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"Se entri non esci più"...

Cina - Xinjiang

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"Se entri non esci più" inviata il 21 Agosto 2025 ore 19:23 da Giacomo Feroldi. 2 commenti, 81 visite. [retina]

1/5000 f/2.8, ISO 100,

Con questa espressione viene tradotto il nome "Taklamakan", il deserto più grande della Cina che occupa quasi interamente l'enorme bacino del fiume Tarim. Si tratta, infatti, di un deserto mobile estremamente pericoloso dove solitamente nelle mattine primaverili e autunnali si scatenano dei violenti e improvvisi uragani di sabbia e ghiaia, chiamati karaburan (dal turco kara, nero e dal russo buran, tormenta, che indica anche un vento proveniente dalla Siberia), che oscurano completamente il cielo e inghiottiscono qualunque cosa si trovi nelle vicinanze. Nei secoli passati i viandanti e i commercianti che seguivano su carovane le strade che costituivano la Via della Seta parlavano con terrore di questo deserto, soprannominato “mare della morte” e quelli che dovevano comunque entrarvi tenevano l'orientamento con le ossa delle persone e degli animali che riemergevano dalla sabbia. Per evitare di attraversare il deserto si svilupparono due principali vie carovaniere, una settentrionale e una meridionale (percorsa da Marco Polo) che seguivano il corso dei fiumi, tra cui il Tarim, che nasce dalla confluenza nel deserto di altri fiumi originanti dal Tien Shan, dal Pamir e dai monti Kunlun. Oltre ad avere un sottosuolo ricco di petrolio e gas naturali, il territorio ai margini del Taklamakan è reso fertile dalla presenza del fiume, lungo il quale nel tempo sono sorte città-oasi, alcune ancora presenti; pertanto, abbonda di campi destinati alla raccolta del cotone e alla coltivazione di frutti come pere, meloni, uva e albicocche. Ad accrescere ulteriormente l'interesse che questa zona suscita ha contribuito la scoperta da parte dell'esploratore e geografo svedese Sven Hedin alla fine dell'800 di antiche città e di mummie ancora in ottimo stato di conservazione per via del clima molto arido (esposte nel museo di Ürümqi e di Korla), risalenti al 1800/2000 a.C.; dallo studio dei corpi e del DNA si è scoperto che si trattava di persone non asiatiche, bensì indoeuropee (secondo alcuni, originari del nord Europa per via degli occhi azzurri e di una folta barba rossiccia), fatto che ha confermato l'ipotesi che già in antichità c'erano stati contatti tra popolazioni estremamente lontane tra di loro.



Vedi in alta risoluzione 4.3 MP  



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avatarsupporter
inviato il 21 Agosto 2025 ore 19:55

Interessante la storia di questo luogo e molto bella fotografia: qui il drone aiuta anche a rimanere lontani dalle insidie!;-)

Ciao, Alberto

avatarsupporter
inviato il 21 Agosto 2025 ore 23:10

Ti ringrazio anche per questo commento! Vero anche questo Sorriso a parte alcuni punti, il paesaggio ai lati della strada che tagliava il deserto non sempre era bellissimo, con dune basse, recinzioni continue per evitare che la sabbia coprisse l'asfalto e tante piantine o a volte pioppi. Perciò, il drone è stato fondamentale lì


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