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Matrimonio Turkana...

Kenya del Nord 2015

Vedi galleria (15 foto)

Matrimonio Turkana inviata il 23 Febbraio 2015 ore 22:32 da Bosforo65. 4 commenti, 660 visite.






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avatarsenior
inviato il 08 Maggio 2015 ore 11:25

La foto mi piace.. ciò che intuisco di questo viaggio mi piace!! Però avvisa quando parti per zingarate di questo livello Eeeek!!! Sei stato anche ad est del lago Turkana?

avatarsenior
inviato il 11 Maggio 2015 ore 17:10

ciao pier.
era un viaggio a numero chiuso, poi ti spiego.
non so cosa intendi per "a est del lago Turkana", noi siamo arrivati fino a Loiyangalani, dove ci sono i Turkana e andare più a est non ti fa incontrare etnie diverse, se si escludono i Gabbra, fondamentalmente dei somali e quindi islamizzati e decisamente meno caratteristici. abbiamo visto anche gli El Molo, ormai completamente occidentalizzati e che vestono gli abiti tradizionali solo su richiesta del giorno prima (sic!).

avatarsenior
inviato il 12 Maggio 2015 ore 13:45

Non suona male.. ma capisco che la tua "libertà" è stata limitata..

Ti chiedevo della zona perché recentemente ho visto un doc di un viaggio che attraversava l'aria nord-est del Kenya, passando poi in Etiopia. Ci ho trovato spunti interessanti..che meriterebbero di essere prima approfonditi e poi "viaggiati".

avatarsenior
inviato il 14 Maggio 2015 ore 11:04

ti copio&incollo quello che ho scritto altrove in merito a questo viaggio (scritto a dei non fotografi, quindi un po' didascalico):

dal punto di vista fotografico questo viaggio è stato parecchio diverso dai miei precedenti. per la prima volta ho viaggiato con un fotografo (un tedesco, non un fotografo professionista ma in gioventù è stato assistente di fotografi di moda e pubblicitari e comunque ora è un foto-amatore estremamente evoluto) e con il preciso intento di fotografare al meglio delle mie possibilità. l'ho conosciuto sul web e in pratica sono stato io a chiedergli di viaggiare assieme per imparare le sue tecniche quindi era giusto che fossi io ad adeguarmi ai suoi tempi. tempi che si sono rivelati ottimi per fotografare ma un po' troppo lenti per i miei gusti di viaggiatore che, anche se mi piace fotografare, ha sempre messo il viaggio al primo posto e non l'ha mai sacrificato sull'altare dell'attività fotografica. in pratica, per sfruttare la luce migliore, fotografavamo fino alle 8:00 di mattina e riprendevamo la macchina in mano solo verso le 17:00, poco prima del tramonto. l'eccezione a questi orari l'abbiamo fatta a Loiyangalani, sulle rive del lago Turkana, dove il centro della cittadina disponeva di edifici dotati di piccoli portici o anche solo porte ad altezza d'uomo che consentivano fotografie in ombra con luce riflessa, cosa che nei villaggi è impossibile perché le capanne non hanno tettoie (e quindi le foto si possono fare solo alla luce esterna, che nelle ore centrali del giorno è tremenda) e le entrate sono basse (non si entra eretti, bisogna piegarsi). a parte la già citata Loiyangalani, abbiamo per lo più campeggiato all'interno di villaggi tradizionali, quindi senza corrente elettrica o anche solo negozietti e spesso cucinandoci il cibo, e fare sera era abbastanza dura, anche perché (a differenza di altri posti che ho visto in precedenza, come Etiopia del Sud, Amazzonia e Estremo Oriente), date le condizioni climatiche estremamente calde e (nei pressi del lago Turkana) ventosissime, i locali stavano chiusi in capanna perché stare fuori era un inferno, e non c'era molto da vedere/fare, a parte la solita ventina di bimbi in età pre-scolare che ci stava attorno qualsiasi cosa facessimo. ho trovato il tutto un po' troppo lento, ore e ore di nulla (sia dal punto di vista fotografico che di altre attività) e a volte mi è sembrato di sprecare il tempo che avrei potuto impiegare diversamente ma il mio compagno di viaggio (che invece si divertiva un mondo a trascorrere ore a giocare coi bambini...) sosteneva, non senza fondamento, che nei primi 3/4 giorni è difficile ottenere le "foto perfette" che cerca, perché i locali si devono abituare a te e quindi essere più rilassati (cosa impossibile se arrivi in un villaggio, stai mezz'ora e te ne vai) e al fotografo serve tempo per capire quali cose interessanti offre il posto, quali sono le location migliori, quali eventi interessanti si verificano e via dicendo. spesso finivamo col fare "casting", in pratica giravamo il villaggio con una guida locale alla ricerca di personaggi interessanti da convocare in orario migliore. a tutto questo aggiungete il fatto che, nonostante di turisti ne vedano davvero pochi (a parte Loiyangalani, in tutto il viaggio abbiamo visto solo due bianchi, un ingegnere belga che costruiva degli impianti eolici e uno che viaggiava sui camion per trasporto di animali assieme a dei locali), è praticamente impossibile fotografare qualcuno a gratis, qualche volta i bambini ma non sempre, quindi tanto vale scegliere con calma i soggetti più interessanti e convocarli nella location individuata, perché anche se fotografi solo un animale o una capanna salta sempre fuori qualcuno che ci prova lo stesso a spillare due spicci. poi non glie li dai ma c'è sempre la scocciatura di dover entrare in polemica che alla fine scoraggia dal fare anche foto normali. morale, non ho mai fatto così poche fotografie in vita mia come questa volta che viaggiavo per fotografare...

da un punto di vista tecnico ho cercato di cambiare il mio approccio. prima i ritratti li facevo quasi esclusivamente con lo zoom 70/200 mm f/4.0, attenendomi a quanto dicono i manuali di fotografia (che l'ottica da 85 mm è quella perfetta per i ritratti perché è da circa questa focale che il volto non viene più deformato dalla lente). inoltre mi sembrava che non stare addosso al soggetto fosse un pregio, invece il tedesco mi ha fatto capire che è il contrario e se al soggetto gli stai vicino (fotografando con le altre due lenti in mio possesso, il 17/55 mm f/2.8 e il 50 mm f/1.4, per mettere il volto a tutta inquadratura dovevo stare a meno di un metro) si rapporta con la macchina fotografica in maniera diversa, sembra una cavolata ma gli sguardi sono molto più diretti e interessanti. inoltre, da così vicino, si riesce ad interagire meglio, si può provare a chiedere un sorriso o una posa alternativa, cosa che da 5 metri e senza conoscere la lingua locale diventa più complicata. un'altra cosa che ho cercato di fare, sempre seguendo i consigli del crucco, è stata quella di usare aperture molto spinte: il 17/55 l'ho usato alla sua massima e il 50ino a quella che dovrebbe essere il suo "sweet spot", vale a dire attorno a f/2.0. lavorare con queste aperture significa accorciare tantissimo la profondità di campo, quindi se di un soggetto metti a fuoco gli occhi, la punta del naso è già completamente fuori fuoco: se uno è bravo il risultato sono occhi perfettamente a fuoco (e magnetici) e il resto volutamente sfocato (cosa che contribuisce a far cadere l'occhio di chi guarda sugli occhi), per contro è piuttosto facile, specie per me che erano le prime volte che cercavo di fotografare in quel modo, sbagliare fuoco, e quindi le 10/15 foto che facevo ad ogni soggetto erano anche un modo per cercare di avere almeno uno scatto a fuoco. difatti, di un paio di soggetti, nonostante una dozzina di scatti, non ne ho nemmeno uno col fuoco perfetto e qui la mia Nikon D90 con appena 9 punti di messa a fuoco ha un po' mostrato la corda.


ci sono stati diversi episodi, alcuni avventurosi (siamo rimasti chiusi in auto per un'ora per difenderci da una ventina di locali inferociti, mi è stato requisito il passaporto da un capovillaggio, ho sfiorato la rissa con un invasato...) altri emozionanti (un matrimonio Turkana e uno Samburu, quest'ultimo da brividi, coinvolto nelle danze assieme ai giovani locali nel buio totale della notte nella savana), ma nel complesso è stato un viaggio che, per la lentezza sopra descritta, mi ha tolto buona parte del divertimento e difficilmente ne scriverò.


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