armamenti pesanti e tutto ciò che era necessario alla sopravvivenza e alla guerra in montagna. Su questi monti la Guerra Bianca uccise forse più col freddo e gli stenti che con le pallottole degli austriaci (o degli italiani se si guarda la cosa dall'altra parte). Qui non ci fu il macello del Carso o della Somme ma si moriva. Sulla vetta del S. Matteo, visibile in foto sulla tre quarti a sinistra, gli austriaci avevano piazzato un obice bianco, un osservatorio e avevano scavato nei pressi una galleria attrezzata a dormitorio e deposito munizioni. Gli austriaci occupavano anche il Mantello, mentre sul Vallumbrina, sul Tresero, sul Dosegù e sul Gavia c'erano postazioni italiane. Nell'estate 1918 su queste vette ebbe luogo la battaglia nota come "battaglia del S. Matteo" e, fino al 1984, fu la battaglia combattuta più ad alta quota: morirono 17 austriaci e 10 italiani. Fu l'ultima vittoria austriaca della guerra. Ed ho pensato anche a mio padre che la guerra, la seconda, la fece in Grecia e nel settembre del '43 attraversava i monti della Tessaglia in fuga da tedeschi e partigiani, senza viveri né abbigliamento adeguato. Mi raccontava come tanti suoi compagni morirono mangiando funghi velenosi, pur avendo visto altri morire per gli stessi funghi il giorno prima. Mi raccontava il decorso dell'inedia e di come si salvò, della cattura, del professore universitario che conobbe all'inizio del viaggio estenuante nel carro bestiame verso il campo di prigionia in Germania e che morì di stenti e follia alla fine del viaggio... Lungo il cammino, in una pausa della discesa, abbiamo conosciuto uno studioso del Servizio Glaciologico che ha slittato la nostra attenzione dalla storia allo scioglimento dei ghiacciai e a quel che sta accadendo (adesso non fra dieci anni) ai nostri fiumi. Davanti ai nostri occhi il ghiacciaio del Dosegù è bellissimo ma in evidente scioglimento, con ampie finestre di roccia non più ricoperte da nevi perenni e l'impressionante caverna azzurra prodotta dal distacco di un seracco, come se la bocca della montagna avesse perso un dente. Scendendo, il serpente di ghiaccio che il mattino era vivo e duro, ora, scaldato dal sole, è più cedevole, le superfici sono friabili, come quando si sbrina il freezer; così, pur col cuore appesantito dal destino dei ghiacciai, mi rallegro dell'effimero disgelo che rende più sicuri i miei passi. Il giorno seguente (i turni di lavoro mi avevano concesso liberi la domenica e il martedì successivo... cioè, non sono né in ferie né in pensione, lavoro anche se gli amici di un tempo stenterebbero a riconoscere nel tremolante vecchio di oggi l'aitante farabutto dei giorni migliori) ero tentato di tornare lassù in solitudine per raggiungere una cima sui 3500 da cui la vista è ancora più ampia ma rimando per poter dormire nel bivacco Battaglione Ortless e fare tutto con più calma e con le luci dell'alba e del tramonto. Sarà per il settembre del prossimo anno, si rischia un po' di più col freddo ma il cielo è più terso e le foto più nitide. Per chi vuol godere la solennità dei ghiacci, delle rocce e delle vette retiche è un'escursione appagante e consigliata... ma non lasciate a casa i guanti. Nella foto, a coronare il ghiacciaio si vedono: sul margine destro la Cima Villacorna (3447m), poco più a sinistra la piramide nera del M. Montello (3517m), la piramide bordata di neve della Punta S. Matteo (3678m), l'ultima piramidi a sinistra potrebbe essere la Punta Pesranzini (3599 m), mentre la Cima Dosegù si vede forse seminascosto dal S. Matteo. La Cima Vallumbrina, meta della nostra escursione e non visibile in fotografia, è la prima della dorsale che porta al S. Matteo attraverso il Pizzo di Vallumbrina e i citati Villacorna e Mantello #biancoenero #BlackAndWhite #montagna #mountains



Vedi in alta risoluzione 7.9 MP  





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avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 17:27

Bellissimo reportage,, posti a dir poco magnifici!!
ciao

avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 17:33

Grazie Bepi!

avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 17:56

Il racconto si legge di un fiato.

Questa è da hands down
(in montagna sto bene anche quando sono stanco o inquieto),


Complimenti e grazie di aver condiviso.

avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 18:03

Grazie a te Fabrizio!

avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 18:03

......un reportage interessantissimo .....
7 ciao Ray Palm-

avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 18:44

Grazie Ray!

avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 19:06

......ma la montagna non è mai scontata.....

Questo dice tutto, ciò che si fa in allegria oggi diventa quasi drammatico il giorno successivo
Bravissimo Enrico, magnifiche foto ed un bel racconto, mi pareva di esserci e, se devo dire il vero, l'unica cosa che a volte mi manca è qualche bella scarpinata come quella che ci hai raccontato.
Un saluto.
Paolo

Monumentale.

avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 19:14 | Questo commento è stato tradotto automaticamente (mostra/nascondi originale)

Fantastico paesaggio ''inverno'' e girato ''B.W.''... Amico mio.. ciao Jean..
;-)

avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 19:19

Grazie Paolo!
Grazie Jean!

avatarsenior
inviato il 22 Settembre 2022 ore 19:35

Tantissima,
la Tua Voglia
di Raccontare e di Testimoniare
In Fotografia (Ottime)
in Scrittura (Complimenti)
Osservo, Leggo
e Tutto è COINVOLGENTE

Con Stima
Ernesto Cool



avatarsenior
inviato il 22 Settembre 2022 ore 19:52

La grande fatica dell'ascesa per l'anima.

... Grazie per la tua testimonianza di gesta insieme quotidiane e straordinarie

avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 20:09

Grazie Ernesto!
Grazie Simone!

avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 21:40

Gran bel reportage, ottimo il racconto.
Molto bella la foto principale in BN.
Complimenti Enrico, ciao!
Sergio;-):-P

avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 22:52

Grande bravura a scrivere come a fotografare. La lettura è davvero piacevole , interessante e si sente l'entusiasmo con cui vai in montagna. Anche per me vale la stessa cosa.... lì sto bene anche quando sono stanca perché mi ricarica, anche quando sono inquieta perché mette ordine nei miei pensieri. Gli scatti dimostrano che portarsi l'attrezzatura dietro meritava! Purtroppo anch'io ho la brutta abitudine di portarmi un obiettivo in più piuttosto che un paio di guanti. Complimenti per tutto....continua con queste escursioni. Un saluto. Magú



avatarsupporter
inviato il 22 Settembre 2022 ore 23:34

Grazie Sergio!
Grazie Magù!

avatarsenior
inviato il 23 Settembre 2022 ore 9:03

Ormai le foto annullano tutte le parole.....complimenti Luigi ciao

avatarsupporter
inviato il 23 Settembre 2022 ore 9:45

Grazie Luigi!

avatarsenior
inviato il 23 Settembre 2022 ore 11:33

Ottimo reportage, complimenti!
Un saluto.
Roberto

avatarsupporter
inviato il 23 Settembre 2022 ore 12:10

Grazie Roberto!

avatarsenior
inviato il 24 Settembre 2022 ore 0:39

Bellissime immagini, ottimo e coinvonlgente racconto, bravissimo Enrico!
Tanti complimenti, un saluto,
Mary.


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