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Il santuario dedicato a Santa Rosalia Palermo...

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Il santuario dedicato a Santa Rosalia Palermo inviata il 07 Luglio 2021 ore 12:31 da Dandi. 0 commenti, 104 visite. [retina]

a 28mm, 1/15 f/2.8, ISO 200, mano libera. Palermo, Italia.

La storia ci dice che nel 1625 la Santa salvò Palermo dalla peste e ne divenne la patrona[6], esautorando, difatti, gli altri patroni della città, tra cui Agata, Cristina, Ninfa e Oliva. Infatti mentre infuriava la terribile epidemia arrivata in città il 7 maggio 1624 da una nave proveniente da Tunisi, presso l'antico altare dedicato alla Santa, accanto ad una grotta sul Monte Pellegrino, avvenne un fatto straordinario: venne rivelato in visione a Girolama La Gattuta il luogo dove si trovavano i resti mortali della Santa e questi, trovati il 15 luglio, furono portati nella camera del cardinale Giannettino Doria, arcivescovo di Palermo. In seguito, il 13 febbraio 1625, la Santa apparve al povero 'saponaro' Vincenzo Bonelli, abitante dell'antico quartiere di Panneria, che viveva barattando mobili vecchi. Avendo perso la giovane consorte quindicenne a causa della peste, era salito sul Monte Pellegrino sul far della sera con l'intento di gettarsi giù dal precipizio prospiciente il mare (zona Addaura) per farla finita, causa la sua disperazione per la prematura scomparsa della giovane moglie. Al momento di mettere in atto il suo triste intento, gli apparve innanzi una splendida figura di giovane donna pellegrina, bella e di grande splendore, che lo dissuase dal suo proposito, portandolo giù con sé al fine di mostrargli la sua grotta; infatti lo condusse nei pressi dell'antica Chiesa di Santa Rosolea, già allora esistente e dove la si venerava da antica data, nei pressi della famosa grotta che ella gli indicò come la sua "cella pellegrina". Scese con lui dalla cosiddetta "Valle del Porco" verso la città, esortandolo a pentirsi; inoltre lo invitò ad informare Giannettino Doria che non si facessero più «dispute e dubbi» sulle sue ossa e che, infine, venissero portate in processione per Palermo, poiché lei, Rosalia, aveva già ottenuto la certezza, dalla gloriosa Vergine Madre di Dio, che, al passaggio delle sue ossa durante il canto del Te Deum laudamus, la peste si sarebbe fermata. Rosalia gli disse inoltre: «E per segno della verità, tu, in arrivare a Palermo, cascherai ammalato di questa infermità [la peste] e ne morrai, dopo aver riferito tutto ciò al cardinale: da ciò egli trarrà fede a quanto gli riferirai». Tutto questo il Bonelli lo raccontò al suo confessore, padre Don Pietro Lo Monaco, parroco della Chiesa di Sant'Ippolito, che glielo fece riferire subito al cardinale di Palermo, il quale – constatando che realmente il Bonelli si era improvvisamente ammalato di peste e ne stava di lì a breve morendo – gli diede credito e, il 9 giugno fece fare una solenne processione con le reliquie ritrovate l'anno prima, liberando immediatamente durante la processione delle sante reliquie di Rosalia la città di Palermo dalla peste[7]. Poiché la memoria della Santa palermitana nel XVII secolo lasciava ancora qualche residuo nelle litànie (si narra infatti che, durante una delle processioni che invocavano i vari santi per liberare la città dal contagio, due diaconi pronunciassero il nome di Santa Rosalia contemporaneamente, segno che fece riaffiorare l'interesse in città per il suo culto "sòpito"), la riscoperta del suo corpo glorioso sul Monte Pellegrino incastonato in un involucro di roccia cristallina (che poco dopo si scoprì essere calcarenite) e la successiva rivelazione al cardinale Doria del racconto del Bonelli con conseguente liberazione della città dall'epidemia, ne sancì il definitivo e popolare patrocinio, ratificato a Roma sotto il pontificato di Papa Urbano VIII. Pietro Novelli, Santa Rosalia in gloria Il culto è ancora oggi particolarmente vivo a Palermo, dove ogni anno, il 14 e il 15 luglio, si ripete il tradizionale "Festino" che culmina nello spettacolare gioco pirotecnico del 14 notte e nella processione in suo onore il 15.



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