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Ricordando Luciano...

Serate a Casa N.3

Vedi galleria (26 foto)

Ricordando Luciano inviata il 19 Luglio 2023 ore 22:30 da Kenzo_jo. 13 commenti, 244 visite. [retina]

a 50mm, 1/100 f/4.0, ISO 6400, mano libera.

Casa delle Rondini (Casertavecchia) - interno. Riporto un lungo stralcio di "Storia della Filosofia Greca" di Luciano De Crescenzo. A mio avviso vale l'impegno di leggerlo.... "Un giorno, per evitare un ingorgo di traffico sulla Cassia antica, m'infilai in un viottolo trasversale e qui, dopo un paio di curve, quando meno me l'aspettavo, mi si parò davanti uno spettacolo incredibile: per un centinaio di metri, tutti gli alberi prospicienti alla strada erano stracarichi di bambole e di giocattoli vecchi. Malgrado la fretta, mi fermai e chiesi delle spiegazioni all'unico passante che riuscii a trovare nella zona. Non fui fortunato: l'uomo si dichiarò subito infastidito dalle mie domande; disse che non ne poteva più, che quella pagliacciata era opera d'er bambolaro e che era inutile che io stessi lì ad aspettare, tanto quello de giorno sta sempre a cercà bambole nella monnezza! Nei giorni successivi passai altre volte per la “strada delle bambole”, senza mai vedere però questo famoso bambolaro; in compenso la scena mi diventava sempre più familiare: di giorno era come una festa di Natale, di notte, un film di Dario Argento. A proposito, dimenticavo di dire che er bambolaro era solito appendere dei grandi cartelli con delle scritte, un po' come quei Savi dell'oracolo di Delfi. Provo a citarne qualcuna a memoria: “Uomo, tu sei la natura, se la distruggi, distruggerai te stesso” e poi “Ieri sera il mondo mi ha fatto paura” e poi ancora “Sei grande eppure non sei capace di vivere senza fare la guerra”. Finalmente un bel giorno, ecco spuntare da dietro una siepe un uomo con un orsacchiotto spelacchiato fra le mani. Mi fermai. «Buongiorno» dissi, senza scendere dalla macchina. «Buongiorno» rispose lui. «Mi scusi, ma vorrei sapere il motivo per cui… cioè volevo dire, sempre se non sono indiscreto, sia chiaro, lei perché…» «…attacco le bambole agli alberi?» disse don Peppino togliendomi dall'imbarazzo della domanda diretta. «Be', sa com'è, a volte… la curiosità.» «Vi hanno già detto che sono pazzo?» «Non proprio» risposi diplomaticamente, dandogli anch'io del voi «diciamo che ho incontrato un tipo a cui non dovevate stare molto simpatico. «Voi ci credete all'esistenza dell'anima?» «Come no!» esclamai. «Insomma sì… voglio dire che… praticamente ci credo.» «Non mi sembrate molto convinto.» «No, no, ci credo.» «E allora, se permettete, io penso di crederci un pochino più di voi» precisò lui mettendosi a ridere. Poi, divenuto improvvisamente serio, mi guardò fisso negli occhi, come se avesse voluto capire con che tipo di uomo aveva a che fare. «Sentite, fate una cosa: parcheggiate la macchina in quello spiazzo e venite dentro a prendere un caffé.» In realtà mi dette da mangiare pane formaggio e fave, il che mi fece pensare un poco a Epicuro e alla sua frugalità. Tra un bicchiere di bianco e una fetta di pecorino, mi raccontò tutto quello che volevo sapere sulla sua vita e sulla teoria dell'anima. Don Peppino era stato sottufficiale dell'aeronautica, se ricordo bene sergente maggiore, sapeva suonare il violino e, a tempo perso, faceva anche il pittore. Come tutti i filosofi della scuola milesia, aveva molto viaggiato: era stato in America, in Australia, in Francia e, fatto importantissimo ai fini della nostra storia, a Rodi, dove, sbarcato come prigioniero di guerra nel '42, era rimasto a lavorare per altri nove anni. Ora, per chi non lo sapesse, l'isola di Rodi si trova pochi chilometri a sud di Mileto. Quando si dice: le combinazioni della vita! «Allora don Peppì, mi stavate dicendo che, secondo voi, tutte le bambole hanno un'anima.» «Voi correte troppo, carissimo professore, le cose non stanno in questi termini» precisò il mio filosofo mentre con una specie di molletta tagliava fette di pecorino. «Non è che tutti i giocattoli, appena escono dalle fabbriche, hanno subito un'anima. Nossignore, in quel momento sono solo dei semplici oggetti senza nessuna individualità. Come però un bambino comincia ad amarli, ecco che dei pezzetti dell'anima di colui che ama si vanno a ficcare all'interno della plastica e la trasformano in materia viva. A questo punto non è più possibile buttarli via, anche se nel frattempo si sono rotti e ammaccati. Ed è per questo che io li vado raccogliendo un po' dappertutto e li faccio continuare a vivere sugli alberi, in mezzo ai fiori, al sole e alla pioggia.» «Questo per le bambole, ma immagino che la stessa cosa accada per qualsiasi altro tipo di oggetto?» «è logico. L'importante è avere chiaro nella mente che cosa significa per noi “vita” e che cosa significa “morte”. Adesso però vorrei farvi una domanda molto personaie: avete mai visto il cadavere di una persona a cui volevate molto bene?» don Peppino attese per qualche attimo la mia risposta, dopo di che mi si avvicinò con la sedia e riprese a parlare con voce più bassa. «A me è successo con mio padre. Avevo sempre pensato che il giorno della sua morte avrei fatto, come diciamo noi a Napoli, cose 'e pazze, che sarei rimasto distrutto dal dolore. Ebbene non ci crederete: quando tutto questo è veramente accaduto io non ho provato alcuna emozione, diciamo che non sono riuscito nemmeno a farmi venire le lacrime. Stavo lì impalato, senza dire niente, e nel frattempo cercavo dentro di me delle giustificazioni. Mi dicevo: non piango perché sono intontito, non piango perché non riesco a pensare. Nossignore, la spiegazione del mio comportamento era molto più elementare: io mi rifiutavo di riconoscere il cadavere! Quella sagoma lì, stesa sul letto funebre, era solo una cosa, chiaramente priva di anima, che non aveva nulla a che vedere con mio padre.» S'interruppe, si alzò di scatto e uscì dalla stanza per rientrare subito dopo con alcuni oggetti tra le mani. Erano degli occhiali da vista, un orologio da ferroviere con il vetro incrinato, una agendina telefonica, una pipa, un fermacarte di marmo raffigurante un leone. «Fu solo il giorno dopo che, entrando nella sua camera per cercare dei documenti, vidi alcuni di quegli oggetti che siamo soliti chiamare: effetti personali. Vederli e sentirmi prendere dalla commozione fu tutt'uno: finalmente riuscivo a piangere! Ecco dove si era nascosto mio padre: nel plaid scozzese, nella stilografica col cappuccio d'oro, nella poltrona di pelle dai braccioli scorticati, nelle tante cose, con le quali aveva diviso ogni giorno la sua solitudine.» Avrei voluto fare qualche commento ma non mi veniva niente da dire. Tra l'altro la vista di quelle cianfrusaglie mi aveva trasmesso una strana sensazione di disagio, come se veramente mi fossi trovato in presenza del padre di don Peppino. Feci un'altra domanda, una qualsiasi, tanto per rompere il silenzio. «Anche questo coltello ha un'anima?» «Ne possiamo essere sicuri,» mi rispose senza esitare, e prese la molletta dalla parte della lama facendola oscillare davanti ai miei occhi «qui c'è un pezzo della mia amina e, aggiungo, del mio carattere. Oggi questo coltello, grazie all'influenza di una persona amante della pace, è diventato un arnese domestico, privo di qualsiasi aggressività, buono solo a tagliare il formaggio. Ma esiste anche l'anima di questa stanza, quella del quartiere e quella dell'intera città. Queste ultime sono anime complesse, ottenute per sovrapposizioni successive di anime influenti.» «Volete dire una specie di media aritmetica delle anime di coloro che vivono in un luogo?» «Non proprio. L'anima di una città è un'entità a sé stante, una presenza che si è andata formando col tempo e che è stata costruita dagli individui che vi hanno gioito e sofferto nel corso dei secoli. Più la città è antica e meno modificabile è la sua anima da parte degli ultimi abitanti. Prendiamo il caso di Roma: per secoli è stata la mèta di chiunque avesse qualcosa da dire. Michelangelo, il Caravaggio, il Bernini, Orazio, Giordano Bruno e migliaia di altri artisti e pensatori sono venuti qui a vivere e a morire. Come potrebbero le pietre di Roma essere uguali a quelle di Los Angeles?! E supponiamo che qualcuno mi sequestri e che, dopo avermi bendato, mi liberi in una strada a me sconosciuta di Milano o di Bologna; ebbene, io sono sicuro che, appena liberato, saprei riconoscere la città dove mi trovo. Direi: questa è Milano, oppure, questa è Bologna! Allora uno mi potrebbe chiedere: ma come hai fatto? Hai forse intravisto il Duomo, la torre degli Asinelli? Nossignore, gli risponderei, ho sentito sulla pelle l'anima dell'aria, dei tetti e degli intonaci della città.» Visto che il caffè non mi era stato ancora offerto, pensai bene di andare in cucina per farlo da me. Don Peppino era troppo infervorato nel suo discorso per occuparsi di simili sciocchezze: si limitò a passarmi il necessario. «E così anche questa cucina ha un'anima e non soltanto la mia, sia chiaro. E allora mi chiedo: chi ha vissuto in questa casa negli anni passati? Un contadino? Un sarto? Un assassino? La risposta la possiamo avere solo dalle nostre emozioni.»......"



Vedi in alta risoluzione 17.3 MP  



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avatarsenior
inviato il 20 Luglio 2023 ore 0:08

Dopo aver letto lo stralcio di De Crescenzo guardo quest'immagine, di per se molto piacevole, con un'altro occhio. Complimenti sei riuscito a tradurre in immagine la filosofia di don Peppino! Ciao.;-)

avatarsenior
inviato il 20 Luglio 2023 ore 2:13


Il ricordo di un grande!
Foto con un'anima, e con un bianco&nero al top.
Grazie per averlo condiviso con noi.
Un caro saluto

avatarsupporter
inviato il 20 Luglio 2023 ore 6:57

Geazie Bruno!
Grazie Lino!

Mi ha fatto molto piacere leggere il vostro generoso commento.

Ciao Sorriso

avatarsenior
inviato il 20 Luglio 2023 ore 7:41

Didascalia commovente e interessantissima! Foto davvero meravigliosa, complimenti!
Ciao
StefaniaSorriso

avatarsenior
inviato il 20 Luglio 2023 ore 8:46

una gran bella interpretazione la tua in ricordo di un grandissimo (ho tutti i suoi libriSorriso)
Bravo

avatarsupporter
inviato il 20 Luglio 2023 ore 10:38

Grazie Stefania!
Grazie Fabio!

Luciano era un "pensatore". Un uomo che "pensa" e cerca di capire, ascolta, legge e si fa un'idea ma che può anche cambiare col tempo. Era anche una persona innamorata delle vita, autoironico, legato alla sua terra, ma con un'apertura "curiosa" verso tutto ciò che era diverso da lui, ogni cultura, ogni persona. Amava l'umanità (soprattutto la metà femminile...), odiava solo gli integralismi e la violenza e li affrontava con l'arma dell'ironia.

Ciao Sorriso

avatarsenior
inviato il 20 Luglio 2023 ore 12:23

Grazie per queste "riflessioni", abbiamo bisogno di dolci emozioni!
Ciao
Lucia

avatarsupporter
inviato il 20 Luglio 2023 ore 13:08

Grazie Lucia!
Ciao Sorriso

avatarsenior
inviato il 21 Luglio 2023 ore 15:50

Ho letto tutto di un fiato il tuo straordinario racconto. Quante verità assolutamente incontestabili, quanti ricordi che si fanno largo ed emergono nella mente di ognuno di noi..oggetti che ti riportano indietro nel tempo e si fissano in modo indelebile nella pische diventando incancellabili. Complimenti anche al tuo scatto che rafforza ancor di più (se mai ce ne fosse bisogno) tutto il concetto espresso
Ciao, Seba.

avatarsupporter
inviato il 21 Luglio 2023 ore 17:00

Grazie Seba per la riflessione e per le belle parole che mi hai riservato!
Luciano è stato per me una "presenza" nella mia vita, se così si può dire, dai tempi dell'università, quando pubblicò il primo libro di successo (che era il suo secondo). Credo che abbia anche in parte influenzato il mio modo di vedere la fotografia.... pensa che andava in giro con la sua Nikon chiusa in uno scatolo con un piccolo foro, come se fosse un pacco sotto al braccio, in iperfocale e con lo scatto a filo in mano... click! per fare street non influenzate dalla percezione della presenza del fotografo.

Ciao e ancora grazie Sorriso

avatarsupporter
inviato il 18 Agosto 2023 ore 5:44

Splendida immagine in assoluto, adoro i vecchi giocattoli.
Dopo aver letto la didascalia, l'immagine acquista un “sapore” nuovo, più intimo , più vero. È un'immagine che fa riflettere e interpreta straordinariamente le parole di De Crescenzo.

Complimenti!
Elisabetta

avatarsenior
inviato il 18 Agosto 2023 ore 7:15

Caspita!!! Mi era sfuggita!!! Eeeek!!! L'ho vista solo oggi e meno male.... Cool
Bellissimo il double dolly-portrait ;-) e il w/b... e ancor di più il pezzo del grande LucianoCool
Ciao, Carlo

avatarsupporter
inviato il 18 Agosto 2023 ore 7:57

Grazie Elisabetta!
Grazie Carlo!

Logorate o intatte, le cose che noi creiamo o usiamo spesso ci sopravvivono. Il modo con cui le abbiamo usate (o create), la passione, l'intelligenza, la cura, ma anche tutte le gioie, gli sconforti, i successi, le sconfitte che a quell'uso ne sono legate, se ci pensiamo bene, sono il percorso della nostra vita. Questo crea un legame emotivo molto evidente a chi ci ama, fra le "nostre" cose e noi.
Amo andare per mercatini e quando trovo un oggetto, anche di poco valore, cerco sempre di capire il suo legame antico con chi l'ha usato in passato. Rispetto. Rispetto per vite a me sconosciute, anime buone o meno, con cui c'era quell'antico legame.

...perdonate le chiacchiere...mi ha fatto molto, molto piacere leggervi su questa foto.
Sorriso





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