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Alessandro...

Prendersi Cura

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Alessandro inviata il 05 Dicembre 2021 ore 12:09 da Matteop7. 0 commenti, 47 visite. [retina]

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Alessandro, 29 anni, infermiere strumentista. Alessandro è una persona che conosco da poco tempo. Per essere precisi, l'ho conosciuto il 30 novembre 2019, giorno della partenza con l'associazione “SOS Ortopedia”. SOS è un'organizzazione di volontariato nata negli anni 90 ad opera di Elio Rinaldi, direttore della Clinica Ortopedica di Parma. Rinaldi accolse l'invito di Missionari Saveriani a recarsi in Bangladesh, presso un ospedale di Khulna per curare giovane e bambini affetti da gravi deformità scheletriche. L'équipe comprende chirurghi ortopedici, anestesisti, infermieri e fisioterapisti. Le missioni iniziano ogni anno a Novembre, con l'équipe che effettua gli interventi chirurgici, in seguito a Gennaio parte altro personale, con lo scopo di rinnovare i gessi ed infine a Febbraio arrivano i Fisioterapisti, che concludono il lavoro con il percorso di riabilitazione. Gli operatori sfruttano le ferie per compiere queste missioni, e anche il procurement e la spedizione del materiale necessario spesso è a carico dell'équipe. Nella sola missione di Novembre 2019 sono stati effettuati 195 interventi chirurgici. A Khulna Alessandro è diventato il mio coinquilino. Il mio compagno di pranzi e cene. Il mio compagno di sala operatoria. Per non rompere l'equilibrio che si era creato, ho preferito svolgere questa intervista (e le successive tre che seguiranno questa) dopo il nostro ritorno, come a non volere sporcare un momento importante del nostro percorso con domande impegnative. - Ale, sei giovane (nonostante i tuoi capelli sale e pepe) eppure sei già un bravo strumentista. Quando hai deciso di diventarlo? - “Ad essere sincero, è capitato per caso. La sala operatoria non era un mio obiettivo, forse perché fino ad allora era un ambiente sconosciuto. Scoprendo pian piano il ruolo, in realtà, non avrei potuto desiderare di meglio! È una professione che mette in risalto sia le mie capacità teoriche che pratiche... dandomi ogni giorno grandissime soddisfazioni: sia i colleghi che i medici hanno imparato a fare affidamento su di me anche per compiti di grande responsabilità. Ho trovato il lavoro della mia vita.” - Sei una persona molto decisa, l'ho imparato questi giorni quando facevamo a gara a riportare i bambini dalle loro mamme. Non me ne lasciavi passare una. Tu come ti definiresti? - “Sono testardo e determinato, pronto a farmi in quattro per aiutare gli altri”. - Testardo, allora ti sparo una domanda difficile. Per te cos'è stato il Bangladesh? E cosa sarà? E non provare a cantare “Cosa sarà” mentre rispondi. (Perché Alessandro è patito di musica, puoi stare sicuro che quando lo cerchi, sicuramente lo troverai canticchiare o ballare) - “Il Bangladesh è stato oro. Un'esperienza inspiegabile che in 15 giorni mi ha fatto crescere velocemente, dandomi anche una dose doppia di umiltà. Il Bangladesh, mi ha fatto rendere conto ancora di più di quanto sia fortunato... e di quanto persone come noi possano fare per bambini e adulti meno fortunati di noi. In Bangladesh si lascia un pezzo di cuore che l'anno dopo si vuole andare a riprendere, lasciandone un altro pezzo”. Mentre leggo queste parole immagino Alessandro che scorre la miriade di foto che ha scattato durante questi 15 giorni, e ad ognuna regalo un sorriso diverso ricordando ogni momento. - Ma allora, una persona che è stata recentemente a Khulna che definizione fornisce al “Prendersi Cura”? - Prendersi cura vuol dire non guardare solo la malattia, non guardare solo la cura... ma conoscere e “guarire” la persona malata. Perché il nostro ruolo non è sconfiggere la malattia, ma far sentire meglio la persona che in quel momento é più debole”. Alessandro, torniamo a lasciare un pezzo di cuore lì.



Vedi in alta risoluzione 6.0 MP  

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